di Nicolò Targhetta
- Allora? Che è successo? M'hanno detto che hai menato un tuo amichetto.
- Sì.
- Ti rendi conto che la situazione è molto grave?
- Sì.
- Che hai fatto una cosa davvero brutta?
- Sì.
- Vabbè adesso c'è qua papà e sistema tutto. Tu sai cosa devi fare, vero?
- Chiedere scusa.
- Tesoro. Chiedere scusa? No.
- No?
- Eh no. Sei un bimbo dolcissimo, ma se chiedi scusa è come ammettere che l'hai menato.
- Ma io l'ho menato. È andato in ospedale.
- E la peppa! E cos'è questo giustizialismo! Non ha senso essere precipitosi. Adesso capiamo e valutiamo. Perché sei venuto alle mani con sto ragazzino? ...
- Sì.
- Ti rendi conto che la situazione è molto grave?
- Sì.
- Che hai fatto una cosa davvero brutta?
- Sì.
- Vabbè adesso c'è qua papà e sistema tutto. Tu sai cosa devi fare, vero?
- Chiedere scusa.
- Tesoro. Chiedere scusa? No.
- No?
- Eh no. Sei un bimbo dolcissimo, ma se chiedi scusa è come ammettere che l'hai menato.
- Ma io l'ho menato. È andato in ospedale.
- E la peppa! E cos'è questo giustizialismo! Non ha senso essere precipitosi. Adesso capiamo e valutiamo. Perché sei venuto alle mani con sto ragazzino? ...
- Perché stava seduto al mio posto.
- Ancora con sta storia dei posti? Chi ha rifatto la disposizione dei banchi?
- La maestra d'inglese.
- Sta cazzo di maestra d'inglese.
- Papà, sono tutti arrabbiati con me. I miei compagni mi odiano.
- Non essere ridicolo. Nessuno ti odia.
- Invece sì.
- L'insegnante che dice?
- Dice che ho esagerato. Che non è un comportamento tollerabile in una classe civile.
- E tu le hai ricordato che ti hanno cambiato di banco per un motivo?
- Sì.
- Che sei stato vittima di bullismo per anni?
- Sì.
- Che in seconda quasi t'ammazzavano?
- Sì.
- E ti odiano comunque?
- Sì.
- Non capisco. Dov'era la zona di conflitto?
- La che?
- Dove l'hai menato sto ragazzetto?
- Qua.
- Qua? Qua in mezzo al corridoio? Ma qua è pieno di telecamere. Per forza poi ti antagonizzi metà della classe. La prossima volta lo porti nel cortile dietro, oppure lo fai menare da qualcuno. Devi farti un po' furbo, però.
- Scusa.
- Comunque adesso ci pensa papà. Tu ti fidi di papà?
- Certo.
- Ti prometto che se fai come ti dico ne uscirai bene. Come si chiama il bimbo che hai picchiato?
- Yousef.
- Me lo indichi?
- È quello là.
- Ecco, Yousef è una testa di cazzo.
- Ma papà!
- Che c'è?
- Manco lo conosci.
- Non mi serve conoscerlo. Mi basta guardarlo. Ha la faccia da schiaffi. Si vede che è uno che rompe i coglioni. Predisposto al teppismo e alla zuffa. È risaputo che questi... Magari è pure mezzo tossichello.
- Yousef?
- Sì, che tu sappia fa uso di droghe?
- Ha nove anni.
- Questi cominciano giovanissimi. Beve?
- Ha bevuto una coca cola.
- Lo vedi? Alterato, picco glicemico. Cosa è successo dopo il vostro "confronto"?
- Dopo che l'ho menato?
- No, ascolta papà. "Confronto". Al limite "conflitto". Se tu dici "menato", sembra che lui abbia subito e basta. Se tu dici "conflitto" significa che vi stavate menando a vicenda. Allora, dopo che c'è stato questo conflitto che è successo?
- Non mi ricordo, c'era un sacco di sangue...
- Danni collaterali. Tu hai pure paura del sangue. Chissà che trauma.
- Mi ricordo che è arrivata la maestra.
- E tu hai smesso di menarlo?
- Beh, no.
- Però lo hai menato un po' più piano.
- No.
- Però hai smesso di menarlo in faccia.
- Boh, forse.
- Lo vedi? Sai come si chiama quello che hai fatto?
- Come?
- Sì chiama aprire dei negoziati di pace.
- Bello.
- Certo che è bello, sei un bravo bambino. Invece Yousef, beh guarda come va in giro. Guarda la maglietta. Cosa vedi?
- Un disegno.
- Che disegno?
- Sono due guantoni.
- Due guantoni da boxe. Il nostro Yousef se ne va in giro con una maglietta che invita alla rissa. Il nostro Yousef manda messaggi contraddittori. Forse voleva provocarti.
- Non ci avevo pensato.
- Lo so, son qua apposta. Ora, io ho cominciato a far girare delle voci.
- Che voci?
- Sul fatto che lui è un attaccabrighe, che se l'è andata a cercare, che quello era il posto tuo, che è sempre stato il posto tuo, e che se non lo menavi tu lo menava un altro, che se te ne vai in giro così devi aspettarti che qualcuno prima o poi ti meni. Di contro ci sei tu che sei un bravo ragazzo, magari un po' ingenuo, che hai nove in condotta, che ne hai passate tante e che hai diritto di difenderti.
- È vero, ho diritto di difendermi! Però...
- Però che?
- Piangeva.
- Chi?
- Yousef, piangeva. Non ho mai visto nessuno piangere così. Mi ricordava un po' me quando...
- No! Non dirlo neanche per scherzo! Sono due cose completamente diverse! Ripetilo.
- Sono due cose completamente diverse.
- Bravo. Detto questo devi anche darti da fare un po' tu. Aiutarmi ad aiutarti, per così dire.
- Come?
- Beh, intanto se lui piange, tu piangi più forte. Perché chi piange di più è quello che prova più dolore.
- Ma lui piange forte.
- Chi lo dice? Io non lo sento piangere, tu lo senti piangere?
- No.
- Che faccia ha Yousef? Boh. Che voce ha? Interessi? Hobby? Famiglia? Chi lo sa? Lasciamo le cose più vaghe possibili. Disumanizziamolo questo attaccabrighe. E poi è molto importante che tu dica un paio di cose.
- Cosa?
- Primo devi dire che sei un perseguitato.
- Okay.
- E poi la cosa più importante. Devi dire che sei una vittima.
- Una vittima.
- Sì.
- Ma gli ho menato.
- Vedi, figliolo, tu sei fortunato. Vivi in un'epoca meravigliosa dove abbiamo finalmente superato la sterile dicotomia fra vittima e carnefice. Oggi non basta più essere la vittima per essere la vittima. È finita la pacchia!
- E quindi?
- E quindi la vittima non è più qualcosa che si è in conseguenza a dei fatti. È più un atteggiamento che si conquista. E il primo che lo conquista è la vittima. Di conseguenza l'altro è colpevole.
- Colpevole di cosa?
- Non importa.
- E come faccio a essere la vittima?
- Con qualche semplice accorgimento, un buon ufficio stampa e papà tuo, figliolo. Hai bisogno di soldi?
- Io...
- Piglia.
- Ma sono troppi.
- Piglia. E tieni anche sto tirapugni. Per difesa. Adesso prendo il controllo della situazione e risolvo tutto. Dovrei gestirla io sta scuola, altroché.
- Grazie, papà.
- Figurati. E ricordati sempre: con un po' di impegno chiunque può essere la vittima.
- Ma...
- Ma?
- Ma io l'ho menato.
- E scommetto che ti fanno tanto male le nocche.
- Sì, tanto.
- Povera stella.
Fonte: www.facebook.com
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.