mercoledì 9 aprile 2025

Una città sommersa di 12.000 anni nel Golfo di Khambhat

Sotto le acque del Golfo di Khambhat, al largo della costa occidentale dell’India, giace una delle scoperte più straordinarie dell’archeologia moderna: la città sommersa di Dwarka. 

Questo antichissimo insediamento, menzionato nei testi sacri indù come il Mahabharata e il Bhagavata Purana, è tradizionalmente associato al dio Krishna, che secondo le leggende la fondò e la scelse come sua capitale.

Le indagini condotte dall’Istituto Nazionale Indiano di Oceanografia hanno rivelato un sito archeologico senza precedenti, situato a 40 metri di profondità. 
I resti si estendono per 8 chilometri in lunghezza e 3 chilometri in larghezza, con strutture ancora ben conservate che lasciano intravedere mura, strade e imponenti edifici in pietra. Le esplorazioni subacquee, avviate tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI, hanno portato alla luce manufatti che hanno sconvolto le teorie tradizionali sull’evoluzione della civiltà umana ...


Datazioni che cambiano la storia

Le analisi al radiocarbonio effettuate su alcuni oggetti recuperati nei fondali indicano che il sito potrebbe risalire a un periodo compreso tra 9.000 e 12.000 anni fa. Se confermata, questa datazione significherebbe che una civiltà avanzata esisteva ben prima di quanto finora ipotizzato dalla storiografia ufficiale. La scoperta sfida le convenzionali teorie sull’origine delle prime città e potrebbe costringere gli storici a riscrivere interi capitoli sulla preistoria dell’umanità.

Il mito diventa realtà?

Secondo le scritture antiche, Dwarka era una città maestosa, adornata con oro, argento e gemme, e abitata da migliaia di persone. Tuttavia, si narra che, dopo la morte di Krishna, la città venne inghiottita dal mare per volontà divina. Questo racconto mitologico trova oggi un sorprendente riscontro nelle strutture sommerse, alimentando il dibattito tra archeologi, storici e studiosi delle antiche civiltà.


La sfida ai manuali e la voglia di capire

Ammettiamo di restare incantati di fronte all’idea che l’origine delle civiltà sia più remota di quanto ci abbiano insegnato. Non è questione di screditare decenni di studi, ma di proseguire la ricerca. 
Se davvero Dwarka ha 12.000 anni, dobbiamo riconsiderare la linea del tempo che ci è stata trasmessa. Se invece le analisi confermeranno date meno eclatanti, rimarrà comunque la magia di una città perduta, che dorme in un silenzio surreale, pronta a restituirci reperti e frammenti di un’umanità ancora sconosciuta.

C’è qualcosa di profondamente poetico nel ritrovare, nel ventre dell’oceano, indizi che sfidano i nostri confini mentali. Come se la Storia, in fondo, fosse un immenso mosaico di cui vediamo solo pezzi sparsi. Dwarka è una finestra che ci obbliga a guardare in faccia la nostra ignoranza, a riconoscere che la conoscenza non è un traguardo, ma un viaggio senza sosta. 
E in questo viaggio, la più grande scoperta non è soltanto quello che riportiamo in superficie, ma l’umiltà di accettare che esiste ancora tanto, forse moltissimo, che ci resta da conoscere sul nostro passato e su chi siamo davvero.

Il premier indiano Modi prega sott'acqua a Dwarka sui resti 
della città sommersa di Krishna

Fonti con articoli completi: 
www.meteogiornale.it

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