domenica 17 luglio 2022

L'abbraccio degli Alberi tra Storia e Scienza - Shinrin Yoku

di Rossana Carne

Quante volte ci è capitato, in momenti di alta tensione, di desiderare di staccare la spina, scegliere autonomamente di passeggiare all’aria aperta, correre in zone rurali ed addentrarci in un parco o in un bosco? Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha camminato a piedi nudi in un prato ed immediatamente dopo averlo fatto, si è sentito leggero … quasi ricaricato.

Semplice coincidenza? Secondo la storia e la scienza moderna non è così, perché l’abbracciare un albero o il camminare in un prato farebbe non solo bene alla mente, ma anche al corpo tanto che la scienza ufficiale parla di Silvoterapia che deriva, a sua volta, da pratiche molto più antiche, che trovano origine in un antico passato passando attraverso la via della seta Estremo Orientale.

In Giappone, nello specifico, questa tecnica è conosciuta con il nome di Shinrin Yoku, ovvero l’entrare in contatto con la natura e respirarne l’essenza.

Questa pratica è entrata, oggi, a far parte di tecniche vicine all’eco-terapia ovvero pratiche volte al benessere psicofisico delle persone per riportarle alla riscoperta e al contatto diretto con la natura arborea ...



In sostanza, non è solo e semplicemente l’atto di abbracciare un albero, ma è un vero e proprio momento di pausa dal mondo, in Giappone, infatti, esiste una comunità dedicata allo Shinrin Yoku che ospita persone provenienti in particolare dalle grandi città per farli distaccare completamente dallo stress e dalla vita di tutti i giorni.
Queste persone, in particolare, trascorrono una ventina di giorni in una struttura immersa in un bosco, dove le sole attività da svolgere sono passeggiare nella natura e meditare seduti o sdraiati accanto agli alberi ponendo la mano destra in corrispondenza del Terzo Chakra, ovvero del plesso solare, e la mano sinistra dietro la schiena all’altezza dei reni, ovvero a contatto tra il corpo e l’elemento naturale prescelto.

L’importanza di questa pratica, non ancora riconosciuta a pieno titolo dalla scienza ufficiale, affonda le sue radici in un lontano passato e permea diverse zone del mondo dove viene chiamata, ovviamente, con nomi e terminologie differenti, ma fortunatamente per noi l’anno di svolta per lo Shinrin Yoku fu il 1927 quando alcuni scienziati decisero di intraprendere studi specifici sul campo cercando di validare con analisi mediche la veridicità e l’importanza di queste tecniche.

Tramite lo studio di testi antichi provenienti anche da Templi Shintoisti si scoprì che i pazienti malati di polmonite venivano curati attraverso le tecniche di respirazione svolte in boschi nelle immediate vicinanze del tempio in quanto l’ossigeno proveniente dalle piante, essendo ricco di ioni negativi, era in grado non solo di alleviare le sofferenze causate dalla polmonite, ma portava con sé anche altri benefici come l’attivazione della circolazione sanguigna, l’aumento dei globuli rossi, la riduzione del nervosismo, il miglioramento del sonno e l’abbassamento del livello di colesterolo presente nel sangue.


Secondo lo Shinrin Yoku non esiste un albero specifico a cui “fare appello” in quanto ogni persona può praticare scegliendo una pianta che sente più vicina o più in sintonia per tipologia, dimensioni, colori e sentimenti che prova in quel momento specifico.

Come anticipato in precedenza, la pratica dello Shinrin Yoku si lega, in particolare, al Giappone e allo Shintoismo che ha avuto il merito di dare origine e tramandare tutta una serie di tecniche che hanno sempre avuto una grande influenza sugli esseri umani ed in generale sulla cultura nipponica basti pensare, per esempio, al grande amore e alla grande vicinanza che viene sempre espressa nei confronti della natura dagli Anime giapponesi dello Studio Ghibli.

Nonostante questo e a causa della continua evoluzione tecnologica e sociale che hanno spinto le persone a concentrarsi su beni materiali e ad abbandonare la natura in favore delle città, la maggior parte di queste pratiche sono state accantonate. Tuttavia, grazie alla recente riscoperta occidentale della spiritualità proveniente dall’India ed in particolare dal Buddhismo, anche lo Shinrin Yoku ha avuto modo di rinascere a nuova vita e di inserirsi a pieno titolo accanto alle discipline olistiche e bio-naturali in quanto non invasivo e per nulla in contrasto con le credenze delle singole persone.

Ciò che lo rende affine ad ogni credenza, genere e stile sociale è il concetto shintoista secondo cui la Natura stessa è sacra e divina e per questo motivo non esiste miglior terapia per il corpo se non quella di vivere e cercare il contatto con essa, ecco spiegato il motivo per cui i templi sono sempre costruiti nei boschi o sono circondati da alberi anche nelle grandi città. Il contatto attraverso questa forma di Divino permette all’uomo, tra l’altro, di ritrovare un profondo collegamento con sé stesso e con il suo io ovvero la sua anima, che potrà quindi respirare aria fresca e ricaricarsi attraverso gli alberi oltre che permettere all’uomo stesso di evolvere sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista spirituale.


Quella che per l’uomo di città sembra solo una banale camminata assume, in Oriente, tutte le caratteristiche di una terapia di tipo psico-somatico ed ecco spiegato il motivo della traduzione del termine Shinrin Yoku, coniato ufficialmente nel 1982 dal Ministero dell’Agricoltura Foreste e Pesca, in fare il bagno nella natura, ovvero permettere ad essa di entrare dentro di noi, nel nostro essere più intimo e profondo in modo da farci diventare un tutt’uno con essa.

La domanda che, a questo punto, sorge spontanea è come sia possibile che tutto ciò accada in Natura e cosa ci sarebbe all’interno delle piante da garantire alle persone benefici così notevoli. Per scrutare e scandagliare le possibili risposte dietro questi dubbi dobbiamo partire dal concetto chiave che tutti gli alberi possiedono i fitocidi, ovvero sostanze che permettono loro di difendersi dagli insetti e dalle insidie esterne; proprio questa presenza che, trasportata in ambiente attraverso l’aria, permette all’uomo di trarre i giovamenti sopra descritti. 
Respirando questi fitocidi, in sostanza, si attiva una risposta immunitaria e l’organismo risponde andando a pulire il corpo da tutti i potenziali pericoli che potrebbero essere causati dai virus.

Al fine di provare scientificamente che questa tecnica dia miglioramenti sulle persone, il Ministero giapponese ha deciso recentemente di intraprendere un’attività di ricerca attraverso le facoltà di medicina e chiedendo a ben 288 volontari di recarsi in 24 foreste differenti. 

Tutte le persone che hanno deciso di sottoporsi alla ricerca sono state divise in gruppi ed hanno trascorso una giornata a contatto con la natura per poi passare quella successiva in città. Tutti i volontari, inoltre, sono stati sottoposti a controlli clinici tra i quali, controllo del cortisolo, frequenza cardiaca ecc., sia prima che dopo l’esperimento ed i risultati hanno mostrato come l’esposizione alla natura fosse salutare per ogni persona che si è sottoposta alla ricerca.


Il rapporto che lega profondamente l’essere umano al verde, quindi, non è solo molto antico tanto che persino la scienza moderna sta affrontando la questione da un punto di vista di ricerca scientifica, ma lo si trova in tutto il mondo con simboli e terminologie differenti: dal Giappone all’India per arrivare ai Celti in Europa, la silvoterapia attraversa tutte le epoche ed è sempre legata non solo alla guarigione in senso stretto dei malesseri del corpo, ma anche ad una profonda evoluzione e ricerca spirituale ed animica.

In India, per esempio, era proibito tagliare o provocare danni ad un albero ed alcune aree dello stato del Gujarat erano e sono tutt’ora meta di veri e propri pellegrinaggi; lo stesso Buddha, per esempio, ricevette l’illuminazione seduto accanto ad un albero; in Europa, invece, era comune credere che la natura fosse abitata da Ninfe e altre creature che oggi definiremmo fantastiche, inoltre, il Frassino era ritenuto dalle popolazioni celtiche l’albero del Mondo, cioè una metafora per indicare l’universo vivente.

Sempre nel vecchio continente, i Romani erano soliti chiamare i boschi con il termine Lucus e questi erano abitati dai cosiddetti Genius Loci, ovvero da divinità come Diana o Silvano, Dee e Dei specificatamente legati alla natura di cui erano, in sostanza, i numi tutelari. Anche in Italia non è insolito trovare luoghi sacri costruiti in mezzo al verde, così come non è raro che un albero venga tutt’oggi venerato nei piccoli paesi rurali; basti pensare, per esempio, all’importanza del Noce di Benevento fatto sradicare successivamente dal Vescovo Barbato nel VII Secolo.

Ciò che sembrava destare l’attenzione delle popolazioni antiche e dei grandi sacerdoti del lontano passato erano, in particolare, quegli spazi vuoti che si è soliti trovare addentrandosi nei boschi e nelle foreste; in questi anfratti, appunto, la concentrazione di energia sembra essere così potente che i druidi e i sacerdoti non potevano ignorarla, ma in essa inglobavano il concetto di Tempio e di luogo sacro.
Non è un caso, infatti, trovare costruzioni in pietra come Menir proprio in questi spazi …

Siamo legati a Madre Natura e alla Terra così come essa è legata a noi e al nostro spirito, siamo nati al ritmo del suo battito ed è per queste ragioni che il contatto con il verde ci aiuta a stare meglio.

La Silvoterapia, in particolare, non è prerogativa solo di persone stressate o che hanno qualche disturbo, ma è indicata per tutti: donne e bambini, anziani e giovani, persone sane e persone malate.

Camminare o praticare sport ci aiuta a mantenere il benessere di corpo, mente e spirito e questo è risaputo in tutto il mondo a prescindere dagli usi e dai costumi e non dobbiamo dimenticare che, fin dall’alba dei tempi, l’uomo ha sempre vissuto con la natura e in comunione con essa creando un legame praticamente indissolubile.

Anche se la società in cui viviamo è ricca di tecnologia, nulla può sostituire in toto la bellezza di una passeggiata all’aria aperta e nulla potrà mai rompere quell’unione profonda che ha sempre legato e legherà sempre l’essere umano e la Madre Terra.




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