lunedì 13 aprile 2020

Marine USA contro il Gigante di Kandahar

Nel 2002 le truppe USA si trovavano in Afghanistan, a Kandahar una squadriglia di marine ebbe uno scontro con un gigante dalla folta barba e capelli rossi acceso. 
Il Nephilim uccise un soldato prima di perire sotto i colpi dei mitragliatori americani. 

Mito o realtà?

Pubblichiamo la storia del Gigante di Kandahar perché è un bel racconto e intriga quella parte di noi che è affamata di mistero e sconosciuto.

Molte sono le fonti che ne parlano sparse per la rete e nessuno ha potuto dimostrare che la storia sia vera o se fosse un fake.

Anche la famosa trasmissione Coast to Coast si è occupato del mistero, e vi proponiamo il video della puntata ...



Già questi disegni suscitano grande attenzione, è possibile che esistano (come il mito del Big Foot o del mostro di Lochness) esseri misteriosi in luoghi remoti del pianeta?
Il Gigante di Kandahar è un Nephilim che la Bibbia descrive con dovizia di particolari?

Il Gigante di Kandahar

Steven Quayle, nel suo popolarissimo programma radiofonico “Coast to Coast” ha parlato per primo di un evento che ancora oggi è tenuto segreto dal governo Americano: nel 2002 una Task Force USA si trovava in una zona deserta dell’Afghanistan alla ricerca di una squadra che era scomparsa poco tempo prima. Nel percorrere un tratto montuoso i soldati si sarebbero trovati di fronte all’ingresso di una caverna. Sul terreno vi erano i resti di equipaggiamento militare USA completamente distrutto.

Nell’ispezionare la caverna la Special Force sarebbe stata attaccata da un gigante alto almeno 4 metri con capelli lunghi e rossi, 6 dita alle mani e ai piedi, e una doppia fila di denti. Il gigante, secondo le testimonianze raccolte da Quayle, avrebbe ucciso un soldato trafiggendolo con una lancia prima che il resto della squadra riuscisse ad ucciderlo, sparandogli al volto per ben trenta secondi.


Cadavere Top Secret

A quel punto il cadavere del gigante sarebbe stato imballato e trasportato via elicottero in una località Top Secret degli USA per essere studiato.
Sulla base di questa notizia L.A. Marzulli è riuscito recentemente a intervistare uno dei membri della squadra speciale che era presente all’uccisione di quello che è stato soprannominato dai militari il Gigante di Kandahar.

Il soldato racconta che la sua squadra, nell’ispezionare una caverna, aveva circondato un umanoide gigantesco che possedeva una folta barba rossa e lunghi capelli dello stesso colore. Nella grotta vi erano resti di scheletri umani che portano a pensare che il gigante fosse cannibale.

Uno dei soldati fu infilzato dall’arma che il gigante impugnava, un lungo giavellotto o lancia, nel corso della sparatoria durata 30 secondi (tanto ci è voluto per riuscire a uccidere l’essere).
Secondo il testimone il governo USA non ha divulgato questo fatto e non ha nessuna intenzione di farlo in quanto “i giganti non combaciano con il modo con cui spieghiamo il nostro mondo”.

Sembra che il peso stimato del gigante sia stato di circa 500 Kg. La stima è stata compiuta dalla squadra di trasporto che ha pilotato il C-130 dall’area di recupero agli Stati Uniti. Il testimone ricorda del commento di uno dei piloti sul “terribile odore di muschio e di sporco” che emanava il corpo, come “un uomo che non si è fatto una doccia per 10 anni” (Il testimone ha raccontato a Marzulli che l’odore era più intenso di quello di una puzzola e più simile a quello di una pila di cadaveri in decomposizione).
Oltre alla lancia, l’abbigliamento del gigante era costituito da tela o pelle di animale a protezione dei piedi, come una specie di mocassini.


L’intervista al testimone (che potete vedere anche nel video)

Abbiamo reperito e ascoltato l’intervista integrale. Il testimone parla in dettaglio dell’incontro con questo essere enorme in una zona desertica nei pressi di Kandahar, Afghanistan. Marzulli, che non nomina mai il nome del testimone ma lo chiama “The Shooter” (“Quello che ha sparato” per via del suo coinvolgimento attivo nell’uccisione del gigante) afferma di aver intervistato il militare tre volte al telefono e in tempi diversi per controllare che nel racconto non vi fossero incongruenze o lapsus che dimostravano la non veridicità della storia; e alla fine di essersi convinto ad incontrarlo personalmente in una località segreta. In un’altra occasione il reporter investigativo ha scoperto che l’autista che lo stava portando a una conferenza era anch’egli un ex-militare che aveva servito in Afghanistan pochi anni dopo l’evento ed era perfettamente a conoscenza del fatto. Nel documentario “Watchers X” il ragazzo (“Mr.D”) racconta:

“Quando rientravamo alla base sentivamo i colleghi parlare di un’unità che aveva trovato e ucciso una persona in una grotta o all’ingresso di essa. All’inizio non ho pensato a niente, ma poi ho sentito che le dimensioni di questa persona erano tre volte quella di un essere umano adulto, e che possedeva più dita alle mani e ai piedi rispetto a un uomo normale; che aveva capelli rossi e che un’unità speciale lo stava cercando…”

Marzulli prosegue mostrando una punta di ferro del peso di circa 6 Kg e che, se attaccata a un palo a formare una lancia, sarebbe difficile da manovrare per un uomo di media statura. La punta fu trovata in Michigan e donata ad un capo indiano della riserva; ma è la stessa punta che “The Shooters” afferma aver visto nelle mani del Gigante di Kandahar durante il combattimento, la stessa con la quale il suo collega fu ucciso.

Il resoconto

Nel video “The Shooter” è chiamato “Mr. K” e viene indicato come un lavoratore generico. Egli conferma che nel 2002 si trovava in Afghanistan. La sua unità era stata chiamata per una missione di recupero di un’altra pattuglia che era scomparsa in un’area remota del paese (tanto remota che, egli dice, vi sono dovuti arrivare via aria su un volo di circa 4 Km). Così l’unità viene sganciata sulla cresta di una mesa che formava uno dei check-points (punti di ritrovo) dove l’altra pattuglia avrebbe dovuto comunicare la posizione. Già prima della partenza i soldati si erano chiesti quello che poteva essere successo ai loro colleghi. Si era ipotizzata un’imboscata ma la cosa suonava strana in quanto in caso di imboscata c’è sempre il tempo di inviare una richiesta di aiuto alla base. In questo caso non era arrivata nessuna chiamata, nessun segnale.

Quindi l’unità di recupero è alla ricerca di qualche traccia e, nel discendere un tratto montuoso scoprono un sentiero, che seguono. Dopo una curva si trovano di fronte all’apertura di una grotta, il cui ingresso è circondato da rocce, che è un’altra stranezza, dice “Mr. K.” (ma senza darne ragione). Tra le rocce egli nota un certo numero di ossa frantumate la cui identificazione, data la distanza dal punto di osservazione, non era possibile. Ma quello che ha visto tra le ossa erano pezzi di strumentazione radio in dotazione all’esercito USA. Il primo pensiero è tornato all’ipotesi dell’imboscata, forse l’attacco di qualche animale, poteva essere qualunque cosa.


Il gigante di 4 metri

Di fronte all’entrata della grotta vi era abbastanza spazio per muoversi, anche se il dislivello tra la spianata e l’ingresso era praticamente un muro di roccia verticale.
Mentre i ragazzi della Task Force si disponevano in posizione anti-agguato una figura è balzata fuori dalla caverna ad una velocità che ha preso i militari di sorpresa: un essere umano di almeno tre metri e mezzo, più probabilmente quattro:

“Era un mostro – afferma “Mr. K” – barba rossa, con i capelli lunghi fin oltre le spalle e di un rosso scarlatto e Dan [uno dei soldati n.d.a.] gli corre incontro e inizia a sparare e allora noi tutti torniamo di colpo alla realtà perché quella scena era davvero surreale”

Da questo momento in poi è solo l’addestramento dei militari a salvarli e i ricordi sono dati dalla pura adrenalina: mentre Dan continua a correre incontro al gigante un altro soldato apre il fuoco e “The Shooter” lo imita.

Dalla ricostruzione video il gigante balza sulla spianata e infilza Dan con la sua lancia/giavellotto, tenendolo così a mezz’aria mentre la punta dell’arma lo trapassa da parte a parte. E intanto continua ad avanzare verso il resto della squadra.
Senza un ragione logica ogni soldato ha lo stesso pensiero in mente: gridano a vicenda per incoraggiarsi “Sparagli al volto! Sparagli al volto!”.

Le armi in dotazione all’unità erano M-4 Submachine Gun (mitragliatore), Recon Carbine .308/7.62 (fucile da cecchino) e Barrett .50 BMG (fucile semiautomatico). Il racconto dilata il lasso temporale di tutto l’avvenimento ma, puntualizza il testimone, tutto è durato 30 secondi. 30 secondi comunque sono tanti per uccidere quell’essere che, nonostante colpito da molteplici proiettili, continuava a combattere.
Marzulli ospita anche la versione di George Noory (conduttore del programma radiofonico “Coast to Coast AM” che ricorda la relazione del pilota dell’USAF che ha guidato il C-130 in America con il cadavere del gigante:

Le dimensioni

“L’essere pesa 1,100 pounds (498 Kg) ed è alto dai 10 ai 15 piedi (3-4 metri) ed era stato ucciso da colpi di arma da fuoco, sembra, in una caverna in Afghanistan, ma prima di essere ucciso si era lanciato addosso ai nostri uomini e potrebbe anche avere ucciso qualcuno. Era una storia molto, molto bizzarra, sembra di ascoltare la storia dei Nephilim della Bibbia…e bisogna assumere che il gigante non deve essere solo, non può essere il solo essere che vive su questo pianeta, ce ne devono essere altri da qualche parte.
Forse aveva una compagna, forse dei bambini, chi può saperlo? E’ stata una sfortuna che [il gigante] abbia attaccato i nostri soldati invece che avere un comportamento pacifico. Ma immagino che una tale reazione avesse avuto a che fare con la territorialità…”

Noory, nel suo programma, chiede al pilota di quanti uomini era composta la sua squadra di trasporto nel C-130 e il pilota risponde “sei uomini” e, quando ha potuto vedere il cadavere della creatura, il cui viso era distrutto dai proiettili, ha notato le sei dita alle mani del gigante, un’altezza di 4 metri e un peso di 500 Kg (senza pallet e imbracature per il trasporto).

Continua la testimonianza di “Mr.K”: quando tutto era finito e il gigante giaceva a terra privo di vita, anche il loro compagno, Dan, era già morto. Perché era dovuto succedere? Si sono chiesti i soldati.

Prima di lasciare il posto era già stato attivato il “9 line”, cioè la richiesta di evacuazione e di assistenza medica, ma all’improvviso il segnale inviato cambia codice perché arriva un elicottero perché il punto di contatto era una spianata circondata da un precipizio, e l’elicottero sale su dal precipizio [non arriva dal cielo n.d.a.] e scarica delle reti da trasporto.
All’unità viene ordinato di assicurare il gigante all’interno delle reti. Poi arriva un altro elicottero, molto più grande del primo e che era in grado di superare le montagne di quella zona (gli elicotteri Chinook avevano abbastanza potenza solo per elevarsi fino a una media altitudine). Era praticamente impossibile muovere il gigante dal terreno, era troppo grande ed “emanava un odore peggiore di quello di una puzzola, come di un cadavere che era rimasto all’aperto da un po’…
dice “Mr.K” e, quando l’elicottero con il suo carico ha preso quota trascinando la rete con un gancio, il segnale inviato al comando era quello di una “grande, potenziale creatura umana”.

Quali le sue sensazioni dopo quel drammatico incontro? Rabbia, naturalmente, per compagno ucciso, ma non solo. Nel loro rapporto post-evento ai soldati viene ordinato di mentire, di “aggiustare” la versione dei fatti secondo quanto suggerito dai superiori.

Marzulli chiede nuovamente di descrivere le caratteristiche fisiche del gigante: Mr. K conferma che esso aveva sei dita alle mani e sei dita ai piedi e che le unghie erano strane perché presentavano delle escrescenze come funghi e avevano gli orli irregolari.

La Special Force viene caricata sull’elicottero più piccolo e i due mezzi rientrano alla base per il debriefing. Durante il debriefing ai soldati viene fatto firmare un foglio nel quale essi dovevano impegnarsi a non rivelare nulla di quanto era accaduto, oltre che a riscrivere completamente il rapporto di fatto falsificando gli eventi.


Top Secret

Il motivo per cui “The Shooter” ha deciso di rompere il silenzio (non senza esitazione) è perché egli crede che la gente abbia il diritto di sapere quello che accade sul nostro pianeta.
Per quanto fantastica questa storia possa sembrare, la testimonianza combacia con quella presentata da Quayle qualche anno fa.

Marzulli chiede anche a “Mr. D”, l’ex “Special Op” (soldato delle forze speciali n.d.a.) che aveva sentito della storia del Gigante di Kandahar quando era in Afghanistan, sei egli creda che il popolo Americano, e la gente in generale, debba avere il diritto di sapere se vi sono esseri diversi dall’uomo che vivono sulla Terra.

La risposta di “Mr. D” è certa: “la mia idea è che se le cose vanno esattamente come dice la Bibbia, loro non lo vogliono. Se le cose vanno contro l’evoluzionismo di Darwin, non se ne deve parlare".

L’ex militare ripete che la vicenda del Gigante di Kandahar era una storia che si conosceva tra i militari e si dava per certa come realmente accaduta. Quando “Mr.D” è rientrato negli USA dopo il suo servizio in Afghanistan e ha incontrato altri militari che erano stati in servizio altrove. Tuttavia se io accennavo al Gigante di Kandahar, tutti ne avevano sentito parlare.

“All’inizio pensi: deve trattarsi di uno scherzo, di una bufala. Ma quando le cose cominciano a prendere una certa piega, quando continui a sentire la storia, ti rendi conto che non e’ uno scherzo. Loro [i superiori?] ci continuavano a dire di tenere le armi puntate verso l’alto; normalmente questo significa due [colpi] al corpo e uno alla testa. Ma ci veniva detto di puntarle sempre alla testa di un uomo e poi un po’ più in alto. E noi ci chiedevamo perché volete che spariamo al di sopra della testa di un uomo?”

Marzulli chiede conferma della data in cui è avvenuto lo scontro con il gigante: 2002. “Mr. D” era in servizio in Afghanistan in 2005. Se uno deve creare una burla per qualche non meglio identificato motivo, perché creare un gigante che nella descrizione riflette quella biblica dei Nephilim, cioè proprio quello che il governo USA vuole evitare di arrivare alla conoscenza della popolazione?

Altri misteri

“Mr. D” conferma che una messa in scena di questo tipo non avrebbe senso. Durante il suo servizio attivo in Afghanistan egli ha visto diverse cose che non è mai riuscito a spiegare, come luci nel cielo durante scontri a fuoco, Orbs o sfere luminose delle dimensioni di palline da tennis che nel cielo emettevano strani suoni. L’uomo ha avuto esperienze simili anche in Iraq (nella zona di Hadifah Dam), di servizio alle prigioni al di sotto della diga. Egli racconta di prigionieri che urlavano e di una terribile sensazione che si avvertiva in quel luogo, per poi più tardi leggere nella Bibbia che un angelo era stato rinchiuso in quello stesso luogo (Hadifah Dam è sul fiume Eufrate). Specificamente nel Libro dell’Apocalisse (9:14-15) si legge:

“ E diceva al sesto angelo che aveva la tromba:
‘Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufrate’.
Furono sciolti i quattro angeli pronti per l’ora, il giorno, il mese,
e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità “

Sembra che i soldati rinchiusi nelle prigioni di Hadifah Dam erano terrorizzati a morte, urlando di “sentirli”. Persino le guardie tiravano a sorte per scegliere chi di loro doveva entrare a prenderli. Nessuno voleva scendere là sotto.

Tornando all’Afghanistan, “Mr. D” prosegue dicendo che voci sull’esistenza di giganti arrivava anche dalla popolazione locale, che ne parlava come di mostri cannibali che vivevano nelle caverne. I soldati comparavano quelle storie al loro “Bigfoot” Americano.

Vi sono quindi tre testimoni diversi, apparentemente non collegati tra di loro (il testimone sentito da Quayle e i due sentiti da Marzulli) che parlano dello stesso evento: il Gigante di Kandahar sarebbe un fatto realmente accaduto.
“Mr. D” non aveva idea che “The Shooter” sarebbe stato intervistato. La cosa più interessante su questo secondo testimone è il tipo di addestramento che gli era stato impartito nel caso di un combattimento all’interno delle caverne: i’informazione di partenza era che i ribelli Afghani si rifugiavano nelle caverne e che, nel caso di uno scontro a fuoco all’interno di esse, essi dovevano puntare l’arma al di sopra della testa di un uomo adulto (o meglio, il primo colpo all’altezza della testa, e i successivi più in alto).

Fonte: www.nibiru2012.it

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