Recensione di Sabrina Crivelli
Riscopriamo l’irriverente fanta-commedia firmata da Mike Judge e Etan Cohen, che nel 2006 aveva previsto più o meno consapevolmente il progressivo degrado dell’umanità.
Molti sono i possibili incubi futuri che aleggiano sull’indomani, e altrettanti film, nel corso degli anni, hanno tradotto in fantascientifici orizzonti i più disparati spettri e le fobie dell’oggi. Tuttavia, un’apocalisse di qualche genere (delle macchine, del pianeta, degli zombi e così via) potrebbe non essere l’unico scenario possibile: la distopia in cui si configurerà la realtà tra qualche centinaio d’anni dal presente – forse anche meno … – potrebbe non essere tuttavia un mondo sovrappopolato e senza cibo alla 2022: i sopravvissuti (la nostra recensione), o una distesa di fredde e fatiscenti metropoli in cui androidi e uomini coesistono in stile Blade Runner 2049 (la nostra recensione), ma semplicemente il geniale quanto sottovalutato dominio degli ‘idioti’ ipotizzato nel 2006 in Idiocracy dal regista e sceneggiatore Mike Judge (Beavis and Butt-head) ...
In eccessi ottimistici, l’umanità è sempre stata persuasa che la scolarizzazione di massa, l’evoluzione della scienza e della tecnologia e i proficui governi democratici avrebbero saputo creato una società illuminata, ideale. Ma se la direzione intrapresa, invece, fosse esattamente l’opposta? I segnali che l’uomo contemporaneo stia soccombendo a una sempre crescente assenza di logica sono palesi e il messaggio presente nella trascurata fanta-commedia del 2006 si fa sempre meno ‘impossibile’.
Viviamo in anni in cui la profondità storica e il giudizio critico si stanno andando a far benedire, insieme con la capacità di istituire un dibattito fruttuoso, perfino in ambito accademico, e una stolida damnatio memorie ha sostituito ogni tentativo di studiare e analizzare oggettivamente il nostro passato. Per non parlare poi del deterioramento del linguaggio, che un po’ ovunque imperversa.
Dunque, non stupirebbe affatto che, proprio come prefigurato nel film, prendesse il sopravvento nel lessico comune un’orrida mistura di slang adolescenziale, improperi, gergo tipico del marketing e grugniti vari (il congiuntivo tanto è già stato abbandonato da tempo …). Oppure non sarebbe così strano se un ex pornodivo e wrestler professionista (Terry Crews, alias Dwayne Camacho) venisse eletto Presidente di una delle maggiori nazioni del mondo, tanto la meritocrazia e la preparazione ultimamente appaiono più che altro come una strana nota di demerito, mentre l’ignoranza e il pressapochismo una notevole fonte di vanto e consenso popolare.
Immaginatevi quindi, come i due protagonisti di Idiocracy – l’archivista militare Joe Bauers (Luke Wilson) e la prostituta Rita (Maya Rudolph) – di partecipare a un esperimento militare ed essere stati messi ‘a dormire’ in un profondo sonno criogenico. Per uno sventurato evento poi, il responsabile dell’esperimento venisse arrestato e voi rimaneste assopiti non per un solo anno, ma per ben 500. Cosa trovereste una volta destati dalla lunghissima pennichella? Ebbene, la razza umana, invece di evolversi come prevedibile, sarebbe regredita intellettualmente, merito / colpa di una singolare criterio di selezione della specie che ha visto – peraltro nemmeno troppo implausibilmente – azzerarsi il tasso di natalità tra le persone dal Q.I. più elevato ed esplodere quello dei mentecatti (mentalmente parlando).
Il risultato? Le capacità cognitive medie si sono abbassate esponenzialmente e la Terra è abitata e governata – o meglio mal governata … – da individui patologicamente affetti da imbecillità.
Ovunque si ammassa quindi l’immondizia a creare vere e proprie altissime montagne di pattume, gli abitanti rincretiniti passano le giornate in poltrona a guardare seguitissimi show televisivi in cui un uomo viene colpito alle parti basse in variopinte maniere (il titolo evocativo è Ahia, le palle!), mentre una terribile carestia mette in serio pericolo la sussistenza della collettività perché – all’apoteosi della deficienza comune -, i campi vengono innaffiati non con acqua, ma con la Brawndo tronca-sete, una bevanda energetica tipo Gatorade che ha sostituito sugli scaffali la prima.
L’intuizione di Mike Judge fu certo geniale, forse troppo per trovare subito terreno fertile. D’altra parte l’idea, probabilmente, era già stata esplorata in precedenza da un volumetto satirico scritto quasi per gioco nel 1976 dall’economista e accademico italiano (che insegnò anche negli USA) Carlo M. Cipolla, che aveva elaborato nel suo The Basic Laws of Human Stupidity (edito poi da noi più di un decennio dopo, nel 1988 col titolo Allegro ma non troppo) la ‘Teoria della stupidità‘, che raccoglieva a grandi linee le leggi fondamentali che contraddistinguerebbero gli stupidi, prima tra tutte che ne sottovalutiamo il numero e quarta che ne sottovalutiamo la dannosità. La trattazione veniva accompagnata da un grafico, che distingueva le singole categorie e le rispettive caratteristiche.
Certo, proporre alle masse in cerca di un intrattenimento elementare una parodia della società americana (principalmente), sino al paradosso, poteva avere i suoi lati negativi. E il risultato al box office di Idiocracy fu uno di quelli: la Fox, che non credeva affatto al progetto, lo tenne infatti in sospeso per circa due anni, per poi distribuirlo in soli 130 selezionati cinema nelle grandi metropoli (assai meno degli usuali 600) e non ci furono nemmeno anteprima per la stampa.
La possibilità che la sagace idea vagheggiata nella prima sequenza (quella della riproduzione degli idioti a senso unico) potesse offendere l’animo sensibile dell’americano medio e causare di conseguenza l’ira degli sponsor e dei marchi citati, era tutt’altro che remota. Così, lo studio holywoodiano cercò di limitare al massimo l’accesso all’audience e di conseguenza la visione del film.
Quasi scontato fu pertanto il flop commerciale, con un incasso globale attestatosi a soli 450 mila dollari a fronte di un budget stimato tra i 2 e i 4 milioni. Tuttavia, gli estimatori non tardarono ad arrivare e Idiocracy divenne presto un cult in home video, tutti volevano vederlo, contrariamente al disegno iniziale della major.
La voce iniziò a girare nonostante tutto. L’uscita in sala era stata limitatissima? Bene, la curiosità era salita alle stelle! “Questo film non è uscito al cinema, ma dovete vederlo, è folle!” Affermava entusiasticamente il regista indie Jay Duplass in un’intervista a Decider. Idiocracy per lui era un pensiero fisso. “C’era questa sorta di frenesia riguardo a come questo film incredibile fosse sgattaiolato al pubblico dopo l’uscita cinematografica, con le persone che si incitavano le une con le altre a recuperarlo. Era una sorta di esperienza magica”.
Intanto, l’innocente parodia di Mike Judge ed Etan Cohen si attestò come un imperdibile titolo di culto, non solo perché a molti diede la sensazione che i due registi avessero guardato dentro una sfera di cristallo (e che il futuro da loro previsto si stesse verificando ben prima dei 500 anni suggeriti), ma anche perché si trattava della visione futuristica distopica meno apocalittica tra tutte quelle arrivate al cinema e in TV prima del 2006.
La legittimazione definitiva di Idiocracy è arrivata infine nel 2016, quando quello che prima era un argomento ritenuto comunemente ‘scomodo’ (ovvero la prolificazione incontrollata degli idioti) è divenuto negli Stati Uniti improvvisamente un tema di particolare tendenza. A rivalutare il lungometraggio è stata allora la rivista Rolling Stone, che l’ha definito “il più sagace tra i film stupidi che sia mai stato girato“. E subito dopo, un’ondata di revisionismo si è diffusa veloce per tutta la rete.
Certo, l’incapacità di affrontare in modo critico la realtà, con il surriscaldamento globale, i flussi migratori, la diplomazia internazionale, lo stravolgimento della storia (ad esempio quanto è successo con Cristoforo Colombo), mostrano una diffusa e generale faciloneria che Idiocracy aveva ironicamente predetto. Forse ancora non siamo arrivati alle piramidi di rifiuti e i grattacieli non sono tenuti insieme da elastici giganti, ma visto l’andazzo (anche in Italia), quanto si messo su pellicola non è poi fantascienza impossibile.
Oltre alla disfatta della politica e del suo contraddittorio, altra eccezionale premonizione di Idiocracy è il dominio indiscusso di poche mastodontiche multinazionali, che governano e definiscono la vita di tutti i cittadini. Veri e proprie persuasori occulti portati agli estremi livelli, che inseriscono scurrilità nelle pubblicità per far colpo sulle deboli menti con motivetti facili da imparare. ….
Intanto, di seguito, trovate il trailer internazionale di Idiocracy:
La voce iniziò a girare nonostante tutto. L’uscita in sala era stata limitatissima? Bene, la curiosità era salita alle stelle! “Questo film non è uscito al cinema, ma dovete vederlo, è folle!” Affermava entusiasticamente il regista indie Jay Duplass in un’intervista a Decider. Idiocracy per lui era un pensiero fisso. “C’era questa sorta di frenesia riguardo a come questo film incredibile fosse sgattaiolato al pubblico dopo l’uscita cinematografica, con le persone che si incitavano le une con le altre a recuperarlo. Era una sorta di esperienza magica”.
Intanto, l’innocente parodia di Mike Judge ed Etan Cohen si attestò come un imperdibile titolo di culto, non solo perché a molti diede la sensazione che i due registi avessero guardato dentro una sfera di cristallo (e che il futuro da loro previsto si stesse verificando ben prima dei 500 anni suggeriti), ma anche perché si trattava della visione futuristica distopica meno apocalittica tra tutte quelle arrivate al cinema e in TV prima del 2006.
La legittimazione definitiva di Idiocracy è arrivata infine nel 2016, quando quello che prima era un argomento ritenuto comunemente ‘scomodo’ (ovvero la prolificazione incontrollata degli idioti) è divenuto negli Stati Uniti improvvisamente un tema di particolare tendenza. A rivalutare il lungometraggio è stata allora la rivista Rolling Stone, che l’ha definito “il più sagace tra i film stupidi che sia mai stato girato“. E subito dopo, un’ondata di revisionismo si è diffusa veloce per tutta la rete.
Certo, l’incapacità di affrontare in modo critico la realtà, con il surriscaldamento globale, i flussi migratori, la diplomazia internazionale, lo stravolgimento della storia (ad esempio quanto è successo con Cristoforo Colombo), mostrano una diffusa e generale faciloneria che Idiocracy aveva ironicamente predetto. Forse ancora non siamo arrivati alle piramidi di rifiuti e i grattacieli non sono tenuti insieme da elastici giganti, ma visto l’andazzo (anche in Italia), quanto si messo su pellicola non è poi fantascienza impossibile.
Oltre alla disfatta della politica e del suo contraddittorio, altra eccezionale premonizione di Idiocracy è il dominio indiscusso di poche mastodontiche multinazionali, che governano e definiscono la vita di tutti i cittadini. Veri e proprie persuasori occulti portati agli estremi livelli, che inseriscono scurrilità nelle pubblicità per far colpo sulle deboli menti con motivetti facili da imparare. ….
Intanto, di seguito, trovate il trailer internazionale di Idiocracy:
Fonte: www.ilcineocchio.it
Fonte: www.nogeoingegneria.com
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