Il dualismo fra l’interiorità e il mondo esterno di queste persone tanto fragili da necessitare una censura dalla realtà, un diaframma protettivo e selettivo, un filtro che permetta una permeabilità differenziata dei fatti e delle cose, tale da poter alimentare solo la positività desiderata, la bontà tout court ― che si trasforma in affettato buonismo ― è il più efficace virus che il male abbia mai inoculato in quelli che intenderebbero combatterlo e che si trovano, malamente ingannati da quest’ultimo, a rafforzarlo e a difenderlo.
Vivono nell’illusione che l’estasi buonista possa essa da sola provvedere a cuocere una calda minestra e a riparare gli infissi quando imperversa il freddo inverno.
Questo, del rifiuto opposto dalle menti deboli alla confutazione critica, al confronto del reale, all’accettazione dell’esperibile, è stato argomento di miti intramontabili come di fantasie di fantascienza distopica e scenari letterari apocalittici, questi ultimi rivelatisi più che profetici, oserei dire precisi e circostanziati.
Il principio dei cultori de “i buoni sentimenti (e le cattive conseguenze)” è che chiunque non è buono ― come loro solo sono convinti di essere ― è cattivo, una affermazione per differenza, una presunzione di superiorità inappellabile, indiscutibile, assoluta.
Ne consegue che chi non sia d’accordo non è un avversario, qualcuno di tollerabile, ma solo un nemico, per giunta di quelli nefasti ai quali nessuna pietà debba essere concessa perché contrario al “bene”, ovviamente sempre stimando come tale esclusivamente quello che solo loro hanno il diritto/dovere di codificare.
Il “bene” così (da loro soli) definito, è quindi inteso come stella polare che indica il cammino della società tutta ― e che loro vogliono unanimemente coesa nel perseguirlo, “E pluribus unum”, l’unitarianesimo dei soviet e dei fasci littori ― è inteso nella accezione più alta possibile quindi, ne consegue, quale diritto può essere concesso a un misero individuo, o più di uno solo, che non sia allineato all’alto scopo che essi hanno magnanimamente prefissato per tutti?
Poteva forse Aleksandr Isaevič Solženicyn dissentire col perseguimento del sedicente bene supremo del proletariato sovietico?
Poteva un macellaio bavarese di Nürnberg opporsi all’imperialismo del III Reich hitleriano e al lebensraum?
Poteva Giacomo Matteotti permettersi di avversare l’amor patrio fascista e la sua proiezione all’impero?
Si verifica quindi la peggiore delle conseguenze dei buoni sentimenti, il sedicente antifascismo che diventa fascismo e accusa di fascismo l’antifascismo.
Qualsiasi critica, sebbene motivata, argomentata e documentata venga posta all’operato ― discutibilissimo ― di questo pessimo governo, e degli ancora peggiori governanti regionali, è trattato alla stregua degli argomenti da terrapiattisti e irriso, quando va bene, osteggiato aggressivamente o peggio, quando va male.
Eppure non c’è logica né coerenza in quasi nulla essi abbiano detto e fatto in questi frangenti, peraltro lunghi e interminabili frangenti.
Non siete buoni, siete solo dei cattivi che non ce l’hanno fatta, siete il fallimento del bene e al contempo il massimo successo del male, male che ha guadagnato eserciti di servi sciocchi ancora più efficienti di quelli consapevoli perché vi ha guadagnato gratis, sottraendo possibili nemici da contrastare, in definitiva, siete il male peggiore.
Fonte: mariobiglietto.it
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