giovedì 18 luglio 2019

Chernobyl: la miglior serie di tutti i tempi?

ATTENZIONE! ALLARME SPOILER!

"Qual è il prezzo delle bugie? Non che le confondiamo con la verità. Il vero pericolo è che abbiamo ascoltato tante di quelle bugie da non riconoscere più la verità. Cosa fare allora? Non resta che abbandonare anche solo l'idea della verità e accontentarci delle storie. In queste storie non importa chi siano gli eroi. Quello che vogliamo sapere è a chi dare la colpa". 

Con queste parole di Valerij Legasov inizia la serie, anzi la mini-serie, Chernobyl, coprodotta da HBO e Sky Atlantic e trasmessa in lingua originale dal 06 maggio al 03 giugno 20191 . 

Personalmente ero venuto a conoscenza dell'arrivo imminente di questo docudrama alcuni mesi fa, proprio mentre stavo scrivendo la ricerca Chernobyl – 33 anni di bugie 2 . Rimasi dunque vigile in attesa di poter valutare come sarebbe stata presentata la tragedia. Ammetto che, in base alla mia esperienza di serie tv, non mi aspettavo dei risultati eccelsi. Ho infatti riscontrato in numerosi casi l'incapacità degli autori nel sostenere un intreccio fedele e coerente alla caratterizzazione dei personaggi, cosa che, quasi inevitabilmente, si verifica quando il prodotto è sul viale del tramonto: cito a titolo esemplificativo le ultime stagioni di Lost, Prison Break, Dexter, The Walking Dead, e l'ultimo scempio in ordine cronologico, Il Trono di Spade. "Chernobyl" invece, salvo ripensamenti dovuti al profitto, consta di sole 5 puntate e si basa su un fatto storico su cui sono stati scritti ettolitri di inchiostro e sono già stati girati chilometri di pellicola in documentari. 

Ma avendo già analizzato con dovizia di particolari la narrativa ufficiale sul disastro di Chernobyl, che nella migliore delle ipotesi esprime una sintesi tra errori degli operatori e carenze tecniche dell'impianto, ritenevo di poter supporre che gli autori sarebbero andati in tale direzione. Senza dimenticare i dubbi che è lecito nutrire sulle rappresentazioni di fatti storici o biografici 3, vidi la prima puntata in lingua originale coi sottotitoli in italiano e rimasi basito. Non tanto da quanto mostrato sullo schermo, in linea con le mie aspettative, ma soprattutto da quanto lessi dopo. 
Ma andiamo con ordine ...


Il mantra 


Ogni singolo articolo, di qualunque testata, di qualunque colore e di qualunque fede, ripeteva lo stesso mantra 4 . 

Il Messaggero riporta che è la “miglior serie di sempre su Sky”, e precisa: “ha raccolto apprezzamenti di critica e pubblico in tutto il mondo, raggiungendo il rating più alto di sempre sul sito americano IMDb superando anche serie cult come Il Trono di Spade: per l'inglese 2 Guardian la serie è «destinata a diventare un grande classico», per Variety il racconto è «tanto agghiacciante quanto essenziale», mentre Forbes l'ha definita «una delle migliori produzioni tv, tra le più grandi serie di tutti i tempi»” 

Aldo Grasso del Corriere della Sera la definisce una “serie corale tra documentario e slancio emotivo [...] con uno sguardo di rara intensità e di pietosa umanità” che è volto ad evidenziare “soprattutto l’impermeabilità del sistema sovietico alle critiche, il suo incrollabile tentativo di resistere alle evidenze, l’omissione della verità come passaggio obbligato per non mostrare al mondo le proprie responsabilità […] attingendo alternativamente alla tragedia classica e al thriller più spietato”. 

La Stampa, in un articolo a pagamento che, visto l'incipit, mi guardo bene dall’acquistare, la definisce un “racconto intimo e rigoroso”. 
Ancora il Messaggero: “la forza delle cinque puntate non è nel loro valore documentaristico, ma nella capacità del regista svedese Johan Renck di tradurre in immagini il disastro”. 

Davide Turrini sul Fatto Quotidiano definisce la serie “una ricostruzione storico-ambientale catastrofica e post-apocalittica vintage che lascia davvero senza fiato”5 . 

Non mi è dato sapere cosa scriva Repubblica, dato che il contenuto è a pagamento, ma sarei stupito se andasse controcorrente... 

Un altro articolista alla domanda “Qual è allora il motivo per cui Chernobyl funziona e perché va visto?" risponde "perché ha la rarissima qualità di questi tempi di produrre delle immagini che agiscono a livello fisico. Bastano pochi minuti per sentire qualcosa, un formicolio, un senso di fastidio, un’angoscia che si posa letteralmente sulla pelle. È il motivo per cui Chernobyl, più che essere giudicato sul terreno della docu-fiction, dovrebbe essere considerato una specie di film dell’orrore. Quel tipo di film che produce un effetto fisico immediato e una più lenta e successiva ricaduta simbolica”6 . 

In sintesi: un coro unanime di lodi e apprezzamenti, riservati anche alle colonne sonore dark della violoncellista islandese Hildur Guðnadóttir, nonché all'architettura degl'interni e agli arredi7 . 

A questo proposito la giornalista Masha Gessen scrive : "la cultura materiale dell'Unione Sovietica è riprodotta con un'accuratezza mai riscontrata prima nella televisione o nella cinematografia occidentali o, in questa maniera, nelle controparti russe. I vestiti, gli oggetti e la luce stessa sembrano provenire direttamente da Ucraina, Bielorussia e Mosca degli anni '80".

In realtà, come vedremo a breve, la serie è zeppa di imprecisioni (o errori o falsità) ma i "giornaloni" pur ammettendolo, non se ne scandalizzano. 

Il New York Times, ad esempio, scrive che "la prima cosa da capire riguardo la mini-serie Chernobyl [...] è che molto è inventato. Ma c'è un secondo e più importante aspetto: che non ha importanza". 

E usa poi una perifrasi straordinaria, ossia che "non si può dire che non ci siano molti tocchi di verosimiglianza"8 , una formula estremamente cervellotica per dire che il massimo che potremo attenderci sarà una qualche forma di verosimile. Continua poi con una frase illuminante: "come lo spettacolo giunga alla verità è meno importante del fatto che ci arrivi. Gli spettatori potranno lasciare Chernobyl convinti che, insieme, uomini e macchine possano fare cose orribili, come creare una catastrofe nucleare per anni. E se avranno compreso che, in questo caso, il risultato sarà stato più colpa del governo e dei suoi funzionari di partito (apparatchiks), tanto meglio". 

Ah ecco. Questo è il vero messaggio! Ma ci torneremo.


L'autore 

L'autore della sceneggiatura è Craig Mazin, laureato in psicologia a Princeton, ha lavorato per la Disney9 , e ha in seguito firmato pietre miliari della commedia hollywoodiana come Scary Movie 3, Scary Movie 4, Una notte da leoni 2 e Una notte da leoni 3. 

Arrivato ad un certo punto della sua carriera ha sentito il bisogno di abbandonare le commediole per abbracciare il dramma. L'interesse per l'argomento, come spiegato in un'intervista a Fox, nacque proprio partendo dal fatto che lui stesso non conosceva la vicenda: “quello di Chernobyl è un incidente di cui tutti sanno e nessuno ancora sa. Se chiedo alla gente cosa è successo, diranno che la centrale è esplosa, ma se gli chiedo come non lo sapranno”

Mazin iniziò "a lavorare allo script cinque anni fa, accumulando e leggendo una gran numero di libri, articoli e guardando un sacco di documentari". E la "maggior fonte d'ispirazione" fu il libro di Svetlana Aleksievic, Preghiera per Chernobyl, che racconta le storie di 500 testimoni dell'incidente"10 . Mazin difende l'aderenza ai fatti della serie ("mi rimetto alla versione meno drammatica delle cose [per non] sfociare nel sensazionalismo"11) e poi saggiamente parla di verità (“e questa è la lezione che spero le persone apprendano quando vedono Chernobyl, che c’è un costo quando si ignora la verità”12). 

Un’altra frase di Mazin, invero più sibillina, recita: “Viviamo in un periodo in cui le persone sembrano riappropriarsi della nozione corrosiva secondo la quale ciò che vogliamo sia vero è più importante di ciò che è vero”13 .

Ma se è vera la sopraccitata affermazione del New York Times "che molto è inventato" e ha ragione l'ingegnere Oleksiy Breus, un operatore della centrale e testimone dell'evento, che ha detto alla BBC che "gli aspetti tecnici hanno alcune discrepanze... che non necessariamente sarebbero bugie, ma pura finzione"14, è evidente che le parole di Mazin vadano prese con le pinze.

E comunque che mentano lo ammettono nel podcast associato alla serie, in cui Craig Mazin viene intervistato su ogni episodio e "spiega il suo processo decisionale su ciò che è reale e ciò che è stato aggiunto per questioni legate alla narrativa, al dramma o al personaggio15 . 

Ci sarebbero dunque elementi aggiunti ma, al di là delle dichiarazioni di facciata, per chi conosce un po’ la vicenda, saltano all’occhio delle incongruenze. E' infine interessante notare che Mazin non sia solo il paladino della verità e dell'aderenza ai fatti, ma anche del rispetto: il tam-tam mediatico che ha travolto i telespettatori ha infatti aumentato il turismo, al punto che lo stesso autore su Twitter, si è ritenuto in dovere di fare un appello: "è magnifico che la serie abbia generato un'ondata di turismo nella zona di esclusione, ma ho visto alcune delle foto in circolazione. Se la visitate, per cortesia ricordatevi che una terribile tragedia è successa proprio lì. Comportatevi con rispetto per tutti coloro che hanno sofferto e che si sono sacrificati. 16

Gli errori 

Quali sono le falsità? La domanda va integrata: le falsità hanno tutte lo stesso peso? Ovviamente no, infatti ci sono falsità che vengono già rivelate da varie fonti in internet, e altre che sono più nascoste e decisive; alcune riguardano singoli episodi, altre la caratterizzazione dei personaggi e altre l'intera atmosfera. Vado ad elencare i punti più controversi che sono riuscito ad individuare.

1. Legasov. 

Il protagonista della serie è vicedirettore dell'Istituto Kurchatov e viene incaricato di dirigere e coordinare i lavori per gestire l'emergenza. Viene presentato come un 4 coraggioso scienziato esperto di reattori nucleari che lotta contro il sistema per giungere alla verità, mettendo a rischio la propria carriera.

Il vero Valerij Legasov era in realtà un chimico inorganico e non uno specialista di reattori nucleari; aveva una famiglia che non compare nella serie; amici e colleghi dicono che avesse un carattere diverso da come presentato; non era certamente indipendente nel prendere le decisioni17 .

Il giornalista Aaron Bady coglie il punto:

"il vero Legasov era uno zelante uomo di partito, e probabilmente fu scelto per il suo lavoro, così come Boris Shcherbina, grazie alla reputazione di servitore ubbidiente del partito comunista. Di conseguenza, quando vediamo [l'attore] Jared Harris rispondere a Gorbachev, sfidare aggressivamente il capo del KGB e mostrare un disprezzo sfrenato per il sistema sovietico - al punto che, in maniera poco plausibile, sembra essere rimasto nell'ignoranza per i primi 50 anni della sua vita - noi stiamo vedendo un personaggio storico reale trasformato in quell''ingenuo idiota' (come lo chiama Shcherbina) che gli sceneggiatori volevano ritrarre: uno scienziato la cui ignoranza della vita sovietica lo ha lasciato innocente, e che quindi può aprire gli occhi di fronte alla verità del disastro di Chernobyl" 18 .

Il giornalista Higginbotham, autore di Midnight In Chernobyl, intervistato sul suicidio crede che nessuno sappia perché si sia suicidato, né conosciamo la portata della sua comprensione dei difetti del progetto RBMK prima dell'incidente. Sebbene fosse il vicedirettore dell'Istituto di energia atomica, non era uno specialista di reattori, e in effetti dovette trovare un esperto di RBMK per avere informazioni prima che salisse sull'aereo per Chernobyl il 26 aprile (infatti nel testamento specifica continuamente di essersi rivolto ad esperti a Mosca per avere consigli e istruzioni19, NdA). Ma le ragioni per cui il vero Legasov si è tolto la vita sono complicate e non si adattano ad una semplice narrazione. Di certo aveva problemi di salute, era ostracizzato dai colleghi e non gli venne offerto riconoscimento pubblico, in parte per un'antipatia personale da parte di Gorbachev 20 .

Infine, il fatto che proprio Legasov abbia suggerito di inviare sul tetto dei Biorobots, ossia degli uomini ad operare dove gli automi avevano fallito, non è suffragata dalle sue memorie, e appare invece una trovata scenica.

2. Shcherbina. 

Boris Shcherbina è vicepresidente del Consiglio dei ministri e viene incaricato di offrire tutta l'assistenza politica possibile per affrontare la catastrofe. Il personaggio è piuttosto burbero e, all'inizio, si mostra particolarmente ostile e insofferente nei confronti di Legasov, arrivando persino a minacciarlo; per poi, invece, sviluppare una sorta di empatia e solidarietà col partner.

Chi l'ha conosciuto, lo descrive come "calmo e posato": la natura calma di Shcherbina, unita al fatto che Legasov era un membro stimato dell'Accademia delle Scienze sovietica, rendono anche molto improbabile che minacciò di buttarlo fuori dall'elicottero21 .

Higginbotham, che parlò ad amici e colleghi di entrambi, nonché alla figlia di Legasov, Inga, e avendo studiato gli scritti di Legasov, non trova plausibile che nessuna delle scene che li ritrae insieme possa essere avvenuta nella vita reale22 .

Lo stesso Legasov nel testamento23 descrive in maniera sobria la sua cooptazione, senza citare episodi conflittuali o una sua mancanza di voglia. Inoltre specifica espressamente di aver volato da Mosca a Kiev, per giungere in auto a Chernobyl in serata, cosa che esclude categoricamente l’episodio dell'elicottero.

Dello stesso tenore è un articolo di Russia Today: 5

"I funzionari di partito di Mazin sono più come gangster scontrosi che proteggono il loro territorio - fanno i prepotenti, urlano, ridono ostentatamente e battono i pugni sul tavolo. L'anziano ministro di Gabinetto di Stellan Skarsgard minaccia di buttar fuori il famoso accademico di Jared Harris da un elicottero, e poi di sparargli, ma la conversazione è tanto plausibile quanto lo sarebbe stata tra il Vice Presidente George H.W. Bush e il fisico Richard Feynman, per scegliere due contemporanei" 24

Altrettanto improbabile è anche la situazione del quarto episodio in cui Shcherbina dà in escandescenze al telefono e arriva perfino ad imprecare contro Gorbachev e a spaccare l'apparecchio: si tratta di una trovata scenica per elevare la drammaticità. La drammaturgia del rapporto Legasov-Shscherbina riguarda l'immagine falsata della società sovietica (cfr. punto 12).

3. Khomyuk. 

Il personaggio di Ulana Khomyuk, una scienziata bielorussa che, accortasi del disastro, autonomamente parte per offrire il suo aiuto, come confermato in sovrimpressione al termine dell’ultima puntata, è completamente inventato. Questa figura fu creata per rappresentare e onorare tutti gli scienziati per la loro dedizione alla verità e all'umanità.

Higginbotham: "sebbene sia un dispositivo meraviglioso per guidare lo spettatore attraverso eventi complessi, non sono sicuro di quali scienziati il personaggio di Emily Watson possa essere il collage. C'erano diverse donne in posizioni di alto livello nella tragedia reale che compaiono a Midnight In Chernobyl, ma non conosco donne coinvolte a quel livello della commissione governativa" 25 . Masha Gessen la definisce “la più grande finzione”:

"Khomyuk sembra incarnare ogni possibile fantasia hollywoodiana. Lei è una persona che conosce la verità: la prima volta che la vediamo, sta già pensando che qualcosa sia andato storto, e lei lo sta afferrando molto velocemente, a differenza degli uomini ottusi nella scena reale del disastro, che sembrano aver bisogno di ore per comprenderlo. È anche una persona che cerca la verità: intervista decine di persone (alcune di loro mentre stanno morendo per l'esposizione alle radiazioni), rinviene un documento scientifico che è stato censurato e scopre esattamente cosa è successo, minuto al minuto. Anche lei viene arrestata ed immediatamente dopo è seduta in una riunione sul disastro, guidata da Gorbachev. Nulla di tutto ciò è possibile e tutto è banale. Il problema non è solo che Khomyuk sia una finzione; è il tipo di conoscenza esperta che lei rappresenta ad essere una finzione"26 .

La spiegazione che "rappresenta tutti quegli scienziati che lavorarono con sprezzo del pericolo per risolvere la crisi" è puerile e nasconde un messaggio subdolo, ossia che le autorità non volevano che trapelasse quella verità che ho spiegato essere falsa27: di nuovo compare la tecnica di combattere una bugia con un'altra bugia.

La creazione del personaggio non ha altro senso se non quello di manipolare l'intera vicenda, visto tra l’altro il ruolo di coprotagonista o, in alternativa, di fornire allo spettatore una figura femminile carismatica per fare da spalla ai due maschiacci. E questo non è Chernobyl signori, è Hollywood.

E comunque ho scovato un’ispirazione precisa per il personaggio della Khomyuk: peccato che si tratti di un uomo… ossia Valentin Aleksevic Borisevic, ex direttore di laboratorio dell'Istituto di energetica nucleare dell'Accademia delle Scienze di Bielorussia, che ha rilevato un aumento della radioattività nell’istituto e temeva una perdita al loro reattore di ricerca. Provò dunque a chiedere se l’avaria provenisse dalla centrale di Ignalina (dove è stato girata la serie, NdA) e poi tentò, senza successo, di chiamare Chernobyl. Allora capì che "era chiaramente andato in avaria un reattore..."28

4. Ljudmila e Vasilij Ignatenko. 

Il pompiere e la moglie sono i protagonisti di una delle vicende più personali e toccanti della serie, che apre il libro che lo stesso Mazin ha citato quale fonte d’ispirazione.

Le sofferenze dell’uomo colpito da sindrome acuta da radiazioni a causa del suo intervento immediatamente dopo l’esplosione (la scena che li riprende mentre si arrampicano sulle macerie è anch'essa una licenza televisiva) e della donna che lotta per assisterlo in ospedale è stata riproposta abbastanza fedelmente.

Perché "abbastanza"? Perché nel libro la coppia sa già di aspettare un bambino, la donna è al 6° mese, e non rivela la gravidanza al coniuge in ospedale; nessuno le dice (tantomeno un personaggio inventato come la Khomyuk) che la figlioletta neonata ha assorbito le radiazioni al posto suo e nella serie non viene detto che gliela portano via per studiarla in nome della scienza (particolare che davvero avrebbe avuto un senso nel drammatizzare la vicenda)29 .

5. Troppo splatter 30 .

Alcuni, tra cui lo scrittore Michael Shellenberger, hanno sollevato dei dubbi sulla rappresentazione degli effetti delle radiazioni che sarebbero più in linea con The Walking Dead che con la realtà: “le vittime delle radiazioni sono spesso coperte di sangue per qualche ragione”. In questo caso, sarei invece eccezionalmente indulgente, data la difficoltà di mostrare in poco tempo le modifiche sul corpo. Ma Shellenberger, intervistato da Forbes, fa un’osservazione un po’ diversa: “perché gli ospedali isolano le vittime delle radiazioni dietro teli di plastica? Perché il loro sistema immunitario è stato indebolito e sono a rischio di essere esposti a qualcosa che non possono trattare". In altre parole, la minaccia della contaminazione è al contrario rispetto a quanto raffigurato in Chernobyl. E come poc’anzi esposto, la Watson (Khomyuk) dice che “la radiazione avrebbe ucciso la madre, ma il bambino l’ha assorbita al posto suo. Mazin e HBO pare credano che un tale evento si sia realizzato”31 .

6. Bruchanov, Fomin e Djatlov. 

Il direttore dell'impianto Viktor Bryukhanov, l'ingegnere capo Nikolai Fomin e il suo vice Anatolij Djatlov sono i tre farabutti che, per opportunismo e vigliaccheria, oltre ad aver contribuito a provocare il disastro, cercano di minimizzarne la portata. La loro caratterizzazione caricaturale, in quanto individui tronfi e incompetenti, non è nuovissima per coloro che da anni si interessano all'argomento. I loro tratti distintivi sono infatti ricalcati sull'interpretazione offerta in altri documentari mainstream32 che hanno già segnato il solco della drammaturgia.

Le ricostruzioni dei dialoghi nei momenti chiave sono totalmente inventate, come le tanto agognate promozioni in caso di successo del test fatale che avrebbe portato al disastro: la "promozione" risponde a una logica molto occidentale per dare una "scossa" all'intreccio, ma non è stata rilevata da Karpan in Trial at Chernobyl Disaster33 . La leggenda secondo cui gli operatori della centrale ritenessero intatto il reattore è completamente priva di senso e che Bryuchanov, Fomin e Djatlov abbiano cercato di nascondere il disastro è altrettanto ridicolo. Ma è funzionale al mantenimento del tono da thriller, in cui i personaggi devono possedere tratti distintivi ben definiti. Le fonti che ho utilizzato per 33 anni di bugie e, francamente, anche il semplice buon senso aiutano a smascherare l'inganno.

Una conferma da chi li ha conosciuti, ossia il già citato Breus, il quale vede la loro rappresentazione come "non una finzione, ma una sfacciata menzogna [...] i loro personaggi sono distorti e travisati, come se fossero dei malvagi. Non erano niente del genere." E riferendosi specificatamente a Djatlov: "Gli operatori avevano paura di lui", concorda Breus. "Quando era presente nel blocco, creava tensione a tutti, ma non importa quanto fosse severo, era sempre un professionista di alto livello". Il parere di Higginbotham: "Djatlov era un individuo complesso, quasi universalmente rispettato dallo staff dell'impianto per la sua competenza tecnica, mentre era malvisto da qualcuno per i suoi modi". Per essere franchi, possiamo ritenere che il ruolo di supercattivo se lo sia guadagnato grazie al caratteraccio. 
Concludo su Djatlov: 

"lo vediamo costringere uomini giovani e bravi a compiere azioni che alla fine porteranno alla catastrofe. Tutto perché, a quanto pare, vuole una promozione. In realtà, non si trattava della carota di una singola promozione, o anche di diverse promozioni, o di un capo cattivo e violento. Era il sistema, composto principalmente da uomini e donne docili, che agendo con pressapochismo e ignorando le loro stesse precauzioni, alla fine fecero esplodere il proprio reattore nucleare senza una buona ragione, tranne che era così che venivano fatte le cose. Lo spettatore è invitato a fantasticare sul fatto che, se non fosse stato per Djatlov, gli uomini bravi avrebbero fatto la cosa giusta e il difetto fatale nel reattore, e il sistema stesso, sarebbero rimasti latenti. Questa è una bugia" 34 .

Queste parole di Masha Gessen sono interessanti, perché criticano sì la poca accuratezza della serie, ma allo stesso tempo danno una spallata al "nemico", cosa che vedremo non essere casuale. Anche perché il presupposto è l'accettazione della verità ufficiale che non contempla comunque le osservazioni sulla natura nucleare dell’esplosione del reattore e il possibile ruolo giocato da un fenomeno sismico, come da me esposto in 33 anni di bugie. Una buon thriller deve favorire la creazione e l'identificazione di un nemico contro cui canalizzare le proprie energie negative.

7. 3 subacquei. 

Nella serie sono 3 volontari mandati praticamente verso una morte certa col benestare di Gorbachev; essi si introducono in un tunnel sotterraneo per aprire manualmente delle chiuse per far defluire l'acqua contaminata e scongiurare il rischio di una nuova esplosione.

Da un'articolo della BBC:

"Contrariamente a quanto riferito che i tre subacquei sono morti per malattia da radiazioni a causa della loro azione, tutti e tre sono sopravvissuti. Il leader del turno Borys Baranov è morto nel 2005, mentre Valery Bespalov e Oleksiy Ananenko, entrambi ingegneri capo di una delle sezioni del reattore, sono ancora vivi e vivono nella capitale, Kiev. 
'Era il nostro lavoro', dice Oleksiy Ananenko, che era di turno all'epoca, mentre gli altri erano stati incaricati dal loro superiore. Sapevano dove erano le valvole, quindi erano gli uomini giusti per il compito. 'Se non lo avessi fatto, avrebbero potuto semplicemente licenziarmi. Come avrei potuto trovare un altro lavoro dopo questo?'. Indica alcune inesattezze nella rappresentazione televisiva. I loro volti erano solo parzialmente coperti da respiratori, quindi potevano parlare tra loro, non gli venne offerta una ricompensa e non furono applauditi al loro ritorno per il successo. 'Era semplicemente il nostro lavoro, chi avrebbe dovuto applaudire?'"35 .

Sempre Higginbotham alla domanda se Gorbachev avesse davvero dato il permesso di mandare a morire tre uomini per aprire una saracinesca e far uscire l'acqua, risponde "no, per quanto ne so" e aggiunge che "i tre uomini erano membri del personale dell'impianto con la responsabilità di quella parte della centrale elettrica e del turno al momento dell'inizio dell'operazione. Hanno semplicemente ricevuto degli ordini36 .

L’episodio in questione era comunque già stato citato in un documentario di alcuni anni fa, in cui era stata rappresentata una vera e propria immersione di due soggetti con la muta da sub, con il terzo che reggeva solo una lampada per illuminare il percorso sott'acqua. Ma su cui, fino ad ora, non c’era chiarezza37 .

8. I minatori. 

Per scongiurare che il nocciolo incandescente sprofondasse verso la falda acquifera, vengono reclutati dei minatori ed è un Ministro in persona va ad opzionarli. 

Le sequenze che li vedono protagonisti hanno una nota lievemente comica, dato che il Ministro viene sbeffeggiato e imbrattato dagli energumeni e, ad un certo punto, a causa del caldo, i lavoratori si spogliano completamente. 

"La scena più sconvolgente" scrive Russia Today " è un ministro sovietico che negozia coi minatori di carbone minacciandoli con le armi per persuaderli a scavare un tunnel sotto Chernobyl. I mandarini di Mosca non negoziavano con gente che stava dieci gradini sotto di loro: davano ordini e non avevano bisogno di pallottole per farli rispettare" 38 . 

Inoltre Breus dice che "non sono rimasti completamente nudi". Infine, come ho descritto39 , i minatori sono stati sacrificati inutilmente: su questo punto, uno sceneggiatore capace e consapevole avrebbe potuto costruire una critica!

9. Il fumo. Nelle immagini diurne post eventum, si vede una densa coltre di fumo nero che si solleva dal reattore danneggiato. Oleksiy Breus dice: "Ho visto il danno al reattore numero 4. Si potevano vedere l'attrezzatura e le pompe esposte, non c'era fumo o fuoco, solo fumi provenienti dalla parte danneggiata"40 .

Aaron Bady commenta: 

"Una pletora di inesattezze storiche aumenta piuttosto che diminuire l'impressionante potere narrativo della serie." "L'incidente non ha prodotto un denso fumo nero sopra l'impianto", ammette Moskvitin, ma "l'uso inventato del fumo nello spettacolo ... fornisce uno spunto logico atmosferico". [...] Ma il ricordo41 di Legasov era "una colonna di fumo bianco alta diverse centinaia di metri" e le prime persone a vedere l'edificio distrutto da un elicottero videro solo "una sottile traccia di fumo bianco"42

L'assenza del fumo nero, ad esempio, si vede anche nei documentari che ripropongono sequenze originali d'archivio o nelle foto di Igor Kostin. Ma allora perché il fumo nero e denso? Semplicemente perché è più minaccioso e incute maggior timore.

10. Il blocco. 

Nella prima puntata il comitato esecutivo di Pripjat decide di minimizzare l'incidente e impone l'isolamento della città, per impedire la fuga degli abitanti. Anche questo caso è falso e tendenzioso. Yevgeniy Shevchenko, che ha lavorato come liquidatore dopo il disastro nucleare di Chernobyl, si è detto indignato per il modo in cui la HBO ha distorto i fatti relativi all’evento. Egli ha citato, in particolare, l’ordine delle autorità di isolare la cittadina più prossima alla centrale nucleare, Pripyat, impedendo a chiunque di scappare. Secondo Shevchenko, non è vero: la gente stava abbandonava la città a piedi senza che nessuno li fermasse43 . Una tale mancanza di sensibilità e scrupoli è chiaramente funzionale al quadro che si vuol offrire dei "cattivi".

11. I cacciatori. 

Nella quarta puntata, 3 soldati sono incaricati di eliminare gli animali domestici rimasti nella zona di reclusione dopo l'evacuazione e, per proteggersi dalle radiazioni, indossano delle conchiglie parapube, dette "cestini delle uova". 

In Preghiera per Chernobyl di Svetlana Aleksievic sono dei cacciatori ad occuparsene, non dei militari44; e pronunciano una sorta di filastrocca "se vuoi padre diventare, le palle ti devi impiombare"45. Una pratica riportata poi anche da un altro personaggio: "avevamo pensato di integrarli [i camici di gomma] con degli slip arrangiati da noi, sempre col piombo"46 . 

Diverso è il parere di Higginbotham sui "cestini delle uova": "Questo è nuovo per me. Credo che potrebbe derivare da Svetlana Alexievich, il cui lavoro non l'ho usato come fonte. Nessuno con cui ho parlato ha menzionato le conchiglie e non ho visto alcun riferimento ad esse in nessuna delle monografie e memorie che ho letto sulla liquidazione"47 . Chi avrà ragione? L'autore di Midnight in Chernobyl o l'autrice di Preghiera per Chernobyl? Rimandiamo a dopo una possibile risposta.

12. La società sovietica. 

La serie descrive un clima di disorganizzazione, arroganza e vessazione da parte delle autorità sovietiche che permea tutte le puntate. 

Ciò è in netto contrasto con quanto riportato dallo stesso Legasov negli audio da lui stesso registrati, in cui descrive sì l'incertezza e la disorganizzazione dovute alla mole dell'evento, ma ne certifica l'agilità con cui sono state prese le decisioni48. Gli sceneggiatori pare abbiano infarcito la narrazione di luoghi comuni, banali come l'immancabile bottiglia di Vodka, ma spesso irrispettosi di come erano le dinamiche della vera società sovietica. 

Masha Gessen si riferisce alla realtà socioeconomica: 

"l'apparente ignoranza dei produttori sulle vaste divisioni tra le diverse classi socioeconomiche dell'Unione Sovietica: nella serie, Valery Legasov (Jared Harris), un membro dell'Accademia delle Scienze, vive in quasi lo stesso tipo di squallore di un vigile del fuoco della città ucraina di Pripyat. In effetti, Legasov avrebbe vissuto in un tipo di squallore completamente diverso da quello del pompiere. Qui sta uno dei maggiori difetti della serie: il suo fallimento nel rappresentare con precisione relazioni di potere sovietiche49".

Poi alle presunte minacce: 

"Ci sono molte persone in tutta la serie che sembrano agire per paura di essere uccisi. Questo è inaccurato: esecuzioni sommarie, o persino esecuzioni ritardate su ordini di un singolo apparatchik, non erano una caratteristica della vita sovietica dopo gli anni Trenta. In linea di massima, i sovietici hanno fatto quello che è stato loro detto senza essere minacciati con armi da fuoco o alcuna punizione50". 

Infine alla dialettica tra scienza e sistema di potere:

"Sono altrettanto ripetitive e ridicole le numerose scene in cui eroici scienziati affrontano intransigenti burocrati, criticando esplicitamente il sistema decisionale sovietico. Nel terzo episodio, ad esempio, Legasov chiede retoricamente: 'Perdonami, forse ho passato troppo tempo nel mio laboratorio, o forse sono solo stupido. È davvero così che funziona? Una decisione arbitraria e ignorante che costerà chissà quante vite è presa da qualche apparatchik, da qualche uomo di partito in carriera?'. Sì, certo che è così che funziona, e, no, non è stato nel suo laboratorio così a lungo da non rendersi conto che è così che funziona. Il fatto è che, se non avesse saputo come funzionava, non avrebbe mai avuto un laboratorio51". 

Il vero Legasov, prima di essere uno scienziato, era un uomo del sistema e presentarlo come un ingenuo è ridicolo e ricalca i cliché di Hollywood, che cerca il cavaliere impavido. Ciò che ignorava l'autore è il concetto di rassegnazione: 

"la rassegnazione era la condizione che definisce la vita sovietica. Ma la rassegnazione è uno spettacolo deprimente e poco elegante. Così i creatori di "Chernobyl" immaginano uno scontro dove lo scontro era impensabile52".

Anche Russia Today è particolarmente critica nel descrivere la rappresentazione del mondo sovietico, spiegando come fossero i burocrati prima, e i liquidatori poi: 

"Nella vita reale, è stato un disastro di consumati burocrati d'élite, che parlavano tra loro in un mix di gergo di partito déclassé e di quella schietta franchezza russa. I difetti di queste persone, che quasi tutte pensavano di fare la cosa giusta, non erano la malvagità da cartone animato, ma un insensibile senso di autoconservazione di tipo carrierista, un distanziarsi dalla sofferenza umana, priorità sbagliate e una riluttanza a sfidare il sistema. E in mani capaci, la freddezza della burocrazia sovietica avrebbe potuto essere altrettanto sinistra e tragica quanto il melodramma in scena. [...] Allo stesso modo, i comuni russi incaricati dei lavori sporchi e pericolosi sono mostrati o come naïf patriottici mossi dai discorsi, o come brave persone indipendenti. Ma non erano né l'uno né l'altro. A parte i primissimi vigili del fuoco, le centinaia di migliaia di sovietici coinvolti nella decontaminazione erano ampiamente consapevoli dei rischi che correvano, ma andarono comunque avanti. Molti l'hanno fatto per paura, altri per senso del dovere, ma la maggior parte era semplicemente accondiscendente, perché vivevano in uno stato totalitario in cui, se il governo ti dice di fare qualcosa, tu lo fai53".

La chiosa di Russia Today non dà scampo a equivoci: 

"La maggior parte delle volte, le persone coinvolte agiscono nel modo sbagliato con le motivazioni sbagliate, parlano delle cose sbagliate e le dicono nell'ordine sbagliato con una cadenza aliena che è più di una lingua differente54".

13. Il KGB. 

La presenza dei servizi segreti viene sussurrata da Shscherbina a Legasov e poi si manifesta quando viene arrestata Ulana Khomyuk e soprattutto, nell'ultima puntata, quando il capo del KGB minaccia Legasov di tenere la bocca chiusa. 

In 33 anni di bugie, ho dedicato parecchie righe per sottolineare che indubbiamente il KBG abbia svolto un ruolo determinate per secretare 55 le informazioni, ma di sicuro non si sono svolti così i colloqui con Legasov o Khomyuk (personaggio, lo ripeto, inventato di sana pianta) che rimandano più ad una spy story che alla realtà. 

Higginbotham su questo punto dice: "la vera indagine sulle cause del disastro è iniziata quasi immediatamente su più fronti, ed è stata coordinata tra il KGB e l'ufficio del procuratore di stato. Non c'era bisogno della crociata di un informatore per scoprire le cause dell'incidente"56 . Infatti il dr. Sebastian Pflugbeil ha dichiarato che già il 2 maggio era stata redatta la versione ufficiale che avrebbero offerto e imposto il segreto proprio perché sapevano molto bene che versione ufficiale non era vera!57

14. Il processo. 

I tre farabutti Bryuchanov, Fomin e Djatlov vanno a processo e i tre eroi Legasov, Shcherbina e Khomyuk sono chiamati a testimoniare in quanto esperti informati sui fatti. Viene dunque dimostrata la loro negligenza e condotta disdicevole, ma Legasov va oltre, spiegando con spirito didattico la dinamica del disastro e accusando i progettisti dell'impianto. 

Nel vero processo gli imputati erano 6 e non 3 e nulla di ciò che è stato mostrato ha davvero avuto luogo in quella sede. Né Legasov, né Shcherbina (né ovviamente il personaggio farlocco Khomyuk) hanno testimoniato e, cosa ancora più importante, non c'è stata alcuna accusa diretta alla tecnologia dell'impianto (quella compare nel testamento di Legasov e arriverà ufficialmente solo a partire dal 1992 58; nel testamento non viene neppure nominato il processo); anzi, in qualità di esperti sono intervenuti dei rappresentanti di organizzazioni che hanno progettato il reattore. Il processo originale fu una farsa per crocifiggere i capri espiatori59 e il processo "televisivo" è la farsa della farsa!



15. L'elicottero. 

Nella seconda puntata, uno degli elicotteri che vola sopra la centrale per scaricare il suo carico di sabbia e boro, cade a causa delle radiazioni. In realtà, è vero che successe questo fatto, ma avvenne in ottobre e non a causa delle radiazioni, bensì i seguito alla collisione delle pale con una gru. Questo è un altro esempio di drammatizzazione in netta contraddizione con i sopraccitati propositi dell'autore Mazin.

16. La conferenza di Vienna. 

A dicembre 1986 i tre protagonisti si incontrano in segreto e Legasov comunica che andrà a Vienna per raccontare al mondo cosa è successo. Peccato che la conferenza, nella realtà, si era già tenuta il 29 agosto! Complimenti a Mazin.

Questa era una raccolta degli elementi controversi che sono riuscito a trovare, anche se non è da escludere che me ne possa essere perso qualcuno 60 . 

Potrei anche citare la mancanza della costruzione del sarcofago, che è stato un compito importante svolto in condizioni di lavoro proibitive, ma forse questo elemento sarebbe stato troppo gravoso da realizzare per HBO. 

Alla luce delle molte considerazioni fatte, possiamo rileggere le affermazioni di Mazin con altri occhi. Considerando il curriculum di Craig Mazin, il fatto di aver scritto dei filmetti d'intrattenimento che non riflettono neanche lontanamente i miei gusti non significa che uno lo debba fare per tutta la vita, ma se il risultato di un argomento serio è questo, non sarebbe stato meglio scrivere piuttosto Una notte da leoni 4 e 5
Diceva di voler spiegare cosa è successo, ma al termine della visione, il pubblico continua a non sapere la verità ....

Ma non finisce qui.
Per continuare la lettura:
 download.luogocomune.net

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.