sabato 20 agosto 2022

Insetti nel piatto: sicuro che non ci siano rischi per la nostra salute?

 
Anche gli insetti, come del resto accade per la carne o il pesce, possono crearci qualche problema se non li conserviamo (e li consumiamo) correttamente.

Un'alimentazione a base di insetti sembrerebbe essere la soluzione a tanti problemi che affliggono l'umanità e il Pianeta in cui viviamo: porrebbe un freno alla fame nel mondo, ridurrebbe le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di acqua e suolo, e allo stesso tempo darebbe al nostro organismo la quantità di proteine di alta qualità, acidi grassi e micronutrienti fondamentali di cui ha bisogno. 

Ma esiste (anche) un lato oscuro a quella che sembra la panacea di (quasi) tutti i mali? 

È la domanda che si sono posti alcuni esperti di alimentazione dell'Università di León (Spagna), secondo i quali occorre fare attenzione ai rischi sanitari connessi al consumo di insetti (rischi che, vale la pena evidenziarlo subito, sono in gran parte evitabili prestando attenzione alle modalità di conservazione e consumo) ...


SOSTANZE ANTINUTRITIVE E TOSSICHE 

Tanto per cominciare, gli insetti potrebbero contenere alcuni antinutrienti, cioè composti che si formano con processi di degradazione, conservazione, cottura ecc., presenti in vegetali e animali, che impediscono o rendono più difficile l'assorbimento dei nutrimenti: tra questi, il più diffuso negli insetti è la chitina, principale componente dell'esoscheletro degli artropodi, che ha un effetto negativo sulla digeribilità e l'impiego delle proteine. Altri esempi di sostanze antinutrienti sono i fitati e gli ossalati, che riducono l'assorbimento di minerali come il calcio, lo zinco, il manganese, il ferro e il magnesio.

Esistono poi anche due categorie di insetti tossici: i fanerotossici, le cui tossine vengono attivate nel tratto gastrointestinale e la cui pericolosità per l'uomo è limitata a possibili danni provocati durante il passaggio dalla bocca all'esofago; e i criptotossici, portatori di sostanze tossiche per l'uomo. Tra questi vi sono ad esempio alcuni scarafaggi che contengono testosterone, e il cui consumo prolungato nel tempo può provocare, tra gli altri, problemi di fertilità e cancro al fegato.

BATTERI 

Come i pesci, anche gli insetti possono essere contaminati da alcuni patogeni come la salmonella, l'E. coli o il Campylobacter. La soluzione in questo caso è piuttosto semplice e consiste nella cottura: le alte temperature eliminano, o comunque riducono sostanzialmente, la presenza di microorganismi patogeni.

PARASSITI

A volte poi gli insetti ospitano parassiti: è il caso, ad esempio, di mosche e scarafaggi, nei quali sono stati ritrovati diversi tipi di protozoi e vermi parassiti in varie fasi di sviluppo. Anche in questo caso, basta congelare gli insetti per eliminare il rischio contaminazione, poiché le basse temperature uccidono i parassiti pluricellulari.

SOSTANZE CHIMICHE CONTAMINANTI 

C'è poi anche la contaminazione chimica, uno dei rischi maggiori collegati al consumo di insetti, principalmente quelli selvatici: nel 2007, ad esempio, diversi bambini e donne incinte della comunità di Monterrey (California) si intossicarono mangiando cavallette importate dal Messico che presentavano alti livelli di piombo. Tra le sostanze che si trovano frequentemente negli insetti vi sono alcuni metalli pesanti (come piombo, appunto, rame e cadmio) e pesticidi.

ALLERGIE

Un ultimo rischio è quello relativo alle allergie, un tema ancora poco studiato: la sintomatologia associata al consumo di insetti è varia, e va dal semplice prurito allo shock anafilattico. Probabilmente però, sostengono gli esperti, è sufficiente che gli insetti vengano correttamente processati per ridurne la potenzialità allergenica.

Insomma, non sembra esistano grossi impedimenti sanitari al consumo di insetti, ma bisogna prestare particolare attenzione all'elaborazione e alla conservazione (come già facciamo con carne e pesce) di questi novel food
Per ora, l'ostacolo più grande da superare in Occidente è quello normativo, oltre a una certa naturale repulsione che noi occidentali abbiamo verso questi cibi esotici: ad oggi, l'Europa ha autorizzato il consumo di solo tre tipi di insetti – le tarme della farina, le locuste migratorie e i grilli domestici.

Fonte: www.focus.it

Per approfondire:
Uno studio del 2018 "molto approfondito e accurato pubblicato dai ricercatori del Dipartimento di antropologia dell’Università Rutgers del New Jersey su Molecular Biology and Evolution: gli autori hanno verificato la presenza dei geni del principale enzima coinvolto nella digestione della chitina, chiamato CHIA, in 34 specie di primati, scoprendo che il gene c’è sempre, anche se con significative differenze da specie a specie e anche se talvolta non è attivo. 

Nella maggior parte dei primati analizzati, che hanno una dieta prevalentemente vegetariana, c’è una sola copia del gene, mentre in altri, di taglia più piccola e più antichi dal punto di vista evoluzionistico ce ne sono più varianti, di solito tre. Il numero di copie può arrivare fino alle cinque identificate in alcune specie asiatiche, che non a caso si nutrono prevalentemente proprio di insetti. 
Risultati simili sono stati ottenuti cercando il gene CHIA nei pipistrelli che si nutrono di frutta e nei topi" (Eating Insects Might Seem Yucky, But They Are Nutritious
Fonte: Insetti a tavola, anche gli esseri umani potrebbero essere capaci di digerire la chitina dell’esoscheletro. I risultati di uno studio americano sulle scimmie

E ovviamente non dimenticare mai che anche i McDonald, le bibite zuccherine e tutti i cibi preconfezionati e trasformati non sono da meno!
Buon appetito!😎

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