martedì 16 dicembre 2025

Il miracolo dell’ossido nitrico

Un messaggero chimico semplice e fugace attraversa le membrane cellulari, dilata i vasi sanguigni, modula i neuroni e uccide i batteri, unendo la Terra primitiva al corpo umano. 

Se qualcuno vi chiedesse di immaginare una molecola dalle proprietà miracolose, quale scegliereste? 
Probabilmente molti penserebbero all’acqua, la sostanza che permea ogni forma di vita e che modella la chimica del pianeta. Altri indicherebbero una grande proteina, con la sua architettura tridimensionale di atomi perfettamente disposti, o magari il DNA, capace di conservare e trasmettere informazione biologica. Quasi nessuno, però, penserebbe a un gas instabile, fatto soltanto di due atomi leggeri, un azoto e un ossigeno, uniti da un legame doppio imperfetto che lascia un elettrone spaiato. 

Eppure, è proprio questa minuscola molecola, l’ossido nitrico, a essere stata definita “miracle molecule”. Non per un eccesso di entusiasmo, ma perché in essa la biologia ha rivelato un paradosso: una sostanza chimicamente reattiva e potenzialmente pericolosa può diventare uno dei mediatori più importanti del corpo umano, indispensabile alla comunicazione cellulare, alla memoria, al flusso del sangue, alla risposta immunitaria e persino alla sopravvivenza delle specie...

L’ossido nitrico, la cui formula chimica è NO, è una delle molecole più semplici e sorprendenti dell’intera biologia. 

Due soli atomi, un legame doppio, e un elettrone solitario che le conferisce la natura di radicale libero. In chimica, un radicale libero è una molecola che possiede un elettrone non accoppiato, cioè un elettrone che non partecipa a un legame stabile. Questa condizione la rende instabile, pronta a reagire con molte altre molecole, in particolare con l’ossigeno o con i metalli. I radicali liberi sono in genere considerati pericolosi: prodotti secondari della respirazione cellulare, responsabili di ossidazione, invecchiamento e danni al DNA. Eppure, in questa minuscola molecola, la vita ha trovato un modo per trasformare l’instabilità in linguaggio.

Che un gas potesse agire come messaggero biologico non era mai stato immaginato. Nei manuali di fisiologia, la comunicazione tra cellule era descritta attraverso molecole complesse: ormoni, neurotrasmettitori, proteine di segnalazione. Tutte grandi, stabili, progettate per riconoscersi in modo preciso tramite un recettore sulla superficie della cellula bersaglio. L’ossido nitrico non ha niente di tutto questo: è un gas, e come tale attraversa le membrane cellulari senza incontrare resistenze, diffondendo liberamente da una cellula all’altra. La sua piccola dimensione e la neutralità elettrica gli consentono di dissolversi nei lipidi della membrana e di passare immediatamente nel citoplasma, lo spazio interno della cellula riempito di acqua e macromolecole.

La sua vita, però, è brevissima: pochi secondi, a volte frazioni di secondo. Questa fugacità è ciò che gli conferisce una precisione straordinaria. Una molecola di ossido nitrico non viaggia lontano; agisce lì dove è stata prodotta, su cellule vicine, e scompare subito dopo. È un segnale locale, istantaneo e reversibile, e proprio per questo la natura lo ha scelto come regolatore fine di funzioni vitali.

La scoperta del suo ruolo iniziò con un enigma. Negli anni Settanta i fisiologi sapevano che la parete interna dei vasi sanguigni, l’endotelio – uno strato di cellule che separa il sangue dal tessuto muscolare sottostante – produceva una misteriosa sostanza capace di far rilassare il muscolo liscio e dilatare il vaso. Il muscolo liscio è quel tipo di tessuto contrattile involontario che regola il calibro dei vasi, la motilità intestinale e molti altri movimenti automatici del corpo. Il rilassamento di questo muscolo aumenta il diametro del vaso e riduce la pressione del sangue. La sostanza prodotta dall’endotelio era dunque un fattore chiave per la regolazione del sistema cardiovascolare, ma nessuno ne conosceva la natura. La chiamarono “fattore di rilassamento derivato dall’endotelio”, endothelium-derived relaxing factor o EDRF, e per anni la sua identità rimase ignota.

Furono Robert Furchgott e Louis Ignarro a dimostrare, con esperimenti eleganti, che l’EDRF e l’ossido nitrico erano la stessa cosa. Quasi in parallelo, Ferid Murad mostrò che il gas attivava un enzima intracellulare, la guanilato ciclasi, capace di convertire guanosin trifosfato (GTP) in guanosin monofosfato ciclico (cGMP). Il GTP è una molecola energetica simile all’ATP, formata da una base azotata, uno zucchero e tre gruppi fosfato; quando viene convertito in cGMP, uno dei fosfati forma un legame ciclico con lo zucchero, generando un “secondo messaggero”, cioè una molecola che propaga all’interno della cellula il segnale ricevuto dall’esterno. Il cGMP attiva a sua volta una proteina chiamata proteina chinasi G, che modifica l’attività di altri enzimi e riduce la concentrazione di calcio nel citoplasma. Poiché il calcio è l’elemento che permette la contrazione del muscolo, la sua diminuzione produce rilassamento. Tutta la sequenza – dal legame di NO all’attivazione della guanilato ciclasi, alla formazione di cGMP e all’effetto sul calcio —–avviene in pochi secondi.

Nel 1998 i tre ricercatori ricevettero il premio Nobel per la medicina: avevano dimostrato che una molecola tanto semplice, instabile e volatile poteva agire come segnale fisiologico endogeno, cioè prodotto naturalmente dal corpo. Il gas che si disperde nell’aria risultò essere anche uno dei linguaggi fondamentali della vita.

“Una molecola di ossido nitrico non viaggia lontano; agisce lì dove è stata prodotta, su cellule vicine, e scompare subito dopo. È un segnale locale, istantaneo e reversibile, e proprio per questo la natura lo ha scelto come regolatore fine di funzioni vitali”.

La produzione di ossido nitrico all’interno dell’organismo è affidata a un gruppo di enzimi chiamati nitric oxide synthase (NOS). Un enzima è una proteina capace di catalizzare – cioè accelerare senza consumarsi – una reazione chimica specifica. La NOS trasforma un amminoacido, la L-arginina, in un altro amminoacido, la L-citrullina, liberando ossido nitrico. Gli amminoacidi sono i mattoni delle proteine, ciascuno con una struttura chimica distinta. L’arginina, in particolare, contiene un gruppo guanidinico, ricco di atomi di azoto, che la rende il precursore perfetto per la sintesi di NO.

La reazione è complessa ma elegante. L’enzima utilizza l’ossigeno molecolare (O₂) e un cofattore riducente, il NADPH, che fornisce elettroni, per ossidare il gruppo guanidinico dell’arginina. La trasformazione avviene in due tappe: prima si forma N-idrossiarginina, poi questa viene scissa in citrullina e ossido nitrico. Per compiere questo processo, la NOS contiene diversi cofattori: un gruppo eme, cioè una porfirina con un atomo di ferro capace di legare piccoli gas, e due flavine, FAD e FMN, che trasferiscono elettroni lungo la catena reattiva. Tutto avviene con estrema precisione: la perdita di un solo elettrone o di un singolo atomo d’ossigeno renderebbe l’enzima inattivo.

Le NOS esistono in tre forme. La forma endoteliale (eNOS) si trova nelle cellule dei vasi sanguigni e regola la circolazione. La forma neuronale (nNOS) è espressa nei neuroni, le cellule del sistema nervoso, dove modula la trasmissione sinaptica. La forma inducibile (iNOS) viene attivata dalle cellule del sistema immunitario in risposta a infezioni o infiammazioni. Le prime due sono calcio-dipendenti: funzionano solo quando la concentrazione di ioni calcio aumenta e si lega a una piccola proteina detta calmodulina, che agisce da interruttore molecolare. La forma iNOS, invece, produce grandi quantità di NO indipendentemente dal calcio, come arma chimica contro batteri e parassiti.

A basse concentrazioni, quindi, l’ossido nitrico regola processi fisiologici delicati; a concentrazioni elevate, diventa tossico per le cellule. 

È una duplicità tipica della biologia: la stessa sostanza può guarire o distruggere, a seconda del contesto. I macrofagi, le cellule immunitarie che fagocitano i patogeni, lo usano per generare perossinitrito, una molecola fortemente ossidante che danneggia DNA e membrane batteriche. La sua tossicità è utile, purché confinata.

Nel sistema nervoso, invece, l’ossido nitrico agisce come messaggero non convenzionale. Nei neuroni, la sua produzione è attivata dal glutammato, il principale neurotrasmettitore eccitatorio. Quando il glutammato si lega ai recettori NMDA, specifiche proteine sulla membrana che permettono l’ingresso di calcio, l’aumento del calcio attiva la nNOS e genera NO. La molecola diffonde retroattivamente verso il neurone presinaptico, modulando la probabilità di rilascio di altri neurotrasmettitori. Questo meccanismo, detto plasticità sinaptica, permette alle connessioni nervose di rafforzarsi o indebolirsi, ed è alla base dell’apprendimento e della memoria.

Nei mitocondri, le centrali energetiche della cellula, l’ossido nitrico si lega al ferro dell’enzima citocromo c ossidasi, rallentando temporaneamente la catena respiratoria e modulando la produzione di ATP, la principale valuta energetica biologica. Piccole quantità ottimizzano il metabolismo; grandi quantità lo inibiscono. È un regolatore del ritmo della vita, un modulatore dell’equilibrio tra energia e stress ossidativo.


Fonti alimentari che favoriscono la produzione

Diversi alimenti possono supportare la produzione naturale di ossido nitrico nell’organismo. Gli alimenti ricchi di nitrati, come barbabietole, spinaci, rucola e altre verdure a foglia verde, forniscono substrati che possono essere convertiti in ossido nitrico.

L’aminoacido L-arginina, presente in carni magre, pesce, noci, semi e legumi, rappresenta il substrato diretto per la sintesi di ossido nitrico. Un apporto adeguato di L-arginina attraverso la dieta può supportare la produzione endogena della molecola.

Gli alimenti ricchi di antiossidanti, come frutti di bosco, agrumi e cioccolato fondente, possono proteggere l’ossido nitrico dalla degradazione prematura, prolungandone gli effetti benefici nell’organismo. 

Integratori e precursori

Alcuni integratori alimentari sono progettati per supportare la produzione di ossido nitrico. La L-arginina è l’integratore più diretto, fornendo il substrato principale per la sintesi di ossido nitrico.

La L-citrullina, un altro aminoacido, può essere più efficace della L-arginina per aumentare i livelli di ossido nitrico, poiché viene convertita in L-arginina nei reni e ha una migliore biodisponibilità orale.

Gli integratori di nitrati, derivati da estratti di barbabietola o altre fonti vegetali, rappresentano un approccio alternativo per supportare la produzione di ossido nitrico attraverso la via nitrato-nitrito.

Il dottor Nathan Bryan, biochimico, studia l’ossido nitrico da oltre 18 anni e ha realizzato diverse scoperte significative in questo campo. 
È autore di libri come “The Secret of Nitric Oxide – Bringing The Science To Life”.
(sottotitoli e traccia audio in italiano sono disponibili)



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