mercoledì 20 dicembre 2023

Gli sprechi alimentari

 Tra perdite alimentari lungo la filiera, scarti di produzione e spreco domestico, oltre il 30% della produzione totale di cibo destinata al consumo umano viene sprecata.

È quanto è emerso da uno studio sullo spreco del cibo, presentato nel 2012 a Milano.

In particolare, nei Paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l'intera popolazione dell'Africa Sub Sahariana.

Soltanto in Europa, la quantità ammonta a 89 milioni di tonnellate, ovvero a 180 kg pro capite. L'Italia rappresenta circa il 10% con 8,8 milioni di tonnellate: 27 Kg pro capite che corrispondono ad un costo di 454 euro all'anno per famiglia.

A fronte degli 1,3 miliardi di tonnellate di cibo gettato nella spazzatura, c'è un miliardo di persone che non ha accesso a sufficienti risorse alimentari ...


Lo spreco domestico maggiore pro capite si registra in Inghilterra, con 110 kg a testa, seguono Stati Uniti (109 kg) e Italia (108 kg), Francia (99 kg), Germania (82 kg), Svezia (72 kg).

Le perdite, invece, sono molto più consistenti nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto nella fase di raccolta e nel processo di trattamento, spesso come risultato di competenze tecniche limitate, raccolto prematuro o fatto con pratiche inefficienti e arretrate, inadeguate dotazioni infrastrutturali, stoccaggio in ambienti infestati da insetti e microorganismi e assenza di una logistica capace di garantire la ''catena del freddo''.

Gli sprechi alimentari, poi, avvengono durante la trasformazione industriale, distribuzione e consumo finale e risultano maggiori nei paesi industrializzati, per ragioni di ordine economico dettate da standard estetici e qualitativi, regolamentazioni in materia alimentare, convenienza delle operazioni di raccolta, mancanza di conoscenza a livello dei consumatori finali, che spesso non hanno informazioni adeguate per la lettura corretta delle etichette o per la conservazione e il riutilizzo dei cibi.

Lo spreco, a differenza delle perdite, si concentra nelle fasi a valle della filiera, dunque nell'industria alimentare (il 39% dello spreco totale in Europa), nella distribuzione (il 5% dello spreco totale in Europa), nella vendita e nel consumo domestico (il 42% dello spreco totale in Europa).

La crisi economica ha comunque contribuito ad una riduzione del fenomeno dello spreco alimentare e ad una maggiore attenzione a ciò che buttiamo nella spazzatura. Dallo studio emerge infatti che in Italia, le famiglie hanno ridotto gli sprechi alimentari del 57% grazie a una spesa più oculata (47% degli intervistati), alla riduzione negli acquisti (31%), all'utilizzo degli avanzi dei pasti (24%) e una maggiore attenzione alle date di scadenza (18%).

Eppure, anche in tempi di crisi, secondo dati Ue, il 43% del cibo conservato nei nostri cibi viene sprecato. Lo ha sottolineato il presidente di Last Minute Market Andrea Segré.

“Occorre misurare – ha affermato Segré - l'impatto da un punto di vista ambientale, sociale, ma anche nutrizionale. Basti pensare che delle circa 4600 calorie pro-capite lungo la filiera se ne perdono molte e si consumano solo 2000 calorie. Se evitassimo lo spreco, si potrebbe nutrire un'altra persona. Serve dunque più istruzione e informazione, per creare un sistema dove tutti vincono”.

Segré ha spiegato che spesso grande confusione viene generata dalle etichette sul cibo. “È importante diffondere la consapevolezza sulla data di scadenza che in Italia indica 'preferibilmente entro'. Ciò significa che quel cibo è utilizzabile anche nei giorni successivi. Inoltre le etichette in Italia sono diverse da quelle in uso nel Regno Unito, occorre armonizzare tutto”.
Fonte: www.ilcambiamento.it
Articolo precedentemente pubblicato qui il 21/06/2012


Uno studio italiano recente

Nel luglio 2018 è iniziata un'indagine su un campione rappresentativo di 1.142 famiglie italiane, estratte da un Panel di consumatori di Growth for Knowledge (GFK) Italy®, un'agenzia di ricerca di mercato. Gli adulti (>18 anni), riconosciuti come i responsabili degli acquisti alimentari e della preparazione dei pasti, sono stati valutati con un questionario auto-somministrato volto a quantificare lo spreco alimentare domestico. 
Successivamente i dati raccolti, i primi in Italia in materia, sono stati collegati ed elaborati.

I risultati dell’indagine triennale hanno evidenziato come il campione analizzato di 1142 famiglie, rappresentativo del contesto italiano, abbia sprecato 399 kg di cibo a settimana, pari al 4,4% del peso del cibo acquistato, con un valore monetario totale dei prodotti alimentari sprecati di 1.052 euro, pari al 3,8% della spesa alimentare del campione.

Ovviamente, il dimezzamento dello spreco alimentare pro-capite è uno degli obiettivi cardine dell’Agenda 2030 ...
L'articolo completo: www.crea.gov.it



Chi segue un’alimentazione sana è più attento allo spreco alimentare

Dai risultati dello studio, effettuato su un campione di 2.869 maggiorenni in leggera maggioranza femminile (52 per cento), è emerso che circa il 30 per cento degli italiani mostra una scarsa adesione alle raccomandazioni nutrizionali, il 21,5 per cento medio-bassa, il 25,5 per cento bassa e il 24 per cento elevata. 
Tra i sottogruppi di popolazione, una bassa aderenza è stata riscontrata tra gli uomini (34,4 per cento), i giovani (40 per cento) e chi vive in famiglie numerose (42,3 per cento), mentre un’alta aderenza tra le donne (29,6 per cento), i più anziani (34,9 per cento) e chi vive in famiglie con due componenti (29,3 per cento). 
L'articolo completo: www.lifegate.it

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