“Un piccolo parassita costituito da acido nucleico (RNA o DNA) racchiuso in un rivestimento proteico che può replicarsi solo in una cellula ospite suscettibile” (Harvey Lodish, et al., Molecular Cell Biology, 4th ed, Freeman & Co., New York, NY, 2000)
Foto: Henipavirus di Langya o virus Langya (LayV)
Sono passati più di due anni dall’inizio della crisi del “corona”, che ha cambiato la traiettoria del nostro mondo. Il principio fondamentale di questa crisi è che un “virus” mortale e nuovo, il SARSCoV- 2, si è diffuso in tutto il mondo e ha avuto un impatto negativo su ampi segmenti dell’umanità.
Al centro di questo principio c’è la convinzione generalmente accettata che i virus, definiti come frammenti di materiale genetico, DNA o RNA, replicanti e rivestiti di proteine, esistono come entità indipendenti nel mondo reale e sono in grado di agire come agenti patogeni. Cioè, si ritiene comunemente che questa cosiddetta particella, con rivestimento proteico e interno genetico, infetti i tessuti e le cellule viventi, si replichi all’interno di questi tessuti viventi, danneggi i tessuti quando fuoriesce e, così facendo, generi la malattia, e talvolta anche la morte, nel suo ospite.
Per diversi decenni, molti medici e scienziati hanno sostenuto che questa comprensione comunemente accettata dei virus si basa su idee fondamentalmente sbagliate. Piuttosto che vedere i “virus” come entità patogene, esogene e indipendenti, questi medici e scienziati hanno suggerito che essi sono semplicemente le normali e inevitabili particelle prodotte dalla rottura di tessuti stressati e/o morti e morenti.
Non sono quindi agenti patogeni, non sono dannosi per altri esseri viventi e non esistono ragioni scientifiche o razionali per adottare misure per proteggere se stessi o gli altri contro di essi.
Le idee sbagliate sui “virus” sembrano derivare in gran parte dalla natura degli esperimenti che vengono utilizzati come prova per sostenere che tali particelle esistono e agiscono nel modo patologico di cui sopra.
In sostanza, le pubblicazioni virologiche sono in gran parte di natura descrittiva, piuttosto che esperimenti controllati e falsificabili guidati da ipotesi testabili, esperimenti che sono il cuore del metodo scientifico.
Forse la prova principale che la teoria virale patogena sia problematica è il fatto indiscusso che nessun articolo scientifico pubblicato abbia mai dimostrato l’isolamento e la purificazione delle particelle presuntivamente virali da qualsiasi tessuto o fluido corporeo di qualsiasi essere umano o animale malato.
Forse la prova principale che la teoria virale patogena sia problematica è il fatto indiscusso che nessun articolo scientifico pubblicato abbia mai dimostrato l’isolamento e la purificazione delle particelle presuntivamente virali da qualsiasi tessuto o fluido corporeo di qualsiasi essere umano o animale malato.
Utilizzando la definizione comunemente accettata di “isolamento”, che è la separazione di una cosa da tutte le altre cose presenti, vi è un consenso generale sul fatto che ciò non è mai stato fatto nella storia della virologia.
Le particelle che sono state isolate con successo attraverso la purificazione non hanno dimostrato di essere in grado di replicarsi o di infettare, quindi non si può dire che siano virus.
Inoltre, la “prova” offerta di virus attraverso “genomi” e esperimenti sugli animali deriva da metodologie prive di controlli adeguati.
I seguenti esperimenti dovrebbero essere completati con successo prima che la teoria virale possa essere considerata fattuale:
I seguenti esperimenti dovrebbero essere completati con successo prima che la teoria virale possa essere considerata fattuale:
1 - una particella unica, con le caratteristiche di un virus, viene purificata dai tessuti o dai fluidi di un essere vivente malato. Il metodo di purificazione da utilizzare è a discrezione dei virologi, ma devono essere fornite micrografie elettroniche per confermare la corretta purificazione di presunte particelle virali morfologicamente identiche;
2 - la particella purificata è caratterizzata biochimicamente per le sue componenti proteiche e per la sequenza genica;
3 - è dimostrato che le proteine sono codificate da queste stesse sequenze geniche;
4 - è dimostrato che le sole particelle virali purificate, attraverso una via di esposizione naturale, provocano la stessa malattia nei soggetti del test, utilizzando validi controlli;
5 - le particelle devono quindi essere re-isolate con successo (attraverso la purificazione) dal soggetto del test al punto 4 sopra, e si deve dimostrare che esse hanno esattamente le stesse caratteristiche delle particelle trovate nella fase 1.
Ci rendiamo conto che i virologi potrebbero non voler eseguire i passaggi sopra descritti,
Ci rendiamo conto che i virologi potrebbero non voler eseguire i passaggi sopra descritti,
probabilmente perché tutti i tentativi fino ad oggi sono falliti.
Essi si rifiutano semplicemente di fare questo esperimento, insistendo sul fatto che quelli che dicono essere “virus” non possono essere trovati nei tessuti di nessun malato o animale per fare un’analisi del genere. Pertanto, abbiamo deciso di incontrare i virologi a metà strada. In primo luogo, proponiamo di mettere alla prova i metodi utilizzati dai virologi. Essi affermano che questi virus patogeni esistono nei nostri tessuti, cellule e fluidi corporei perché dicono di essere in grado di vedere gli effetti di queste presunte particelle virali su una varietà di colture cellulari. Questo processo di messa in coltura è ciò che chiamano “isolamento” del virus.
Affermano inoltre che, utilizzando la microscopia elettronica, possono vedere queste particelle virali uniche nelle loro colture cellulari inoculate. Infine, affermano che ogni “specie” di virus patogeno ha il suo genoma unico, che può essere sequenziato sia direttamente dai fluidi corporei della persona malata sia dai risultati della coltura cellulare. Chiediamo ora che la comunità della virologia dimostri che queste affermazioni sono valide, scientifiche e riproducibili. Piuttosto che impegnarci in inutili scontri verbali, mettiamo a tacere questa argomentazione facendo esperimenti scientifici chiari, precisi e che possano dimostrare senza dubbio se queste affermazioni sono valide.
Proponiamo il seguente esperimento come primo passo per determinare se esiste un’entità definibile come un virus patogeno umano…
PRIMO STEP
5 laboratori di virologia in tutto il mondo parteciperebbero a questo esperimento e nessuno conoscerebbe le identità degli altri laboratori partecipanti. Verrà nominato un individuo che monitori e supervisioni tutti i passaggi. Ciascuno dei 5 laboratori riceverà cinque campioni nasofaringei da quattro categorie di persone (cioè 20 campioni ciascuno), persone che:
1) non sono attualmente diagnosticati o in cura per una diagnosi medica;
2) hanno ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni;
3) hanno ricevuto una diagnosi di influenza A (secondo le linee guida riconosciute);
4) hanno ricevuto una diagnosi di ‘COVID-19’ (attraverso un “test” PCR o test rapido a flusso laterale).
La diagnosi (o “non diagnosi”) di ogni persona sarà verificata in modo indipendente e i referti patologici saranno resi disponibili nel fascicolo dello studio.
Affermano inoltre che, utilizzando la microscopia elettronica, possono vedere queste particelle virali uniche nelle loro colture cellulari inoculate. Infine, affermano che ogni “specie” di virus patogeno ha il suo genoma unico, che può essere sequenziato sia direttamente dai fluidi corporei della persona malata sia dai risultati della coltura cellulare. Chiediamo ora che la comunità della virologia dimostri che queste affermazioni sono valide, scientifiche e riproducibili. Piuttosto che impegnarci in inutili scontri verbali, mettiamo a tacere questa argomentazione facendo esperimenti scientifici chiari, precisi e che possano dimostrare senza dubbio se queste affermazioni sono valide.
Proponiamo il seguente esperimento come primo passo per determinare se esiste un’entità definibile come un virus patogeno umano…
PRIMO STEP
5 laboratori di virologia in tutto il mondo parteciperebbero a questo esperimento e nessuno conoscerebbe le identità degli altri laboratori partecipanti. Verrà nominato un individuo che monitori e supervisioni tutti i passaggi. Ciascuno dei 5 laboratori riceverà cinque campioni nasofaringei da quattro categorie di persone (cioè 20 campioni ciascuno), persone che:
1) non sono attualmente diagnosticati o in cura per una diagnosi medica;
2) hanno ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni;
3) hanno ricevuto una diagnosi di influenza A (secondo le linee guida riconosciute);
4) hanno ricevuto una diagnosi di ‘COVID-19’ (attraverso un “test” PCR o test rapido a flusso laterale).
La diagnosi (o “non diagnosi”) di ogni persona sarà verificata in modo indipendente e i referti patologici saranno resi disponibili nel fascicolo dello studio.
I laboratori saranno ciechi sulla natura dei 20 campioni che riceveranno.
Ogni laboratorio tenterà quindi di “isolare” i virus in questione (influenza A o SARS-CoV-2) dai campioni o concluderà che non è presente alcun virus patogeno. Ciascun laboratorio mostrerà fotografie che documentano il CPE (effetto citopatico), se presente, e spiegherà chiaramente ogni fase del processo di coltura e ognuno dei materiali utilizzati, inclusi tutti i dettagli sulle colture di controllo con “infezioni placebo”.
Successivamente, ogni laboratorio otterrà immagini al microscopio elettronico verificate in modo indipendente del virus “isolato”, se presente, nonché immagini che mostrano l’assenza del virus (presumibilmente, nelle persone sane e in quelle con cancro ai polmoni). Il microscopista elettronico sarà a sua volta cieco sulla natura dei campioni che sta analizzando. Tutte le procedure saranno accuratamente documentate e monitorate.
SECONDO STEP
TUTTI i campioni verranno quindi inviati per il sequenziamento genomico e ancora una volta gli operatori rimarranno ciechi sulla natura dei loro campioni. Ci si aspetta che se 5 laboratori ricevono materiale dallo stesso campione di un paziente con diagnosi di COVID-19, ogni laboratorio riporti sequenze IDENTICHE del presunto genoma SARS-CoV-2. D’altra parte, questo genoma non dovrebbe essere trovato in nessun altro campione.
(Nota: questa affermazione è una breve descrizione degli esperimenti suggeriti – un protocollo completamente dettagliato dovrebbe ovviamente essere sviluppato e concordato dai laboratori e dai firmatari.)
Se i virologi non riescono a ottenere un risultato soddisfacente dallo studio di cui sopra, le loro affermazioni sulla rilevazione dei “virus” si riveleranno infondate. Tutte le misure poste in essere a seguito delle affermazioni sulla esistenza e pericolosità dei virus dovrebbero essere sospese immediatamente. Se riescono in questo primo compito, li inviteremo a procedere agli esperimenti di purificazione richiesti per ottenere l’evidenza probatoria dell’esistenza dei virus.
È nell’interesse di tutti affrontare la questione dell’isolamento e dell’esistenza stessa di presunti virus come il SARS-CoV-2. Ciò richiede la prova che l’ingresso di particelle morfologicamente e biochimicamente simili a virus nelle cellule viventi è sia necessario che sufficiente per causare la comparsa di particelle identiche contagiose e che causano malattie. Consideriamo benvenuto il vostro supporto e i vostri commenti a questa iniziativa.
Firmatari
- Stefano Scoglio, PhD, Thomas Cowan, MD Mark Bailey, MD Samantha Bailey, MD
- Jitendra Banjara, MSc Kelly Brogan, MD Kevin Corbett, PhD Mufassil Dingankar, BHMS
- Andrew Kaufman, MD Michael Donio, MS Jordan Grant, MD Valentina Kiseleva, MD
- Christine Massey, MSc Paul McSheehy, PhD Timothy Noakes, MD Sachin Pethkar, BAMS
- Saeed Qureshi, PhD Mike Stone, BEXSc Amandha Vollmer, NDoc Michael Yeadon, PhD
Dr. Valentino Soramar
Tratto da: https://www.poliphylia.com/risolvere-il-dibattito-sui-virus/
Fonte: pattoverascienza.com
SECONDO STEP
TUTTI i campioni verranno quindi inviati per il sequenziamento genomico e ancora una volta gli operatori rimarranno ciechi sulla natura dei loro campioni. Ci si aspetta che se 5 laboratori ricevono materiale dallo stesso campione di un paziente con diagnosi di COVID-19, ogni laboratorio riporti sequenze IDENTICHE del presunto genoma SARS-CoV-2. D’altra parte, questo genoma non dovrebbe essere trovato in nessun altro campione.
(Nota: questa affermazione è una breve descrizione degli esperimenti suggeriti – un protocollo completamente dettagliato dovrebbe ovviamente essere sviluppato e concordato dai laboratori e dai firmatari.)
Se i virologi non riescono a ottenere un risultato soddisfacente dallo studio di cui sopra, le loro affermazioni sulla rilevazione dei “virus” si riveleranno infondate. Tutte le misure poste in essere a seguito delle affermazioni sulla esistenza e pericolosità dei virus dovrebbero essere sospese immediatamente. Se riescono in questo primo compito, li inviteremo a procedere agli esperimenti di purificazione richiesti per ottenere l’evidenza probatoria dell’esistenza dei virus.
È nell’interesse di tutti affrontare la questione dell’isolamento e dell’esistenza stessa di presunti virus come il SARS-CoV-2. Ciò richiede la prova che l’ingresso di particelle morfologicamente e biochimicamente simili a virus nelle cellule viventi è sia necessario che sufficiente per causare la comparsa di particelle identiche contagiose e che causano malattie. Consideriamo benvenuto il vostro supporto e i vostri commenti a questa iniziativa.
Firmatari
- Stefano Scoglio, PhD, Thomas Cowan, MD Mark Bailey, MD Samantha Bailey, MD
- Jitendra Banjara, MSc Kelly Brogan, MD Kevin Corbett, PhD Mufassil Dingankar, BHMS
- Andrew Kaufman, MD Michael Donio, MS Jordan Grant, MD Valentina Kiseleva, MD
- Christine Massey, MSc Paul McSheehy, PhD Timothy Noakes, MD Sachin Pethkar, BAMS
- Saeed Qureshi, PhD Mike Stone, BEXSc Amandha Vollmer, NDoc Michael Yeadon, PhD
Dr. Valentino Soramar
Tratto da: https://www.poliphylia.com/risolvere-il-dibattito-sui-virus/
Fonte: pattoverascienza.com
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