Quella dei cerchi nel grano (altrimenti noti come crop circles, agroglifi, pittogrammi, formazioni) è una storia curiosa e a tratti affascinante. Ebbe inizio il giorno di ferragosto del 1980. In quella data il “Wiltshire Times” pubblicava, per la prima volta in assoluto, una fotografia di un cerchio nel grano. Ritraeva una delle tre impronte circolari impresse sull’avena nel podere del signor Scull, presso Bratton Castle.
L’evento si verificava in un momento particolare. Gli anni Settanta si erano contraddistinti per una crescente attenzione verso l’ufologia, e per l’esplosione della cultura hippie, che era nata negli States attorno alla metà degli anni Sessanta e aveva poi rapidamente contagiato varie parti del globo, giungendo naturalmente anche presso i cugini del Regno Unito. Qui assumeva le sembianze del celtismo e del panteismo, favorendo il dilagare di gruppi e movimenti di controcultura, spirituali e misterici endogeni, ispirati a filosofie alternative. Si pensi alla Wicca e al New Age, e alle “carovane di pace” di Stonehenge.
Questo ampio afflato spirituale, e con esso l’ispirazione che aveva generato questa cultura, nel 1980 stava conoscendo un primo importante momento di flessione. Ed ecco che, in un simile contesto, i tre cerchi impressi nell’avena sul podere del signor John Scull assumevano un significato tutto particolare. Erano apparse a pochi chilometri da Warminister, che in quegli anni era divenuta nota come la “città degli UFO”, a pochi chilometri dalla famosa collina di gesso del gigantesco ritratto del White Horse (cavallo bianco), e a pochi chilometri da Stonehenge stessa.
L’evento divenne una formidabile appendice di quel movimento transculturale che sembrava stesse perdendo smalto. Quei tre cerchi, con la vegetazione allettata in senso rotatorio orario attorno al centro, con le spighe piegate ma non spezzate, e privi di tracce di accesso al campo, erano il vento che soffiava nelle trombe del mistero, e suonava la carica.
Cosa era successo in quel campo? Era forse atterrato un UFO? ...
Un'eventualità non così peregrina, se è vero che alcuni giornali locali ed un settimanale nazionale adottarono titoli che riferivano di "tracce di un'astronave extraterrestre".
A partire da quel giorno la questione dei cerchi nel grano diveniva gradualmente un affaire, sempre più cavalcato dai mass media, soprattutto nel Regno Unito. Nascevano gruppi di interesse e di osservazione (“crop watching”), si organizzavano operazioni internazionali nella speranza di assistere in massa e di filmare la realizzazione di un crop circle, si tenevano convegni, si scrivevano riviste e libri, fiorivano trasmissioni televisive, partiti e fazioni, ricercatori ed esperti, ufologi accorrevano da ogni parte del paese e del pianeta.
Tutto ciò in una escalation che conosceva il suo apice il 9 settembre del 1991, quando un altro evento epocale interveniva a re-indirizzare la storia dei cerchi. Si trattava, anche stavolta, di un articolo di un tabloid: il “Today”. L’articolo era a firma di Graham Brough, e il titolo era “Men who conned the world” (“Gli uomini che hanno ingannato il mondo”). Il pezzo presentava due pensionati artisti di Southampton, al secolo Douglas Bower e David Chorley, come gli autori dei cerchi nel grano che imperversavano nelle campagne inglesi da oltre un decennio.
Il duo di Southampton, immediatamente ribattezzato “Doug & Dave”, da quel momento viene sommerso da una nube di sospetto, e da un’onda in piena di calunnie e di accuse. Per gli ufologi i due attempati buontemponi mentivano, erano dei ciarlatani, a caccia di facile denaro, di gloria, di attenzione mediatica. Venne accusato anche il “Today” (assolto da una inchiesta alla Press Complaints Commission), e si tentò in ogni modo di mettere alla berlina i due circlemakers (termine inglese con cui si indicano, letteralmente, coloro che realizzano i cerchi). Il fatto che ancora oggi, a distanza di un quarto di secolo, vengano scherniti da una certa opinione pubblica, e accusati di millantato credito, la dice lunga sulla quantità di odio che si è riversata sui due artisti inglesi, ma anche sulla veridicità della loro versione dei fatti. Con buona pace dei delatori, le loro dichiarazioni furono ricche di riscontri ed estremamente solide e credibili. Viceversa le accuse mosse loro erano per lo più pretestuose e infondate.
Uno degli interrogativi sollevati dall’accusa è sempre stato ed è ancora il seguente: come è possibile che due anziani signori abbiano realizzato un simile numero di cerchi in tutto il mondo? In alcuni casi quasi contemporaneamente in posti lontani migliaia di chilometri? Essendo impossibile, ciò significava che mentivano. Eppure non si tiene conto di una elementare verità: cioè che Bower e Chorley non dichiararono mai, in nessuna occasione, di essere gli artefici di tutti i crop circles che apparvero dal 1980 al 1991.
Cosa era successo in quel campo? Era forse atterrato un UFO? ...
Un'eventualità non così peregrina, se è vero che alcuni giornali locali ed un settimanale nazionale adottarono titoli che riferivano di "tracce di un'astronave extraterrestre".
A partire da quel giorno la questione dei cerchi nel grano diveniva gradualmente un affaire, sempre più cavalcato dai mass media, soprattutto nel Regno Unito. Nascevano gruppi di interesse e di osservazione (“crop watching”), si organizzavano operazioni internazionali nella speranza di assistere in massa e di filmare la realizzazione di un crop circle, si tenevano convegni, si scrivevano riviste e libri, fiorivano trasmissioni televisive, partiti e fazioni, ricercatori ed esperti, ufologi accorrevano da ogni parte del paese e del pianeta.
Tutto ciò in una escalation che conosceva il suo apice il 9 settembre del 1991, quando un altro evento epocale interveniva a re-indirizzare la storia dei cerchi. Si trattava, anche stavolta, di un articolo di un tabloid: il “Today”. L’articolo era a firma di Graham Brough, e il titolo era “Men who conned the world” (“Gli uomini che hanno ingannato il mondo”). Il pezzo presentava due pensionati artisti di Southampton, al secolo Douglas Bower e David Chorley, come gli autori dei cerchi nel grano che imperversavano nelle campagne inglesi da oltre un decennio.
Il duo di Southampton, immediatamente ribattezzato “Doug & Dave”, da quel momento viene sommerso da una nube di sospetto, e da un’onda in piena di calunnie e di accuse. Per gli ufologi i due attempati buontemponi mentivano, erano dei ciarlatani, a caccia di facile denaro, di gloria, di attenzione mediatica. Venne accusato anche il “Today” (assolto da una inchiesta alla Press Complaints Commission), e si tentò in ogni modo di mettere alla berlina i due circlemakers (termine inglese con cui si indicano, letteralmente, coloro che realizzano i cerchi). Il fatto che ancora oggi, a distanza di un quarto di secolo, vengano scherniti da una certa opinione pubblica, e accusati di millantato credito, la dice lunga sulla quantità di odio che si è riversata sui due artisti inglesi, ma anche sulla veridicità della loro versione dei fatti. Con buona pace dei delatori, le loro dichiarazioni furono ricche di riscontri ed estremamente solide e credibili. Viceversa le accuse mosse loro erano per lo più pretestuose e infondate.
Uno degli interrogativi sollevati dall’accusa è sempre stato ed è ancora il seguente: come è possibile che due anziani signori abbiano realizzato un simile numero di cerchi in tutto il mondo? In alcuni casi quasi contemporaneamente in posti lontani migliaia di chilometri? Essendo impossibile, ciò significava che mentivano. Eppure non si tiene conto di una elementare verità: cioè che Bower e Chorley non dichiararono mai, in nessuna occasione, di essere gli artefici di tutti i crop circles che apparvero dal 1980 al 1991.
Anzi dissero chiaramente di essere gli autori di numerosi cerchi nell’Hampshire”, e di circa 25 formazioni per stagione nelle zone Cheesefoot Head, Warminster, Westbury, e successivamente anche Stonehenge. Per un totale di circa 200-250 cerchi complessivi, in tredici anni. Tutti gli altri cerchi non erano opera loro, ma di emulatori o altri artisti. E ve ne erano più di quanti si possa immaginare. Ad esempio quelli del gruppo chiamato “United Bureau of Investigation” (UBI), capitanato da John Martineau; oppure quelli degli “Amershan”, o ancora si altre individualità come Julian Richardson (alias Bill Bailey), o Adrian Dexter. Nel 1990 poi si aggiungevano anche gli “Wessex Skeptics” fondati da Robin Allen.
Un altro interrogativo sistematicamente sollevato dai detrattori di Bower e Chorley è: come mai quando messi alla prova in pubblico e davanti alle telecamere, il duo ha realizzato delle performances vergognose?
Un altro interrogativo sistematicamente sollevato dai detrattori di Bower e Chorley è: come mai quando messi alla prova in pubblico e davanti alle telecamere, il duo ha realizzato delle performances vergognose?
Per l’epoca in cui vennero realizzate, le creazioni di Bower e Chorley non erano affatto disonorevoli. Lo divenivano certo se si commetteva l’errore di paragonarle alle performance di artisti successivi, o contemporanei. La complessità geometrica dei crop circles è una costante degli anni Novanta, mentre fino ad allora i cerchi nel grano erano sempre stati per lo più dei semplici cerchi, dozzinali nell’esecuzione. Inoltre anche in questo caso si tace una elementare verità, e cioè che Bower e Chorley avevano avuto l’idea e la avevano messa in pratica, ma non erano certo dei virtuosi della tecnica, né degli esecutori sopraffini. Erano solamente i padri fondatori, i maestri che sarebbero presto stati superati dagli allievi. Prestissimo.
Quando confessarono la loro attività, erano già stati superati.
Bisognerebbe semmai puntare il dito su altri aspetti, che qualche ombra di sospetto potrebbero produrla. Ad esempio bisognerebbe chiarire definitivamente e senza equivoci cosa fosse quel “Copyright MBF Services” in calce all’articolo di Graham Brough del settembre 1991. Bisognerebbe chiarire perché Bower dichiarò al “Today” e poi a Class Svahnn di aver iniziato la sua attività nel 1978 per burla, e poi disse successivamente di averla iniziata nel 1975 perché “qualcosa là fuori” gli diceva di farlo. Aspetti marginali, certo, ma gli unici ad essere rimasti realmente irrisolti. Su tutto il resto, piaccia o meno, la storia –prima ancora della scienza - ha già dato le sue sentenze. Un aspetto fantastico ed affascinante della storia dei cerchi, è che nei dieci anni che vanno dal 1980 al 1990, durante i quali il fenomeno rimase mediaticamente in sordina e sconosciuto al grande pubblico, si svolsero in realtà già tutte le tematiche che saranno sistematicamente riprese con più clamore negli anni successivi, fino all’attualità.
Per quanto paradossale possa apparire, l’affaire “cerchi nel grano” di fatto poteva dirsi concluso nel 1991, anno che per il grande pubblico ne segnava invece la nascita. Quell’articolo del 9 settembre, in un certo senso, decretava il battesimo dei cerchi nel grano a livello mediatico, e al tempo stesso ne decretava la morte a livello sostanziale. Le varie correnti di pensiero sulla natura ed origine di questo fenomeno, erano già tutte presenti prima del 1991, anno in cui era già stato presentato un ampio ventaglio di plausibili e possibili spiegazioni, e innumerevoli ipotesi erano già state scandagliate.
Bisognerebbe semmai puntare il dito su altri aspetti, che qualche ombra di sospetto potrebbero produrla. Ad esempio bisognerebbe chiarire definitivamente e senza equivoci cosa fosse quel “Copyright MBF Services” in calce all’articolo di Graham Brough del settembre 1991. Bisognerebbe chiarire perché Bower dichiarò al “Today” e poi a Class Svahnn di aver iniziato la sua attività nel 1978 per burla, e poi disse successivamente di averla iniziata nel 1975 perché “qualcosa là fuori” gli diceva di farlo. Aspetti marginali, certo, ma gli unici ad essere rimasti realmente irrisolti. Su tutto il resto, piaccia o meno, la storia –prima ancora della scienza - ha già dato le sue sentenze. Un aspetto fantastico ed affascinante della storia dei cerchi, è che nei dieci anni che vanno dal 1980 al 1990, durante i quali il fenomeno rimase mediaticamente in sordina e sconosciuto al grande pubblico, si svolsero in realtà già tutte le tematiche che saranno sistematicamente riprese con più clamore negli anni successivi, fino all’attualità.
Per quanto paradossale possa apparire, l’affaire “cerchi nel grano” di fatto poteva dirsi concluso nel 1991, anno che per il grande pubblico ne segnava invece la nascita. Quell’articolo del 9 settembre, in un certo senso, decretava il battesimo dei cerchi nel grano a livello mediatico, e al tempo stesso ne decretava la morte a livello sostanziale. Le varie correnti di pensiero sulla natura ed origine di questo fenomeno, erano già tutte presenti prima del 1991, anno in cui era già stato presentato un ampio ventaglio di plausibili e possibili spiegazioni, e innumerevoli ipotesi erano già state scandagliate.
Salvo alcune eccezioni, quello che si fece dopo il 1991 fu riesumare e al più sviluppare delle idee, ipotesi, teorie già ventilate da qualche ricercatore negli anni Ottanta.
Tanto per fare un esempio eclatante, Colin Andrews nel 1990 già realizzava uno dei primi video-documentari mai prodotti su questo tema, intitolato “Undeniable Evidence” (“Prove Innegabili”). Illustrava tutte le incontrovertibili evidenze secondo le quali i crop circles (o almeno gran parte di essi, quelli appunto da lui definiti “genuini”) fossero frutto di intelligenze superiori, quindi di chiara natura e matrice extraterrestre, e addirittura fossero correlati con dei cambiamenti ecopolitici.
Tra queste evidenze una in particolare destava stupore, poiché Andrews sosteneva che fosse stata riscontrata una modificazione delle strutture cristalline di elementi (come minerali) nel suolo interno delle formazioni nel grano. Si addiverrà più avanti a chiarire come questi esperimenti, che avevano portato a queste conclusioni, fossero stati manchevoli e spuri. Tuttavia verranno replicati alcuni anni dopo dal gruppo di ricerca noto come BLT (dalle iniziali dei suoi componenti: Burke, Levengood, Talbott) in un crop circle canadese del 1999, e ciò porterà alla pubblicazione di un famoso articolo dai connotati stavolta scientifici, intitolato “Clay-Mineral crystallization case study” (2002).
Per alcuni entusiasti questo documento (in cui si evidenzia appunto un aumento di cristallinità nei minerali all’interno di un pittogramma) rappresenta ancora oggi la dimostrazione scientifica incontrovertibile dell’origine extraterrestre dei cerchi. Non possiamo certo approfondire il complesso e delicato argomento in questa sede (Cfr. Leonardo Dragoni, CONSIDERAZIONI SUL "CLAY MINERAL CRISTALLIZATION CASE STUDY" ) ma in realtà il documento in questione è stato ampiamente sopravvalutato. Contenendo (anche stavolta) innumerevoli lacune e vizi di forma e di sostanza, lasciava sorgere diversi dubbi e prestava il fianco a molte critiche. Anch’esso tuttavia, come molte altre ipotesi e teorie di recente fama, prendeva spunto da suggestioni ed esperimenti degli anni Ottanta.
Tra queste evidenze una in particolare destava stupore, poiché Andrews sosteneva che fosse stata riscontrata una modificazione delle strutture cristalline di elementi (come minerali) nel suolo interno delle formazioni nel grano. Si addiverrà più avanti a chiarire come questi esperimenti, che avevano portato a queste conclusioni, fossero stati manchevoli e spuri. Tuttavia verranno replicati alcuni anni dopo dal gruppo di ricerca noto come BLT (dalle iniziali dei suoi componenti: Burke, Levengood, Talbott) in un crop circle canadese del 1999, e ciò porterà alla pubblicazione di un famoso articolo dai connotati stavolta scientifici, intitolato “Clay-Mineral crystallization case study” (2002).
Per alcuni entusiasti questo documento (in cui si evidenzia appunto un aumento di cristallinità nei minerali all’interno di un pittogramma) rappresenta ancora oggi la dimostrazione scientifica incontrovertibile dell’origine extraterrestre dei cerchi. Non possiamo certo approfondire il complesso e delicato argomento in questa sede (Cfr. Leonardo Dragoni, CONSIDERAZIONI SUL "CLAY MINERAL CRISTALLIZATION CASE STUDY" ) ma in realtà il documento in questione è stato ampiamente sopravvalutato. Contenendo (anche stavolta) innumerevoli lacune e vizi di forma e di sostanza, lasciava sorgere diversi dubbi e prestava il fianco a molte critiche. Anch’esso tuttavia, come molte altre ipotesi e teorie di recente fama, prendeva spunto da suggestioni ed esperimenti degli anni Ottanta.
Fonte: www.altrogiornale.org
Ma come si fa a credere che una specie extraterrestre interstellare percorrerebbe chissà quanti anni luce per usare la superficie terrestre come tela da disegno?!
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