martedì 18 maggio 2021

Tecnologia digitale - cosa rimarrà ai posteri?

Google, Vint Cerf lancia l'allarme: "Dietro di noi un deserto digitale, un altro Medioevo. Se tenete a una foto, stampatela"

La tecnologia digitale rischia di trasformare il ventunesimo secolo in un nuovo Medioevo, un’epoca quasi inaccessibile alla storia. Un allarme paradossale, ancora di più considerandone l’origine: il Dottor Vinton “Vint” Cerf, uno dei "padri di internet", oggi vicepresidente di Google, dove lavora da dieci anni con la carica di “Chief Internet Evangelist” (letteralmente, Evangelista-Capo di Internet). 

Bene, nel 2014 Cerf ci mette in guardia sul “buco nero” verso cui, inconsapevolmente, ogni giorno spingiamo i nostri documenti più cari e importanti: testi, fotografie, video che parlano delle nostre vite, ma anche documenti legali, testimonianze, informazioni preziose per chi – nel secolo prossimo o in quelli a venire – cercherà di capire qualcosa di noi e della nostra storia. 
Ritrovandosi con un pugno di mosche in mano, a meno che il concetto di “preservazione digitale” non entri alla svelta nei nostri cervelli ...


La questione, ha spiegato Cerf nel corso del meeting annuale della American Association for the Advancement of Science, è presto detta: via via che i sistemi operativi e i software vengono aggiornati, i documenti e le immagini salvate con le vecchie tecnologie diventano sempre più inaccessibili. 

Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro alla nostra era potrebbero trovarsi davanti a un “deserto digitale” paragonabile al Medioevo, un’epoca di cui sappiamo relativamente poco a causa della scarsità di documenti scritti ... 

“Pensando a 1000, 3000 anni nel futuro, dobbiamo domandarci: come preserviamo tutti i bit di cui avremo bisogno per interpretare correttamente gli oggetti che abbiamo creato? Senza neanche rendercene conto, stiamo gettando tutti i nostri dati in quello che rischia di diventare un buco nero dell’informazione”, ragiona il numero due di Google. 

“Nei secoli a venire chi si farà delle domande su di noi incontrerà delle enormi difficoltà, dal momento in cui la maggior parte di ciò che ci lasceremo dietro potrebbe essere solo bit non interpretabili”...
L'articolo continua qui: www.huffingtonpost.it



Ma cosa significa “tecnologia”? Da dove deriva? Che etimologia ha?

Sfogliando il dizionario (Cosa?? Come?? Esistono ancora i dizionari cartacei?? Ebbene sì, signori miei… ancora esistono, per fortuna!) alla pagina 1853 (per chi non sapesse più usarlo, non si sa mai) alla terza colonna, seconda parola, eccola: te-cno-lo-gi-a, sostantivo femminile (dal greco lógos + téchnē = discorso sistematico su un’arte) e significa: sistema di realizzazione, applicazioni della telematica e dell’informatica nei vari campi dell’attività umana. 
Ok, fin qui ci siamo. 

Ma a cosa serve nella realtà questa rinomata tecnologia?

Prima di tutto il progresso tecnologico ha comportato un grande rinnovamento in campo medico e scientifico. Molte, infatti, sono state le innovazioni che hanno portato la medicina ad alti livelli nel mondo. Basti pensare che fino a un secolo fa si poteva morire anche per una semplice influenza. Oggi non più; e questo soprattutto grazie alle innovazioni tecnologiche che hanno portato negli ospedali apparecchiature all’avanguardia.

Di conseguenza c’è stata una grande crescita economica che ha portato a una vera e propria globalizzazione. Tutt’oggi, nonostante ci sia un grave crisi economica che sta portando fame ovunque, il campo tecnologico rimane sempre tra i più ricchi, dal momento che in tutte le famiglie, magari anche senza soldi per mangiare, c’è almeno un telefono e un televisore. Si risparmia sull’essenziale, ma non sugli sfizi.
E questo potrebbe già essere un punto contro la tecnologia (fosse il solo…)
Con l’avvento della tecnologia c’è stata una grave crisi che viene solitamente sottovalutata: la crisi dei rapporti umani. Non si dialoga più.


- Oggi è il compleanno di Ciccio: devo ricordarmi di fargli gli auguri su facebook;
- devo chiedergli a che ora è l’appuntamento: gli mando un messaggio su whatsapp;
- mi sono fidanzato, è davvero una bella ragazza, vorrei conoscerla: in fondo l’ho conosciuta solo su meetic;
- devo dire a mia madre che mi ritiro più tardi: le mando un sms (sperando che lo legga);

- mi ha proprio stufato: ora gli faccio vedere io su ask.


E’ possibile che si sia giunti a questo? E’ possibile che non si parla più faccia a faccia? 

Non si può sentire che i giovani non si parlino più se non tramite apparecchiature elettroniche. Non c’è più dialogo tra genitori e figli, tra giovani, tra amici, tra compagni, tra uomini.

Bisogna assolutamente risolvere questa situazione altrimenti lasceremo ai nostri posteri una realtà che in realtà non esiste, qualcosa di vano, di futile, nulla di concreto.

La tecnologia potrebbe essere paragonata alla taenia solium (verme solitario). Mentre la tenia assorbe tutto il cibo che noi ingeriamo e ci porta al dimagrimento del corpo, la tecnologia porta ad un assorbimento delle capacità intellettive, dei sentimenti, delle emozioni, della comunicazione; la tecnologia ci porta allo smagrimento dell’anima, cosa ben più grave…


I giovani di oggi sono chiamati ‘nativi digitali’ ed è assolutamente vero. Non pensano ad altro che a quelle cose futili come il cellulare, il computer, il tablet.

E dato che giustamente le apparecchiature elettroniche non vengono usate molto dai giovani, i politici hanno brillantemente pensato di portare la tecnologia anche a scuola, con l’istituzione di LIM (Lavagne Interattive Multimediali) e tablet per gli studenti; così se prima i ragazzi erano ignoranti perché non studiavano, ora lo sono perché non hanno gli adeguati mezzi per studiare; un ragazzo usa il tablet per divertirsi e svagarsi, non per studiare: di ciò possiamo starne certi. 

E per di più il corpo degli studenti e anche degli insegnanti sono costretti a sorbirsi un sacco di onde elettromagnetiche che arrivano a portare anche tumori: in fondo uno studente va a scuola per circa venti anni, ma gli insegnanti ci passano una vita intera tra quelle onde dannose.

Andiamo oltre, siamo migliori, andiamo contro le scelte non giuste, studiamo, cresciamo, progettiamo, denunciamo, parliamo, miglioriamo il nostro mondo, un mondo che verrà abitato anche dai nostri figli …

(Tratto da "Tecnomania": ilquotidianoinclasse.quotidiano.net)
(Articolo pubblicato precedentemente su questo blog il 15 febbraio 2015)

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.