mercoledì 4 dicembre 2024

I limiti dell'opinione pubblica e il fallimento della democrazia


di Finn Andreen

Non sempre viene ammesso, ma il popolo non potrà mai essere rappresentato dalla classe politica. 

Tuttavia l'opinione pubblica la influenza, a volte anche fortemente. In tutti i sistemi politici la minoranza al potere deve tenere conto, a vari livelli, dell'umore pubblico espresso nei municipi, nei sondaggi, nelle elezioni, nelle dimostrazioni e, ora, nei social media.

Il governo più stabile e popolare non è, quindi, necessariamente quello più “democratico”, ma quello che considera meglio l’opinione pubblica e adatta le sue linee di politica a essa quando necessario. 
L’impopolarità e l’instabilità politica della maggior parte dei governi occidentali odierni sono in parte spiegate dal fatto che l’opinione pubblica è stata sempre più ignorata dalla minoranza al potere, mentre le elezioni si sono trasformate in rituali “mediatizzati”.

Il sistema politico cinese non è amico della libertà, ma è stabile e popolare proprio perché, secondo un accademico cinese, il Partito Comunista Cinese cerca di “tastare il polso del pubblico nella governance e riflettere la volontà pubblica”. 

In Occidente c'è una notevole frustrazione derivante dal fatto che la priorità è sempre data ormai all'agenda politica dell'attuale oligarchia cosmopolita e finanziaria ...


Sebbene l'opinione pubblica si basi in gran parte sul buon senso, soffre purtroppo della diffusa ignoranza in materia di politica ed economia. 
Stereotipi e confusioni sul libero mercato sono comuni, di conseguenza la maggioranza è stata a lungo influenzata dalle idee socialiste moderne di interventismo statale e socializzazione forzata.

Persiste un comune malinteso sulla causalità dei problemi sociali ed economici. 

Un esempio è il libero scambio che la maggior delle persone in Occidente non supporta, anche se le barriere commerciali agiscono come una tassa su di loro e avvantaggiano solo alcuni settori o imprese politicamente connessi. La maggioranza viene danneggiata quando lo stato aumenta i dazi per proteggere interessi speciali, ma quando è consapevole di questo fatto, non si oppone perché confonde i propri interessi con quelli della minoranza dominante.

“Come si possono limitare le persone?”

Non sorprende, quindi, se una larga parte dell'élite in Occidente, in particolare i leader aziendali non politici, siano piuttostofavorevoli al libero mercato e al libero scambio rispetto al resto della società. Queste persone riconoscono che il capitalismo di libero mercato non avvantaggia solo loro stessi, ma anche la società nel suo complesso.

Infatti uno studio di cinquant'anni di verbali delle riunioni a porte chiuse della Mont Pélerin Society mostra che i suoi membri spesso esprimevano preoccupazioni sul fatto che “le legislature democratiche tendono a sconvolgere il libero mercato” votando per sussidi di welfare e assistenza sociale. Si chiedevano quindi: “Come si possono limitare le persone?”, poiché “la classe politica tende a intervenire nell'economia, distorcendo, o persino distruggendo, il meccanismo di mercato”.

La questione della limitazione della democrazia è emersa perché le persone tendono a votare in modi contrari ai propri interessi a lungo termine, portando a stagnazione economica e declino sociale di cui alla fine sarebbero profondamente insoddisfatte. Questo è ovviamente un punto altamente rilevante per le società occidentali odierne.

Ciò a cui sono arrivati, per deduzione, quelli della Mont Pélerin Society è l'idea espressa da Hans-Hermann Hoppe nel suo libro Democracy: the God that Failed: la democrazia introduce nella società una tragedia dei beni comuni

La maggioranza spesso non vuole che la spesa pubblica venga tagliata, nonostante gli evidenti segnali di inefficienza burocratica ed economica. 

Tende a votare per ulteriori espansioni dello stato sociale, cosa che a sua volta porta a un aumento della tassazione e della ridistribuzione, e che, a sua volta, soffoca l'economia. Questa spirale continua se il carico fiscale della maggioranza è ritenuto inferiore al valore presunto dei sussidi e dei servizi sociali che riceve. L'immigrazione di massa intensifica questo processo, poiché il tipico immigrato povero in Occidente ha tutto da guadagnare e nulla da perdere da una simile strategia di voto.

La crescita dello stato

L'avvento dell'era “democratica” è quindi strettamente legato alla crescita drammatica dello stato fin dall'inizio del XX secolo. La democrazia contribuisce a questa crescita burocratica poiché la maggioranza vota per linee di politica che richiedono o giustificano uno stato più grande. Questo statalismo cancerogeno nella società può essere misurato da numeri fuori controllo: entrate fiscali, debito pubblico, spesa pubblica e dipendenti pubblici.

Nonostante la rabbia piuttosto sciocca della maggioranza, l'aumento della spesa pubblica non si traduce automaticamente in servizi pubblici migliori. Al contrario, secondo l'effetto Baumol il costo relativo dei servizi tende ad aumentare, soprattutto nei servizi non di mercato delle amministrazioni statali. 
E, secondo la Public Choice Theory, gli incentivi dei dipendenti statali per una gestione buona ed equa nell'interesse pubblico sono deboli, il che porta a sprechi e inefficienza nel migliore dei casi e a corruzione nel peggiore.

Sfortunatamente questi punti non sono ben noti alla maggioranza degli elettori, di conseguenza molte persone sottovalutano quanto effettivamente contribuiscono finanziariamente allo stato rispetto a quanto ne ricevono. C'è una sconsideratezza ingenua riguardo alle tasse regressive come l'IVA e l'inflazione. Nel 1845 Frédéric Bastiat aveva già colto questi punti quando considerava la tassazione come un furto: “Per derubare le persone è necessario ingannarle. Ingannarle significa persuaderle che le si sta derubando per il loro tornaconto e indurle ad accettare, in cambio della loro proprietà, servizi fittizi o spesso peggiori”.

Votare per scambiare la libertà con la sicurezza

Le società occidentali hanno progressivamente votato per rinunciare alla libertà in favore di una presunta sicurezza fornita dallo stato. Molti erano convinti che Herbert Marcuse avesse ragione quando scrisse che “la perdita di libertà economiche e politiche che erano il vero risultato dei due secoli precedenti può sembrare un danno lieve in uno stato in grado di rendere la vita amministrata sicura e confortevole”. Tuttavia, sebbene ciò possa sembrare vero per un breve periodo, la vita in una democrazia moderna non può essere “sicura e confortevole” a lungo termine a causa del “processo di decivilizzazione” descritto sopra.

La libertà di voto contribuisce ironicamente alla perdita di libertà economica nell'Occidente “democratico”. Questo processo va contro l'opinione prevalente di equiparare democrazia e libertà, pertanto questo processo è l'opposto delle presunte “contraddizioni intrinseche” del capitalismo di Marx: è l'interventismo statalista che porta a tensioni economiche e sociali e che spinge la società verso la crisi e persino il collasso.

Questo risultato diventa inevitabile quando a sempre più persone nella società viene impedite di progredire economicamente, quando non riescono più a sbarcare il lunario e quando si trovano ad affrontare una crescente insicurezza, servizi sociali in declino e infrastrutture in rovina. O gli effetti nefasti dell'interventismo statale, tragicamente rafforzati dal processo democratico, diventano chiari per la maggioranza, oppure la spirale discendente della distruzione della ricchezza e del declino sociale continuerà. Si spera che le idee di libertà diventino di nuovo attraenti e che i benefici del vero capitalismo vengano compresi, a patto che il fallimento della democrazia verrà finalmente svelato.

Traduzione di Francesco Simoncelli

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.


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