lunedì 4 marzo 2024

Un popolo di ignoranti convinto di avere la ragione in tasca

di Gianluca Napolitano

Se si deve andare in guerra - che sia commerciale o guerreggiata poco importa- e pagarne le conseguenze sarebbe almeno utile sapere il perché.

L'accanimento contro la Russia che si vede in Italia è preoccupante, deleterio, foriero di future sventure perché dimostra che ormai questo paese moralmente e intellettualmente è allo sfascio totale.

Perché si basa tutto su presupposti morali che siamo gli ultimi al mondo a poter sventolare.

Gli italiani - con la loro storia - sono gli ultimi ad avere diritto di parlare di "aggressori", dovrebbero solo tacere e guardare per aria fischiettando sperando che nessuno si ricordi chi sono e da dove vengono ...

Nei mille commenti che ho raccolto in questi mesi emerge un solo motivo che accomuna gli italiani nel loro profondo odio per la Russia: 
Putin è l'aggressore quindi ha torto.

I più informati magari arrivano addirittura ad ammettere che la guerra ha radici più lontane ed è dovuta all'intervento russo del 2014 per "prendersi il Donbass".

Quindi Putin e i russi hanno torto marcio in quanto hanno dato il via ad una guerra senza provocazione, interferendo nel problema che Kiev aveva coi suoi indipendentisti, pertanto è una cosa inammissibile, illegale, ed è un concetto che non può passare.

La guerra deve finire subito, "Putin non può averla vinta e appena finita la guerra i territori sottratti devono tornare all'Ucraina senza se senza ma" con l'aiuto di tutta l'Europa in armi.

"Ne va dell'intero impianto del diritto internazionale". E' un precedente inaudito che non possiamo tollerare!
Uhmmmm…

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Avete presente Lombardia e Veneto?
Raccontatemi un po' come è andata, lì?

Siamo davanti ad una diffusa ignoranza storica alimentata da una ipocrisia politica senza pari.

Il 23 Marzo 1848 l'esercito sabaudo, guidato dal despota Carlo Alberto di Savoia, senza preavviso varca il Ticino ed invade il lombardo-veneto.

La motivazione è quella di aiutare la popolazione di Milano e di Venezia che si è ribellata al legittimo governo austriaco chiedendo l'indipendenza.

Sono le famose "5 giornate di Milano" e della Repubblica di Venezia della poesia "sul ponte sventola bandiera bianca"

Carlo Alberto verrà sconfitto a Novara e costretto ad abdicare in favore di Vittorio Emanuele ma Carlo Alberto (per noi) è un eroe ma per gli austriaci e per una buona metà d'Europa è solo un criminale, un falco, un approfittatore. Un parìa.

Che differenza ci sia fra le genti di Milano, della Lombardia e del Veneto di allora rispetto alle genti del Donbas, di Donetsk e Lugansk qualcuno me lo dovrebbe spiegare.

Siamo forse dalla parte degli austro-ungarici proprio noi che dobbiamo la possibilità di chiamarci italiani a ben tre guerre di aggressione nei confronti di un paese limitrofo che con noi intratteneva solo rapporti pacifici, anche se non certo di simpatia?

Che motivi aveva Carlo Alberto di aggredire così un paese confinante?

Diamine! Il grido di dolore dei fratelli italiani della "bassa padana". La ribellione ad un governo per loro insopportabile, alle bastonate della sua polizia, al dover parlare tedesco.

Cosa c'è di diverso dal grido di dolore dei fratelli russi della "bassa del Don", la loro ribellione ad un governo insopportabile, corrotto, inefficiente, violento e che gli impone di parlare ucraino?

Italia, "mera espressione geografica"

Il 1848 si lasciò dietro la Repubblica di Venezia e quella di Roma, represse nel sangue. Per noi sono patrioti.

Perché quelli del Donbas che hanno fatto lo stesso dopo il 2014 e hanno resistito all'Ucraina invece no?

Il 25 aprile 1859 il governo di Vienna decide che il Piemonte sta ammassando un po' troppe truppe al confine con il lombardo-veneto - e fomenta un po' troppe rivoluzioni in giro per l'Italia destabilizzando l'Europa del sud - ed invia una richiesta perentoria a Cavour di disarmare o saranno guai.

Per tutta risposta i piemontesi dichiarano guerra all'Austria, chiamano in aiuto gli alleati francesi in quanto "aggrediti" e si trincerano ad Alessandria mentre gli austriaci non si muovono per giorni, in attesa forse di un ripensamento sabaudo

Quando alla fine si decidono a muovere verso Torino si trovano però davanti ben 100.000 francesi arrivati di sorpresa in soli 6 giorni.

I piemontesi (sorretti dal potente esercito francese) tornano a passare il Ticino per muovere su Milano, mentre Garibaldi "il mercenario", che aveva organizzato un corpo di volontari (la "Blackwater" di allora), fa guerriglia fra Varese e Como.

Gli austriaci vengono sconfitti a Magenta il 4 giugno e indietreggiano fino a Mantova, chiamando rinforzi da Parma, Modena e da tutta la Romagna, danno di nuovo battaglia e vengono sconfitti nuovamente a Solferino. Il veneto insorge, l'indipendenza sembra a portata di mano ma i francesi non hanno nessuna intenzione di proseguire una guerra non loro, i piemontesi si dovranno accontentare della Lombardia.


Nasce così il Regno di Italia

E nasce grazie ad una guerra che i sabaudi hanno iniziato per primi, buttando all'aria gli equilibri europei, e per difendere le autoproclamate repubbliche di Milano e Venezia.

Una guerra di aggressione.

Allora, italiani, chi ha cominciato per primo - cioè l'aggressore - ha "sempre" torto?
Gli specchi della storia non perdonano.

E adesso fatela finita con quel vestito da verginelle, che siete le puttane più puttane d'Europa (perché poi c'è stata la terza guerra di indipendenza, dove quanto a intrighi, tradimenti, voltagabbana e giochi sporchi nessuno è stato bravo quanto noi. Ma quelle è un altra storia)

Concludendo

Mettete via quella aria tracotante di chi è nel giusto, perché gli italiani sono tali solo grazie ad una guerra di aggressione del tutto analoga a quella che vogliamo condannare negli altri.

Se si deve andare in guerra che si sappia almeno il vero perchè.

Ci andiamo perchè lo ordina l'imperatore.

Non ci andiamo per altri motivi. Siamo vassalli, da questo vassallaggio abbiamo tratto innumerevoli vantaggi per molti decenni, adesso è arrivata l'ora di eseguire gli ordini.

Non c'è bisogno di costruirci sopra tutta questa retorica.

Perché se l'imperatore questa guerra la perde, poi di noi non rimarrà nulla.


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