sabato 17 settembre 2022

Emanuel Swedenborg: cielo o inferno della conoscenza?

Se vi passasse per la mente la curiosità di sapere chi fosse e cosa abbia fatto nella vita un tale svedese di nome Emanuel Swedenborg vissuto a cavallo tra il 1600 e il 1700 vi consiglio di regalarvi il libro di cui vedete riprodotta in ultima edizione la copertina sotto l'articolo: Cielo e Inferno, a cura di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee).

I motivi per cui ve lo consiglio sono due: il primo è che questo è in pratica l’unico testo di Swedenborg in lingua italiana che potete trovare (forse, ma ne dubito, potreste pescare La dottrina celeste o Vera christiana religio in qualche angolo nascosto di una libreria dell’usato o in un mercatino), il secondo è che, grazie alle pagine introduttive di Paola Giovetti, troverete ben riassunte le vicende biografiche e umane del nostro uomo oltre ad un compendio sufficiente delle idee scientifiche, filosofiche e religiose che Swedenborg ha espresso, attraverso un numero impressionante di libri, circa 180, lungo tutto l’arco della sua vita, una vita fondamentalmente divisa in due periodi percettivi sensibilmente diversi ma affrontati con metodo e volontà di conoscenza non dissimili.

A me la curiosità di saperne di più nacque un giorno del 1999 leggendo in Inferno di Strindberg diverse citazioni del nome di Swedenborg e righe come queste:


"La lettura di Swedenborg occupa la mia giornata e il realismo delle sue descrizioni mi schiaccia. Ritrovo in esse ogni cosa, tutte le mie osservazioni, le mie impressioni, i miei pensieri per modo che quelle visioni mi sembrano cose vissute, veri documenti umani. Non occorre credere ciecamente a ogni cosa; basta leggere e confrontare con la propria esperienza.
Purtroppo questo libro di cui dispongo non è che un compendio. I fondamentali enigmi della vita dello spirito li troverò risolti soltanto quando sarò in possesso dell’opera originale Arcana Coelestia."


Da quel momento divenne naturale mettersi in caccia degli scritti di Swedenborg e così, dopo aver rimediato parecchie delusioni, approdai finalmente a questo testo chiarificatore che mi permise di cominciare a conoscere qualcosa di più di questo enigmatico personaggio.


Ma chi era Emanuel Swedenborg?

E’ impossibile in un breve testo riassumere il ponderoso lavoro scientifico e l’incredibile svolta che portò Swedenborg a diventare un indagatore del mondo aldilà, per cui ci affideremo ad una narrazione per dati, mentre tutto il resto lo potrete scoprire da soli se vi appassionerete a questa impervia ricerca.

Emanuel Swedenborg nacque nel 1688 a Stoccolma, terzo figlio di otto di Sarah Behm e di Jesper Svedberg, pastore che in seguito divenne rettore all’università di Uppsala e anche vescovo di Skara. Swedenborg quindi si ritrovò da subito e per tutta la sua vita immerso in un ambiente dove cultura umanistica, scienze e religiosità non agivano in opposizione ma cominciavano a dialogare con il comune scopo di arrivare ad una conoscenza del mondo e di Dio. 

In Swedenborg si trovarono riuniti un senso pratico della scienza vista come materia di creazione di strumenti per conoscere e utilizzare le risorse del mondo e un’acuta osservazione dello spirito e delle idee umane che, dopo la consueta peregrinazione giovanile di viaggi di studio in giro per l’Europa, lo riportò in patria e nell’ambiente accademico svedese pieno di un fervore scientifico che da subito gli permise una brillante carriera e un’enorme considerazione da parte di molti luminari europei dell’epoca.

Una delle invenzioni di Emanuel Swedenborg: la macchina volante, 
abbozzata nel 1714, quando aveva 26 anni

Stiamo parlando insomma di un uomo che per i primi 56 anni della sua vita divenne un protagonista della cultura del ‘700. Un uomo che parlava otto lingue, un uomo la cui opera non religiosa comprende ben 150 titoli che si occupano di meccanica, matematica, mineralogia, cristallografia, fisica, geometria, chimica, astronomia, cosmologia, biologia, anatomia, filosofia. Un uomo che divenne presto primo scienziato della corte del re di Svezia e che, per citare solo uno tra i mirabili progetti che ideò o realizzò, nel 1716 progettò anche una macchina volante che nel 1897, in America, si costruì davvero e volò per circa 15 metri.

Un uomo che era ammirato e ascoltato dai più grandi pensatori dell’epoca tra cui uno, insospettabile, di nome Kant che a lui dedicò anche il libro Sogni di un visionario, libro a noi utilissimo in quanto riporta alcuni fatti estremamente importanti della vita di Swedenborg controllati personalmente da Kant attraverso dati apparentemente incontrovertibili.

Raggiunta una fama riconosciuta e una posizione in grado di metterlo al centro delle discussioni più importanti della cultura europea del ‘700 l’antico intimismo religioso che Swedenborg da bambino aveva vissuto si riaffacciò lentamente nella sua vita dopo essere stato accantonato completamente durante i quarant’anni di studi scientifici a cui Swedenborg si era dedicato con spirito enciclopedico e un fervore senza pari nello studio di ogni branca del sapere.

Swedenborg non si era mai allontanato dalla convinzione religiosa di un dio creatore e di una vita dopo la morte ma si era sempre tenuto lontano da dogmatismi e discussioni teologiche tutto preso dall’indagine sulla natura che le scienze e il pensiero umano dell’epoca gli permettevano. E forse fu per questo che, mettendosi alla ricerca di un principio unificatore che tutto potesse collegare (vecchia chimera anche per gli scienziati odierni),

Swedenborg si avvicinò, dopo lo studio del corpo umano, allo studio della psiche e dell’anima.

Stava maturando in quest’uomo straordinario quella che sarebbe stata una svolta sorprendente, per certi versi, della sua vita, la seconda parte della sua vita percettiva, una svolta che lo trasformò, se vogliamo, da scienziato a scienziato della religione, o meglio, in un mistico, colui che fa esperienza diretta di Dio senza bisogno di intermediari.

Questo enorme mutamento di prospettiva (ma non di metodo, perché Swedenborg anche nella sua vocazione mistica mantenne sempre un rigido sistema di analisi di se stesso e degli avvenimenti) cominciò a manifestarsi nel 1744 attraverso dei sogni, sogni sempre più simili a vere e proprie visioni che Swedenborg, rispondendo al suo essere scienziato, cominciò a trascrivere in un libro chiamato Diario dei sogni, dove possiamo anche noi ripercorrere l’affacciarsi dei primi strani sogni, delle prime straordinarie visioni (a volte anche terribili) e della presa di coscienza di un nuovo compito che

Swedenborg sentiva essergli attribuito da forze guida superiori che presto identificò in spiriti e angeli.

E per questo oggi Swedenborg è anche considerato uno dei padri del cosiddetto occultismo.

In realtà, dopo aver preso coscienza del suo compito, egli si dedicò alla spiegazione delle sfere celesti come semplice latore di messaggi da lì provenienti ma, sorprendentemente, senza mai essere considerato nel suo tempo, e da quasi nessuno, un folle, tale era la sua limpida rigorosità indagatrice e didattica e probabilmente perché molti avevano avuto, in qualche modo, prova diretta di alcune sue straordinarie capacità anche di veggente. Più problemi li ebbe per pubblicare i suoi testi religiosi, considerati inaccettabili rispetto all’ortodossia luterana vigente in Svezia.

Come aveva fatto in precedenza rispetto agli argomenti scientifici Swedenborg cominciò, dopo il Diario dei sogni, a scrivere opere di carattere religioso, opere tuttavia scevre da qualsiasi tipo di dogmatismo e tese a divulgare, per volere degli angeli e degli spiriti, la vera parola di Dio e la vera natura dell’aldilà.


A noi uomini del 2000 può sembrare forse eccessivamente rischioso trovarci a considerare argomentazioni del genere, ma quel che è certo è che la lettura dei testi è abbastanza impressionante.

Swedenborg scriverà ben 36 opere di natura religiosa, tra cui le più importanti sono sicuramente Cielo e Inferno e gli Arcana Coelestia.

Gli Arcana Coelestia, pubblicati tra 1747 e il 1758 in 8 volumi in latino (12 volumi nelle moderne edizioni in inglese) sono una monumentale opera di esegesi biblica che passo per passo fornisce una spiegazione metodica del significato interiore e allegorico dei testi sacri: i libri della Genesi e dell’Esodo.

In Cielo e inferno invece troviamo un vero e proprio vademecum sulla vita dopo la morte, la descrizione di un mondo non astratto di sensazioni più acute e l’esplicazione del tema filosofico-religioso più importante in Swedenborg per capire i mondi ultraterreni: il tema delle corrispondenze, ovvero, noi vediamo sulla terra ciò che potremmo chiamare corrispondenze, perché l’uomo è cittadino di due mondi, quello spirituale e quello materiale, ma proprio la nostra prigionia dovuta ai sensi ci impedisce quasi sempre di accedere ai nostri sensi spirituali e al mondo spirituale.

I temi che Swedenborg affronta sono vastissimi e svelati accuratamente, sempre trattandoli con la consapevolezza di non poter descrivere con il linguaggio umano quello che sono le sfere celesti e l’altro mondo, poiché inadeguate sono le parole.

Swedenborg ci narra di viaggi in altri mondi e nello spazio siderale, ci ordina le vie dello spirito e della religiosità secondo quello che gli spiriti gli comunicano e gli chiedono di comunicare all’umanità, ci offre una panoramica della nostra vita spirituale allo stesso tempo incredibilmente estranea alle nostre possibilità umane eppure estremamente legata alla nostra dimensione terrena da non poter scindere gli effetti delle nostre azioni e del nostro animo dalla nostra vita ulteriore.
Quello che ci offre Swedenborg è un viaggio straordinario che merita di essere letto senza pregiudizi, e questo ci porta, per quanto ci riguarda, alle note dolenti.

Come mai, in un paese come l’Italia dove si traduce qualsiasi cosa proveniente dall’estero anche di spessore veramente infimo, a 300 anni dalla morte di questa personalità eccezionale, non possiamo leggere quasi nulla dei suoi scritti trovandoci ad avere a che fare con una bibliografia italiana dei testi scarsissima ed eterogenea a tal punto che abbiamo notizia di qualcosa stampato negli anni ’40 e qualcosa negli anni ’80 ma praticamente sempre irrecuperabile e mai accessibile al grande pubblico?

Come mai esistono traduzioni degli Arcana Coelestia in quasi tutte le lingue del mondo e non in italiano (considerando anche le nostre possibilità di ottimale traduzione partendo da un testo latino…)?

(L'articolo è del 2009, oggi "Arcana Coelestia" si trova tradotto: LINK - NdC -)

Come mai nemmeno le opere scientifiche di Swedenborg sono disponibili anche solo come documento di un’epoca senza entrare nel merito del loro valore scientifico o filosofico?

Perché nel mondo ci sono numerose Swedenborg Society che si occupano della diffusione e della discussione delle sue opere (come ad esempio queste: The Swedenborg society , Swedenborg Foundation Publishers e Gruppo studi Swedenborghiani) e da noi non si parla quasi per nulla di Emanuel Swedenborg?

Possiamo attribuire tutto questo ad una semplice dimenticanza? Ad una volontà di rinchiudere un tale personaggio nell’angusto recinto dello spiritismo senza nemmeno aver potuto leggere i suoi testi? 
Oppure un libro come gli Arcana Coelestia è un libro “fastidioso” da tradurre qui in Italia?

E’ necessario essere invasi oggi da testi sulla spiritualità orientale ben più inutili, frutto magari di mode e tendenze (lo dico sentendomi molto vicino alla sensibilità orientale rispetto ai temi filosofici e religiosi, nonché mistici e ben sapendo che, ad esempio, in Swedenborg molti sono i punti di contatto con le religioni orientali e il loro modo di descrivere il Mondo come connessione del Tutto), e tralasciare contemporaneamente ciò che la nostra cultura europea ha prodotto ad un passo da casa?.

Cielo e Inferno è certo un libro interessante ma, nonostante le preziose informazioni e l’affascinante lettura, ci fornisce una visione molto parziale delle idee espresse da una tale personalità. Idee che a mio avviso andrebbero organicamente rilette, anche a partire dai testi scientifici, e rimesse a disposizione del nostro patrimonio culturale, che è pur sempre figlio di quello europeo e certamente assai legato a temi spirituali e religiosi che da sempre sono in noi. 

Sarebbe ora di tirar fuori Emanuel Swedenborg e la sua straordinaria esperienza di vita e di scrittura dal riverbero dell’occultismo e dello spiritismo. Sarebbe ora di vedere cosa accadde ad un uomo che indagò la scienza e la filosofia, che ebbe delle visioni,che scrisse sotto dettatura degli spiriti, un uomo che forse è il maggior esempio occidentale di mistico che può darci un’idea assolutamente da vagliare su cosa significhi il concetto di Visione.

Spero, prima di vedere gli spiriti anch’io, di poter leggere tradotti e pubblicati in maniera organica anche qui in Italia almeno i suoi principali scritti, di tutti i tipi, e con le mirabili traduzioni dal latino che noi senz’altro siamo in grado di proporre nella maniera migliore.

Swedenborg morì dopo aver sofferto una lunga malattia dalla alterne vicende e, come narrano i fatti, essendo un nobile e un veggente aggiungo io, ovviamente si premurò di avvertire per lettera il pastore metodista John Wesley, il quale doveva andare a trovarlo in aprile, che lui, in data 29 marzo 1772, sarebbe morto e che quindi non avrebbe potuto riceverlo. 
Cosa che puntualmente accadde.

Fonte: samgha.wordpress.com

cielo e infernoDi seguito un estratto di "Il Cielo" capitolo 43, "l'immensità del cielo", nel quale Swedenborg descrive la pluralità dei mondi abitati:

(417)
Si può vedere quanto è grande il Cielo del Signore dal fatto che tutti i pianeti visibili del nostro mondo solare sono delle terre: essi e altri innumerevoli pianeti dell’universo sono tutti coperti di abitanti. Di questo ho trattato in un opuscolo a parte, dove affermo che anche gli abitanti di questi pianeti divengono spiriti e angeli, se vivono in base all’amore e alla verità.

Nell’universo esistono non meno di un milione di terre abitate ognuna da milioni di abitanti, per centinaia e centinaia di generazioni.
Tuttavia gli angeli mi hanno detto che tutto questo non è niente in rapporto all’immensità del Signore e alla sua creazione.
Queste cose mi sono state dette e mostrate affinché si sappia che il Cielo del Signore è immenso, interamente composto dal genere umano, e che il Signore è ovunque riconosciuto come il Dio del Cielo e della terra.

(418)
Si può dedurre che il Cielo del Signore è immenso anche dal fatto che nel suo complesso il Cielo rappresenta un uomo e corrisponde a tutto ciò che è nell’uomo, in generale e in particolare, come è stato mostrato e spiegato precedentemente dal n. 87 al 102.

(419)
Mi è stato anche concesso di vedere l’estensione del Cielo abitato e quella del Cielo non abitato. L’estensione di quest’ultimo è tale che per l’eternità non potrà essere riempita, neppure se esistessero miriadi di terre tutte abitate come la nostra.

Tratto da: "Cielo e Inferno" (PDF)


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