lunedì 1 maggio 2023

Batteri resistenti agli antibiotici trovati nelle nuvole

 
Batteri resistenti agli antibiotici sono stati scoperti anche tra le nuvole, viaggiano con il vento, a volte su distanze molto lunghe, lo rivela uno studio franco-canadese.

Foto: le Puy de Dôme - 1464m

"Questi batteri di solito vivono sulle foglie o nel terreno", spiega Florent Rossi, autore principale dello studio, in un'intervista telefonica con AFP (Agence France Presse).

"Abbiamo scoperto che erano trasportati dal vento nell'atmosfera e potevano percorrere lunghe distanze e persino attraversare il globo ad alta quota grazie alle nuvole", aggiunge.

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori della Laval University in Québec e della Université Clermont Auvergne (UCA) in Francia, tramite un certo tipo di "aspirapolvere" di alta portata, hanno prelevato dei campioni dalle nuvole che si formano sopra il Puy de Dôme, un vulcano dormiente nella Francia centrale, tra settembre 2019 e ottobre 2021 ...


Dalla stazione di ricerca atmosferica arroccata a 1.465 metri, gli scienziati hanno analizzato questi campioni alla ricerca di geni resistenti agli antibiotici.

Risultato: le nuvole contenevano tra 330 e più di 30.000 batteri per millilitro d'acqua, per una media di circa 8.000 batteri per millilitro. Nei batteri sono stati identificati anche 29 sottotipi di geni di resistenza agli antibiotici.

Con l'uso diffuso di antibiotici nell'assistenza sanitaria ma anche in agricoltura, questo tipo di ceppi rappresenta una "grande sfida sanitaria su scala globale", indica lo studio. In diverse occasioni le autorità sanitarie mondiali hanno evidenziato i rischi associati a questi batteri che rendono sempre più complesso il trattamento di alcune infezioni.

Lo studio, tuttavia, non offre conclusioni sui potenziali effetti sulla salute della diffusione aerea di batteri portatori di geni di resistenza agli antibiotici, stimando che solo il 5-50% di questi organismi potrebbe essere vivo e potenzialmente attivo.

"L'atmosfera è molto stressante per i batteri, e la maggior parte di quelli che abbiamo trovato erano batteri ambientali", con meno probabilità di essere dannosi per l'uomo, sostiene Florent Rossi.

Quindi non c'è nulla da temere quando si cammina sotto la pioggia”, ironizza il ricercatore, aggiungendo che “non sappiamo se questi geni possono essere trasmessi ad altri batteri”.

Un monitoraggio atmosferico approfondito potrebbe però consentire di individuare la provenienza di questi batteri e quindi di “limitarne la dispersione”, suggerisce il ricercatore, prendendo in esempio le analisi delle acque reflue volte a rilevare la presenza di COVID-19 o di altri agenti patogeni. .

Lo studio è stato pubblicato nel numero di marzo della rivista Science of The Total Environment.

Tradotto da Catherine
Fonte:
 www.la-liberte.ca



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