domenica 2 ottobre 2022

Il Tempio di Artemide a Efeso: storia e distruzione di una delle Sette Meraviglie

Oggi possiamo soltanto immaginare la magnificenza del Tempio di Artemide di Efeso

Doveva indubbiamente suscitare un sublime stupore: con una dimensione che arrivava al doppio degli altri templi greci, incluso il Partenone, non c'è da sorprendersi se venne subito incluso nella lista delle Sette Meraviglie del Mondo Antico.

Immagine: Tempio di Artemide (Hendrik van Cleve (c. 1525–1590/95)) // Wikimedia // PD

Situato sulla costa occidentale dell'Asia Minore (nell'odierna Turchia), si può dire che sia stato realizzato nel VI secolo a.C., anche se in realtà fu costruito, distrutto e ricostruito più volte. Nel IV secolo a.C., il Tempio venne distrutto da un incendio appiccato deliberatamente da un folle. 

Dopo essere stato ricostruito, resistette fino alle invasioni dei Goti del 267 d.C.: ricostruito un'altra volta, venne definitivamente abbattuto dai cristiani nel 401. 
Oggi, di quella che un tempo era forse la Meraviglia più meravigliosa, rimane una solitaria colonna accompagnata da qualche rovina ...


La storia di Efeso e di Artemide

Nell'VIII secolo, i greci fondarono la colonia di Efeso in Asia Minore, benché i primi coloni vi fossero arrivati già diversi secoli prima. Una delle divinità più care agli abitanti della colonia era Artemide (che sarebbe stata chiamata Diana dai Romani), perché ritenevano che il suo luogo di nascita fosse lì vicino, a Ortigia (benché altri considerassero in realtà la divinità come originaria di Delos).

Immagine: Una statua della Signora di Efeso, Artemide così come era concepita dai cittadini // Blcksprt / Wikimedia // CC

Artemide era la divinità della castità, della caccia e degli animali selvatici, delle foreste, del parto e della fertilità. Già nel VII secolo a.C., a Efeso, era sorto un tempio dedicato ad Artemide. L'insediamento aveva dei rapporti turbolenti con la vicina Lidia, da cui fu inglobato nel intorno al 550 a.C. Fu Creso, re della Lidia, ad iniziare i lavori per edificare il nuovo Tempio di Artemide, benché il sovrano non vede mai completare l'opera: la costruzione dell'enorme Meraviglia richiese infatti 120 anni.

Chiamato anche l'Artemision, l'enorme Tempio sorgeva a poca distanza dalla città, in modo che la dea potesse presidiarne i confini, e al contempo vegliare sugli animali e sulla vegetazione. Secondo Plinio il Vecchio, che descrisse la Meraviglia in Storia Naturale (36.97), il tempio misurava 129,5 metri in lunghezza e 68,6 metri in larghezza, ed era dunque quasi il doppio del Partenone di Atene.

Riproduzione in miniatura del Tempio di Artemide, situata nel parco Miniatürk di Istanbul. La riproduzione segue l'ipotesi ricostruttiva ottocentesca. // Zee Prime / Wikimedia // CC

Il fregio ornamentale del tempio mostrava scene riguardanti le Amazzoni che, nella mitologia greca, avevano cercato rifugio a Efeso da Ercole. Secondo Vitruvio, la statua di Artemide che stava dentro al tempio (e per la quale era stato avviato l'intero progetto) era fatta di legno di cedro.

La distruzione e la ricostruzione del Tempio di Artemide

Nel 356 a.C., il Tempio di Artemide venne distrutto da un incendio appiccato deliberatamente da un uomo chiamato Erostrato. Molti riportano come Erostrato avrebbe compiuto il gesto con il solo obiettivo di perpetuare la propria memoria. Il Tempio di Artemide, che si affidava ad una struttura in legno, crollò in seguito a questa azione perversa.

Il criminale venne condannato a morte e gli efesini proibirono a chiunque di pronunciare il suo nome, che venne tuttavia annotato dallo storico Teopompo. Aristotele, invece, avrebbe in seguito raccontato della distruzione del tempio, ma senza indicarne la causa.

Ciò che rimane oggi rimane del Tempio di Artemide ad Efeso // simonjenkins' photos / Wikimedia // CC

Nella tradizione greca e romana, la distruzione del Tempio di Artemide avvenne nella stessa data in cui nacque Alessandro Magno (tra il 20 e il 21 di luglio del 356 a.C.). Plutarco suggerì che Artemide era troppo preoccupata a seguire la nascita di Alessandro per salvare il proprio tempio. Anche lui, in ogni caso, non specifica la causa dell'incendio.

Il tempio venne ricostruito nello stesso luogo e con lo stesso aspetto. Alessandro, visitando Efeso, si offrì di pagare le spese di costruzione a patto che il suo nome apparisse in un'iscrizione sul tempio finito. I cittadini, però, rifiutarono l'offerta, e qualcuno commentò che non era corretto che un dio offrisse doni a un altro dio. Così, gli efesini decisero di pagare la ricostruzione di tasca propria, e raccolsero fondi vendendo i propri gioielli personali.


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