lunedì 23 dicembre 2019

Anche a te e famiglia..! La psicologia del natale

Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle all the way… si sta avvicinando il Santo Natale: già in televisione spot pubblicizzano profumi, giocattoli, pandori e torroni, le vetrine si illuminano di meravigliosi abeti decorati e arriveranno, miei cari arriveranno, quei tremendi Babbi Natale che si arrampicano sui balconi, accompagnati da luci psichedeliche che in confronto Las Vegas è un convento francescano.

Come canta Brunori Sas:

“Quest’anno a Natale volevo scappare. Non ero più un grado di sopportare mia moglie che puzzava di brodo vegetale […]. E’ che spesso a Natale mi viene il magone con le luci, il presepe e tutte quelle persone. Con i pacchi dei regali, con le facce tutte uguali, col boccone sempre in bocca come un branco di maiali. E pensare com’era bella questa notte 30 anni fa, alla luce di un’altra stella, alla luce di un’altra età”

Be’ non neghiamolo, queste feste per alcuni di noi sono tutt’altro che gioia e divertimento… ed è qui che possiamo considerarla dal punto di vista psicologico! ...



Ma perché si festeggia il Natale? 

Quasi tutti risponderete che il 25 dicembre si celebra la nascita di Gesù, e in suo omaggio gli uomini si sentono gioiosi per il grande onore che Dio ci ha offerto: la discesa del Figlio sulla Terra. 

In realtà il mese di Dicembre presenta una coincidenza di eventi, anche di tipo astronomico: si compie il solstizio d’inverno, un momento dell’anno in cui il sole ferma il suo cammino, quasi dovesse morire per sempre, per poi riprendere a girare intorno al nostro pianeta (sol-, “Sole” e -sistere, “fermarsi”).

È un momento in cui il sole raggiunge la massima distanza angolare rispetto al piano dell’equatore terrestre. Questo fenomeno condiziona l’orario del tramonto: il solstizio d’inverno, infatti, è il giorno più corto dell’anno.

Immaginate la reazione dei nostri antenati che vivevano nelle caverne, le loro emozioni che andavano dal non sapere cosa stava accadendo fino alla paura per la propria vita…

Diciamo che da questo shock ancestrale non ne siamo usciti bene… Non avete voglia di alzarvi dal letto o dal divano, vi sentite nervosi (e per le donne, la lieve euforia di distruggere il mondo non deriva dalla modificazione ormonale prima del ciclo), il vostro tono d’umore è più nero di Calimero, praticamente vorreste incarnarvi nel vostro gatto che tutto il giorno dorme, mangia e vi guarda con astio?

State sperimentando una sintomatologia depressiva molto particolare, addirittura descritta nella Bibbia clinica di noi Psicologi, il DSM (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), il Disordine affettivo stagionale (SAD).

Niente paura, è un disturbo molto comune, se vi informate molte persone potrebbero confermarlo, che avviene con un moderato cambio di umore parallelamente al cambio delle stagioni: winter blues (in prossimità dell’inverno), summer blues (in prossimità dell’estate).

Ma per fortuna il sole ritorna più luminoso che mai, un po’ come Dio che rinasce sulla Terra degli uomini ed è questo un ottimo motivo per molte culture per festeggiare!

In Cina si festeggia il Dongzhi le cui origini possono essere fatte risalire alla filosofia taoista, di equilibrio e armonia nel cosmo: dopo l’inverno arriveranno giorni con più ore di luce e aumenterà l’energia positiva.

La notte di Yalda (della nascita) è la festa del solstizio d’inverno che si tiene in Iran: ci si raccoglie in famiglia e si trascorre insieme la notte più buia dell’anno mangiando melograni. È un modo per affrontare uniti le difficoltà della vita, aspettando che l’aurora sconfigga le tenebre.

Il mondo Cristiano festeggia il Natale che altro non è, chiedo perdono ai Cristiani ma è storia, la “sostituzione” della festa pagana del Sole Invitto che celebrava appunto la vittoria del sole.

È anche da questo che derivano i tanto amati, o odiati, “Auguri!”, “Buon Natale a te”, “Ricambia, anche a te e alla tua famiglia!”. Prendiamo come riferimento un meccanismo di difesa che tutti noi utilizziamo fin da bambini: il controllo onnipotente.

Il neonato alle prese per la prima volta con le “offese” del mondo esterno (freddo, caldo, rumore) da solo non ha alcun potere, in questo caso interviene a “salvarlo” una figura materna che gli offre tutto ciò di cui ha necessità.

Nel piccolo non si è ancora determinata una separazione consapevole tra Sé e mondo esterno ma egli è convinto che è stato lui, come per magia, ad aver risolto tutti i suoi problemi: Piaget (1937) parlava di egocentrismo primario.

La sensazione di poter influenzare il mondo, di produrre qualche effetto si ritrova proprio negli auguri che ci scambiamo per Natale. La magia e il mistero di queste frasi rituali suggeriscono una sicurezza psicologica di cui abbiamo bisogno inconsapevolmente per colmare quelle antiche paure provate dai nostri antenati che vedevano improvvisamente accorciarsi le giornate e arrivare presto le tenebre.

“Il sole sorgerà ancora, la vita continuerà, Dio è rinato e non ci abbandonerà!”


Anche quei poveretti, i Re Magi, che si sono fatti tanta strada seguendo una stella, portando in dono oro, incenso e mirra hanno una funzione rassicurante: i regali che ci scambiamo sotto l’albero, i panettoni, i cioccolatini, che tanto ci fanno ingrassare in questo periodo dell’anno, ci fanno sentire apprezzati, “pensati” dall’Altro e rassicurati dal fatto che, nonostante il mondo è in black-out, abbiamo delle persone di riferimento cui poter sempre contare, un po’ come la mamma del “magico” neonato.

Il senso di onnipotenza con la crescita si modifica, subisce un processo di maturazione, ma comunque rimaniamo sempre dei bambinoni, non c’è niente da fare…

Nonostante questa bella storiella del Natale, di quanto è buono, dei regali e degli auguri, per alcune persone questa festa è davvero una fetta di panettone indigesto, vi capisco miei cari…

Dato che la risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stata da sempre utilizzata per scovare i centri emotivi e funzionali nel cervello umano, Hougaard, Lindberg, Arngrim e colleghi (2015) si sono domandati “Perché non localizzare anche lo spirito del Natale??”.

La posizione dello spirito natalizio potrebbe anche contribuire ad una comprensione più generale del ruolo del cervello nelle tradizioni culturali festive, quindi non è una ricerca senza senso eh!

"Dieci persone sane della zona di Copenaghen che celebrano regolarmente il Natale e dieci persone che vivono nella stessa zona ma che non hanno queste tradizioni sono state sottoposte a un esperimento.
Ai partecipanti è stato richiesto di visualizzare una serie di immagini con temi natalizi intervallati da immagini neutre con caratteristiche simili ma che non contenevano nulla che simboleggi il Natale. 


Durante la visione i partecipanti sono stati sottoposti a scansioni cervicali funzionali ottimizzate (fMRI) per la rilevazione della risposta dipendente dal livello di ossigeno nel sangue (BOLD).
Dopo la scansione, i partecipanti hanno risposto a un questionario sulle loro tradizioni natalizie e sulle loro associazioni con il Natale. 

C'è una risposta cerebrale quando le persone vedono le immagini di Natale e ci sono differenze tra le risposte delle persone che celebrano il Natale rispetto a quelle che non hanno tradizioni natalizie. 

Le mappe di attivazione del cervello dalla scansione sono state analizzate individualmente sull'attivazione relativa al Natale nei rispettivi gruppi, "Natale" e "Non Natale. Successivamente, sono state calcolate le differenze tra i due gruppi per determinare l'attivazione cerebrale specifica di Natale.

Aumenti significativi dell'attivazione BOLD nella corteccia motoria sensoriale, nel premotore e nella corteccia motoria primaria e nel lobulo parietale (inferiore e superiore) sono stati rilevati nelle scansioni di persone che celebrano il Natale con associazioni positive rispetto alle scansioni del gruppo che non ha tradizioni natalizie ma delle associazioni neutre. Queste aree cerebrali sono state associate a spiritualità, sensi somatici e riconoscimento delle emozioni facciali tra molte altre funzioni.

(I nostri Grinch figurarsi se provavano qualcosa alla vista di biscottini di pan di zenzero o statuine del presepe…)

E' stato dimostrato in precedenti studi di fMRI (risonanza magnetica funzionale - NdC) che i lobuli parietali sinistro e destro giocano un ruolo determinante nella trascendenza del sé e quindi nella predisposizione alla spiritualità

Inoltre la corteccia premotoria frontale è importante nell’esperire emozioni condivise con altri individui, stimolando un’azione di specchio o di imitazione dello stato fisico altrui; i neuroni specchio corticali premotori rispondono anche all’osservazione di azioni di deglutizione (pensate al pandoro o alla cioccolata).

Ricordare emozioni gioiose e situazioni stimolanti condivise con i propri cari potrebbero provocare l’attivazione di queste strutture. 

Vi sono prove crescenti che la corteccia somatosensoriale svolge un ruolo importante nel riconoscere le emozioni facciali e nel recuperare informazioni sociali rilevanti dall'osservazione dei volti.

Complessivamente, queste aree corticali possono forse costituire la correlazione neuronale dello spirito natalizio nel cervello umano."
Tratto da (traduzione riveduta e corretta - NdC): www.ncbi.nlm.nih.gov)

Perché ci sono persone che amano tantissimo il Natale e altre, come il Grinch, che avrebbero bisogno di un sedativo per affrontare l’incubo delle feste? 

Le differenze individuali dipendono da tantissimi fattori, è difficile generalizzare.

Sembra un accenno azzardato ma in questo caso il buon vecchio Bowlby (1973) ci potrebbe suggerire la definizione di Modelli Operativi Interni. Le rappresentazioni mentali degli altri e dell’ambiente intorno a noi dipendono primariamente dalle esperienze che abbiamo vissuto nella prima infanzia.

Possiamo aver sperimentato ricordi affettivamente caldi legati al Natale, caratterizzati dalla presenza costante e affettuosa delle nostre figure di riferimento, che probabilmente hanno accolto le nostre richieste: mamma ci ha fatto trovare sotto l’albero la macchina di Batman che desideravamo con tutte le nostre forze, papà si è messo ai fornelli e ha preparato i tortellini che ci piacciono tanto.


Come diceva Freud (1938) “l’amore nasce dal bisogno di cibo”, un soddisfacimento delle esigenze fisiologiche da cui deriva il piacere di trovarsi con altri membri della nostra specie.

Harlow e poi Bowlby ci hanno dimostrato invece come la presenza di un rapporto di vicinanza non solo con la figura di attaccamento principale ma anche con una rete familiare gioiosa e non ingombrante possa essere all’origine dell’amore e del formarsi di ricordi positivi su di Sé e sugli altri.

Al contrario, alcuni di noi hanno sperimentato cosa vuol dire inaccessibilità e assenza di una figura di attaccamento, non necessariamente a lungo termine ma anche in riferimento ad un determinato periodo di tempo, quale potrebbero essere le feste che, per tradizione, si celebrano in famiglia.

Figure di riferimento imprevedibili o inadeguate, senza creare drammi anche il fatto che una figura importante per vari motivi non si è presentata al pranzo di Natale, ma anche preoccupazione per la famiglia di origine dovuta a probabili conflitti che si potrebbero improvvisamente scatenare.

Sembra strano ma in molti gruppi familiari avviene una sorta di trasmissione transgenerazionale di valori, credenze, abitudini, lo stesso atteggiamento di indifferenza verso il Natale può essere soggetto a questo. Le inevitabili riunioni di famiglia conseguenti alle feste comandate, vengono percepite come una imposizione formale piuttosto che come un momento di unione fraterna.

Queste dinamiche individuali e di gruppo trasformano il Natale da momento di gioia e pienezza a momento in cui l’elettricità e l’ansia sono nell’aria, determinando nel tempo la creazione nella nostra memoria di ricordi emotivamente freddi legati alle feste che andranno a consolidarsi negli anni a venire, a meno che non intervenga qualcosa o qualcuno in grado di modificarli positivamente, con il calore di un abbraccio o di una carezza.

Chissà se i partecipanti all’esperimento di Copenaghen hanno vissuto esperienze di questo tipo durante la loro infanzia!

Consigli sul Natale perfetto? Mi dispiace, sono la persona meno indicata ma nel mio piccolo vi voglio aiutare. Sappiate che la famiglia del Mulino Bianco non esiste e non trasmettono neanche più la pubblicità.Tutti nella nostra esistenza abbiamo vissuto situazioni di conflitto o ambivalenza del legame, quindi siamo tutti sulla stessa barca!

E allora riconosciamoci affetti dalla Grinch Syndrome in maniera consapevole e chiara e per una buona volta utilizziamo il Natale come momento per volerci bene, fa niente se non vogliamo stare sotto l’albero a scartare i regali con tutto il parentame, facciamo un bel viaggio, andiamo alle terme a rilassarci un po’, diamo cibo e compagnia ai cagnolini randagi ospiti di un canile, cerchiamo di creare in autonomia l’esperienza in grado di modificare favorevolmente il nostro Modello Operativo Interno, e buon Natale!!

BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (2014). DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Bowlby, J. (1973). La separazione dalla madre. Torino: Boringhieri.
Gulotta, G. (2008). La vita quotidiana come laboratorio di psicologia sociale. Milano: Giuffrè Editore.
Hougaard, A., Lindberg, U., Arngrim, N. et al. (2015). Evidence of a Christmas spirit network in the brain: functional MRI study. British Medical Journal, 351.

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