Quando il progresso tecnologico è imposto dall’alto e non risponde ad un effettivo bisogno dei cittadini si verificano situazioni paradossali come il caso della metropoli di Xiong’an, in Cina.
Presentata nel 2017 come la città più tecnologica al mondo, a otto anni dall’inizio della sua costruzione si configura come una scatola iper-digitalizzata, ma vuota.
Pensata per ospitare circa 5 milioni di abitanti, infatti, ad oggi il distretto a circa 100km da Pechino conta poco più di un milione e duecentomila residenti, secondo i numeri ufficiali.
Nonostante l’entusiasmo delle autorità nel varo della connessione 10G, che avrebbe il pregio di offrire la possibilità di scaricare film e video ad alta definizione in pochi secondi, la città di Xiong’an è tutt’altro che attrattiva, al punto che il governo ha imposto ai cittadini proprietari di immobili l’obbligo di risiedere nel distretto ...
Il video del servizio nell'articolo originale
Chi l’ha visitata riferisce di una città fantasma, ipertecnologica, dove funziona tutto ma la vita, quella reale, è ferma. Mancano spazi di socializzazione e luoghi di aggregazione per il tempo libero.
Al loro posto infrastrutture per la sorveglianza digitale, sistemi sofisticati per rilevare i dati biometrici, dispositivi per il funzionamento dei veicoli a guida autonoma e la garanzia, per i residenti, di avere i principali servizi ad una distanza massima di 15 minuti, altro mantra con cui vengono caratterizzate le città del futuro: gabbie tecnologiche col bollino della sostenibilità ambientale.
A proposito della reazione dei cittadini a questi scenari, il caso di Xiong’an è paradigmatico: la prima vera “smart city” globale per ora non è altro che una cattedrale ipertecnologica rimasta deserta, o quasi.
Fonte: www.byoblu.com
Fonte: www.byoblu.com



Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.