La scienza esoterica insegna che per accedere al Regno dei Cieli deve essere purificata la materia di cui si è composti.
Il discepolo, qualunque sia il percorso intrapreso, sarà chiamato sempre più a trasmutare le parti oscure della coscienza. In particolare gran parte della sua attenzione dovrà vertere sulla trasformazione delle emozioni negative. Questa pratica di vita rappresenta il vero campo di prova in cui deve cimentarsi chi anela a ricongiungersi allo Spirito.
Il discepolo, qualunque sia il percorso intrapreso, sarà chiamato sempre più a trasmutare le parti oscure della coscienza. In particolare gran parte della sua attenzione dovrà vertere sulla trasformazione delle emozioni negative. Questa pratica di vita rappresenta il vero campo di prova in cui deve cimentarsi chi anela a ricongiungersi allo Spirito.
Troppe volte la civiltà occidentale ha espresso dei ricercatori spirituali, seppur sinceri, che indicavano di combattere il male negandolo, considerando esistente soltanto il bene. La pratica continua di assoggettarsi a livelli di riferimento elevati, oltre a produrre dei benefici specifici, se non accompagnata dalla comprensione reale di se stessi e degli altri, può alimentare disprezzo di sé e del mondo, acuendo il senso di colpa.
Prima di poter esprimere compiutamente il bene è necessario riconoscere il male che è presente in noi attraverso la sua tendenza distruttiva. Soltanto la capacità di amare può sanare ogni ferita e riorientare quelle correnti divine di energia pervertita che definiamo il male.
Ma dato che l'accettazione di se stessi non è una pratica tanto in voga tra gli esseri umani, una volta che si inizia il lavoro di introspezione, sembra di essere entrati in un labirinto senza via di uscita.
Invece l'uscita dal dedalo in cui sembra smarrirsi la nostra vita consisterà nel conoscere i meccanismi e le strutture della coscienza iniziando a portare l'attenzione sui comportamenti. Nel come ci rapportiamo con gli altri possiamo osservare scientificamente quali sono i processi della coscienza. Quando tutto ciò sarà applicato in ogni area della nostra vita, ci condurrà ad una maggior comprensione dei moti della coscienza e conseguentemente favorirà l'accettazione di se stessi.
Invece l'uscita dal dedalo in cui sembra smarrirsi la nostra vita consisterà nel conoscere i meccanismi e le strutture della coscienza iniziando a portare l'attenzione sui comportamenti. Nel come ci rapportiamo con gli altri possiamo osservare scientificamente quali sono i processi della coscienza. Quando tutto ciò sarà applicato in ogni area della nostra vita, ci condurrà ad una maggior comprensione dei moti della coscienza e conseguentemente favorirà l'accettazione di se stessi.
Gli organi di informazione continuamente ci ricordano come nel mondo esistano la sofferenza e la ricerca della distruttività. L'essere umano è ancora profondamente attratto dal senso del peccato e dal piacere distorto del male. Secoli di privazioni e di mortificazione della carne non hanno favorito la libertà e la gioia di vivere, anzi hanno alimentato la ricerca di un piacere distorto da raggiungere in segreto e in maniera perversa. Inoltre è comunemente risaputo che quando qualcosa viene proibito diviene più attrattivo e stuzzica maggiormente il piacere di ottenerlo. Non voglio sminuire l'opera necessaria ed eroica di quelle anime che hanno dedicato la vita a combattere il maligno e non intendo assolutamente inneggiare ad una vita dedita alla distruttività, ma vorrei far luce su alcuni passi che dovrà compiere il praticante spirituale se vuole incontrare l'anima.
Per sostenere quanto scrivo mi avvalgo dell'autorevolezza di Patanjali “Quando esistono pensieri contrari allo Yoga, si devono coltivare quelli a essi opposti”. Lo yoga, l'illuminazione, è la realizzione dell'unione della coscienza. Il pensiero contrario allo Yoga, definito dagli indiani kama-manas (desiderio-mente), è un insieme disorganico di energie emotive e mentali avvinghiate le une con le altre che perturba la coscienza mantenendola disunita. Quindi per poter esprimere un pensiero unificante bisogna prima di tutto riconoscere i pensieri e le emozioni contrari all'unione. Per realizzare tutto ciò è necessario applicare la pratica dell'attenzione nella vita quotidiana, ed in particolare è necessario osservare quello che sentiamo, pensiamo e speriamo. Il processo dell'attenzione costante che ho appena descritto corrisponde a Dharana ed è il passo necessario per accedere a Dhyana, la meditazione, come descritto da Patanjali negli Yoga Sutra.
La vita condotta dal genere umano non si può certo dire che è ordinata e lineare come una funzione matematica, direi piuttosto che tende alla schizofrenia, infatti sono molteplici gli impulsi con cui dobbiamo fare i conti. Pulsioni, emozioni, sentimenti e pensieri, non vanno quasi mai di pari passo, anzi possiamo affermare che spesso sono contrastanti. Si potrebbe obiettare asserendo che ci sono molte persone che hanno una vita ordinata... ma siamo proprio sicuri? Non è che che il nostro sguardo è rimasto in superficie? È veramente raro trovare chi è armonico nel proprio rapportarsi con il mondo interiore ed esteriore. Indagate più a fondo e scoprirete che sotto l'apparente facciata rassicurante vi è una massa lavica che sta premendo per uscire.
L'essere umano non è abituato a mettere in connessione l'interno con l'esterno, così non conoscendo le sue potenzialità, tende ad inibire ciò che cela nel profondo. Ma questa energia poi fa capolino nei momenti meno prevedibili. Ad esempio osservate come si svolgono i dialoghi. Oltre alla positività di base che è presente quando due o più persone parlano tra loro, esiste una negatività strisciante, infatti una parte del colloquio viene dedicata a criticare gli altri e a lamentarsi che le cose non vanno come dovrebbero, e spesso la finalità sottostante della comunicazione consiste nell'affermare il proprio punto di vista. Ogni nostra azione è alimentata da una serie di forze alcune consapevoli e altre inconsapevoli che ne determinano l'esito. Quindi se vogliamo migliorare la nostra attività dovremo andare a lavorare sulle forze non ancora purificate che ci compongono.
Per iniziare un lavoro di trasformazione della coscienza bisognerà porre come tesi che una parte delle forze che ci alimentano sono distorte. Spesso nelle religioni si descrive la manifestazione attraversata da due forze il bene e il male, le quali sono in lotta tra di loro e al praticante viene richiesto di accordarsi al bene e di respingere il male in tutti i modi possibili facendo leva sulla buona volontà.
L'esoterismo ci insegna che il bene ed il male hanno una matrice comune e in particolare che il male è una perturbazione del raggio di amore divino. Se vogliamo tendere al positivo, il negativo non deve essere occultato, ma riprocessato alla luce della coscienza superiore, cioè la luce dell'anima.
Soltanto il Sé superiore può unificare la coscienza.
Il male agisce il suo potere rimanendo nell'ombra, sottoposto alla luce divina si squaglia come neve al sole. È per questo che è necessario riprocessare consapevolmente le tendenze distruttive che albergano nella coscienza fino a che avranno perso la loro carica attrattiva. Tale pratica di vita non deve essere meccanica, cioè non è che dobbiamo cedere in maniera indiscriminata alle nostre tendenze negative, ma dovranno essere sentite e risentite cercando al contempo di esprimere i nostri aspetti positivi.
Ogni battaglia, anche se non ha esito positivo, diviene uno dei mattoni con cui costruire il tempio dello Spirito.
Nonostante viviamo in una società tecnologica che ci permette di avvicinarci sempre più alle stelle o di sprofondare nell'infinitamente piccolo, gli scienziati ci ricordano che utilizziamo solo una piccola parte delle potenzialità del cervello.
La coscienza dell'umanità è fortemente polarizzata nel campo delle emozioni.
Gran parte della vita dell'essere umano è determinata dall'interazione del corpo emotivo con il mondo esterno, in altre parole la percezione che abbiamo del mondo passa attraverso il nostro corpo emotivo che è caratterizzato dal sentire.
Se non siamo soddisfatti nonostante abbiamo quello che ci occorre per vivere in maniera dignitosa, molto probabilmente ciò dipenderà da emozioni distruttive che impediscono di cogliere la bellezza della vita. . . Molti dei veleni che inquinano la nostra coscienza arrivano dal mondo del sentire.
La qualità della nostra giornata è determinata in gran parte dalla natura delle emozioni che albergano nella nostra coscienza. Sia chiaro che sto descrivendo la situazione di persone che dispongono del necessario per vivere decentemente, mentre quei fratelli che fanno fatica a mangiare o a trovare un tetto sotto cui ripararsi, al momento hanno altre cose più importanti di cui preoccuparsi...
Una volta riconosciuto che il male è dentro di noi, bisogna iniziare a lavorare in maniera scientifica su questa energia per trasformarla. Non è un percorso facile né tanto meno veloce. Ci vorrà del tempo per processare più volte la coscienza e disattivare così dei meccanismi codificati in diverse incarnazioni.
Ma quello che ci aspetta ne vale la pena.
Infatti più la luce permea la coscienza e maggiormente può essere sperimentata la gioia, l'amore e la verità.
Fonte: www.ildiscepolo.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.