Mi piace andare per fiere ed esposizioni gastronomiche. Si assaggia e si scopre sempre qualche cosa di interessante e di dimenticato.
Tempo fa ero ad una manifestazione gastronomica nel Monferrato: “la disfida della polenta“. Prima della mangiata obbligatoria con antipasti, bagna cauda, polente varie e i mitici Krumiri Rossi con lo zabaglione (se passate da Casale Monferrato fate un salto a comperare i veri Krumiri), ho fatto un giro tra gli stand ad assaggiare vari prodotti, soprattutto biologici. Facevano mostra di sé, orgogliosamente presentati, molti “mais autoctoni”, accanto a grossi cartelli con scritto “OGM no grazie”. Mi veniva da sorridere al pensiero del “mais autoctono”. In Piemonte! Un po’ come la noce di cocco autoctona della Lombardia . Ma parleremo un’altra volta del mais, che come credo saprete è “autoctono” del Messico e non certo delle Langhe o del Monferrato.
Tempo fa ero ad una manifestazione gastronomica nel Monferrato: “la disfida della polenta“. Prima della mangiata obbligatoria con antipasti, bagna cauda, polente varie e i mitici Krumiri Rossi con lo zabaglione (se passate da Casale Monferrato fate un salto a comperare i veri Krumiri), ho fatto un giro tra gli stand ad assaggiare vari prodotti, soprattutto biologici. Facevano mostra di sé, orgogliosamente presentati, molti “mais autoctoni”, accanto a grossi cartelli con scritto “OGM no grazie”. Mi veniva da sorridere al pensiero del “mais autoctono”. In Piemonte! Un po’ come la noce di cocco autoctona della Lombardia . Ma parleremo un’altra volta del mais, che come credo saprete è “autoctono” del Messico e non certo delle Langhe o del Monferrato.
In un piccolo stand, dopo un buon assaggio di nebbiolo, noto una agricoltrice biologica che mostrava tutta orgogliosa le sue patate viola. Bellissime. Sì, dalla polpa completamente violacea. “Cresciute rigorosamente in modo biologico”, la gentile signorina si affretta a spiegarmi. Le ha portate più che altro come curiosità. “Belle”, le rispondo sorridendo. Non voglio certo fare il guastafeste instillando il dubbio che quelle bellissime patate biologiche potrebbero essere state “modificate” da scienziati in camice bianco, al pari degli ogm tanto avversati dagli agricoltori biologici. Guardate che meraviglia queste patate (tra l’altro molto ricercate dai cuochi “postmoderni” per le loro caratteristiche cromatiche) ..
E guardate questi cavolfiori.
Belli vero?
Ogni anno arrivano sul mercato tantissime nuove varietà, frutto di selezioni mirate assistite da tecniche biotecnologiche, magari ottenute da agricoltori High-Tech, ma anche di vere e proprie manipolazioni genetiche (e non sto parlando di ogm), di prove di laboratorio, di scienziati in camice bianco e mascherina… e di radiazioni nucleari.
Raggi gamma, sì, avete presente quelli che hanno trasformato Bruce Banner in Hulk?
Belli vero?
Ogni anno arrivano sul mercato tantissime nuove varietà, frutto di selezioni mirate assistite da tecniche biotecnologiche, magari ottenute da agricoltori High-Tech, ma anche di vere e proprie manipolazioni genetiche (e non sto parlando di ogm), di prove di laboratorio, di scienziati in camice bianco e mascherina… e di radiazioni nucleari.
Raggi gamma, sì, avete presente quelli che hanno trasformato Bruce Banner in Hulk?
Ma anche raggi X, raggi alfa, raggi beta e fasci di neutroni lenti. Di certo sembrano più l’armamentario di Mazinga e di Goldrake che strumenti dell’agricoltura.
Pazzi questi scienziati, vero?
Ma di certo coloro che già ci “proteggono” dall’invasione degli ogm non permetteranno mai che arrivino sulle nostre tavole alimenti ottenuti con mezzi così “artificiali”, in “spregio” alla natura. Non possiamo mangiare qualcosa se prima non sono stati effettuati decenni e decenni di prove. Dove lo mettiamo il tanto declamato “principio di precauzione” ? Come facciamo ad essere sicuri che questi prodotti non facciano male? E poi non possiamo “contaminare” il nostro ambiente! Una volta liberati questi semi mutanti, non si potrà più tornare indietro. E come hanno ripetuto
per anni ministri di destra e di sinistra (ed ora il ministro leghista Zaia) riguardo agli ogm, l’Italia non ha certo bisogno di utilizzare colture mutanti. Ottenute dalle perfide radiazioni nucleari poi….
Ma di certo coloro che già ci “proteggono” dall’invasione degli ogm non permetteranno mai che arrivino sulle nostre tavole alimenti ottenuti con mezzi così “artificiali”, in “spregio” alla natura. Non possiamo mangiare qualcosa se prima non sono stati effettuati decenni e decenni di prove. Dove lo mettiamo il tanto declamato “principio di precauzione” ? Come facciamo ad essere sicuri che questi prodotti non facciano male? E poi non possiamo “contaminare” il nostro ambiente! Una volta liberati questi semi mutanti, non si potrà più tornare indietro. E come hanno ripetuto
per anni ministri di destra e di sinistra (ed ora il ministro leghista Zaia) riguardo agli ogm, l’Italia non ha certo bisogno di utilizzare colture mutanti. Ottenute dalle perfide radiazioni nucleari poi….
Noi dobbiamo valorizzare i prodotti tipici
e l’agricoltura di qualità, pofforbacco.
Nel mondo non siamo certo famosi per le patate viola o arancioni, perdindirindina.
Noi siamo famosi per la pasta, fatta con il grano duro:
Spaghetti.
Maccheroni.
Fusilli.
Mezze penne rigate.
Bucatini…
Potete star certi che gli stessi “paladini” che ci difendono dall’”invasione” degli ogm non ci penserebbero un minuto a difendere la nostra salute e l’ambiente dall’ennesimo prodotto di una scienza ormai lontana dalle capacità di comprensione dell’uomo comune. Ci potremmo sicuramente aspettare interpellanze di qualche parlamentare. Qualche messa in scena di Greenpeace.
Sicuramente qualche oscura ricercatrice russa dichiarerà che dei topi nutriti con semi mutanti hanno mostrato delle degenerazioni fisiologiche. La trasmissione Report indagherà, chiamerà qualche ”esperto” (come quando parlavano delle inesistenti Fragole-Pesce, ricordate?), Slow Food non mancherebbe di stigmatizzare questi prodotti lontani dalla tipicità italiana, qualche associazione dei consumatori chiederebbe il sequestro immediato di tutti i prodotti e Coop ripeterebbe la cantilena, mentre spingete il carrello “Plin Plon, noi non usiamo prodotti modificati da radiazioni nucleari”.
O no?
Se vi dico che da almeno trent’anni questi prodotti sono tranquillamente sulle nostre tavole che cosa pensate? No, non è uno scoop. Queste sono tutte cose note. A me, agli ambientalisti, a Greenpeace, a Slow Food, alla Coop, a Report, a Vandana Shiva e così via. E se cercate su qualche sito web ambientalista una qualche “lista nera” di prodotti ottenuti da semi mutati da radiazioni nucleari dubito la troverete. Ma potete cominciarla voi. Iniziate a scrivere:
Spaghetti
Maccheroni
Fusilli
Mezze penne rigate
Bucatini
La vita sulla terra si è evoluta tutta da qualche cellula primordiale, da qualche batterio. I pomodori che abbiamo oggi non esistevano una volta, così come non esistevano le zucchine, i rinoceronti, gli abeti, gli uomini e le volpi. Tutte le diverse forme di vita che osserviamo oggi sono il risultato dell’evoluzione e dei suoi meccanismi. Una delle barriere psicologiche più forti che impediscono l’accettazione degli ogm è il fatto che molte persone pensano, detto semplicisticamente, che i pomodori sono sempre esistiti, e sempre esisteranno. Che sono sempre stati diversi dai peperoni e sempre lo saranno. Ma la verità è che uomini, peperoni, topi e pomodori hanno una moltitudine di geni in comune, perché abbiamo una unica origine, per quanto per alcuni questo sia difficile da accettare. Forse non è un caso che alcuni esponenti anti-ogm siano anche oppositori di Darwin e della teoria dell’Evoluzione. Per costoro il pomodoro e il peperone sono stati creati diversi, e quindi vedono come “innaturale” o addirittura “immorale” intervenire nei piani di Dio.
Tutti gli esseri viventi, a seconda del loro grado di parentela, hanno la maggior parte dei loro geni in comune. Questi sono prima di tutto i geni fondamentali della vita, evoluti centinaia di milioni di anni fa, e che sono necessari ad ogni cellula, per la produzione di aminoacidi, di zuccheri, di grassi e proteine. Geni che regolano il metabolismo, la crescita, la moltiplicazione e così via. Specie imparentate condividono la maggior parte del genoma di un antenato comune da cui si sono separati magari decine o centinaia di milioni di anni fa. Uomini e topi ad esempio condividono più del 90% del proprio DNA. Vi sentite per il 90% topi? Vi sentite topi un giorno sì e nove no?
Moltissime persone hanno un’idea quasi Platonica del concetto di “specie vivente”. Come se i diversi individui di una specie, il rinoceronte ad esempio, non fossero altro che “realizzazioni di un’essenza”, di una rinocerontitudine che esisterebbe immutabile ed eterna nel mondo delle idee. Questa visione è completamente sbagliata, ma è indubbio che sia molto radicata, a livello quasi inconscio, in una larga fetta della popolazione e porta a ritenere sbagliati e “innaturali” degli scambi genetici tra specie attualmente diverse. Ad essere sbagliata però è proprio questa idea di immutabilità di una specie. E’ per questo che la battaglia per l’accettazione delle biotecnologie è anche una battaglia culturale, intimamente connessa alla battaglia per l’accettazione e comprensione diffusa dell’evoluzionismo. Una battaglia che gli scienziati non si possono permettere di perdere.
Le mutazioni spontanee sono uno dei motori dell’evoluzione. Ogni tanto qualche gene viene modificato casualmente da un errore di trascrizione durante la riproduzione. Oppure viene alterato chimicamente da qualche agente mutageno, o dalle radiazioni. La stragrande maggioranza delle mutazioni “naturali” è mortale oppure ininfluente. Se il gene modificato era importante per il metabolismo della specie vivente, una modifica casuale ne porterà quasi sicuramente alla morte, perché ad esempio la proteina codificata da quel gene si ripiega nel modo sbagliato e non può più funzionare. Può succedere invece che il gene non fosse molto importante, ad esempio la codifica del colore degli occhi. Solo rarissimamente viene modificato un gene che altera, senza conseguenze mortali, una caratteristica fondamentale di una specie.
Un altro motore dell’evoluzione naturale sono i processi con cui vengono fusi due genomi di specie diverse, per crearne una terza nuova di zecca, oppure i processi in cui porzioni del DNA di una specie si integrano in una seconda specie, e da questo punto di vista gli organismi transgenici non fanno altro che copiare quanto già avviene in natura.
Nel corso di milioni di anni questi meccanismi hanno agito e hanno trasformato i primi organismi monocellulari, composti da una sola cellula, in pomodori, uomini, peperoni, rinoceronti e volpi. Hanno creato il buonissimo fungo porcino e la mortale amanita Phalloide. Hanno prodotto i batteri con cui fermentiamo lo Yogurt, ma anche il botulino e il colera.
Nel 1865 Gregor Mendel descriveva i meccanismi dell’ereditarietà, e poche decine di anni dopo cominciavano le indagini sulle modifiche genetiche indotte. Nel 1927 Muller mostrò come fosse possibile, mediante i raggi X (quelli con cui vi fate le lastre) modificare geneticamente il moscerino della frutta (la Drosophila melanogaster). L’anno successivo Stadler compie i primi esperimenti con i cereali cercando di modificarli geneticamente con radiazioni nucleari. Stadler cercava in questo modo di ottenere piante con caratteristiche migliorate. Non ebbe molto successo, ma ormai la via era aperta. Dopo la seconda guerra mondiale iniziarono i cosiddetti “usi pacifici dell’energia atomica“. Molti giovani ricercatori nelle nazioni sviluppate ed in quelle in via di sviluppo cominciarono ad utilizzare le radiazioni nucleari con l’obiettivo di modificare le caratteristiche delle piante esistenti. All’inizio i risultati furono piuttosto modesti. Si capì che le radiazioni nucleari erano troppo devastanti, e la stragrande maggioranza delle piante mutate non sopravviveva. Furono scoperte anche delle sostanze chimiche che inducevano mutazioni, come la colchicina. Piano piano si imparò a domare la potenza distruttiva delle radiazioni alfa, beta e gamma, a controllare i neutroni, a dosare i raggi X e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) e la FAO finanziarono e sponsorizzarono una serie di ricerche sulle mutazioni indotte allo scopo di migliorare le caratteristiche di prodotti agricoli.
Nel laboratorio che vedete si usa del Cesio 137 radioattivo per irraggiare con raggi gamma in basse dosi piante e semi riposti nei ripiani degli armadietti.
Gli esperimenti su larga scala però vengono effettuati in campo aperto, in quello che viene chiamato un Gamma Field, un Campo Gamma, di cui potete vedere una foto aerea.
Al centro del cerchio viene messa la sorgente radioattiva, e nei vari settori del cerchio, a varie distanze, vengono piantati i semi delle piantine che si desidera mutare geneticamente. L’esposizione diminuisce all’aumentare della distanza e quindi in questo modo è più facile trovare la dose di radiazioni che genera dei mutanti senza uccidere immediatamente.
Come oggi la FAO sostiene l’uso delle biotecnologie agrarie, così negli anni ‘70 non ebbe paura di sostenere l’utilizzo dell’energia atomica per migliorare cereali e altre piante.
Un articolo della Divisione di Tecniche Nucleari in Agricoltura, della FAO/IEAE descrive varie colture mutate ormai diffuse e commercialmente affermate. Ve ne descrivo qualcuna.
Un articolo della Divisione di Tecniche Nucleari in Agricoltura, della FAO/IEAE descrive varie colture mutate ormai diffuse e commercialmente affermate. Ve ne descrivo qualcuna.
Il database FAO/IAEA segnala almeno 48 tipi di frutta: mele, banane, albicocche, pesche, pere, melograno… Ma la varietà commercialmente di maggiore successo è sicuramente una varietà di pompelmo che tutti voi conoscete: lo Star Ruby dalla polpa rosata. No, il pompelmo rosa non è sempre esistito! La prima varietà commerciale di pompelmo dalla carne rosata è stato il Ruby Red, derivato da una mutazione spontanea scoperta in Texas nel 1929. Tuttavia il colore rosso sbiadiva all’avanzare della stagione, e il succo non aveva un colore gradevole. Furono utilizzati dei fasci di neutroni lenti per irradiare dei semi di pompelmo, e nel 1970 venne introdotta in commercio la varietà Star Ruby, senza semi e dalla polpa rossastra. Ulteriormente irradiato con neutroni lenti, laStar Ruby generò nel 1984 la varietà Rio Red, con rese migliorate. I frutti di entrambe le varietà mutanti, vendute con il nome di Rio Star, coprono il 75% della produzione Texana di Pompelmo.
I primi esperimenti di mutazione indotta di Stadler, nel 1928, riguardavano l’orzo. Quaranta anni più tardi due varietà di orzo geneticamente modificate con raggi gamma, ilDiamant e il Golden Promise avranno un impatto profondo sull’industria della birra e del Whisky in molti paesi d’Europa. La varietà Diamant fu rilasciata per la prima volta in Cecoslovacchia nel 1965. Le piantine erano 15 cm più basse della varietà da cui derivavano e avevano una resa per ettaro aumentata del 12%. Nel 1972 il 43% della superficie di orzo era dedicata al Diamant, e il gene mutato si è diffuso ad altre 150 varietà di orzo attraverso incroci convenzionali. In Scozia fu la varietà Golden Promise,anche lei ottenuta mediante irraggiamento gamma, a diffondersi nell’industria della birra e del Whisky. Ancora oggi, dopo più di 30 anni dalla sua creazione, questa cultivar è ancora molto diffusa.
Alla fine degli anni ‘60 nei laboratori del CNEN (Comitato Nazionale Energia Nucleare, poi trasformato in ENEA), al Centro Studi Nucleari della Casaccia il gruppo del Prof. Scarascia Mugnozza irraggia con raggi X una gloriosa varietà di grano duro, il Cappelli. (La storia di questo grano, protagonista della cosiddetta “battaglia del grano” nel ventennio fascista, andrebbe raccontata in tutti i particolari con tutti i personaggi: dal Senatore Cappelli, da cui prende il nome, al genetista agrario Nazareno Strampelli, anticipatore di decenni della rivoluzione verde). Come al solito, la stragrande maggioranza dei semi irradiati muore, o produce piante abnormi. Ma una pianticella sopravvive e mostra caratteristiche interessanti. E’ più bassa, più resistente e con rese maggiori del Cappelli. Quel mutante viene incrociato con altre varietà di grano, per trasferire le caratteristiche interessanti, e nel 1974 viene registrato il Creso (i costitutori sono i Dott. Bozzini e Mosconi). Nel giro di pochi anni diventa il grano duro d’elezione, e tutti voi ne avete mangiato a quintali sotto forma di spaghetti, penne, rigatoni, maccheroni etc. Nel 1984 il Creso occupava il 53.3% del mercato italiano di semi certificati di grano, ed era coltivato su 430.000 ettari.
Nel 2000 l’IEAE/FAO pubblicizza il sito web con il suo database e descrive in un articolo gli sviluppi degli ultimi 70 anni del campo della mutagenesi indotta sulle piante in agricoltura. Nel maggio del 2001 un giornalista di un quotidiano tedesco (la Frankfurter Allgemeine Zeitung) pubblica un articolo descrivendo il rapporto. E cita, come ho fatto io, i casi del Pompelmo Texano, della Birra, del Whisky e altri esempi presi dall’articolo dell’IAEA. Cita, come è giusto, anche il grande successo del Creso, dicendocorrettamente che la maggior parte della produzione italiana di pasta dipende da questo grano e dai suoi derivati, figli dell’Era Atomica.
Apriti cielo! Quando un’agenzia di stampa rilancia in Italia la notizia, nelle redazioni dei giornali, opera di giornalisti troppo spesso a digiuno di scienza, esplode la febbre deglispaghetti radioattivi. Qualche giornalista, senza prendersi la briga di telefonare ad un Istituto di Agraria delle nostre Università per chiedere spiegazioni, sente la parola “radiazioni”, la accosta agli spaghetti ed ecco servita la pasta radioattiva. Il Ministro dell’Agricoltura dell’epoca, Onorevole Pecoraro Scanio minaccia di denunciare l’ignaro giornalista tedesco, dimostrando ancora una volta la legge per cui spesso i ministri non sono competenti in materia: “non subiremo senza reagire questa offensiva contro il made in Italy. Ho incaricato l’ufficio legale di provvedere a tutelare gli interessi dei nostri produttori. La pasta italiana è sicura al cento per cento“.
La pasta ovviamente non è radioattiva, ma nessuno lo aveva mai messo in dubbio. Le radiazioni, come vi ho spiegato, sono solo servite per indurre una mutazione nella prima pianticella.
Negli ultimi 70 anni sono state prodotte più di 2200 varietà mutanti. Di queste il 60% è stato prodotto, immesso nell’ambiente, e seminato nei vostri orti dopo il 1985. Così come avviene con gli ogm, alcune di queste piante mutanti sono state incrociate con altre varietà, per trasferire le caratteristiche acquisite.
Nella lista ci sono specie importantissime quali grano, riso, girasoli, orzo, piselli, cotone, fagioli, pere, pompelmi e così via (e anche qualche patata con dei colori simili alle patate di cui ho parlato all’inizio). Se vi prendete la briga di scorrere la lista troverete tantissime varietà, anche sviluppate interamente in Italia. Il risoFulgente ad esempio. Il già citato grano Creso, e i suoi parenti Castel del Monte, Augusto, Castelfusano, Castelporziano, Febo, Giano, Peleo, Ulisse e altri.
Le ciliegie Burlat C1, o la varieta’ Nero II C1. I piselli Esedra, Navona, Trevi, Paride, Priamo e Pirro. Il fagiolo Montalbano e il Mogano. La melanzana Floralba e Picentia, la patata Desital
Vi rimando alla lista completa. Avrete molte sorprese… (e tralascio i fiori ornamentali. Come credete che li generino i tulipani blu?)
Non ho parlato di ogm, ma forse, forse, qualcuno di voi da oggi li vedrà sotto una nuova luce, perché ha qualche informazione in più su cosa è realmente l’agricoltura moderna.
E forse avrete anche attenuato la vostra fiducia in coloro che vi “difendono” dagli organismi transgenici, visto che un minimo di onestà intellettuale imporrebbe che le stesse battaglie fatte contro gli ogm vengano fatte, per gli stessi motivi, anche contro i semi e le piante mutate dalle radiazioni. Ma non vengono fatte. Perché?
Non vorrei avervi dato l’impressione che io ritenga pericolose le piante generate per mutazione. Come ho detto più volte su questo blog, non è il modo con cui è stata ottenuta una pianta che importa nella sua valutazione. Non è l’essere ogm che porta una pianta ad essere benefica o cattiva così come non è l’origine “nucleare” delle mutazioni a rendere queste varietà buone o cattive. A mio parere chi insiste nel generalizzare o è ignorante in materia o è in malafede e vi vuole abbindolare (o entrambe le cose).
E’ però indubbio come gli ogm siano molto più controllati e sottoposti a verifiche delle piante prodotte per irraggiamento, per cui non serve nessuna autorizzazione specifica per la coltivazione. Le mutazioni avvengono ovviamente alla cieca, casualmente. Non è possibile sapere cosa succederà alla pianta, e a mutazione avvenuta non ci si preoccupa di indagare a livello molecolare se le mutazioni abbiamo modificato in qualche modo non evidente il metabolismo della pianta.
Un articolo apparso di recente ha confrontato un riso ogm con un riso mutato da radiazioni, trovando che il riso mutato aveva subito molte più alterazioni genetiche del riso ogm.
Sul web c’è qualcuno che accusa il grano creso e i suoi derivati di essere responsabile dell’aumento della celiachia (intolleranza al glutine) degli ultimi decenni, ma da quello che ne so sono accuse prive di fondamento e non supportate da ricerche scientifiche.
Ipocrisia
Mi dicono: “si è solo accelerato un pochetto la natura”. Siiiii, buonanotte! Volendo essere coerenti, e non avere contatti con varietà inventate da scienziati in camice bianco e mascherina, chi vuole bandire gli ogm dovrebbe comportarsi nella stessa maniera nei confronti dei semi mutati con radiazioni (ad esempio COOP, comportandosi coerentemente, non dovrebbe venderli. Niente più pompelmi rosa o spaghetti di grano duro Creso)
Ecco cosa ha dichiarato all’epoca del presunto scandalo Ermete Realacci di Legambiente, ora esponente e ministro ombra dell’ambiente del Partito Democratico.
“La notizia diffusa dalla stampa tedesca risulta alquanto strumentale. Non esiste nel nostro paese la possibilità di coltivare grano duro transgenico. L’allarme si basa esclusivamente sulla confusione generata dall’informazione non corretta relativa da alcuni procedimenti utilizzati da molti anni per assicurare certe caratteristiche qualitative delle pasta, che niente hanno a che vedere con la produzione di alimenti transgenici. Un conto è intervenire tecnicamente, altro è manipolare geneticamente un ingrediente vegetale“
Ma chi mai ha parlato di grano transgenico? E che diavolo significa “Un conto è intervenire tecnicamente, altro è manipolare geneticamente un ingrediente vegetale” ? E’ un tentativo di nascondere la scarsa conoscenza in materia o c’è il desiderio di sviare dal fatto ovvio che sia per gli OGM sia per i mutanti da radiazioni nucleari l’intervento umano c’è ed è molto pesante, e quindi si usano due pesi e due misure?
Ancora più bella questa frase, tratta da un’intervista a Repubblica del 11/5/2001, sempre di Realacci (riportata a pagina 26 del rapporto dell’osservatorio di Pavia su come i media italiano hanno trattato le agrobiotecnologie, rapporto di cui consiglio la lettura perché possiate capire come spesso i media manipolino la realtà. Non lo dico io, lo dice l’osservatorio di Pavia, che ha chiamato provocatoriamente OGM Organismi Giornalisticamente Modificati)
“L’ingegneria genetica permette di saltare i confini tra una specie e l’altra, e perfino tra regno vegetale e regno animale. Invece trattando con i raggi un seme si accelera la produzione di individui mutanti: è un processo naturale“
Naturale, quindi non pericoloso, nella logica semplice e ingenua di chi ha una visione “disneyana” della natura benigna.
“Il grano Creso è un ibrido ottenuto accelerando un processo di mutazione naturale, si tratta di incroci di varietà diverse di grano: ben diverso dal mais con dentro il gene di un batterio o di uno scorpione“
dice Carlo Petrini, fondatore di SlowFood.
Potete notare la voglia di rassicurare sul grano e contrapporlo ai “cattivi” ogm con lo scorpione dentro (sic!). Non una parola sulle radiazioni, non una parola sul fatto che scienziati hanno irradiato dei semi con raggi gamma e neutroni lenti per ottenere dei mutanti. Viene invece ancora una volta usato a sproposito l’aggettivo “naturale”, come se in questo contesto avesse qualche significato.
Ma soprattutto notate anche che non c’è il minimo tentativo di spiegare se queste piante ottenute da irraggiamento nucleare siano o meno pericolose. L’importante è distanziarle dagli ogm.
E’ comunque curioso che nel caso degli ogm si faccia leva sull’”innaturalità” del processo di generazione di nuove varietà, contrapposta alla “naturalità” dell’evoluzione lasciata a se stante mentre nel caso della mutagenesi da radiazioni la stessa argomentazione viene usata a favore dell’intervento umano. Ci sarebbe una modificazione genetica cattiva (quella degli ogm) perché effettuata in modo mirato dall’uomo, e una modificazione genetica buona (quella delle radiazioni), perché casuale e non sotto il controllo dell’uomo.
Così come si possono mutare i vegetali, allo stesso modo si può intervenire sugli animali. Ecco dunque la Zanzara mutante, come ci racconta Anna Meldolesi su Il Riformista. A quanto pare al “Centro Agricoltura Ambiente Giorgio Nicoli” è in corso un esperimento per sviluppare un sistema di lotta contro la zanzara mediante maschi resi sterili dalle radiazioni.
Mentre i villeggianti della riviera romagnola cercano di proteggersi con gli spray repellenti, a un centinaio di chilometri di distanza il Centro Agricoltura e Ambiente sta liberando centinaia di migliaia di giovani zanzare.
Non si tratta di Anopheles, come negli esperimenti annunciati da Crisanti, ma di Aedes albopictus. Questa specie è nota a tutti come zanzara tigre e può veicolare alcuni virus patogeni per l’uomo, da chikungunya a dengue. L’entomologo responsabile del progetto, Romeo Bellini, ha cominciato in aprile a rilasciarne 40.000 alla settimana spartendole in egual misura tra due piccole località della regione (Boschi di Baricella in provincia di Bologna e Budrio di Correggio in provincia di Reggio Emilia) e andrà avanti fino a settembre. Non si tratta di esperimenti in serre confinate,come per Crisanti, ma di veri e propri rilasci in aperta campagna. Il bello è che non è la prima volta – negli anni passati è toccato a Desenzano, Rimini e Santa Monica di Misano – e non ha dovuto chiedere il permesso a nessuno. I suoi insetti infatti godono di una sostanziale deregulation perché non risultano Ogm davanti alla legge. Il buonsenso però dice che sono anch’essi geneticamente modificati,perché sono stati irraggiati con radiazioni gamma che hanno messo a soqquadro il loro genoma al punto da renderli sterili al 99%. E nessuno sa quali mutazioni si porti a spasso quell’1% che sterile non è e potrebbe contenere anche qualche sparuto esemplare di sesso femminile.
Non si tratta di Anopheles, come negli esperimenti annunciati da Crisanti, ma di Aedes albopictus. Questa specie è nota a tutti come zanzara tigre e può veicolare alcuni virus patogeni per l’uomo, da chikungunya a dengue. L’entomologo responsabile del progetto, Romeo Bellini, ha cominciato in aprile a rilasciarne 40.000 alla settimana spartendole in egual misura tra due piccole località della regione (Boschi di Baricella in provincia di Bologna e Budrio di Correggio in provincia di Reggio Emilia) e andrà avanti fino a settembre. Non si tratta di esperimenti in serre confinate,come per Crisanti, ma di veri e propri rilasci in aperta campagna. Il bello è che non è la prima volta – negli anni passati è toccato a Desenzano, Rimini e Santa Monica di Misano – e non ha dovuto chiedere il permesso a nessuno. I suoi insetti infatti godono di una sostanziale deregulation perché non risultano Ogm davanti alla legge. Il buonsenso però dice che sono anch’essi geneticamente modificati,perché sono stati irraggiati con radiazioni gamma che hanno messo a soqquadro il loro genoma al punto da renderli sterili al 99%. E nessuno sa quali mutazioni si porti a spasso quell’1% che sterile non è e potrebbe contenere anche qualche sparuto esemplare di sesso femminile.
La cosa paradossale è che non solo non si è sentito alcun lamento da parte degli ambientalisti e di attivisti di Greenpeace mascherati da Zanzara neppure l’ombra, ma addirittura alcune organizzazioni ferocemente contrarie agli OGM sono tra gli sponsor di questo progetto. Ad esempio il WWF e Coldiretti. Curioso vero?
Queste piante sono ogm? Dipende a chi fate questa domanda: dal punto di vista legale no, non sono ogm. I burocrati di Bruxelles sono stati molto attenti nel definire ogm quegli organismi il cui genoma è stato modificato secondo determinate tecniche ma non altre. Tuttavia, se non siete dei legulei di Bruxelles e volete badare alla sostanza e non alla forma, sì, queste piante sono ogm, nel senso che indubbiamente sono state “geneticamente modificate” dall’uomo. Certo, non in modo preciso come con le tecniche per produrre gli organismi transgenici. Ma il DNA di queste piante è stato modificato. In modo solitamente sconosciuto, tra l’altro.
Conclusioni
Se state leggendo questo articolo e avete letto i miei precedenti pezzi sugli ogm, probabilmente conoscete a menadito tutte le obiezioni “standard” agli organismi transgenici. Provate a fare le stesse obiezioni alle piante mutate: deve valere anche per loro il “principio di precauzione” ? Dobbiamo aspettare di essere sicuri al 100% prima di utilizzarle? Come facciamo ad essere sicuri che non facciano male? Possono essere dannose? Sappiamo dove è stato modificato il genoma di una pianta bombardata con raggi Gamma o raggi X? Sono un pericolo per la biodiversità?
Vi basta la spiegazione un po’ imbarazzata che “tanto le radiazioni sono naturali” ?
Grazie tante. Anche il colera.
Grazie tante. Anche il colera.
La domanda che invece mi faccio è “perché da parte dei professionisti anti-OGM non vi è opposizione a queste tecniche?” La risposta è banale: perché non c’è la “cattiva multinazionale americana” da combattere, perché non si accresce il consenso politico, perché non è utilizzabile come tecnica pubblicitaria e di marketing, perché non conviene, perchè non si attraggono fondi e firme ai banchetti, e perché non ci si sente parte “della causa”, e quindi non si genera quel senso di autocompiacimento che è uno dei motori psicologici di un certo attivismo fine a se stesso.
Se questa opposizione ci fosse stata negli anni ’70 non avremmo avuto il creso, il pompelmo rosa e forse neanche quella birra che vi piace tanto. Quante innovazioni in agricoltura stiamo impedendo con l’opposizione irrazionale alle biotecnologie agroalimentari?
Ma soprattutto, credete ancora che le varie organizzazioni avversino gli ogm per proteggere la vostra salute e quella dell’ambiente?
Alla prossima
Dario Bressanini
Una versione più breve, e meno polemica di questo articolo e’ apparsa sul numero di Ottobre di Le Scienze
Bibliografia
Il Database FAO/IAEA sulle piante mutate
Induced mutations – A new paradigm in plant breeding Euphytica 118: 167–173, 2001.
Dubbi più che legittimi, ma almeno per la patata rossa ti rassicuro, varietà del casentino fin dai primi del 900, il cavolo rosso, bellissimo e conosciuto fin dall'antica roma, certo che dire biologico è facile ma in caso dell'orto casalingo la terra da dove viene? con che acqua lo annaffi? con che lo concimi? mi stò avvicinando a questo bellissimo mondo piano piano e non è facile anche visto la siccità se non tsò attento mi si secca anche il robusto rosmarino, le piantine le prendo presso una coperativa agricola e sono abbastanza sicuro ma è difficile e faccio sbagli.
RispondiEliminacomplimenti per l'articolo e ti auguro una buona giornata
Certo che ottenere qualcosa di pulito è pressoché impossibile oggi. La terra ad esempio, io la concimo con il concime fatto in casa ma i prodotti che butto nel compost non sono affatto tutti biologici! E l'acqua, che sia piovana o meno, meglio non pensare a cosa c'è dentro, e vogliamo mettere l'aria che respiriamo?
RispondiEliminaIl rosmarino non bisogna potarlo troppo basso perché non ricresce dal secco e rischi di perdere tutta la pianta.
Ciao. :)
Il grano creso è stato un OGM non transgenico ante litteram...
RispondiEliminaE' la varietà di frumento da cui si produce il maggior quantitativo di farina per uso umano...
In Italia non è permessa la coltivazione all’aperto di varietà Ogm. Coltiviamo in tutta Italia il popolare grano duro Creso, una mutazione ottenuta nel 1974 irraggiando la varietà “Cappelli” (dal nome del creatore di questa varietà) con raggi gamma provenienti da scorie di reattori nucleari. Tutti mangiamo (allegramente…) pane, pasta, dolci ecc., fatti con il grano Creso.
http://www.stampalibera.com/?p=1404
https://www.facebook.com/note.php?note_id=342765985738126
Grazie Mimmo, un'informazione molto importante. Chissà perché non mi sorprende ..
RispondiEliminaC'è modo di controllare quali alimenti contengono quel tipo di grano? Viene menzionato sulle confezioni? I semi sono attivi? Ci sono ancora tracce di radioattività?
Mi sono incuriosita, farò qualche ricerca.
giusto per maggiori informazioni, sperando che l'amministratore del sto non banni i link di riferimento, questi trattamenti , continuano ad esserci , e non solo cercano di coprire le loro manipolazioni , ma infieriscono su quel a poca alimentazione ancora sana, come causa di malattie ed interazioni con i farmaci, come dire che un soggetto che fa uso di farmaci , e avviene una qualsiasi problematica la colpa e dell'alimento che interagisce con il medicinale e non il contrario .http://www.tgonline.eu/2013/02/la-catena-alimentare-italiana-d-o-c-oramai-inesistente/ e non solo, girando per le pagine troverete altri articoli .
RispondiEliminaGrazie Renato! :)
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