Sprofonderebbe il pianeta in una "piccola era glaciale nucleare" che potrebbe durare migliaia di anni
L’invasione russa dell’Ucraina ha suscitato nuovamente le paure di una guerra nucleare. Ma in che modo esplosioni nucleari avrebbero un impatto sul mondo di oggi?
Il nuovo studio “A New Ocean State After Nuclear War”, pubblicato su AGU Advances da un team di ricercatori statunitensi, australiani e neozelandesi fornisce alcune terribili indicazioni sull’impatto globale di una guerra nucleare.
Per studiare l’impatto di una guerra nucleare regionale e su larga scala sui sistemi terrestri, in base alle capacità nucleari di oggi, il team guidato da Cheryl Harrison, autrice principale dello studio, del Department of ocean and coastal science della Louisiana State University (LSU) ha eseguito più simulazioni al computer.
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, attualmente 9 Paesi detengono più di 13.000 armi nucleari nel mondo e, in tutti gli scenari simulati dei ricercatori, «Tempeste di fuoco nucleari rilascerebbero fuliggine e fumo nell’atmosfera superiore che bloccherebbero il Sole con conseguente fallimento dei raccolti in tutto il mondo ...
Nel primo mese successivo allo scoppio della guerra nucleare, le temperature medie globali sarebbero precipitate di circa 13 gradi Fahrenheit (circa 10,5°), un cambiamento di temperatura maggiore rispetto all’ultima era glaciale.
Le temperature oceaniche scenderebbero rapidamente e non tornerebbero allo stato prebellico anche dopo che il fumo si sarà diradato.
Man mano che il pianeta diventerà più freddo, il ghiaccio marino si espanderà di oltre 6 milioni di miglia quadrate e 6 piedi di profondità in alcuni bacini, bloccando i principali porti tra cui il porto di Tientsin di Pechino, Copenaghen e San Pietroburgo. Il ghiaccio marino si diffonderebbe in regioni costiere normalmente prive di ghiaccio, bloccando la navigazione lungo l’emisfero settentrionale, rendendo difficile l’approvvigionamento di cibo e rifornimenti in alcune città come Shanghai, dove le navi non sono preparate ad affrontare il ghiaccio marino.
L’improvviso calo della luce e della temperatura dell’oceano, in particolare dall’Artico all’Atlantico settentrionale e al Pacifico settentrionale, ucciderebbe le alghe marine, che sono alla base della catena alimentare marina, creando essenzialmente una carestia oceanica. Questo bloccherebbe la maggior parte della pesca e dell’acquacoltura».
I ricercatori hanno simulato cosa accadrebbe ai sistemi terrestri se gli Stati Uniti e la Russia usassero 4.400 armi nucleari da 100 kilotoni per bombardare città e aree industriali, provocando incendi con l’espulsione di 150 teragrammi di fumo e l’assorbimento della luce solare da parte del black carbon nell’alta atmosfera. Hanno anche simulato succederebbe se l’India e il Pakistan si lanciassero l’uno contro l’altra 500 armi nucleari da 100 kiloton dando come risultato da 5 a 47 teragramm di fumo e fuliggine, nell’alta atmosfera.
La Harrison riassume così il risultato di un’insensata guerra nucleare che, comunque, si ripercuoterà su tutta l’umanità e sugli altri esseri viventi: «Non importa chi stia bombardando chi. Può essere l’India e il Pakistan o la NATO e la Russia. Una volta che il fumo viene rilasciato nell’atmosfera superiore, si diffonde a livello globale e colpisce tutti».
Un altro autore dello studio, Alan Robock, del Department of environmental sciences della Rutgers University, sottolinea che «La guerra nucleare ha conseguenze disastrose per tutti. In precedenza, i leader mondiali hanno utilizzato i nostri studi come stimolo per porre fine alla corsa agli armamenti nucleari negli anni ’80 e 5 anni fa per approvare un trattato alle Nazioni Unite per vietare le armi nucleari. Ci auguriamo che questo nuovo studio incoraggi più nazioni a ratificare il trattato di divieto».
Il nuovo studio dimostra l’interconnessione globale dei sistemi terrestri, soprattutto di fronte alle perturbazioni, siano esse causate da eruzioni vulcaniche, massicci incendi o guerre.
La Harrison aggiunge che «L’attuale guerra in Ucraina con la Russia e il modo in cui ha influenzato i prezzi del gas, ci mostra davvero quanto siano fragili la nostra economia globale e le nostre catene di approvvigionamento rispetto a quelli che possono sembrare conflitti e perturbazioni regionali».
Anche le eruzioni vulcaniche producono nuvole di particelle nell’alta atmosfera.
Nel corso della storia, queste eruzioni hanno avuto impatti negativi simili sul pianeta e sulla civiltà e la Harrison ricorda che «Possiamo evitare la guerra nucleare, ma le eruzioni vulcaniche sicuramente si ripeteranno.
Non c’è niente che possiamo fare al riguardo, quindi è importante quando parliamo di resilienza e di come progettare la nostra società, prendere in considerazione quel che dobbiamo fare per prepararci agli inevitabili shock climatici. Possiamo e dobbiamo comunque fare tutto il possibile per evitare la guerra nucleare. E’ troppo probabile che gli effetti siano catastrofici a livello globale».
Gli oceani impiegano più tempo per riprendersi rispetto alla terraferma.
Gli autori dello studio scrivono che «Nel più ampio scenario Usa-Russia, è probabile che il recupero degli oceani richieda decenni in superficie e centinaia di anni in profondità, mentre i cambiamenti del ghiaccio marino artico durerebbero probabilmente migliaia di anni e sarebbero in realtà una “piccola era glaciale nucleare”.
Gli ecosistemi marini sarebbero fortemente sconvolti sia dalla perturbazione iniziale che dal nuovo stato degli oceani, con conseguenti impatti globali a lungo termine sui servizi ecosistemici come la pesca».
Fonte: greenreport.it
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