mercoledì 23 novembre 2022

La grotta di Chauvet ha più di 30.000 anni

 
Le magnifiche pitture e incisioni rupestri della grotta Chauvet, nel sud-est della Francia, risalgono a oltre 30.000 anni fa, e sono dunque di 10.000 più antiche di quanto si pensasse.

Una serie di oltre 250 datazioni al radiocarbonio ha infatti stabilito che la grotta venne utilizzata in due distinti periodi separati da diverse migliaia di anni. 
Il primo periodo durò dai 37.000 ai 33.500 anni fa; il secondo dai 31.000 ai 28.000 anni fa. L’occupazione della grotta potrebbe essere finita quando una caduta di massi ne bloccò l’ingresso.

Gli studiosi dicono che la maggior parte dei disegni venne creata nel primo periodo di occupazione. Gli orsi lasciarono dei graffi sui muri tra i 48.500 e i 33.300 anni fa, ma probabilmente usavano la caverna solo in inverno. «Solo le pitture nere sono state datate», scrivono i ricercatori su PNAS. «La tecnica di datazione per le pitture rosse deve ancora essere sviluppata» ...


Una nuova cronologia

Gli scienziati hanno fatto questo scoperta mettendo a punto la prima precisa cronologia delle occupazioni della grotta con uno strumento inedito per risalire indietro nel tempo.

«La novità nel nostro studio è che restituiamo lo schema cronologico della grotta, e per la prima volta lo esprimiamo in anni del calendario», spiega Anita Quiles, scienziata dell’Istituto francese d’archeologia orientale al Cairo, che ha compiuto questo lavoro.

«All’inizio avevamo ricondotto l’arte della grotta di Chauvet a quella di Lascaux poiché quest’arte è molto bella e dinamica. Ma ora constatiamo 10.000 anni, e perfino 15.000 anni, di differenza tra le datazioni dei due siti». 

«Sappiamo ormai con certezza che non c’è più stata attività umana nella grotta di Chauvet dopo i circa 30.000 anni fa», dice all’AFP la fisica, il cui lavoro compare nell’ultima pubblicazione apparsa su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).


Due occupazioni distanti migliaia di anni

Con le prime datazioni al carbonio 14 sul carbone di legna, prelevato dalle incisioni o dalle ossa animali, non era stato possibile stabilire con precisione quando gli uomini occuparono la grotta e realizzarono le numerose pitture e incisioni, di cui 447 rappresentano degli animali.

Secondo questa nuova datazione, la prima occupazione umana ha avuto luogo 37.000 anni fa da parte degli Aurignaziani, degli uomini paleolitici anatomicamente moderni. Questa occupazione è durata fino a 33.500 anni fa. 
La fine della prima occupazione di Chauvet da parte di uomini e orsi ha corrisposto a una frana avvenuta circa 34.500 anni fa, fermando parzialmente il suo accesso.

Il secondo periodo di occupazione umana è cominciato 31.000 anni fa, fino a 29.400 anni fa, quando una nuova frana ha ostruito l’ingresso della caverna.

Piuttosto rivoluzionario

Nessun resto umano è stato scoperto nella grotta poiché gli uomini non ci abitavano, bensì la frequentavano occasionalmente.

Questo quadro cronologico rivela non solamente l’età precisa delle pitture e delle incisioni, ma anche i periodi di occupazione umana e animale e anche le loro relazioni con l’evoluzione geomorfologica della grotta, dicono i ricercatori.

Per arrivare a questi risultati, frutto di 18 anni di lavoro, è stato necessario elaborare un modello statistico che includesse delle decine di datazioni al carbonio 14 fatte su ossa, carboni di legna, stalattiti, e persino sulla parete rocciosa, dice Jean-Michel Geneste, direttore scientifico della grotta di Chauvet.

«È abbastanza rivoluzionario per noi. 
È un nuovo strumento che può essere utilizzato altrove e per altri periodi antichi», aggiunge, ritenendo che esso possa «aprire veramente delle prospettive».

«Oggi possiamo dunque affermare che ben 36.000 anni fa, all’inizio del Paleolitico superiore – caratterizzato dalla modernità delle tecniche di lavoro, dell’arte e dei gioielli e altro – abbiamo già un’arte che è anche evoluta, matura, e già oggetto di una lunghissima memoria, una lunga tradizione culturale nell’Europa occidentale», sottolinea lo scienziato. 

«Finora era un’ipotesi, ma ora abbiamo decine di date e ne abbiamo la certezza».

Questo nuovo modello matematico «è in verità una sorta di macchina per andare indietro nel tempo, che potrebbe andare fino al limite estremo del carbonio 14», dice. Gli scienziati stimano che il carbonio 14 permetta di datare gli eventi fino a circa 50.000 anni.

Scoperta nel dicembre del 1994, la grotta di Chauvet-Pont d’Arc è patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 2014. Una replica è stata aperta al pubblico nel 2015.


Fonte e riferimenti: ilfattostorico.com

Le linee tracciate sulle pareti della roccia sono state ricoperte da microcristalli che hanno protetto e conservato le pitture per migliaia di anni. Si tratta di uno dei più antichi e splendidi esempi d’arte parietale aurignaziana (datata approssimativamente da 40.000 a 12.000 anni a.C.). 

Sono stati individuati circa 447 animali, di cui solo 355 sono stati identificati: si tratta essenzialmente di felini, mammut e rinoceronti. 

Le pitture mettono in evidenza una grande dimestichezza con le tecniche artistiche, sia nella confezione dei colori, realizzati con pigmenti vegetali e minerali, sia nel grafismo, come per esempio nelle impronte delle mani, nell’originalità tematica, nel naturalismo delle rappresentazioni e nell’uso della prospettiva e dell’ombreggiatura.

Oltre a queste pitture, ci sono una serie di locali spettacolari dove sono presenti stalattiti e stalagmiti; sono state rinvenute anche diverse ossa e impronte di animali, quali orsi e lupi, e persino impronte di mani e piedi di essere umani.

(Un orso e una pantera delle caverne sono raffigurati in maniera molto realistica: la pantera è maculata)

Gli specialisti furono attratti dalla particolarità degli animali raffigurati nelle pareti: infatti, molti erano inusuali per l’epoca, poiché si tratta per la maggior parte di predatori, tra i quali rinoceronti, orsi o leoni.

Fonte, articolo completo e riferimenti: www.storicang.it



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