venerdì 28 agosto 2020

Cosa c'è ai confini del sistema solare?

Nel mese di Luglio 2013 la NASA annuncia che la navetta Voyager, lanciata nel lontano 1977, ha raggiunto un'area prima sconosciuta e si trova al momento sospesa sull'orlo del nostro Sistema Solare.
( ... )

Dopo un viaggio di quasi 36 anni (oggi 43 anni NdC) ad una velocità di 17,035 km al secondo la sonda è entrata in un'"autostrada magnetica" che collega il sistema solare allo spazio interstellare.

Questa "autostrada" sembra essere un mezzo di collegamento fra il campo magnetico del sole ed il campo magnetico interstellare.

Gi scienziati ora non hanno idea di cosa aspettarsi: "È la prima volta che qualcosa raggiunge una tale distanza" ha dichiarato Ed Stone, una dei costruttori della navetta, "non conoscevamo questa regione, la heliosheath, e non potevamo sapere che Voyager ci sarebbe mai finita, ma questa è la cosa affascinante e ora che lo sappiamo possiamo almeno dargli un nome, grazie a Voyager".
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Ma oggi dove sarebbero finite le sonde del programma Voyager?

La Voyager 1 e la Voyager 2 sono due sonde gemelle realizzate dal Jet Propulsion Laboratory e lanciate nello spazio dalla NASA rispettivamente il 5 settembre 1977 e il 20 agosto 1977. Sì, la Voyager 2 è partita da Cape Canaveral circa due settimane prima della Voyager 1.

Il perché trova risposta nelle traiettorie diverse studiate per le due sonde: il Voyager 1 è stato instradato su un percorso più veloce per raggiungere i suoi obiettivi planetari, Giove e Saturno, prima del Voyager 2.


Come possiamo comunicare a 20 miliardi di chilometri di distanza?

Per parlare con le Voyager, la NASA si serve della Deep Space Network, una rete di gigantesche antenne radio sulla superficie terrestre distribuite in tutto il mondo: una a Goldstone, in California, una nei pressi di Madrid, in Spagna e una a Canberra, in Australia.

Partite con dieci strumenti per le rilevazioni scientifiche, nel corso dei 43 anni di attività, le due Voyager hanno dovuto spegnere o rinunciare ad alcuni di essi.

Al momento risultano funzionanti su entrambe il sottosistema per l’analisi dei raggi cosmici (CRS) e il relativo analizzatore (LECP), e poi il magnetometro (MAG) per l’analisi dei campi magnetici. L’analizzatore del vento solare (PLS) è funzionante ormai solo sulla Voyager 2, ma il collettore dei dati delle onde del plasma solare (PWS) funziona su tutte e due le sonde.

( ... ) Per tre volte alla settimana, Voyager 1 registra 48 secondi di dati PWS ad alta velocità (2,8 kbps) su un Digital Tape Recorder (DTR) per la successiva riproduzione. Il Voyager 1 ha sei playback all'anno. Dopo la trasmissione dei dati (in tempo reale o registrati) al Jet Propulsion Laboratory, questi vengono elaborati e resi disponibili in file elettronici ai team scientifici dislocati in tutto il Paese per la loro elaborazione e analisi.

( ... ) Nel momento in cui scriviamo (2019), le due sonde sono nello spazio da 42 anni e 5 mesi. La Voyager 1 dista 22,24 miliardi di chilometri dalla Terra, la Voyager 2 è lontana 18,5 miliardi di chilometri; viaggiando nello spazio interstellare alla velocità di circa 16 chilometri al secondo.
Qui, la telemetria.

Anche quando, dopo il 2036, probabilmente non avranno più energia per comunicare la loro esistenza alla Terra, sapremo che esse avranno la possibilità di comunicare la nostra esistenza a qualcun altro.


La placca di alluminio posta a bordo del Pioneer 10 e 11 come messaggio per una possibile forma di civiltà intelligente.  Crediti NASA/JPL.

Le sonde Pioneer 10 e Pioneer 11 sono partite molto prima, nel ’72 e nel ’73, ma abbiamo perso il contatto con esse nel 2003 e nel 1995. 

E anche loro ci hanno regalato le prime splendide immagini di Giove e della Macchia Rossa. Entrambe avevano una placca dorata che riportava informazioni sulla costruzione della sonda stessa, i disegni schematizzati di un uomo e una donna, e la posizione della Terra rispetto al Sole e del Sole nella Via Lattea.

Articolo completo:
La storia delle sonde Voyager, i nostri occhi e le nostre orecchie nello spazio



Secondo Giuliana Conforto la realtà potrebbe essere tutt'altra.

Caverna platonica ritrovata

“Confine raggiunto. E Voyager oltrepassa il sistema solare”, riportano i titoli dei quotidiani italiani, ai primi di luglio 2013, parlando della sonda Voyager 1, l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra. 
Leggendo poi però l’articolo si scopre che E. G. Stone, professore di fisica al California Institute di Pasadena, dichiara: “potrebbe accadere da un momento all’altro, ma potrebbero volerci anche molti anni.”

Quindi non solo non lo ha raggiunto, ma non si sa ancora bene quale sia il confine del sistema solare.
Nel 2003 la sonda raggiunse l’elioguaina (heliosheat), una regione in cui il vento solare è particolarmente intenso e si pensava che questo fosse il confine del sistema solare, ma non è stato così. 

Lo scorso anno 2012, in agosto, Voyager 1 aveva raggiunto una zona chiamata “regione a esaurimento”, una sorta di strato magnetico che sembrava essere il confine.
Invece no, non lo era...




Nel disegno sono segnati i raggi cosmici galattici che invece non sono stati osservati In 35 anni di attività la Voyager 1 ha percorso una distanza pari a 125 volte la distanza terra-sole, mentre la sonda gemella, la Voyager 2, è di poco più indietro. 

Comunque la quantità di raggi cosmici segnalata da entrambe è diminuita progressivamente e, negli ultimi mesi, si era ridotta in modo così drastico, tanto da ritenere che questa fosse la volta buona.



Il disegno della NASA secondo gli ultimi dati. Crediti NASA 

Tuttavia l’indicatore principale – un cambiamento drastico del campo magnetico – come ci si aspettava non c’è stato e quindi la sonda non è uscita dall’influenza solare.

I commentatori italiani sembrano certi che prima o poi le sonde Voyager raggiungeranno il “confine” e non riportano i risultati della sonda IBEX (Interstellary Boundary Explorer) che lo ha già esplorato, scoprendo che il “confine” si comporta come uno specchio magnetico, come riporto nel mio libro Il Parto della Vergine e sostengono gli stessi scienziati, responsabili della missione IBEX.



Un modello che rappresenta il riflesso osservato sulla caverna

“Ci sembra di esplorare una caverna misteriosa“ diceva Arik Posner, direttore del programma IBEX alla NASA. “Osservando IBEX, ci accorgiamo che il sistema solare è come una candela, le cui luci sono riflesse sulle pareti della caverna e riflesse verso di noi”.

“I modelli che abbiamo immaginato finora sono tutti sbagliati” ha dichiarato Stomatios Krimigis direttore del Dipartimento Spaziale nel 1991. Il sole produce un plasma di particelle cariche – noto come vento solare – che viaggia a velocità supersoniche fino all’eliosfera, la bolla magnetica che avvolge il sistema solare. Un anno fa Voyager 1 aveva segnalato che il vento solare era diminuito di un fattore 1000. Era stata una riduzione repentina, avvenuta in pochi giorni, mentre i raggi cosmici erano, invece, aumentati notevolmente. 

Quindi tutti pensavano che Voyager 1 avesse abbandonato l’eliosfera. Invece non era così. 
Qual era dunque il problema? 

È che tutti si aspettavano che nel mezzo interstellare – fuori dall’eliosfera – i raggi cosmici si muovessero in tutte le direzioni. Invece no, provenivano tutti da un’unica direzione preferenziale. Non solo. Mentre il vento solare era diminuito drasticamente, il campo magnetico era rimasto intatto, senza la ben che minima variazione.
Il fatto difficile da spiegare perché tutti credono che il campo magnetico galattico sia inclinato di 60° rispetto a quello solare.
“E’ una grossa sorpresa” dicono gli astronomi copernicani.
Per me non lo è. 

Come scrivo in Baby Sun Revelation:

Ciò che chiamiamo “cielo” e che consideriamo erroneamente come uno “spazio vuoto” è pieno di plasma, confinato dai campi magnetici in fasce che si comportano come specchi.

Siamo immersi in una gigantesca sala di specchi. 
Alcuni possono coincidere con le fasce di Van Allen che avvolgono la terra e forse anche con le sfere cristalline descritte dagli astronomi tolemaici. 

La via lattea anche è uno specchio e la magnetosfera solare – eliosfera – è una caverna reale e niente affatto platonica nel senso usuale del termine.

E’ uno schermo al plasma sul quale si proiettano gli ologrammi, ovvero le immagini in 3D che gli astronomi chiamano “stelle” e/o “galassie”, ignorando che sono le ombre “dell’unica veraLuce che dà vita a infiniti mondi intelligenti” scriveva Giordano Bruno, aggiungendo che c’è “un unico SOLE che li illumina tutti”.

L’universo osservato è un ologramma, proiettato sulle pareti della caverna, cioè la sala di specchi magnetici, contenuti nell’eliosfera che funge da specchio del potente campo magnetico solare. Le “pareti” distano ben 125 volte la distanza terra-sole. La Sorgente di questo possente campo magnetico potrebbe non essere il sole visibile in cielo, bensì il CUORE CRISTALLINO al centro della Terra.
Voyager 1 ha raggiunto la zona dove il vento solare si riflette, dove cioè la sua velocità si annulla.

Secondo me anche la sonda sta tornando indietro, rimanendo all’interno della caverna entro cui siamo immersi. La caverna è una matrix, una realtà virtuale in cui l’uomo vede le “ombre delle idee” idee… confuse
Se è così si scopre che la Via per uscire dalla caverna non è certo lanciare sonde nello spazio, bensì riconoscere la vera Luce, la Vita, che proviene dal Cuore Cristallino della Terra.

Fonte:
 blueplanetheart.blogspot.it

Come si suol dire: ai posteri l'ardua sentenza ...

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