L’epifisi produce melatonina e, in quantità ridotta, serotonina (a partire dall’amminoacido triptofano) che è precursore della melatonina. Durante la sintesi della melatonina viene prodotta la pinealina.
E’ stato dimostrato che la melatonina è il più potente antiossidante naturale. Essa possiede anche altre proprietà terapeutiche: è efficace contro certe forme di insonnia e contro alcuni tumori.
Ma la pineale non regola soltanto i nostri ritmi del sonno. Essa regola il ritmo della vita stessa, e ciò appare nel modo più chiaro nel regno animale, dove esso non viene interrotto da alcun meccanismo artificiale. In primavera, la pineale riaccende le pulsioni sessuali, segnalando agli animali che è la stagione dell’accoppiamento. Quando l’estate cede il passo all’autunno, la pineale segnala agli uccelli che è tempo di migrare.
La ghiandola pineale funziona anche come una sorta di bussola fisiologica, mantenendo gli uccelli sulla giusta rotta mentre sorvolano il pianeta. Quando l’inverno si avvicina e le ore di luce giornaliera diminuiscono, la pineale avverte gli animali che è tempo di cercare un riparo e di entrare in letargo...
F
La ghiandola pineale è una parte del corpo che, fino a poco tempo fa, è stata poco studiata ma tenuta in grande considerazione da tutte le culture, filosofie e religioni.
Per esempio, gli indù annettono grande importanza a quest’organo che essi considerano misticamente come il terzo occhio del corpo – cosa che, in un certo senso, essa è per davvero.
Descartes ritiene l’epifisi sede dell’anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia.
Fino agli anni ’60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l’epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica. Alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormale, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l’esistenza dell’anima come natura primigenia dell’uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.
La ghiandola pineale, che contiene cellule pigmentate simili a quelle che si trovano nella retina,è sensibile alla luce e reagisce all’alternanza periodica di luce e di buio che l’occhio recepisce e trasmette.
L’epifisi in generale e la sintesi di melatonina in particolare, non sono influenzate da ormoni prodotti in altre ghiandole o cellule. Al contrario, il principale regolatore della sintesi di melatonina è il ciclo luce-buio dell’ambiente circostante.
In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.
Vi sono neuroni specializzati che contengono un fotopigmento sensibile alla luce. L’informazione è tradotta in un sistema neurale che, attraverso i nuclei soprachiasmatici, termina nella ghiandola, dove l’informazione sull’ambiente di luce-buio determina il ciclo di sintesi di melatonina.
Anche gli impulsi magnetici, termici e addirittura sonori sono capaci di influenzare la produzione di melatonina, così come la quantità di serotonina, GABA e dopamina, in stretta relazione con gli stati emotivi.
Essa è in grado di stimolare il sistema immunitario mantenendo attivo il timo; dialoga con l’ipofisi e i neuroormoni; E’ secreta anche dalle cellule dell’apparato digerente dove svolge un’azione di rallentamento del transito gastrointestinale atto a favorire l’assimilazione di vitamine e minerali, in particolare dello Zn.
Al contrario di altri organi endocrini, la ghiandola pineale non immagazzina melatonina per rilasciarla successivamente alla sua sintesi. Il risultato è che i livelli di sangue e liquido cerebrospinale aumentano di notte e le concentrazioni di melatonina in questi 2 fluidi sono considerate indici della sua sintesi nella ghiandola pineale. I livelli di melatonina circolante di notte sono 10-20 volte quelli misurabili durante il giorno.
L’introduzione della luce artificiale ha fortemente compromesso la quantità di melatonina prodotta dall’ipofisi umana. La luce durante il ciclo notturno impedisce al SN di attivare i meccanismi di segnale per la produzione di melatonina. L’esposizione alla luce regola la sintesi sia a livello acuto (anche brevi periodi di esposizione alla luce bloccano la sintesi di melatonina) che nel sincronizzare la stessa al ritmo circadiano di 24h.
Col passare del tempo, i livelli di melatonina continuano a decrescere e il declino più rapido avviene dai cinquant’anni in poi. A sessant’anni, la ghiandola pineale produce una quantità di melatonina pari alla metà di quella prodotta a vent’anni. Non è una semplice coincidenza che con il calo dei livelli della melatonina, compaiano i primi gravi sintomi di invecchiamento.
La melatonina è inoltre l’ormone antagonista degli ormoni gonadotropi ipofisari, infatti gli elevati quantitativi di melatonina nell’individuo in età prepuberale, ne impediscono la maturazione sessuale. All’inizio della pubertà i livelli di melatonina decrescono notevolmente. Come già detto, la secrezione di melatonina mostra un ritmo circadiano con un massimo nella notte. La luce inibisce la secrezione di melatonina.In questo senso l’epifisi sembra rappresentare uno dei principali responsabili delle variazioni ritmiche dell’attività sessuale, sia giornaliere che stagionali (soprattutto negli animali).
Disturbi dell’epifisi possono provocare nel bambino pubertà precoce. Infatti la melatonina, non solo governa i piccoli cicli annuali, ma anche il grande ciclo di tutta la vita; determina cioè l’inizio della pubertà e forse anche a la fine dell’età fertile.
Nella donna c’è una ciclicità mensile della quantità di melatonina, come per l’estro dei mammiferi.
Per quanto riguarda gli effetti sul sistema immunitario, la melatonina fa crescere di peso il timo e ne aumenta l’attività cellulare con maggiore produzione di linfociti T.
La melatonina presente a livello gastrointestinale favorisce inoltre l’assimilazione dello zinco (Zn), indispensabile per lo sviluppo e l’efficienza del sistema immunitario. Un corretto funzionamento dello Zn è anche necessario per il corretto funzionamento dell’ipofisi.
La melatonina conferisce una naturale resistenza al cancro, stimolando le difese immunitarie in genere, esercitando un’azione citostatica diretta, stimolando la differenziazione cellulare (la cellula tumorale è una cellula “sdifferenziata”, simile a quella embrionale, e per questo in rapida suddivisione), inibendo la sintesi endogena di somatomedina C e di EGF (epidermal growth factor), fattori di crescia tumorale.
Parliamo ora di sistema immunitario e invecchiamento. L’invecchiamento non è un progressivo esaurirsi casuale delle singole cellule o dei singoli distretti dell’organismo ma è programmato. E’ la perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi all’ambiente. A tal fine è importante vedere come l’epifisi è capace di controllare la respirazione cellulare. Attraverso il TRH regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide; questa secrezione, inversamente alla melatonina, aumenta di giorno provocando un’innalzamento del metabolismo basale, e viceversa di notte. La regolazione del metabolismo basale, la termoregolazione, costituisce una parte importantissima delle capacità di adattamento all’ambiente: la perdita di tale capacità è tipica dell’invecchiamento. La regolazione è completata dalla melatonina che catalizza la trasformazione della tiroxina in triiodotironina, molto più energetica in quanto capace di stimolare specificatamente la lipolisi.
Fonte: dionidream.wordpress.com (sito off line)
La ghiandola pineale è una parte del corpo che, fino a poco tempo fa, è stata poco studiata ma tenuta in grande considerazione da tutte le culture, filosofie e religioni.
Per esempio, gli indù annettono grande importanza a quest’organo che essi considerano misticamente come il terzo occhio del corpo – cosa che, in un certo senso, essa è per davvero.
Descartes ritiene l’epifisi sede dell’anima. Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia.
Fino agli anni ’60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l’epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica. Alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormale, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l’esistenza dell’anima come natura primigenia dell’uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.
L’epifisi in generale e la sintesi di melatonina in particolare, non sono influenzate da ormoni prodotti in altre ghiandole o cellule. Al contrario, il principale regolatore della sintesi di melatonina è il ciclo luce-buio dell’ambiente circostante.
In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.
Vi sono neuroni specializzati che contengono un fotopigmento sensibile alla luce. L’informazione è tradotta in un sistema neurale che, attraverso i nuclei soprachiasmatici, termina nella ghiandola, dove l’informazione sull’ambiente di luce-buio determina il ciclo di sintesi di melatonina.
Anche gli impulsi magnetici, termici e addirittura sonori sono capaci di influenzare la produzione di melatonina, così come la quantità di serotonina, GABA e dopamina, in stretta relazione con gli stati emotivi.
Essa è in grado di stimolare il sistema immunitario mantenendo attivo il timo; dialoga con l’ipofisi e i neuroormoni; E’ secreta anche dalle cellule dell’apparato digerente dove svolge un’azione di rallentamento del transito gastrointestinale atto a favorire l’assimilazione di vitamine e minerali, in particolare dello Zn.
Al contrario di altri organi endocrini, la ghiandola pineale non immagazzina melatonina per rilasciarla successivamente alla sua sintesi. Il risultato è che i livelli di sangue e liquido cerebrospinale aumentano di notte e le concentrazioni di melatonina in questi 2 fluidi sono considerate indici della sua sintesi nella ghiandola pineale. I livelli di melatonina circolante di notte sono 10-20 volte quelli misurabili durante il giorno.
L’introduzione della luce artificiale ha fortemente compromesso la quantità di melatonina prodotta dall’ipofisi umana. La luce durante il ciclo notturno impedisce al SN di attivare i meccanismi di segnale per la produzione di melatonina. L’esposizione alla luce regola la sintesi sia a livello acuto (anche brevi periodi di esposizione alla luce bloccano la sintesi di melatonina) che nel sincronizzare la stessa al ritmo circadiano di 24h.
Col passare del tempo, i livelli di melatonina continuano a decrescere e il declino più rapido avviene dai cinquant’anni in poi. A sessant’anni, la ghiandola pineale produce una quantità di melatonina pari alla metà di quella prodotta a vent’anni. Non è una semplice coincidenza che con il calo dei livelli della melatonina, compaiano i primi gravi sintomi di invecchiamento.
La melatonina è inoltre l’ormone antagonista degli ormoni gonadotropi ipofisari, infatti gli elevati quantitativi di melatonina nell’individuo in età prepuberale, ne impediscono la maturazione sessuale. All’inizio della pubertà i livelli di melatonina decrescono notevolmente. Come già detto, la secrezione di melatonina mostra un ritmo circadiano con un massimo nella notte. La luce inibisce la secrezione di melatonina.In questo senso l’epifisi sembra rappresentare uno dei principali responsabili delle variazioni ritmiche dell’attività sessuale, sia giornaliere che stagionali (soprattutto negli animali).
Disturbi dell’epifisi possono provocare nel bambino pubertà precoce. Infatti la melatonina, non solo governa i piccoli cicli annuali, ma anche il grande ciclo di tutta la vita; determina cioè l’inizio della pubertà e forse anche a la fine dell’età fertile.
Nella donna c’è una ciclicità mensile della quantità di melatonina, come per l’estro dei mammiferi.
Per quanto riguarda gli effetti sul sistema immunitario, la melatonina fa crescere di peso il timo e ne aumenta l’attività cellulare con maggiore produzione di linfociti T.
La melatonina presente a livello gastrointestinale favorisce inoltre l’assimilazione dello zinco (Zn), indispensabile per lo sviluppo e l’efficienza del sistema immunitario. Un corretto funzionamento dello Zn è anche necessario per il corretto funzionamento dell’ipofisi.
La melatonina conferisce una naturale resistenza al cancro, stimolando le difese immunitarie in genere, esercitando un’azione citostatica diretta, stimolando la differenziazione cellulare (la cellula tumorale è una cellula “sdifferenziata”, simile a quella embrionale, e per questo in rapida suddivisione), inibendo la sintesi endogena di somatomedina C e di EGF (epidermal growth factor), fattori di crescia tumorale.
Parliamo ora di sistema immunitario e invecchiamento. L’invecchiamento non è un progressivo esaurirsi casuale delle singole cellule o dei singoli distretti dell’organismo ma è programmato. E’ la perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi all’ambiente. A tal fine è importante vedere come l’epifisi è capace di controllare la respirazione cellulare. Attraverso il TRH regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide; questa secrezione, inversamente alla melatonina, aumenta di giorno provocando un’innalzamento del metabolismo basale, e viceversa di notte. La regolazione del metabolismo basale, la termoregolazione, costituisce una parte importantissima delle capacità di adattamento all’ambiente: la perdita di tale capacità è tipica dell’invecchiamento. La regolazione è completata dalla melatonina che catalizza la trasformazione della tiroxina in triiodotironina, molto più energetica in quanto capace di stimolare specificatamente la lipolisi.
Fonte: dionidream.wordpress.com (sito off line)
Possiamo rigenerare la nostra ghiandola pineale danneggiata?
Questo è lo stato semi calcificato
con cui si presenta la nostra ghiandola pineale, risultato del continuo deposito di prodotti con fluoro che sono presenti in molti prodotti che utilizzano l’acqua fluorizzata, il sale fluorizzato e dentifrici con fluoro.
Potete ben vedere che questo è niente paragonato allo stato in cui versano i polmoni quando si fuma o la sporcizia che si accumula negli intestini se non si fa una minima igiene intestinale; la questione però, è che quest’organo, la ghiandola pineale, è stato considerato nel tempo come il nostro apparato di collegamento con altre dimensioni, linee di tempo e piani di realtà.
L’Occhio di Horus degli Egizi sembra una perfetta rappresentazione di questa ghiandola che si trova giusto al centro del nostro cervello.
La ghiandola pineale, rappresentata da una pigna, è presente nella simbologia usata dal Vaticano ed con frequenza appare in rappresentazioni sumere e babilonesi.
E’possibile rigenerare la ghiandola pineale che in parte si è calcificata?
Ho letto alcuni appunti su come determinate frequenze sono capaci di rigenerare quest’organo che si logora durante la nostra vita in conseguenza di uso di sostanze tossiche come il fluoro.
Non mi piace prescrivere ricette che io stessa non ho provato. Non credo nemmeno che servirebbe riprodurre ricette che, senza apportare alcun dato scientifico che ci possa orientare sul fatto che tutto questo è effettivo o si tratta più di un rumoreggiare.
E perciò approfitto di questo articolo in basso per elevare il tono del dibattito.
Mi piacerebbe avere l’opinione di Marielalero e anche delle persone che abbiano potuto sperimentare su loro stessi gli effetti riparatori di qualche metodologia specifica per la ghiandola pineale. Sarebbe buono avere informazioni sul tema che divergono tra loro.
Chissà che non ci serva per orientarci un po’ su questo terreno così importante. Comunque e nel frattempo, qualcosa di sicuro già lo sappiamo, dobbiamo eliminare il fluoro dalle nostre vite.
Riporto un articolo intero sugli effetti del fluoro sul sistema nervoso centrale, e le fonti dello studio:
Pubblicato su Neurologia.2011; 26 :297-300 - vol.26 n° 05
dal Sito Web ElSevier
Il fluoro (F) è un elemento tossico e reagente; l’esposizione al F degli esseri umani passa quasi inavvertita quando si usano sostanze che contengono F come:
- additivo nei dentifrici (1.000 a 1.500ppm)
- colluttori (230-900ppm de fluoruro)
- negli integratori alimentari
- sulle superfici polimere di fluoruro che si trovano come antiaderenti nelle pentole e nelle lamette da barba
...e l’utilizzo di sostanze che lo contengono tipo:
- sostanze industriali
- fertilizzanti
- vetro
- raffinerie di petrolio
- fluorocarburi
...ed altri.
Una parte notevole di Fluoro che abbiamo nell’organismo, proviene dall’esservi esposti e dal consumo di alcuni alimenti con un alto apporto naturale dello stesso come il tè, il pesce di mare, le carni, le uova, la frutta ei cereali.
Purtroppo la principale fonte di assunzione di questo elemento è l’acqua che consumiamo abitualmente. L’acqua che contiene la maggior concentrazione di fluoruri risponde a fonti idriche localizzate in zone di montagna o in aree con depositi geologici di origine marina come il sud est asiatico e il nord est dell’Africa.
Studi realizzati negli ultimi quindici anni dimostrano che una percentuale importante di persone appartenenti a popolazioni esposte alla fluorizzazione dell’acqua da bere, presentano danni alla salute e un diverso grado di fluorosi.
In Messico, 5 milioni di persone (circa il 6% della popolazione) sono colpite dalla fluorosi poiché consumano acqua sotterranea, che in molti casi è di origine idrotermale e la cui caratteristica è quella di contenere elementi chimici potenzialmente tossici, tra cui il F; le concentrazioni rilevate arrivano fino a 6,8 p.m.
Bisogna ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per l’acqua potabile raccomanda una concentrazione di 0,7ppm.
L’obiettivo di questa revisione è dare informazioni sul potenziale tossico del F e sui suoi effetti sul sistema nervoso, con una particolare attenzione per la popolazione esposta al consumo di questo minerale la cui concentrazione è fuori norma.
Dagli anni cinquanta, in molti paesi del mondo si aggiunge fluoro agli elementi dell’acqua potabile con il fine di ridurre le carie. L’Associazione Americana dei Dentisti ha sostenuto molto questa pratica che è stata proclamata dall’United States Center Diseases Control come uno dei successi più importanti della medicina del XX secolo.
La controversia sulla sicurezza di questa pratica si accentra sui rischi più grandi della fluorosi dentale e ossea, osteosarcoma, alterazioni ormonali (melatonina) pubertà precoce e alterazioni neurologiche durante lo sviluppo neurologico.
Inoltre alcuni scienziati sostengono che l’immissione di fluoro nell’acqua che si usano ha un impatto minimo sulle carie.
Commenteremo quanto impatto ha l’esposizione prenatale al fluoro sullo sviluppo neurovegetativo.
L’Istituto Nazionale di Ricerca Odontoiatrica degli Stati Uniti considera 1 ppm (mg/L) il livello ottimo di fluoro per prevenire le carie. Le fonti addizionali di fluoro come i trattamenti topici, tavolette e dentifricio al fluoro, incrementano la quantità totale di quest’elemento.
In alcuni studi sugli animali ai ratti femmina incinta sono stati somministrati 0,13 mg di fluoruro di sodio/kg i.m. in 9 opportunità, nei giorni dal 14 al 18 o dal 17 al 19 durante la gravidanza. I piccoli nati dopo l’esposizione delle loro madri trattate con il fluoro nei giorni 17 -19 della gravidanza hanno mostrato segni di un’efficace iperattività.
I livelli di fluoro nel sangue degli animali trattati erano simili ai livelli misurati nelle persone che erano esposte all’acqua con fluoro.
Un altro studio ha dimostrato che la prole dei ratti femmine sottoposte alla somministrazione di 5, 15 o 50 ppmm di fluoro nell’acqua potabile durante la gravidanza e l’allattamento riportavano livelli abbastanza elevati di acetilcolinesterasi agli 80 giorni d’età.
Anche i livelli di aceti colinesterasi della madre erano alti. Anche se in questo studio non sono stati misurati, un probabile risultato dell’elevata attività dell’aceti colinesterasi sarebbe la diminuzione dei livelli di acetilcolina.
Come già detto l’enzima dell’aceti colinesterasi ed il neurotrasmettitore di acetilcolina giocano un ruolo importante nello sviluppo del cervello.
I cambiamenti nelle concentrazioni di qualsiasi neurotrasmettitore durante lo sviluppo possono avere delle conseguenze neurologiche permanenti. (498-3355-46 -46 Nutrici-NEURO.indd Nutrici-NEURO.indd 42 114/11/06 11:30:45 4/11/06 11:30:45 Neurotóxicos medioambientales (IV). Tabaco, alcohol, solventes, flúor y aditivos alimentarios. J.A. Ortega García, et al.)
Due studi realizzati su popolazioni della Cina mettono in risalto bambini con un Quoziente Intellettuale molto minore nelle comunità dove l’esposizione al fluoro è elevata.
In una comunità dove l’acqua potabile contiene naturalmente 4,12 ppmm di fluoro, i Quozienti Intellettuali erano piuttosto meno che nelle comunità vicine a livelli di fluoro di 0,91 ppmm (Quoziente Intellettivo pari a 98 nelle prime e 105 nelle seconde).
La differenza era la stessa quando hanno controllato il livello educativo dei genitori. Gli autori descrivono occupazioni, usi e costumi di vita simili in ambedue le popolazioni.
Nonostante i limiti metodologici del disegno ecologico di questo lavoro, un cambiamento di 7 punti nel Quoziente Intellettivo ha grandi implicazioni sulla popolazione. In un altro studio, i ricercatori hanno utilizzato la fluorosi dentale e i livelli elevati di fluoro si associano a un minore Quoziente Intellettivo.
Questo significa che la distribuzione dei punteggi del Quoziente Intellettivo dei bambini di ogni categoria diminuiva in relazione all’aumento dell’esposizione al fluoro.
Studio su animali ed esseri umani
Gli studi su animali e popolazioni umane indicano che l’esposizione al fluoro nelle concentrazioni usate per immettere fluoro nell’acqua potabile, può intaccare negativamente lo sviluppo neurovegetativo.
Anche se non si può arrivare a conclusioni definitive partendo dai dati disponibili, i risultati sono di un’importanza significativa per la salute pubblica.
Forse la cosa più sorprendente è la scarsa informazione su una domanda importante:
Queste sostanze chimiche che si aggiungono intenzionalmente all’acqua potabile, possono interferire sul normale sviluppo del cervello e sulle su funzioni?E’ un campo di ricerca molto interessante.
Sviluppo
Nell’organismo umano, la via principale di assorbimento del Fluoro è quella dell’apparato digerente; il 90% del F ingerito si assorbe nello stomaco. Negli adulti, circa il 10% del F assorbito si deposita nelle ossa, mentre nei bambini si fissa circa il 50%.
La concentrazione massima di F nel plasma avviene tra 30 e 60 minuti dopo che si è ingerito.
Nel neonato circa il 90% di F assorbito si trova nel tessuto osseo.
Questo diminuisce con l’età e si stabilizza. Nei bambini, circa il 50% del fluoro si fissa sullo scheletro quando è completata la fase dello sviluppo e il rimanente 50% è espulso attraverso i reni.
Il Fluoro è capace di oltrepassare la barriera ematoencefalica 3, il che può produrre cambiamenti biochimici e funzionali nel sistema nervoso durante la gestazione poiché il Fluoro si accumula nel tessuto celebrale prima della nascita; si è costatato che l’esposizione al fluoro durante lo sviluppo embrionale è in relazione con disordini di apprendimento.
Su questo tema altre ricerche riportano che esiste un’associazione tra il consumo di altri livelli di Fluoro e una diminuzione dell’intelligenza dei bambini.
Studi per valutare la tossicità del Fluoro sullo sviluppo neuronale durante la gestazione hanno dimostrato che esistono delle significative differenze tra le prestazioni comportamentali neurologiche dei neonati di soggetti di aree endemicamente ricche di fluoro paragonate con il gruppo sotto controllo quando si valuta la reazione di orientamento visivo e auditivo.
Si è osservato poi che il livello dei neuro trasmettitori, quali norepinefrina, 5-hidroxitriptamina, e dei loro ricettori è inferiore nel cervello di feti abortiti in aree che presentano casi di fluorosi endemica tanto che il livello di epinefrina è maggiore se paragonato ai livelli riscontrati in quei soggetti di aree che non presentano questo problema, questi risultanti quindi suggeriscono che l’accumulo del Fluoro nel tessuto celebrale può interrompere la sintesi di certi neuro trasmettitori e ricettori delle cellule nervose e può arrivare a produrre una displasia neuronale ed altri danni.
Allo stesso tempo il Fluoro esercita un effetto specifico sulla sintesi delle proteine del cervello, il che porta a cambiamenti degenerativi dei neuroni, perdita di grado diverso della sostanza grigia e cambiamenti delle cellule di Purkinje della corteccia celebrale.
Provoca anche rigonfiamento dei mitocondri, del reticolo endoplasmatico granulare, ristagno di cromatina, danno alla membrana del nucleo e diminuzione del numero delle sinapsi, mitocondri, microtubulie vescicole sinaptiche ed anche danni della membrana sinaptica.
Questi cambiamenti sono indice del ritardo della crescita e della divisione cellulare della corteccia che può causare il Fluoro e che il numero minore dei mitocondri, micro tuboli e delle vescicole della terminazione sinaptica potrebbe diminuire l’efficacia tra i collegamenti neuronali e produrre un funzionamento sinaptico anormale influendo sullo sviluppo cognitivo durante la vita post natale.
Questi cambiamenti potrebbero spiegare anche alcune alterazioni neurologiche presenti nei pazienti con fluorosi scheletrica come
- intorpidimento delle braccia e dei piedi
- spasmi muscolare e dolore
- convulsioni
- paraplegia spastica
Del resto l’esposizione al Fluoro incrementa la produzione di radicali liberi nel cervello mediante l’attivazione di differenti vie metaboliche che si sono viste nella malattia di Alzheimer.
A livello sperimentale si è visto che il Fluoro esercita un effetto inibitorio sugli acidi grassi liberi sia nel cervello di ratti femmina sia maschi ed anche cambiamenti significativi nella morfologia dell’ippocampo, dell’amigdala, nella corteccia e nel cervello.
In questo senso, studi realizzati su animali hanno apportato informazioni sugli effetti tossici diretti del fluoruro sul tessuto cerebrale come:
- riduzione del numero dei ricettori di acetilcolina (ACh)
- diminuzione del contenuto di lipidi
- danno all’ippocampo e alle cellule di Purkinje
- aumento della formazione di placche β-amiloide (anormalità classica cerebrale in pazienti che presentano la malattia di Alzheimer)
- esacerbazione di lesioni indotte per deficienza di iodio
- accumulo di fluoruro nella ghiandola pineale.
Pero, si è visto da degli studi su modelli sperimentali che i neonati di ratti femmina ai quali è stata somministrata una dose di 5, 15 o 50 ppm di F nell’acqua da bere durante la gestazione e l’allattamento presentano livelli abbastanza elevati dell’enzima di aceti colinesterasi dopo 80 giorni dalla nascita.
L’elevata attività della aceti colinesterasi avrebbe fatto diminuire i livelli di ACh, e poiché questo enzima fa scendere il neurotrasmettitore ACh, s’intacca in maniera importante lo sviluppo de cervello.
La ACh partecipa alla regolazione di diverse funzioni come il passaggio dal sonno alla veglia e processi in relazione con l’apprendimento e la memoria.
Del resto, a livello celebrale esistono meccanismi precisi che regolano la sua sintesi e la liberazione che sono importanti visti che i cambiamenti nella concentrazione di qualsiasi neurotrasmettitore durante lo sviluppo possono avere conseguenze neurologiche permanenti che si manifestano nella vita da adulti.
Nei topi trattati con acqua fluorata si altera il processo di apprendimento e di memoria. Si è visto che la capacità di apprendimento diminuisce nei soggetti che bevono acqua con concentrazioni elevate di Fluoro paragonati con quelli che bevono acqua con una concentrazione minore.
Alcune ricerche realizzate su soggetti esposti cronicamente al Fluoro per la contaminazione industriale riportano che le persone presentano difficoltà nel concentrarsi, alterazioni per alcuni aspetti della loro memoria, fatica e malessere in generale.
Degli studi realizzati in Cina sulla popolazione umana hanno dimostrato che la concentrazione da 3 -11 ppmm di fluoruro nell’acqua potabile intacca la funzione del sistema nervoso senza causare previe malformazioni.
Il coefficiente intellettuale (CI dei bambini di comunità la cui esposizione al Fluoro è molto elevata (4-12ppmm) è stato valutato e si è visto un Cl minore a paragone di quei bambini che vivono in comunità che presentavano concentrazioni vicine a 0,91ppmm.
In un’altra ricerca effettuata con bambini tra i 6 e gli 8 anni si è osservato un livello basso di visualità dello spazio, il che menoma la loro abilità nella lettura e nella scrittura; inoltre è stata registrata una concentrazione di F nelle orine di 4,3 mgf di creatinina.
Al riguardo si è visto che i livelli di quest’ultimo elemento chimico sono elevati anche nelle orine delle persone che bevono acqua con concentrazioni elevate di F, il che ci fa pensare che esiste una relazione tra il consumo di F nell’acqua da bere, la concentrazione di F espulsa attraverso le orine e il Cl.
Alcuni ricercatori dicono che ingerendo adeguatamente una quantità di iodio si potrebbe trattare o fermare l’effetto tossico del F sul cervello e il Cl.
D’altra parte in ricerche realizzate su animali, hanno osservato un recupero parziale di tutti i parametri studiati quando viene meno l’esposizione al Fl; in effetti, questo recupero sugli effetti tossici è più completa quando si somministra acido ascorbico, calcio o vitamina E da soli o combinati anche se combinati il recupero si dimostra più effettivo. Servono comunque più studi.
Conclusione
Il F è un elemento chimico che si trova in alte concentrazioni sulla corteccia terrestre.
Molti dei paesi dove la fonte principale di somministrazione di acqua potabile è di origine idrotermale, la concentrazione di F supera quanto permesso dalla norma ufficiale al riguardo.
Fino a ora i lavori riportati riportano controversie interessanti sul ruolo che il F ha sulla salute.
In effetti esistono dati che dimostrano che il F ha effetti tossici sul sistema nervoso centrale, il che dipende dalla dose somministrata, dalla età e dal tempo di esposizione al F stesso; si raccomanda perciò di considerare la situazione geografica in cui si trova una determinata popolazione e la qualità dell’acqua che si consuma per prendere delle misure preventive per il suo utilizzo e nelle località in cui la sua concentrazione sia maggiore di 0,7mg/l, evitare il consumo di acqua potabile, di sale fluorato e l’uso di dentifrici e articoli che contengano F.
Fonte: www.bibliotecapleyades.net
C'è chi consiglia di aprire il terzo occhio e quindi il chakra della corona per risvegliare la ghiandola pineale
C'è chi afferma che con varie tecniche yogiche come trataka e shambhavi mudra, è possibile rigenerare o mantenere sana la ghiandola pineale.
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