venerdì 3 maggio 2019

Una vita dominata dal lavoro vale la pena di essere vissuta?

Cosa penserebbe la gente in questo mondo di solo lavoro? Cosa direbbe? Come si comporterebbe? 

Ovunque si girasse, vedrebbe pre-impiego, impiego, post-impiego, sotto-impiego, e senza impiego – nessuno rimarrebbe fuori dalla categorizzazione. 

 Ovunque si loderebbe e si adorerebbe il lavoro, ci si augurerebbe che la giornata fosse il più produttiva possibile, si aprirebbero gli occhi per svolgere compiti ben precisi, chiudendoli solo per andare a dormire. 

Ovunque una solida etica lavorativa diventerebbe il mezzo per eccellenza con cui raggiungere il successo, mentre la pigrizia diventerebbe il peccato più grave di tutti. 

Tra produttori di contenuti, divulgatori di sapere, architetti e direttori di nuovi filiali si sentirebbero chiacchiere incessanti su workflow, grafici, piani e benchmark, potenziamento, monetizzazione e crescita ...

Operários (1933), di Tarsila do Amaral (1886-1973)

In un mondo simile, il semplice atto di mangiare, il sesso o lo sport, la meditazione, i viaggi da pendolare – tutto monitorato e ottimizzato con attenzione e costanza – sarebbero funzionali a un buono stato fisico, che, a sua volta, servirebbe a renderci sempre più produttivi.


Nessuno berrebbe troppo, al massimo qualcuno userebbe il microdosaggio di sostanze psichedeliche per ottimizzare la propria performance, e l’aspettativa di vita sarebbe indefinitamente lunga.

Si sentirebbe parlare occasionalmente di una morte o di un suicidio per il troppo lavoro, ma simili sussurri, dolci e indistinti, sarebbero giustamente considerati come semplice manifestazione dello spirito del lavoro totale, per alcuni addirittura come modi lodevoli di portare il lavoro ai suoi naturali limiti, compiendo il massimo sacrificio. 

In tutti gli angoli del mondo, quindi, la gente agirebbe in modo da soddisfare il desiderio più profondo del lavoro totale: manifestarsi in tutta la sua completezza.

Episodio “caduta libera” della serie Black Mirror. Le persone danno e ricevono valutazioni costantemente, sul lavoro e nella vita sociale.

The Circle, di James Ponsoldt. La protagonista è una ragazza che mette la sua vita privata al servizio di un prototipo del social network per cui lavora, The Circle.

Episodio “15 milioni di celebrità” della serie Black Mirror. Per poter accedere alle selezioni di un reality show le persone devono guadagnare “Meriti” pedalando sulle cyclette.

Il mondo così rappresentato, però, non è il soggetto di un romanzo di fantascienza: è chiaramente molto simile a quello in cui viviamo.

Il “lavoro totale”, termine coniato subito dopo la seconda guerra mondiale dal filosofo tedesco Josef Pieper nel suo libro Leisure: The Basis of Culture (1948), è il processo attraverso il quale gli esseri umani vengono trasformati in puri e semplici lavoratori. In questo modo, il lavoro diventa in ultima istanza totale quando diventa il centro attorno cui ruota la vita umana; quando tutto viene messo al suo servizio; quando il piacere, le festività e i momenti di gioco finiscono per assomigliare e infine diventare lavoro; quando non resta altra dimensione esistenziale che non sia quella del lavoro; quando l’uomo crede davvero che siamo nati semplicemente per lavorare; e quando altri modi di vivere, esistenti prima che il lavoro totale prendesse il sopravvento, spariscono del tutto dalla memoria culturale.

Josef Pieper -->

Siamo sulla soglia di realizzazione del lavoro totale. Ogni giorno parlo con persone per le quali il lavoro ha finito col controllare la loro esistenza, trasformando il mondo in un incarico, i loro pensieri in un silenzioso fardello.

Perché, a differenza di una persona devota a una vita di contemplazione, ciascun lavoratore totale ritiene di essere alla base di un mondo costruito come una serie infinita di incarichi che si estendono in un futuro indefinito.

A seguito di questa taskification (un termine che potremmo tradurre con “cottimizzazione”) del mondo, vede il tempo come una risorsa scarsa da utilizzare con parsimonia, ed è perennemente preoccupato da ciò che andrebbe fatto, spesso in ansia per la cosa giusta da fare in un determinato momento e angosciato dall’idea che ci sia sempre qualcosa in più da fare. 

Il punto cruciale è che l’attitudine del lavoratore totale non è compresa al meglio nei casi di lavoro eccessivo, ma piuttosto nel modo in cui tutti i giorni egli è totalmente focalizzato sui compiti che vanno portati a termine, cercando sempre di migliorare la produttività e l’efficienza. In che modo? Attraverso una pianificazione oculata, una scala di priorità razionale e una puntuale delegazione. Il lavoratore totale, in sintesi, è una figura di attività incessante, tesa, indaffarata: una figura il cui principale male è una profonda irrequietezza esistenziale, ossessionata dalla produzione dell’utile.

Ciò che più inquieta nella prospettiva del lavoro totale non è soltanto la sofferenza inutile che causa, ma anche il fatto che sradica le forme di contemplazione spensierata che entrano in gioco nel momento in cui ci si pongono, si ponderano e viene trovata una risposta alle principali domande dell’esistenza.

Per capire in che modo generi sofferenza non necessaria, basta pensare all’illuminante fenomenologia del lavoro totale nella consapevolezza quotidiana di due interlocutori immaginari. 

Tanto per cominciare, c’è una tensione costante, una pressione generale associata all’idea che ci sia qualcosa che ha bisogno di essere portato a termine, sempre qualcosa che dovrei fare in questo momento. 

Come dice il secondo interlocutore, c’è allo stesso tempo anche la seguente domanda che incombe: “È questo il modo migliore in cui impiegare il mio tempo?” Il Tempo – un nemico, un bene scarso – rivela i poteri limitati di chi agisce, la sofferenza per sfiancanti e irresponsabili costi-opportunità.

Insieme, i pensieri del “non ancora, ma deve essere fatto”, del “dovrebbe già essere stato fatto”, del “potrei fare qualcosa di più produttivo” e la “prossima cosa da fare”, sempre in agguato, cospirano come nemici per tormentare l’individuo che, di default, si ritrova sempre indietro in un adesso che non sarà mai completo. 

Inoltre, ci si sente in colpa non appena non si è il più produttivi possibile. Il senso di colpa, in questo caso, è diretta conseguenza del non essere riusciti a stare al passo o a gestire al proprio meglio le cose, travolti dagli incarichi per una presunta negligenza o un ozio relativo. Infine, il costante, assillante impulso a portare al termine i propri compiti implica che è empiricamente impossibile, proprio per questo modo di esistere, fare un’esperienza completa della vita. “La mia esistenza”, conclude il primo uomo del dialogo, “è un onere”, il che significa un ciclo senza fine di insoddisfazione.

La condizione di fardello del lavoro totale, quindi, è definita da un’attività incessante e irrequieta, dall’ansia per il futuro, dalla sensazione di essere sopraffatti dalla vita, pensieri opprimenti sulle opportunità perse, e il senso di colpa legato alla propria pigrizia. 

Da qui, la taskification del mondo è legata al concetto di lavoro totale come fardello. Infine, il lavoro totale inevitabilmente causa dukkha, termine buddhista per l’insoddisfazione che nasce da una vita piena di sofferenza.

Oltre a causare dukkha, il lavoro totale impedisce l’accesso a livelli più alti di realtà. Perché ciò che si perde nel mondo del lavoro totale è la rivelazione artistica del bello, lo sguardo della religione verso l’eterno, la pura gioia dell’amore, il senso di meraviglia dato dalla filosofia. Tutto ciò richiede silenzio, calma e la completa volontà di imparare. 

Se il significato – inteso come interazione tra il finito e l’infinito – è ciò che trascende, nel qui e nell’ora, l’insieme delle nostre preoccupazioni e dei nostri incarichi mondani, permettendoci di avere esperienza diretta di ciò che è più grande di noi, allora ciò che si perde in un mondo di lavoro totale è la possibilità stessa di sperimentare un significato. Ciò che si perde è la ricerca del perché siamo qui.

Fonte: thevision.com

55 commenti:

  1. Il lavoro nobilita l*uomo ma quasi sempre arricchisce qualcun*altro.Emilio

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    1. Emilio c'è anche il suo opposto.
      Il lavoro snobilita l'uomo e lo rende simile alla bestia.
      Gianni

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  2. ....Lavorate tutta la vita. Poi quando avete finito, morite lasciandovi tutto alle spalle. Questo noi lo chiamiamo schiavitù. Apache Mescalero.

    ...Voi conoscete solo il lavoro. Gli uomini che lavorano sempre non hanno tempo per sognare, e solo chi ha tempo per sognare trove la saggezza. Indiano Smohalla

    Chi è il selvaggio? Domanda inutile.
    Gianni

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  3. Ciò che si perde è la ricerca del perché siamo qui.
    E' sempre ora di cominciare a farlo: l'inutile ricerca di un futuro migliore, creandoci l'ansia del futuro, ci impedisce di vivere nel presente.
    Ma il criceto non lo sa, e non deve saperlo!
    Se lo viene a sapere si sveglia, la ruota si ferma, Loro (quelli che si arricchiscono senza lavorare) si arrabbiano e scatenano la guerra tra criceti...e la ruota ricomincia a girare.
    A cosa serve la Storia se non siamo capaci di imparare nulla dalla Storia?


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  4. Io ho trovato la soluzione per me: Lavorare il meno possibile e ottenere il massimo dal sistema che sfrutto a mio piacimento, me la godo e sono felice così.
    Ad ognuno la sua via.

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  5. Stai dicendo che la marmellata è dolce, va beh, ma....

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    1. va beh, ma....
      Tradotto significa che fa male ai denti e oltre...
      Gianni

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  6. Ma Unknown ha detto che se la gode ed è felice così.
    E allora? Fuori la ricetta!

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  7. Scusate se interrompo i due Nobel ma c'è una piccola cosa che non mi è chiara e che forse non é chiara nemmeno a voi:
    Se Loro (e qui si potrebbe aprire un lungo dibattito su chi sono questi Loro!!) sono quelli che si arricchiscono senza lavorare e siete stati mezz'ora a dire che il lavoro rende l'uomo come le bestie... Loro hanno capito tutto! E dovremmo arrivare ad essere come Loro!
    Ora si che me la faccio la risata!

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    1. Si infatti... é meglio buttarla sul comico... fate molto ridere!

      Basta che siete rispettosi con gli altri poi vedrai quanto si ride!

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    2. ...fate molto ridere!
      Ridi, ridi, Atunis, che la mamma ha fatto gli gnocchi….

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    3. Ride bene chi ride ultimo.
      Proverbio popolare
      Gianni

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    4. Allora Giuseppe devo ridere o no?
      Sii coerente una volta!

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    5. Ridere è sempre la scelta giusta.
      Gianni

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  8. A grandi linee, negli umani si possono individuare due categorie: gli Ebeti che ridono degli altri e i Saggi che ridono di sé stessi.

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    1. Uuuuuh! Dopo questa massima la mia vita cambierà per sempre.

      Stupore!!!

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  9. Vi leggo da un lasso di tempo considerevole, anche se ho sempre commentato pochissimo, ora sto notando una sorta di scambio acceso tra Giuseppe e Atunis che va avanti da un po' e mi fa sorridere. Gianni c'è pure in mezzo ma di meno.
    Avete chiaro spero che siete l'uno il bisogno e il ritratto speculare dell'altro? Atunis non tollera in Giuseppe ciò che ancora non comprende di se stesso, e Giuseppe idem.
    Perché invece non accettate entrambi che c'è del lavoro da fare su di voi e mollate questi botta e risposta che saranno utili a voi ma non al resto dei commentatori, a me no di certo.
    Ora, ogni tanto fanno anche ridere, ma alla lunga stancano.
    Si è in questo blog per crescere come persone e come anime, cerchiamo tutti di sforzarci di accettare ciò che crediamo non amare nell'altro che è in verità di noi che non amiamo, e controlliamo serenamente l'irritazione.
    Qui nessuno è sciocco o saggio o ignorante, siamo tutti anime in cammino, ognuno ha il suo e merita e deve dare rispetto.
    Reciprocità, grazie.

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    1. È evidente che dobbiamo lavorare su noi stessi... se no non eravamo tutti qui a parlare con te che evidentemente ci hai già categorizzati e giudicati in un attimo.

      Il bello é che è da quando sono nel blog che lo dico e mi sforzo di farlo capire (che bisogna lavorare su noi)! Questo però lo ometti (o non lo sai).

      Ora però ti 6 messo in una posizione in cui io mi aspetto un aiuto da te, dall'alto (o dal neutro) della tua posizione.

      Vediamo...

      Ricordo che per ora il tuo pensiero è stato: 1.andare in piazza

      2.lavorare sfruttando il sistema a tuo piacimento

      3.approvare le espressioni scurrili di Gianni.

      Roba già vista... uno dei tanti... niente di che...

      Ma voglio avere fiducia in te! Dai!

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    2. Quindi vuoi che alimenti il tuo Ego riconoscendoti dei meriti sul blog?
      Non sono qui per questo, ma apprezzo molto certi tuoi commenti come quelli di tutti gli altri.
      Certo che anche tu ti esprimi in certi modi...roba già vista, uno dei tanti...beh si, sono solo uno di 7 miliardi di individui come lo sei tu, so di essere unico e irripetibile e se non riesco a fare scintille qua dentro pazienza, me ne farò una ragione 😊

      Perché poi vuoi avere fiducia in uno che non conosci? Coltivare aspettative è già deleterio di suo, farlo su un blog mi pare...azzardato.
      Ciao e non stare sempre sulla difensiva 😊


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    3. "A grandi linee, negli umani si possono individuare due categorie"

      Giuseppe le categorie vanno estese, c'è chi ha la sua verità che diventa la VERITA' e chi crede solo alla verità che sperimenta.
      Chi giudica mettendosi sul trono dei giusti e chi sa che non si può capire quel che si giudica.

      Chi giudica non comprende le risposte ironiche e metaforiche e prende tutto come sentenze da giudicare.
      Chi ha orecchie per intendere intenda.
      Gianni

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    4. Sono d'accordo Gianni.
      Lo scoglio è sempre l'Ego, il maledetto Ego che prende il posto...di cosa? Di ciò che non c'è 😊 ci costruiamo un Ego per riempire un vuoto d'Io e di Me, niente più di questo.
      Ma potremmo vivere con quel vuoto? Noi comuni mortali no, i risvegliati si, e infatti sono ben pochi.
      Comunque vi ringrazio tutti, ognuno di voi è una parte di me che non incontro a caso e che mi stimola a lavorare sempre su...me stesso 😄

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    5. Non cerco consenso o alleanze (anche questo l'ho già detto in passato).Mi sembra ma... ti ho chiesto un aiuto (so che siamo su un blog) verbale... qualcosa che mi faccia andare avanti nel mio percorso e questo puoi farlo!
      Dovresti esserne fiero che uno sconosciuto ti chiede aiuto!
      Sei sorpreso?
      Ma secondo te perché ho scelto di commentare su un blog e lottare come una tigre con tutti? Pensi sia in balia degli eventi?
      La difensiva, la lotta, le provocazioni, sono una scelta!

      Ti ripeto. Se giudichi in maniera negativa(mi riferisco al discorso sul mio buio...) devi anche poi dare una soluzione... senno' la legge dell'Ego vale anche per te!

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    6. Per Gianni. Chi arringa le folle non ha mai ragione mi dispiace neanche per scherzo. Specialmente in questo periodo.
      Mi sembra che usate un po' troppo la parola Ego ... c'è molto dietro a questa parolina non basta dire "colpa dell'ego".
      L'ennesimo luogo comune

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    7. Atunis perche' dici che io ti giudico in maniera negativa? Guarda che io e tutti noi abbiamo del buio interiore, l'importante e' riconoscerlo e lavorarci su. Io non sono Buddha o Cristo e non mi sono presentato come tale, ma sei sicuro di voler un aiuto da me? Devi allora accettare che potrebbe non piacerti.
      Bene: Mettiti davanti ad uno specchio tutte le mattine alla stessa ora per almeno 5 minuti per un mese di seguito. Non saltare un giorno. Guarda l'immagine riflessa in silenzio. Se alla fine del mese continuerai a riconoscerti come te stesso vuol dire che non posso fare più niente per te.
      Prima ti liberi dell'idea che hai di te stesso, idea che è un coacervo di idee di chi ti guarda e che tu credi sia la TUA idea e prima farai il passo successivo.
      Quella stessa idea che ti convince di dover difenderti e provocare e lottare.
      Quando hai fatto l'esercizio se vuoi ne parliamo.
      Se invece trovi il tutto ridicolo o credi di averlo già fatto, rifallo perché da qui non si vede.

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    8. Mi sembra che usate un po' troppo la parola Ego.

      E' la chiave di comprensione di tutto, solo quando lo si capisce si riesce ad accedere al vero miglioramento interiore.
      E' l'ego sempre al comando, spesso mascherato da ego spirituale, solo detronizzandolo si vede oltre la nebbia dello specchio affumicato della realtà.
      Gianni

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    9. Si Gianni siii.... abbiamo capito! Intendevo dire che ci vuole più profondità e argomentazione sennò è una frase buttata lì in continuazione per sfuggire ai discorsi (te 6 il n.1 in questi mezzucci)

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    10. X unknown
      Mi giudichi in maniera negativa perchè ho l'impressione che tu abbia letto solo pochi miei commenti e forse hai visto solo la mia aggressività verbale (voluta).
      Per esempio...
      TI RINGRAZIO MOLTO PER IL TUO INTERESSE A DARMI UN AIUTO pochi qui lo fanno ma...
      Pensi che io non conosca gli esercizi sulla destrutturazione dell'Io o meglio degli Io, di cui molti maestri parlano (uno su tutti GURDJEFF. calzante é l'esempio dell'albergo dove lavorano più persone...)????

      Ripeto, grazie, ma sono consapevole in cosa mi identifico e che per fare quello che faccio, uno dei miei IO debba prendere il sopravvento sugli altri.

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    11. Io ringrazio te per la risposta Atunis, ma fatti questa domanda: Perché ho bisogno di far prendere all'IO aggressivo il sopravvento anziché cercare di intavolare dei discorsi sereni con utenti che la pensano diversamente da me?
      Cosa di loro mi infastidisce realmente?
      Cosa di me stesso vedo in loro che ho bisogno di riconoscere e se necessario, superare?

      Attento all'IO Atunis, non restare intrappolato nel gioco degli specchi o finirai per credere che uno dei tuoi "IO" debba prevaricare gli altri.
      E non ti aiuterà.

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    12. Ora... così sembra che sia io quello aggressivo però!!

      Direi che è il mio Io indignato che prevarica sugli altri!!
      Sono consapevole di non peccare di aggressività vai tranquillo.

      Non voglio aggiungere altro, non è il mio processo, e non voglio dire qual è il mio vero Io dominante di cui sono consapevole e che mi sfugge dal controllo...
      Sono fiero però di avere l'umiltà di dirlo pubblicamente! Merce rara qui dentro...
      E per fare ciò che mi sono prefissato ho necessità ti ripeto che questo Io sia dominante...

      Mi domando però perchè tu hai scelto proprio me tra tutte queste menti eccelse qui nel blog?!?

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    13. Non ti ho scelto io, sei stato tu a evocarmi inconsciamente perché avevi bisogno che ti venissero dette delle cose 😊 Essere indignato va bene se è ciò di cui hai bisogno, ma non aspettarti che lo siano tutti. Io non ti trovo aggressivo, in un altro commento ti ho anche detto che secondo me fuori di qui non sei così, tuttavia ti sei scelto questo ruolo, mi domando perché. Ripeto, apprezzo i tuoi commenti quando sono scritti col cuore, ma credo che il tuo bisogno sacrosanto di fare un percorso finisca per portarti fuori strada, paradossalmente, perché percepisco in te, magari sbaglio, è solo un mio percepire sia chiaro, che tu abbia una fame disperata di conoscere al fine di elevare la tua coscienza. Ma molte cose arrivano da sole sai, scommetto ti sia già accaduto, persino in situazioni dove non pensavi assolutamente al percorso da fare.

      E se provassi a fluire con la vita lasciandoti andare? Non tutto ha sempre bisogno di risposte, io almeno la vedo così 😊

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  10. "Non ti ho scelto io, sei stato tu a evocarmi inconsciamente perché avevi bisogno che ti venissero dette delle cose"

    Forse anche gli altri allora hanno evocato me affinché gli venisse detto delle cose! Cristo Santo!

    Occhio... attento... non pensare che la legge dello specchio valga solo per gli altri... non avere la presunzione di esserne esente, eri andato così bene fin ora!

    Quello che hai visto in me... non importa ti dica.

    E poi..

    "ma credo che il tuo bisogno sacrosanto di fare un percorso finisca per portarti fuori strada, paradossalmente, perché percepisco in te, magari sbaglio, è solo un mio percepire sia chiaro, che tu abbia una fame disperata di conoscere al fine di elevare la tua coscienza. Ma molte cose arrivano da sole sai"

    Non ci sono strade sbagliate ma solo diversi percorsi! Questo cacciatelo in testa e non cascare nel "il mio percorso é giusto" e "quello di un altro é sbagliato"!!!


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    1. Atunis mi dici esattamente dove hai letto che il mio percorso è giusto e il tuo sbagliato? No io parlo proprio di andare fuori strada, ripeto. Capirai.
      Sembri esasperato, ma da cosa? Posso chiederti cosa cerchi in questo blog?

      Certo che gli altri hanno evocato te, è così importante per te saperlo? Se lo è te lo dico: Nulla in questo blog o nel mondo è casuale, e la legge degli specchi vale certamente per tutti noi.
      Però se noti le nostre reazioni sono diverse, le tue mi appaiono sconnesse e una dispersione di energia, vorrei aiutarti a non disperderla ma se non so perché sei indignato ed esasperato non posso fare nulla.

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    2. "le tue mi appaiono sconnesse e una dispersione di energia, vorrei aiutarti a non disperderla ma se non so perché sei indignato ed esasperato non posso fare nulla"

      Io sono calmissimo, stiamo semplicemente parlando. Perchè mi vedi esasperato e sconnesso?

      Legge dello specchio,occhio, ci stai cadendo!

      Il mio pensiero è preciso!

      E non giocare con le parole: nessuno va fuori strada, chi 6 tu per dirlo?
      Solo percorsi diversi!! E sbagliare FA PARTE del percorso

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    3. Il tuo uso spropositato di punti esclamativi, il tuo "Cristo santo" sono segnali chiari e precisi di dispersione di energia e agitazione.
      Sbagliare fa certamente parte del percorso, ma lo ripeto per la terza volta, puoi andare fuori strada.

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    4. "Il tuo uso spropositato di punti esclamativi, il tuo "Cristo santo" sono segnali chiari e precisi di dispersione di energia e agitazione".

      Anche questa è una tua interpretazione soggettiva priva di valore perchè senza nessun riscontro.
      Per quanto mi riguarda é un mio intercalare. Addirittura mi hanno bacchettato perchè usavo la maiuscola. Quindi non mi sorprende. Non farti coinvolgere emotivamente!

      "Sbagliare fa certamente parte del percorso, ma lo ripeto per la terza volta, puoi andare fuori strada".

      Che vor di? Supercazzola?

      È come dire "lavarsi i denti è normale ma attento, più dare il dentifricio ai denti".

      Andare fuori strada, sbagliare é normale e fa parte del nostro percorso. Accettalo.

      Vuoi argomenti? Mai sentito parlare di Caduta gnostica? Ma anche "cacciata di Adamo ed Eva"? Mamma mia ci sarebbe da divertirsi ad avere tempo...

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    5. ...puoi dare il dentifricio ai denti (sorry)

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    6. @ Unknown: possiamo evitare le interpretazioni (leggere: giudizi) gratuiti andando sul personale? Non vorrei che questo blog finisca come un ring dove ognuno se le da per difendere le proprie convinzioni (leggere: il proprio ego) come tanti altri. Rispetto prima di tutto! E vale per tutti.

      Anche se non scrivo molto m'interessa molto leggervi ma non vorrei essere costretta a controllare tutto e tutti o, peggio, a filtrare i commenti o, peggio ancora, i commentatori stessi. Cerca di capire, grazie :)
      P.S. sono convinta anch'io che la legge degli specchi sia fondata..

      Atunis, non ti ho bacchettato, te l'ho già detto :). Preferisco leggere le minuscole, quando ci vedrò meno bene pretenderò che tutti scrivono in maiuscole, tiè! Ma se qualcosa mi disturba lo dico, come ho fatto ora con Unknown che, mi auguro, non se la prenderà.

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    7. Grazie per aver sottolineato il fatto che i giudizi che abbiamo sulle persone sono interpretazioni personali assolutamente non obiettive anzi soggette alla legge dello specchio.
      Comunque non ce l'ho con te assolutamente... ci gioco un po' su!! 😋
      Sono altre le cose per cui arrabbiarsi...

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    8. @ Catherine
      Ovvio che non me la prendo, quella fase là se l'universo vuole l'ho superata a circa 18 anni 😊 È Atunis che lo chiede inconsciamente comunque, sappilo. Ma smetterò, ho molto ben chiaro che è un personaggio creato ad arte per ottenere lui sa cosa, e va bene così.

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    9. Ma ti 6 innamorato di me? Ma 6 una donna? No perché la mia compagna è gelosissima!!!!!

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    10. Io ho 70 anni e sono appena uscito dalla pubertà.
      Sono nella fase in cui cerco di capire il mondo per quando sarò grande.

      Dice unkown " quella fase là se l'universo vuole l'ho superata a circa 18 anni", io ai 18 non ci sono ancora arrivato per cui sono ancora nelle caverne del capire.
      Gianni

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    11. Bene, mi piacciono le vostre risposte ragazzi. I pareri sono pareri, discuterne civilmente è comunque una prova di apertura mentale. Ho sempre pensato che la comunicazione sia fondamentale, e soprattutto quando è il più chiara possibile! ^_^

      (@Gianni, tra poco ti raggiungo, io ho sui 15 anni, ma sto crescendo un pochino! )

      P.S. Non fatemi più fare la maestrina però, ma anche no, io sarei in pensione! ;)

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    12. Hai 15 anni? Ne ero sicuro, sarò un veggente?
      Gianni

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    13. Sulla foto (che è, lo confesso, di 2 anni fa), si capisce no? Mica dico bugie ;)

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    14. P.S. Se frequenti feisbuc, ecco la mia prossima foto profilo del blog (forse!):
      https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210890867368954&set=a.1601582440709&type=3&theater
      ^_^ !!

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    15. Ma questa è la foto di Gianni quando faceva Heavy Metal negli anni 70!!!

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    16. Ahahahah! Bravo! Gusti da vecchi ;)

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    17. FOTO NOTEVOLE COMPLIMENTI.
      è così che deve essere in c..al karma.

      Negli anni 70 non ero un metallaro ma un figlio dei fiori.
      Gianni

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  11. E allora visto che dal tema centrale dell*articolo che era il lavoro abbiamo mi sembra divagato abbastanza e sconfinato altrettanto arrivando a citare gli anni 70,vorrei ricordare a tutti voi,nessuno escluso,che gli ideali di quella famosa generazione erano fondamentalmente basati su tre parole,Peace,Love and Music e quindi smettiamola una volta per tutte di fare polemiche inutili e sterili tra di noi,ma al contrario facciamo del nostro confronto civile e democratico un veicolo per migliorare la nostra sete di conoscenza e per cercare di evolverci tutti,sia moralmente che spiritualmente,perché alla fine io credo, è proprio questo che ognuno di noi nel profondo del cuore desidera.Anche io in quell*epoca ero un figlio dei fiori come Gianni e come lui e come tanti giovani di quella generazione con il nostro impegno politico e civile abbiamo cercato attraverso l*amore e le musiche di quella che io amo definire una lunga Estate,non dico di cambiare il Mondo ma almeno di migliorarlo,protestando e contestando apertamente contro la Follia della Guerra e ipotizzando invece un Mondo dove regnassero per sempre la Pace e l*Armonia tra i popoli.Questo sogno comune non è stato possibile realizzarlo,ma noi ci abbiamo provato e comunque è stato e rimarrà per tutti noi un gran bel sogno.Emilio

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    1. Vero Emilio, e oggi sappiamo he siamo stati ampiamente manipolati, c'è persino chi ipotizza che la diffusione dell'eroina che ha rovinato tanti ragazzi, non sia stata un caso..

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    2. Quando ho detto PEACE & LOVE ho involontariamente fatto riemergere un eggregora che non è mai morta perché quei valori non sono mai morti! Sono in tutti noi! Abbiamo solo cambiato modo di vivere perchè la società ce l'ha imposto,ma quei ragazzi siamo noi!!

      Concordo con il fatto dell'eroina e dell'operazione di ricolidizzazione del fenomeno Hippy.
      Alla chiesa e a certe politiche quel modo di vivere non è mai andato giù.

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    3. I fatti sui figli dei fiori.
      Ci hanno manipolato e usato per i loro fini.

      Molto tempo dopo è risultato che il movimento dei figli dei fiori è stato fondato e finanziato da David Rockefeller una garanzia di porcherie.
      E' risultato che quando il movimento non serviva più la CiA lo ha debellato con eroina in abbondanza e a basso prezzo, i migliori e più impegnati sono morti di over dose.

      Alla fine è il solito sterco, eravamo giovani e ci credevamo in quei valori, però a molti con il tempo ha cambiato la vita spingendoli a cercare il miglioramento interiore.
      Gianni

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  12. Questa volta sono d*accordissimo sia con Gianni che con Atunis perché è proprio vero nei valori della Flower Generation ci abbiamo creduto veramente ed essi non sono mai morti,ma vivono e vivranno per sempre nei nostri cuori,racchiusi in due semplici e meravigliose parole,Pace e Amore ed è questo,secondo me,il messaggio positivo che dovremo lasciare alle generazioni che verranno dopo di noi.Emilio

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