martedì 22 ottobre 2019

Il Pifferaio Magico: il macabro mistero medievale dietro una fiaba per bambini

Il “pifferaio magico” (o meglio “il pifferaio di Hamelin“) è una delle fiabe classiche più conosciute in tutto il mondo. Nonostante la sua grandissima diffusione sono in pochi ad aver approfondito la genesi di questa favola, probabilmente proprio per l’abitudine di considerarla innocua e priva di ogni riferimento alla realtà.

La storia per bambini più recente (versione del 1857) ci racconta che un pifferaio, giunto nella città di Hamelin, la liberò dalla piaga dei ratti con la promessa di una lauta ricompensa. 
Quando la città fu liberata, gli abitanti si rifiutarono di pagare il pifferaio, che portò via tutti i bambini del paese, accompagnandoli in un luogo di gioia.

La versione originale della fiaba del 1812 non prevedeva il lieto fine, e i bambini venivano portati in una caverna nella quale venivano chiusi per sempre.

Solo un bambino, zoppo, riusciva a salvarsi dal rapimento, perché non in grado di tenere il passo degli altri...


Sotto: il bassorilievo di Heinrich Wefing raffigurante la storia.


I fatti accaduti ad Hamelin il 26 giugno del 1284 sono la base per le classiche fiabe dei Fratelli Grimm descritte sopra, che sono tutt’altro frutto della semplice fantasia.
L’iscrizione affissa nel muro di una casa, risalente al 1600 circa, recita:

ANNO 1284, NEL GIORNO DI SAN GIOVANNI E PAOLO, IL 26 GIUGNO – UN PIFFERAIO CON ABITI VARIOPINTI ADESCÒ 130 BAMBINI NATI AD HAMELN CHE FURONO PERSI AL CALVARIO DEL KOPPEN


La targa racconta un fatto di cronaca che deve aver scosso la popolazione in modo devastante, la perdita di 130 figli della città a causa di un “pifferaio” che li portò a morire nel calvario del Koppen, sacrificati per una ragione sconosciuta. Particolarmente interessante notare come sia usato il termine “calvario” che sottintende sì al sacrificio ma anche alla sofferenza del percorso che ivi conduce.

La rilevanza e veridicità dell’episodio ci viene non tanto dall’iscrizione, realizzata oltre 300 anni più tardi, ma dalla vetrata di una chiesa, ubicata nella piazza del mercato, nella quale si nota la scena del pifferaio che spinge i bambini all’interno della montagna. La vetrata oggi non esiste più ma ci è giunta l’immagine realizzata attraverso la descrizione di documenti antichi.


Sotto: la vetrata della Chiesa di Marktkirche ad Hamelin:


La vetrata ci spiega in modo inequivocabile l’episodio. Un pifferaio dapprima libera la città dai ratti portandoli al fiume Weser, e poi, con abiti sgargianti tipici dei cacciatori (ma potrebbero essere anche riferiti a un giullare o quantomeno ad un emarginato), porta i bambini sopra un monte adiacente la città dove li spinge in una grotta dalla quale non faranno più ritorno.

Terzo e ultimo riferimento all’episodio ancora presente nella città è il divieto assoluto di suonare musica nella via “Senzatamburi“, dove anche i cortei in festa che vi arrivano cessano immediatamente ogni suono.

MA COSA È SUCCESSO AI BAMBINI DI HAMELIN?

Sono state fatte numerose ipotesi per spiegare l’episodio, da un’epidemia di peste sino ad una migrazione di massa, ma sono poche quelle con un fondamento storiografico logico. 

La grande epidemia di peste arrivò in Europa soltanto nel 1347, quindi è assai improbabile che un’intera comunità cittadina fosse già afflitta dal morbo su così larga scala oltre 60 anni prima.


Le ipotesi principali che sono state classicamente prese in considerazione sono 3:

. I bambini furono portati a morire in montagna per evitare il contagio di tutta la popolazione con la malattia della “Corea di Sydenham“, anche detta “Il ballo di San Vito”, di cui si trovano riferimenti ne la “Cronaca di Erfurt” del 1237 e la “Cronaca di Maastricht” del 1278.

. I bambini furono costretti a lasciare la città per una nuova Crociata dei Fanciulli o per una campagna militare. La crociata dei fanciulli è stata oggetto di ampio dibattito e sembra che sia frutto di un’interpretazione errata della parola latina “Puer” che è confondibile con la parola “Pauper”, che significa povero. Possibile invece la campagna militare, che invece era molto comune all’epoca e che coinvolgeva spesso anche i più piccoli.

. I bambini furono protagonisti di una migrazione di massa verso l’Est Europa, riferimenti che si possono trovare anche nella prima versione della fiaba dei Grimm, che parla di come la caverna conducesse in realtà alla Transilvania, in Romania.


Un’altra ipotesi che è assai interessante è quella avanzata da Gernot Hüsam, uno storico locale.

I baroni Spiegelbergs, cattolici convinti, erano decisi a eliminare le resistenze alla conversione religiosa della zona e, assoldato un cacciatore dagli abiti sgargianti, fecero sacrificare 130 bambini della città di Hamelin sopra ad un “calvario” (come quello di Cristo, sacrificato per salvare gli uomini) vicino alla città. Il calvario potrebbe essere il monte Ith, distante soltanto 15 chilometri dalla città di Hameln, dove si trova il Teufelsküche, la “Cucina del Diavolo“, un luogo perfetto per effettuare sacrifici di questo tipo e tradizionalmente legato a riti pagani.

La collina Oberberg sulla catena rocciosa ci viene descritta dalla tradizione orale della città come teatro di riti e feste “demoniache”, sovente a sfondo sessuale, che venivano accompagnate dal suono di un pifferaio che suonava durante le cerimonie invitando i giovani alla danza.

La “prova” più forte a sostegno di questa teoria è la raffigurazione dell’episodio in una vetrata della chiesa della città. Questa rappresentazione indica precisamente la beatificazione dei martiri che, divenuti santi salvatori, meritarono una raffigurazione degna del gesto.

La “cucina del diavolo”

Quale che sia stato il destino dei 130 bambini di Hamelin risulta a tutt’oggi un mistero e, se non verranno trovati reperti archeologici come ad esempio le ossa dei bambini, è destinato a rimanere tale.

Sotto, il video del carillon della Hochzeitshaus, un palazzo rinascimentale dove ad ogni cambio d’ora va in scena la famosa fiaba legata ad Hamelin:



Fonte: www.vanillamagazine.it

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