martedì 25 febbraio 2020

Psicopatici e potere - comandare è roba da matti

Loro ci hanno studiato. Essi sanno meglio di noi quello che noi sappiamo di noi stessi. Essi sono esperti nel premere i nostri bottoni, ad utilizzare le nostre emozioni contro di noi.

Ogni essere umano porta in sé una dote di pregi e di difetti, la sua anima è il risultato di una particolare alchimia in cui il bene e il male coesistono, creando un equilibrio che a seconda dei casi pende verso il primo o il secondo piatto della bilancia.
In questo equilibrio, quello a cui per natura gli esseri umani tendono quando si ritrovano nella collettività è una coesistenza pacifica, poiché la coesistenza pacifica è quella che garantisce un maggior vantaggio al singolo.

Si tratta di una questione pratica, prima ancora che morale: cooperare col prossimo porta vantaggi a tutti; ne beneficia il singolo, ne beneficia la collettività.

Queste considerazioni, d’altra parte, parrebbero essere smentite da una semplice osservazione degli avvenimenti che caratterizzano la storia degli uomini da millenni a questa parte.
Guerre, soprusi, saccheggi, odio ed intolleranza sono una costante nell’evolversi della civiltà umana.
Una apparente contraddizione, quindi.

Ma ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio ...


La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere?

Possono cambiare le forme di governo, la struttura della società, il livello di cultura o di ricchezza collettivo, ma saranno, in ogni caso, sempre i peggiori a comandare.

Persone che alla pacifica convivenza preferiscono la violenza perpetua, che spingono ed istigano le folle verso massacri distruttivi ed irrazionali.

Persone apparentemente senza sentimenti, senza coscienza, pronte a scatenare guerre ed a sacrificare milioni di uomini per raggiungere i loro obiettivi.
Apparentemente senza sentimenti.
Apparentemente?
Questo è il vero cuore della questione.

Esistono infatti persone che sono prive di quei sentimenti tipici degli esseri umani, sentimenti quali l’empatia, la capacità di provare pietà, l’istinto di protezione dei più deboli, la solidarietà.
Sono sentimenti propriamente “umani”.
Eppure, vi sono individui che questi sentimenti li ignorano del tutto.

La psicologia moderna descrive questa condizione come un disturbo, e cataloga chi ne soffre all’interno della famiglia degli psicopatici.

Ma quello che per la psicologia contemporanea viene catalogato come disturbo, all’interno della nostra società diviene un grande vantaggio.

Grazie all’impossibilità di provare qualsiasi sentimento di compassione, privo di ogni remora morale, lo psicopatico infatti ha tutte le carte in regola per scalare i gradini della gerarchia sociale, una gerarchia strutturata in modo tale da favorire la salita di chi è privo di scrupoli.

Il dottor Kevin Barrett, nel suo Twilight of the Psychopaths, sintetizza :

Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…]

Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso.

La nostra società è sempre più senz’anima perché le persone che la portano avanti e che danno l’esempio sono senz’anima – letteralmente essi non hanno alcuna coscienza.

Nel suo libro Political Ponerology, Andrej Lobaczewski spiega che gli psicopatici clinici beneficeranno dei vantaggi anche in modo non violento nel corso della loro scalata delle gerarchie sociali.

Questo avviene perché possono mentire senza rimorso (e senza la presenza di quella spia fisiologica dello stress che viene rilevata dai test con la macchina della verità), gli psicopatici possono sempre dire ciò che è necessario per ottenere ciò che vogliono.

Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza.
Consapevoli della loro diversità, la usano per manipolare chi li circonda e per arrivare a posizioni di dominio.

Laggiù dove una persona mediamente onesta si fermerebbe, dinanzi a compromessi, patti con la propria coscienza, tradimenti, corruzioni, gli psicopatici avanzano senza esitare, e così arrivano senza ostacoli nelle stanze del potere.

In questo modo succede che la civiltà umana nei secoli venga guidata dai suoi peggiori rappresentanti, mentre la massa ignara viene stimolata affinché esprima le sue potenzialità più distruttive.
Ed in una società in cui i vertici dimostrano con il loro operato che è solo attraverso l’inganno e la furbizia che si può raggiungere il successo, le classi che compongono via via gli strati più bassi tenderanno ad imitare il comportamento di coloro che li precedono, portando la civiltà stessa alla inevitabile decadenza.

Quello che occorre, oggi come non mai, è comprendere il meccanismo con il quale gli psicopatici riescono a soggiogare i loro simili, comprendere che sono persone che ragionano e sentono in maniera profondamente diversa dal resto dell’umanità, capaci di gesti ed azioni inimmaginabili per un uomo comune.

Solo conoscendo il loro modo di operare, si può sperare di risvegliare l’umanità dall’incantesimo di cui attualmente è succube.
Il vero problema è che la conoscenza della psicopatia e di come gli psicopatici governano il mondo è stato effettivamente nascosto.

Le persone non hanno la benché minima conoscenza di cui avrebbero bisogno per compiere un vero cambiamento dal basso verso l’alto.
Ancora e ancora, nel corso della storia si finisce per servire il nuovo capo, identico al vecchio capo.
Se c’è un lavoro che merita sforzi a tempo pieno e dedizione per il bene ultimo di aiutare l’umanità in questi tempi bui, è lo studio della psicopatia e la propagazione di tali informazioni in lungo e in largo e il più velocemente possibile.

Fonte: www.santaruina.it


Il potere dei folli 
Dai dittatori ai super manager, comandare è roba da matti

... Sono loro a «far andare avanti il mondo, giacché una mente squilibrata è più potente di una razionale».

Gli psicopatici piacciono, conquistano. Perché? Anzitutto perché vogliono piacere, conquistare. È uno dei loro tratti distintivi.

Intervistato da Ronson lo ammette Emanuel "Toto" Constant, un carnefice, ex comandante degli squadroni della morte di Haiti. Come un qualunque concorrente di reality nominato confessa: «L'idea di non piacere mi fa star male, per me è molto importante, sono sensibile alle reazioni altrui». Per non soffrire s'impegna, seduce. E riesce.

Le persone razionali a un certo punto mollano l'osso. Sono consapevoli che, come insegna il Corano: «La vita su questa terra è solo un gioco, un passatempo».

Lo psicopatico insiste, non ha domani, non ha altrove. Il suo mondo è IL mondo, non ci sono confini. Non ci sconfigge, ci arrendiamo a lui. E non lo facciamo per stanchezza, ma perché pensiamo, sbagliando, che non sarà la fine del mondo. È solo l'inizio del SUO mondo e viverci sarà un inferno.

C'è un'altra caratteristica che consente allo psicopatico di andare al potere: l'assenza di empatia. È talmente impegnato a evitare il proprio dolore che non contempla, manco concepisce quello altrui. Puoi mostrargliene una fotografia (bimbi in catene, disoccupati alla fame, pinguini sterminati), non batterà ciglio. Alcuni sostengono che accada per un difetto insito in una parte del cervello detta amigdala.

Dunque non è colpa sua, l'han disegnato così?

Il problema vero, come sempre, non è l'effetto, ma la causa. Ovvero, se lo psicopatico va al potere è perché ce lo mandano. E ce lo tengono. Davvero quando gli consegnano le chiavi di casa non capiscono con chi hanno a che fare?

Sarebbe opportuno, per il bene dell'umanità, ritagliarsi la lista dei "Venti indizi per riconoscere uno psicopatico" redatta dallo psicologo canadese Bob Hare.

Ne cito alcuni: loquacità, fascino superficiale, egocentrismo, tendenza al grandioso, menzogna patologica, propensione alla noia, abilità nella manipolazione, assenza di rimorso o senso di colpa, insensibi-lità, deficit del controllo comportamentale, promiscuità sessuale, mancanza di obiettivi realistici a lungo termine, irresponsabilità, versatilità criminale.

Dove trovare facilmente persone rispondenti a questo identikit? In galera, ovviamente.
Poi: a Wall Street e a Davos.

Perché ci sono psicopatici che finiscono in carcere e altri che vanno ai summit? Secondo Ronson dipende soprattutto dalla famiglia d'origine. In effetti ci sono rampolli che sarebbe stato più saggio mandare in cella che a consigli d'amministrazione o dei ministri.

La cosa più incredibile è che, smascherato uno psicopatico, si affidi il potere a un altro.
Ronson racconta un caso emblematico, quello della Sunbeam, una società motoristica britannica. Negli Anni Ottanta sceglie come amministratore delegato tale Robert Buckley. Girava con una guardia del corpo armata di mitragliatrice, collezionava sculture di ghiaccio del valore di diecimila dollari, aveva una flotta di jet e Rolls Royce, manteneva il figlio in un appartamento da un milione di dollari a spese dell'azienda in crisi. Fu licenziato per aver messo a rimborso centomila dollari di vino.

A questo punto lo scettro fu passato a un certo Paul Kazarian. Lanciava boccali di succo d'arancia contro i collaboratori, sparava con la pistola ad aria compressa durante le riunioni e urlava cose come: «Pur di chiudere l'affare, succhiagli il cazzo a quel bastardo!».
Non avendo chiuso abbastanza affari fu sostituito da Al Dunlap, un sadico dei licenziamenti, che minacciò la prima moglie con un coltello, non andò al funerale dei genitori e frodò la società falsificando il bilancio e intascando sessanta milioni di dollari. Licenziato a sua volta, fece causa e vinse, ottenendo una liquidazione d'oro ..

Tratto da: ilmiolibro.kataweb.it

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