mercoledì 18 marzo 2020

Coronavirus ed emissioni di CO2, l’aria è più pulita ma non è una buona notizia: perché?

di Redazione Dataroom (Milena Gabanelli)

Il traffico cala ovunque: autostrade, statali e città
Sulla rete autostradale il traffico è calato, nella settimana dal 25 febbraio al 4 marzo, del 18% in media (dati Aspi).

Il traffico pesante è stato stabile con un leggero rialzo, anche perché sono aumentate le vendite online, mentre i veicoli leggeri hanno registrato un meno 20%. Meno auto anche sulle statali e in città.

A Milano le telecamere dell’area B (quella che comprende il solo territorio cittadino) hanno registrato ingressi in calo del 20%, mentre quelle dell’area C hanno registrato una media del 63% in meno dal 25 febbraio al 4 marzo. La media del calo delle città dell’Emilia Romagna è stata del 12%. La riduzione dotale del CO2 da traffico veicolare, secondo una stima dell’Ispra, è stata di 139.960 tonnellate.

La qualità dell’aria migliora

A pulire l’aria ci ha pensato il vento. Sui data Arpa Lombardia, confrontando la media degli inquinanti della la settimana precedente l’emergenza Coronavirus con quella successiva, dal 24 febbraio al 1 marzo, c’è stato un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto, biossido di zolfo e Pm10 in tutte le città della Regione Lombardia ...


Scuole chiuse: meno riscaldamento

Sono 15.481 le scuole fra statali e paritarie in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna che hanno chiuso completamente la prima settimana d’emergenza (poi molte hanno riaperto solo per attività di segreteria).
Impossibile sapere con esattezza se tutte abbiano spento il riscaldamento, sappiamo però che lo hanno fatto in molti, come le 40 scuole di Ferrara e i 158 plessi della città metropolitana di Milano. Sulla base del consumo di gasolio, metano, e teleriscaldamento fatto dalla città metropolitana Milano in 155 scuole da metà ottobre a metà Aprile (115 milioni di kw/h termici) Ispra ha potuto calcolare una stima di minor emissioni di CO2 nelle tre Regioni in una settimana per un totale di 78.000 tonnellate. Dal 2 marzo tutte le 53.500 scuole (statali e paritarie) italiane sono chiuse: sono 7.682.635 gli studenti a casa.

Zone rosse: oltre 3500 aziende hanno sospeso l’attività

Nelle ex zone rosse di Lombardia e Veneto sono state 3.543 le aziende che hanno sospeso l’attività. Le dimensioni, le attività e i consumi sono molto diversi fra loro e quindi è impossibile calcolare la quantità di minor emissioni.

L’impatto sul traffico aereo

Dal 3 all’8 marzo gli scali milanesi di Malpensa e Linate hanno registrato la cancellazione del 50% dei voli (da 700 a 350 al giorno), per un totale di 2.100 voli (fonte Assaeroporti).
La riduzione dei passeggeri, invece, è stata del 65%, ma è destinata ad arrivare all’80% nei prossimi giorni.
A Fiumicino, invece, è stato cancellato il 21% dei voli, pari a 1.131 movimenti in meno, ma la percentuale salirà nei prossimi giorni al 45-50%. Lato passeggeri si registra un dimezzamento.
Il totale dei movimenti in meno negli aeroporti italiani dal 15 febbraio al 4 marzo è stato di 3.398, pari a un calo di 1.761.328 passeggeri in meno.

Ma le riduzioni aumenteranno con gli stop dei voli annunciati martedì 10 marzo dall’Austria, dalla Spagna e da Ryanair, Iberia, Air Malta, British Airways. Ma in quanto si traduce questo minor movimento come emissioni di gas serra? Un aereo di corto raggio consuma in media 10.000 kg di kerosene.
Sul medio raggio (Milano-Dubai) 45.000, sul lungo raggio da 50.000 (Roma-New York) a 60.000 (Roma-Rio de Janeiro). Il consumo, però, dipende da tante variabili (il vento, il carico, il tipo di aereo).

La stima di minori emissioni di CO2 dovuta al calo di traffico aereo in arrivo e partenza dal territorio italiano, calcolato da Transport & Environment sull’ultima settimana di febbraio, è di 140.973 tonnellate (dati dell’ultima settimana di febbraio a confronto con la stessa settimana del 2019, calcolo di Transport & Environment). La stima di Ispra include anche la prima settimana di marzo ed arriva a 210.000 ton.


Coronavirus: minor inquinamento, ma è una brutta notizia

Il totale quindi calcolato solo sulle tre regioni, relativo a una settimana di riscaldamenti spenti, due settimane di minor traffico automobilistico e aereo (ed esclusi i consumi di riscaldamento delle aziende chiuse) ammonta ad una minor emissione di CO2 per 428.000 tonnellate (qui tutti i dati ).

L’equivalente delle emissioni annuali della centrale termoelettrica Ponti sul Mincio di Mantova, o di una città come Bergamo o Monza, oppure della circolazione di 450.000 auto che percorrono 11.000 km annui. Con le restrizioni estese su tutta Italia questo numero si alzerà in modo esponenziale. Almeno dal punto di vista della salute del pianeta è una buona notizia.

Per quel che riguarda gli inquinanti sì, perché le concentrazioni sono state basse, per quel che riguarda i gas serra purtroppo no.
L’incremento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, e quindi dell’effetto serra, ha memoria di quello che è avvenuto fino ad oggi: è un fenomeno che va valutato nel medio-lungo periodo e ha bisogno di politiche e misure di riduzione delle emissioni di tipo strutturale che tendono a modificare i consumi energetici nel tempo, e non nella congiuntura.

Sappiamo, invece, che il costo umano e il disastro economico innescato dalla malattia, potrebbe rendere ancora più difficile combattere i cambiamenti climatici, poiché le risorse che si pensava di destinare a progetti ambientali, dovranno essere dirottate sulla ricostruzione delle macerie.

Però se i fondi già stanziati orienteranno gli investimenti in modo sostenibile quando si riparte, se verranno ripensate le catene di fornitura accorciandole, se lo smart working diventerà un modello e non più un obbligo emergenziale, allora potremmo dire che la maledetta piaga ci ha insegnato a entrare in una nuova era.

Fonte: www.corriere.it

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