La scoperta è stata fatta da Antonio Nardelli, un fotografo, che dopo un’accurata ricerca effettuata tramite il famosissimo ‘Google Maps’, si è diretto immediatamente sul posto sito in provincia di Frosinone, ad un’altezza rispetto al livello del mare di 1200 metri. Secondo quanto riportato dallo stesso, si tratta di ben 7 cerchi concentrici la cui circonferenza si stringe procedendo verso la parte centrale del terreno sui quali poggiano. Il più esterno misura ben 50 metri di diametro, valore notevolissimo.
Secondo molteplici testimonianze che sono state raccolte in loco, sembrerebbe che gli abitanti di Radicosa (un comune che si trova molto vicino a questa zona) vogliano ricondurre la struttura rocciosa alla seconda guerra mondiale e che solamente una parte di queste grandi rocce sembrano emergere in superficie: la loro struttura più solida si trova infatti a grandi profondità. Ma questa ipotesi è stata successivamente scartata.
Tuttavia, non ci sono riscontri in tal senso: formazioni rocciose con questa particolare forma e dimensione non sono un evento comune nel nostro Paese. In Europa formazioni simili se ne possono trovare in Irlanda e Regno unito, oltre ad essere stati ricondotti agli anni 7000-3000 a.C...
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Riprese video realizzate il 21 Luglio 2016, con l'uso del Drone DJI Phantom 3 Professional.
La formazione litica è orientata al solstizio estivo, nel corso del tramonto del disco solare in direzione Est. La scoperta, realizzata dall'autore del video è ancora in fase di studio.
2012 - Da Roma sono arrivati numerosi ricercatori di livello nazionale assieme a curiosi ed appassionati ed organi di informazione televisivi, accompagnati dal fotoreporter Antonio Nardelli. Tutti assieme sono saliti sino alla collinetta sulle pendici della montagna dove si trovano i cerchi. Tra questi una vera e propria star della ricerca e divulgazione del mistero ovvero Adriano Forgione. Editore e giornalista è pure un esploratore degli angoli più perduti e misteriosi del pianeta ed è conosciuto in tutto il mondo.
“Sono venuto qui perché ritengo questo sito importantissimo” ha spiegato Forgione “Ma non solo. Questa struttura ha due strutture gemelle, ma non qui in Italia, bensì in una località chiamata Arkaim, sugli Urali, in Russia. Anche lì abbiamo la stessa tipologia, con sette cerchi concentrici formati da rocce.
Due strutture gemelle, ma quelle russe sono state datate con precisione al 2.500 avanti Cristo”.
Forgione, ovviamente, non si è espresso sulla datazione, funzione ed artefici dei cerchi del Monte Sambucaro, ma li ha analizzati dal punto di vista simbolico “Questi sette cerchi riprendono il simbolo molto antico dei tre cerchi, che troviamo in tutte le società arcaiche come simbolo sacro.
Raffigurano la perfezione del Creato, l’unione dei tre stati dell’Essere e quella tra il Cielo e la Terra e lo Spirito, ovvero il Mondo Divino”. Tutti i presenti hanno convenuto che il sito dei cerchi e quello adiacente con i tratti di mura megalitiche deve essere valorizzato e salvaguardato.
Nel frattempo le ricerche continuano. (www.ilpuntosulmistero.it)
Attente ricerche in archivi e biblioteche non hanno portato ad alcun risultato.
Nel frattempo le ricerche continuano. (www.ilpuntosulmistero.it)
Attente ricerche in archivi e biblioteche non hanno portato ad alcun risultato.
Mentre è emerso che i pastori che vivono sulla montagna sono a conoscenza da sempre dell’esistenza dei cerchi concentrici e li attribuiscono ad antiche popolazioni. Qualcuno addirittura ai Sanniti.
Ipotesi da non scartare a priori. Visto che su un altro versante del Sambucaro sono ancora oggi visibili resti di poderose mura megalitiche, che gli archeologi attribuiscono proprio a questa popolazione Italica.
Le testimonianze della popolazione, soprattutto della “Radicosa” tendono ad escludere che i cerchi siano una realizzazione recente o comunque moderna. Sembra definitivamente esclusa pure l’ipotesi che li metteva in relazione con gli eventi bellici del Secondo Conflitto Mondiale.
Quindi il mistero rimane.
Soprattutto quello relativo all’uso del sito dei cerchi di pietra. Non potevano servire per l’approvvigionamento idrico, nemmeno per la battitura del grano (che non può crescere su quella montagna), o per l’allevamento del bestiame.
In pratica non si tratta né di cisterne, né di recinzioni.
Ci troviamo forse di fronte ad un luogo di culto?
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