giovedì 1 febbraio 2024

Ci sono anche le buone notizie

Lo sappiamo, sono tempi cupi. Eppure le buone notizie non mancano ed è bene coglierle e rallegrarsene.

Alcune sono state sufficientemente riportate, quantomeno sui canali di informazione libera, pertanto non mi ci soffermerò. Tra esse, prima di tutto quella, di importanza storica, dell’apertura del processo per genocidio contro Israele

Ma vanno ugualmente ricordate la dichiarazione del governo svedese di voler garantire il diritto al pagamento in contanti, la decisione da parte della società di noleggio auto Hertz di vendere migliaia delle sue auto elettriche perché nessuno le vuole noleggiare, l’intenzione da parte dello Stato della Florida di mettere al bando i prodotti m-RNA, giudicati altamente pericolosi, il severo discorso con cui il primo ministro della Slovacchia ha annunciato l’istituzione di una commissione governativa per fare luce sul “circo Covid” (sue testuali parole) e il giudizo di illegittimità pronunciato dalla Corte Suprema del Canada in merito alla repressione del Freedom Convoy, che protestava contro le restrizioni pandemiche. 

Da ultimo, meritano una citazione le dichiarazioni dell’etiope la cui amicizia con Gates lo ha portato a capo dell’OMS. Piagnucolando come un bimbo a cui stanno levando il giocattolo, ha rivelato che, a causa di “un torrente di notizie false”, il Trattato Pandemico e le modifiche al Regolamento Internazionale Sanitario rischiano di saltare.

Sono tutte notizie che danno speranza. Così come quelle, forse meno note, almeno in alcuni particolari, che vado ad illustrare più in dettaglio ...


Crollano i numeri dell’informazione mainstream

Nei primi sei mesi del 2023, sommando i dati delle copie vendute di tutte le testate giornalistiche italiane (cartacee + digitali, escluse soltanto le vendite "istituzionali”, che avvengono a pacchetto per enti o aziende)  le vendite sono calate di quasi il 9% rispetto all’anno precedente. Il 2022 era peraltro già risultato deficitario rispetto al 2021, a sua volta in calo rispetto al 2020. In confronto al 2019, il 2023 segna un crollo di oltre il 32%. A calare sono sia le copie cartacee (-9,7% rispetto al 2022 e -37% rispetto al 2019) che le copie digitali (-1,2% rispetto al 2022, già in flessione del 6% rispetto all’anno prima). Queste ultime crescono solo quando sono vendute con promozioni scontate di almeno  il 70%, ossia quando vengono praticamente regalate.

E’ interessante segnalare che i quotidiani più importanti (i primi cinque per diffusione) registrano dati ancora peggiori, con cali superiori al 12% rispetto al 2022 e vicini al 40% sul 2019. E la seconda parte del 2023 ha confermato la tendenza.


Qualsiasi azienda sarebbe costretta a chiudere a fronte di simili cali nei fatturati. 

Quasi tutte queste testate sono tenute in vita esclusivamente dalle sovvenzioni statali, ciò che dà ragione almeno parziale della loro trasformazione da organi di informazione a strumenti di propaganda finalizzati all’orientamento del consenso. Per questo motivo la loro debacle è un’ottima notizia: la metamorfosi è sempre più evidente agli occhi degli italiani, che li abbandonano in massa. 

Il dato risulta ancora più importante ove si consideri che gran parte dei lettori dei quotidiani appartiene alla classe medio-alta e colta. Sembra quindi che la propaganda su carta stampata non solo fatichi a raggiungere i ceti più popolari (dato già noto),  non solo lasci sempre più indifferente quella larga fetta di popolo passata da tempo all’informazione libera, ma stia perdendo anche l’ultima sua roccaforte.

La propaganda mainstream non piace più nemmeno quando passa per la televisione: franano anche gli ascolti dei Tg. 

Mettendo insieme quelli dell’ora di pranzo e quelli serali, i primi nove mesi del 2023 hanno segnato un calo di quasi un milione e mezzo di spettatori rispetto al 2022. Rispetto al 2019 il calo è di tre milioni, il 16% in meno. Le emittenti che trasmettono notizie 24 ore su 24 vanno ancora peggio, con Sky TG 24 che sfiora il -20%. Il calo non è dovuto, se non in parte, ai minori ascolti televisivi in genere. Questi calano infatti molto meno, circa il 5% tra il 2019 e il 2023.

Un dato interessante è che l’età media di chi guarda i telegiornali risulta sempre più alta: raggiunge i 65 anni per il TG1 serale e i 68 anni per Tg Studio Aperto. E’ prova che ormai la gran fetta degli spettatori è costituito dai grandi anziani, coloro che, più che guardare il Tg per informarsi, lasciano la televisione accesa per compagnia, trainati dai programmi di intrattenimento precedenti.

Fonte: www.repubblica.it

Sempre più italiani si rendono conto della truffa vaccinale

La seconda buona notizia ci arriva da un recente sondaggio commissionato dal quotidiano Repubblica, volto a indagare la propensione degli italiani a sottoporsi alla quarta dose di “vaccinazione” Covid. Ne è risultato che il 60% non ha alcuna intenzione e un 17% si dichiara incerto.

Il dato è eclatante e ancora più interessanti ne sono le motivazioni. 

Il 24% di chi non procederà con la quarta dose (in proporzione significa circa il 15% degli italiani) considera i prodotti vaccinali pericolosi
Due terzi di questi hanno sperimentato la pericolosità direttamente su di sé, riferendo reazioni avverse tali da spingerli a non procedere oltre. Un altro 21% (oltre il 12% degli italiani) pensa che la campagna di inoculazione sia stata del tutto inutile e che non è per merito di questa se i casi Covid sono calati. 
Un altro 42% (il 25% del totale degli italiani) considera che la Covid non sia più pericolosa e che pertanto non serva a nulla la campagna di inoculazione in corso.

Sommando coloro che hanno compreso la pericolosità di questi prodotti e coloro che hanno compreso che sono stati inutili fin dal principio, contiamo il 27% degli italiani, quasi uno su tre. 
Il numero colpisce, dal momento che stiamo parlando di convinzioni in totale contrasto con i messaggi veicolati dalla propaganda mainstream. 
Se ad essi aggiungiamo il 25% che ritiene che i prodotti sono inutili quantomeno in questo momento, risulta che oltre il 50% degli italiani ha finalmente compreso diversi aspetti della truffa pandemica. 
E’ una notizia di portata notevole, che rivela una chiara inversione di tendenza negli orientamenti dell’opinione pubblica.

Chi legge scienza, non abbocca alla propaganda

Chiudiamo con una piccola chicca, che troviamo semi-nascosta tra le tabelle di una ricerca scientifica pubblicata nel gennaio 2023 su BMC Infectous Desaeses a cura del professore Mark Skidmore: pubmed.ncbi.nlm.nih.gov

Il lavoro mirava a comprendere perché il 31% degli americani non si fosse sottoposto alle iniezioni Covid, nonostante le forti pressioni cui il clima sociale li sottoponeva. 

I risultati della ricerca erano stati dirompenti: emergeva infatti che molti conoscevano persone che avevano subito effetti avversi, che venivano quindi a confermarsi molto diffusi.

 Era così scattata l’immediata censura e la rivista aveva ritirato l’articolo.

In questa sede ci soffermeremo su alcuni dati che emergono da una delle tabelle riportate nello studio, quella che distingue le risposte in base alle caratteristiche degli intervistati. 

Ci comunica che la propensione ad aderire alla campagna di inoculazione cresce fortemente al crescere del grado di istruzione, tanto che chi possiede una laurea, un master o un titolo di dottorato ha una propensione più che tripla rispetto a chi non ha un titolo di studio almeno di scuola superiore.

Il dato non sorprende, conferma quanto emerge da numerose altre ricerche e sembrerebbe portare alla conclusione che chiunque disponga di strumenti culturali adeguati è in grado di comprendere che sottoporsi alle iniezioni anti-Covid è la scelta migliore e che decisioni diverse sono irrazionali e dettate soltanto da una scarsa comprensione della materia.

La tabella rivela anche che chi acquisisce le informazioni dalle fonti mainstream o governative ha una propensione all’inoculo molto alta, doppia rispetto a quella di chi si informa autonomamente e del 60% più alta di chi non si informa affatto.

Questo dato, letto insieme a quello precedente, semberebbe confermare l’interpretazione che ci è stata venduta in questi anni, che cioè fuori dai canali ufficiali girano false informazioni, capaci di sviare coloro che, proprio i meno istruiti, vi fanno riferimento. 

Senonché la stessa tabella riporta un dato che smentisce senza appello questa conclusione. 

Riguarda coloro che acquisiscono le informazioni direttamente alla fonte, leggendo le ricerche scientifiche pubblicate in letteratura

Se la conclusione che ci è stata propinata ad nauseam fosse corretta, dovremmo trovare che questa categoria di persone, che si trovap al top della conoscenza specifica (e probabilmente anche del livello di istruzione), mostri una propensione all’inoculazione di livello plebiscitario.

Ci si aspetterebbe, insomma, un proseguimento della linea di tendenza all'aumento in relazione alla disponibilità/correttezza delle informazioni , una situazione del tipo di quella ipotizzata ai grafici seguenti. 

Per meglio comprenderli si consideri che il valore 1 è preso come base di riferimento e corrisponde nel primo grafico a chi non si informa affatto e nel secondo a chi ha un grado di istruzione più basso del diploma superiore.


Capita invece esattamente 
il contrario di quanto atteso. 
Ecco la situazione reale così come fotografata dallo studio.


Chi legge le ricerche scientifiche pubblicate sul tema non solo non aumenta la tendenza all'inoculo ma la inverte drasticamente, restituendo un valore persino sotto la media (1,07 contro una media delle altre categorie di 1,16).

Più che essere legata alla capacità di acquisire informazioni corrette, la maggiore propensione alla “vaccinazione” delle classi più istruite appare pertanto semplicemente l’effetto di una maggiore esposizione all’informazione manistream, che, più che di conoscenze, riempie la testa di propaganda. 

Quando invece si va direttamente alla fonte, le persone istruite si determinano in modo opposto, tanto che il secondo grafico presentato rivela che la diminuzione della propensione riguarda anche chi possiede un titolo professorale, categoria nella quale è probabile si trovi la gran parte di coloro che hanno la capacità e l’abitudine di informarsi direttamente alle fonti scientifiche.

Il dato è tanto più clamoroso ove si tengano a mente tre ulteriori elementi.

Il primo è che coloro che leggono le ricerche scientifiche fanno parte integrante della classe sociale più istruita, abituata a leggere giornali e guardare tg e talkshow. Anch’essi sono pertanto fortemente influenzati dalla propaganda istituzionale e mainstream.

Il secondo aspetto è che il dibattito sulle riviste scientifiche è stato in questi anni fortemente inquinato: molte delle ricerche che evidenziavano le criticità dei prodotti anti-Covid sono state censurate o ritirate, mentre ne sono state pubblicate numerose di segno opposto costruite ad hoc dalle stesse case farmaceutiche o da autori in forti conflitti di interesse.

Il terzo aspetto è che il dato della ricerca si riferisce al novembre 2022, quando il numero dei lavori che facevano emergere l’inutilità e la pericolosità di questi prodotti era di molto inferiore a quello attuale. 

E’ più che ragionevole pensare che, depurata dall’effetto dopante di questi tre fattori, la propensione alle inoculazioni Covid di chi legge la letteratura medica sarebbe ben più bassa di quella emersa nella ricerca. 

Secondo lo studio, la propaganda mainstream fa aumentare la propensione all’inoculazione di circa il 50%. 
Al netto anche solo di tale effetto, avremmo pertanto una situazione come quella riportata nel seguente grafico.


È interessante notare che il valore a cui si giungerebbe, che sarebbe peraltro ancora più basso ove lo depurassimo degli altri due effetti dopanti, è molto lontano da quello di chi segue le istituzioni e il mainstream ma molto vicino a quello di chi si informa altrove. 

Qual è quindi il canale informativo che in questi anni ha passato le comunicazioni più coerenti con le vere evidenze scientifiche?

Il messaggio da cogliere

Le notizie che abbiamo approfondito ci portano un messaggio chiaro: la propaganda, per quanto aggressiva e pervasiva come quella praticata in questi tre anni, non è onnipotente.

Purtroppo, ciò non significa che la partita è vinta né che da ora in poi tutto andrà per il meglio. Paradossalmente, è proprio perché le notizie positive cominciano a essere parecchie che ci troviamo davanti a un passaggio pericoloso.

L’impero morente, quello dominato dalle oligarchie apolidi di stampo anglosassone, sta incassando sconfitte su sconfitte. Alle sempre più ampie crepe che si aprono nella baracca dietro cui è stata nascosta la truffa vaccinale, si sono aggiunti l’epocale debacle ucraina e lo scandaloso genocidio di Gaza. 

Questi eventi hanno distrutto la credibilità delle classi dirigenti dell’Occidente agli occhi del mondo e a quelli degli stessi popoli occidentali e non è un caso che l’ultimo simposio WEF avesse come tema di fondo “Rebuilding Trust”- “Ricostruire la fiducia”.

Non ci riusciranno, sono ormai troppo compromessi. Ma una bestia morente è disposta a tutto, non ha più nulla da perdere e le oligarchie potrebbero allora sentirsi costrette a ricorrere all’unico mezzo che hanno per evitare il crollo. Consiste nel far saltare il tavolo, apparecchiando un evento talmente dirompente da costringere il popolo a preoccuparsi solo di quello, dimenticandosi di tutto ciò che è accaduto prima.

Un evento come una guerra, ad esempio. A cui giungere cercando intanto di tamponare le falle per riprendere per quanto possibile il controllo sulle popolazioni. In questo senso vanno letti il tentativo di approvare il Trattato pandemico, la messa in atto di una censura sempre più feroce (a febbraio entrerà completamente in vigore il Digital Service ACT e la corsa per implementare il sistema dell’identità digitale, con annesse valute digitali centralizzate.

Siamo pertanto in un momento delicatissimo. Da una parte cresce la pericolosa disperazione degli oligarchi, dall’altra sta crescendo in maniera esponenziale la consapevolezza delle popolazioni.

Difficile dire chi la spunterà.

Certo, eravamo partiti in pochi e con speranze minime di poter incidere su quello che sembrava un percorso segnato. Ci troviamo invece in compagnia più numerosa e con una partita che appare ancora tutta da giocare.

Basta lo spostamento di un ultimo piccolo sasso per innescare la frana su un monte apparentemente stabile. La montagna che abbiamo di fronte sembra imponente ma ogni nostro piccolo gesto di resistenza all'impero della menzogna è stato in questi anni come togliere ogni volta un piccolo sasso dal pendio.

Ci aspetta ancora un lavoro duro. Ci sostenga il pensiero che ogni piccolo sasso che toglieremo ci avvicina all'obiettivo.

E magari potrebbe essere quello buono.

Fonte:
 sfero.me


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.