L'impensabile si sta verificando: non si può più vivere a Tokyo, la radioattività è troppo alta.
Dalle ultime informazioni il livello della radioattività al suolo è superiore a 6 microsievert/ora, cioè 52 millisievert/anno, il triplo della dose massima ammessa per i lavoratori del nucleare, e 52 volte la dose ammessa per i cittadini secondo le norme internazionali che limitano la dose a 1 millisievert/anno.
La conclusione sembra inevitabile: bisogna evacuare Tokyo.
La conclusione della conclusione è che l'esposizione della popolazione mondiale alle menzogne dei governi e dei media sta per raggiungere dei livelli critici, sicuramente mai visti, ma che sfortunatamente non basteranno a mettere a tacere i portavoce et i loro complici della stampa.
Bisogna sapere che le misurazioni ufficiali non vengono effettuate al suolo come invece fanno le decine di migliaia di abitanti di Tokyo con il loro contatore Geiger, bensì a un'altezza di 18 metri, dove la radioattività è di 0.06 microsievert/ora. Il problema è che gli abitanti di Tokyo non sanno levitare a 18 metri di altezza, loro si spostano al livello del suolo dove la radioattività è cento volte più elevata...
E questo ci riporta a questa triste realtà mondiale che lo scrittore Mark Twain avrebbe riassunta con questa deliziosa idea (che lui attribuiva al primo ministro britannico Benjamin Disraeli), e secondo la quale: “Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le dannate bugie e le statistiche”.
Il catastrofista mentalmente sano e rispettato Jean Pierre Dupuy indicava recentemente in una trasmissione radiofonica ( France Culture ) che il disastro di Fukushima aveva cambiato tutte le basi di calcolo di probabilità riguardanti un incidente nucleare maggiore. Ad un tratto, da possibilità molto remota le probabilità di un incidente diventano: uno ogni 30 anni, cosa ovviamente difficilmente accettabile.
Invece affermare questa possibilità, ammetterla sarebbe una prova di realismo, di pragmatismo, di responsabilità. Ed è questo che ci si aspetterebbe dai politici.
Ma il problema è che i politici non possono essere realisti. Perché i realisti sono catastrofisti e i politici devono promettere un mondo migliore.
Non c'è da meravigliarsi se la gente crede poi nelle profezie! Tra promesse e profezie la scelta è subito fatta: le prime sono cestinate al 100% mentre le seconde, alle brutte, raggiungono un 50%.
Seriamente, le profezie non sono vane. Dalla notte dei tempi aiutano quelli che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire a fuggire dal recinto nel quale i politici rassicurano i tacchini ricordando loro che finora non hanno mai smesso d'ingrassare e che continueranno a farlo, perché la profezia di Natale è soltanto una teoria del complotto!
Le profezie invitano al scetticismo su come sta andando il mondo (male), e in questo senso possono essere benefiche.
E' vero, l'invito al realismo è un invito al pessimismo, forse alla depressione, ma permette soprattutto di mettersi nella posizione di reagire in modo adeguato piuttosto che fuggire in un ottimismo magistralmente definito da Voltaire, tramite il suo Candide come “la rage de soutenir que tout est bien quand on est mal.” (la rabbia che ci fa sostenere che va tutto bene quando si sta male).
Pensare che Tokyo debba essere evacuata ci da tutte le ragioni di essere pessimisti e depressi perché è la conferma che la situazione non è affatto sotto controllo e che gli elementi radioattivi stanno contaminando l'emisfero Nord in modo forse irrimediabile.
Ma non è vietato sperare. In effetti questa catastrofe nucleare è il rivelatore (nel senso etimologico dell'apocalisse) dell'incuria, l'irresponsabilità, e delle menzogne dei nostri dirigenti passati e attuali.
Necessariamente bisognerà ora capire che tocca ai cittadini desiderosi di vivere o sopravvivere riprendere il potere che appartiene a loro. Potere che hanno troppo facilmente delegato ai politici influenzati dalle lobbies in quasi tutti i campi della sfera pubblica.
Essere realisti significa quindi non soltanto riconoscere che siamo di fronte a un disastro abominevole che ci affliggerà tutti i modo irreversibile, ma anche riconoscere che i nostri responsabili hanno lasciato che ciò accada. Significa quindi avere occhi per vedere lo stato di deliquescenza delle istituzioni incaricate di proteggerci; ed infine e soprattutto significa vedere che il potere non è più dove pensavamo di averlo risposto e che, da ora in poi, è necessario che lo riprenderlo o meglio che smettere di abbandonarlo e tenerlo nelle nostre mani
E non certo in quelle dei partiti e dei sindacati che, volente o nolente e di qualsiasi parte si trovino, servono i fini dell'Impero (NWO).
Per quanto ci riguarda, noi il buon popolo, la sberla della notizia dell'evacuazione di Tokyo deve essere l'occasione di uscire dal torpore, di smettere di giocare a fare i tacchini o gli struzzi per fare diventare finalmente nostra queste straordinarie parole di Che Guevarra:
“Siate realisti, chiedete l'impossibile!”
Tratto e tradotto da: wikistrike.over-blog.com
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