giovedì 30 maggio 2024

Crionica: tra 50-70 anni potremmo risvegliare persone ibernate?

 Un viaggio di 46.000 anni, non attraverso lo spazio, ma nel tempo, tutto grazie al potere del freddo. Questa è la storia di nematodi siberiani che, dopo un lungo sonno ghiacciato, sono tornati alla vita

Questa scoperta ha fatto sorgere una domanda fondamentale: se questi piccoli organismi possono tornare in vita dopo millenni, potremmo un giorno fare lo stesso con gli esseri umani? 

La Crionica, una volta argomento di romanzi di fantascienza, potrebbe diventare una realtà tangibile. 

Ma qui non fantastichiamo: esploriamo realtà e sfide di ogni ricerca. 

Anche questa ...

Valeriya Udalova, KrioRus. La società ospita al momento 94 corpi ibernati: ci sono anche 4 italiani.

Crionica: un viaggio nel tempo attraverso il ghiaccio

La maggior parte di noi considera il congelamento come un modo per conservare il cibo, ma la natura ha dimostrato che può essere un mezzo per conservare la vita stessa.

Nel cuore della Siberia, gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente. Hanno trovato nematodi che erano stati congelati per 46.000 anni. Questi antichi organismi sono stati scoperti in un nido di scoiattolo congelato nel 2018. Ma come hanno fatto a sopravvivere per così tanto tempo?

L’arte dell’anabiosi

L’anabiosi è un processo attraverso il quale alcuni organismi possono spegnere quasi completamente il loro metabolismo quando si trovano in ambienti non adatti. Questo stato di “sospensione” permette loro di sopravvivere in condizioni estreme.

Se le condizioni tornano favorevoli, come quando i nematodi sono stati posti in acqua, possono “riavviarsi” e tornare alla vita.

Possiamo farlo anche noi? La sfida della crionica

Valeriya Udalova, CEO di KrioRus, una società attiva nel campo della crionica, ha condiviso alcune riflessioni su questa questione. Secondo la Udalova, è necessario che gli esseri umani si sottopongano a procedure estremamente complesse per poter entrare in uno stato simile a quello dell’anabiosi, perché ovviamente non posseggono questa capacità. Diversamente da rane, nematodi ed altri esseri viventi.

La crionica contempla procedure oggi davvero radicali, come la sostituzione del sangue con soluzioni crioprotettive, per proteggere le cellule e i tessuti. Radicali al punto di non riuscire a “sdoganarsi”, a ridurre i costi e a diventare una pratica mainstream (anche solo alternativa alla tradizionale sepoltura).

Una gelida via di “resurrezione”

La crionica non è solo una questione di congelamento. Il vero ostacolo è il risveglio. Gli agenti crioprotettivi attualmente utilizzati hanno effetti “tossici” sul cervello e su altre parti del corpo, giusto per dirne una.

Udalova crede che, per risvegliare gli esseri umani, saranno necessari progressi significativi in medicina e ingegneria tissutale. Progressi che pensa possano arrivare nel giro dei prossimi 50-70 anni. Meno di un anno fa abbiamo stimato 300 anni: lo consideriamo un passo avanti?

Il dilemma della crionica: il destino dei pionieri congelati

A questo punto, data la stima degli esperti sui progressi decisivi nella crionica (potrebbero avvenire entro 50-70 anni), sorge una domanda cruciale: che ne sarà delle persone che hanno già scelto di congelarsi, sperando in una seconda chance alla vita?

Chi fino ad oggi ha scelto di congelare il suo corpo dopo la morte, è un vero e proprio pioniere. Ha fatto una scommessa sul futuro, sperando che la scienza e la tecnologia avanzino abbastanza da poterlo risvegliare in un mondo nuovo. Ma se i progressi decisivi sono ancora lontani, quali sono le reali possibilità di queste persone?

Alcor, una delle società di crionica, ha sede negli USA. Al 31 gennaio 2016, ne facevano parte 1060 membri, 201 membri associati e 144 in crioconservazione.

Sfide tecniche ed etiche

Uno dei principali ostacoli della criogenesi è il danno cellulare causato dal congelamento e dallo scongelamento. Anche se gli attuali metodi di criopreservazione utilizzano soluzioni crioprotettive per minimizzare questi danni, non sono perfetti. Con il passare del tempo, il rischio di danni accumulati aumenta.

E oltre alle sfide tecniche, ci sono anche questioni etiche da considerare. Se riuscissero a risvegliare queste persone, in che tipo di mondo si risveglierebbero? Avrebbero diritti legali e sociali? E come affronterebbero il trauma di risvegliarsi in un’epoca completamente diversa dalla loro?

Non abbiamo altro che la fiducia e la perseveranza. La medicina, la biotecnologia e lo studio della mente stanno progredendo a ritmi sostenuti. Potrebbero emergere nuove tecniche anche per riparare o sostituire tessuti danneggiati. 
La nanotecnologia, ad esempio, potrebbe offrire soluzioni per riparare danni a livello molecolare (gli studi sul nanowarming sono molto interessanti). 
Inoltre, l’ingegneria tissutale potrebbe permettere la creazione di organi artificiali per sostituire quelli danneggiati. In altri termini, chi ha scelto la crionica oggi ha una strada tutta in salita, ma potrebbe avere comunque una chance.

Uno schema che illustra la tecnica del nanowarming – immagine tratta dallo studio pubblicato su Nature Communications.

Oltre la morte: una nuova frontiera

Se la crionica avrà successo, potrebbe diventare una sorta di “alternativa” alla morte. Immagina un mondo in cui le persone con malattie terminali potrebbero essere messe in “standby” fino a quando non viene trovata una cura. Una prospettiva che ha profonde implicazioni filosofiche, etiche e mediche.

In sintesi, la criogenesi rimane un campo di ricerca in evoluzione: e per quanto sia “radicale”, le recenti scoperte offrono una visione possibilista: forse un giorno il congelamento non sarà solo un modo per conservare il cibo, ma anche una “macchina del tempo” verso il futuro.

Teniamo in fresco anche questa speranza.
Fonte: www.futuroprossimo.it


Un po' di Storia e un po' di numeri

Il primo volontario ibernato, il 12 gennaio 1967, fu James Bedford, un professore di psicologia dell'università della California di 73 anni, e da allora sono già 337 le persone che hanno seguito l'esempio, con migliaia in attesa. (l'articolo è del 2017 - NdC)
Il corpo di Bedford è tutt'ora conservato nelle strutture della Alcor Life Extension Foundation, una delle tre compagnie che oggi offrono il servizio.
La possibilità di congelare il proprio corpo, spiega il sito della Alcor, era in realtà offerta già dal 1965 da Evan Cooper, un imprenditore che definiva se stesso 'il primo crio-attivista' e che aveva fondato la Life Extension, poi divenuta Alcor. 

I primi candidati però morirono all'improvviso, e fu impossibile criopreservare i corpi in tempo. 

Il corpo di Bedford, che è morto di tumore, è stato conservato in un contenitore sotto vuoto e in azoto liquido prima a Glendale, in California, poi spostato a Phoenix, in Arizona, per poi essere trasferito, dopo vari passaggi, nelle strutture della Alcor a Scottsdale, sempre in Arizona, dove tutt'ora 'risiede'. 

Nel 1991 il corpo è stato trasferito dal contenitore originale in uno più avanzato, e con l'occasione il corpo è stato riesaminato. "Un esame esterno - scrivono gli esperti Alcor - rivela un maschio ben nutrito che appare più giovane dei suoi 73 anni. Dall'esame il corpo sembra essere rimasto ad una temperatura molto sotto lo zero per tutta la durata della conservazione".

In cinquant'anni la tecnica di crioconservazione è cambiata molto, a partire dalle sostanze chimiche usate per sostituire il sangue. Nel caso di Bedford è stato usato il dimetilsolfossido, un composto dello zolfo che ora è considerato fortemente tossico. 

Secondo i registri delle tre compagnie, due statunitensi e una russa, ci sono 337 corpi o teste crioconservati, con oltre duemila persone che hanno già firmato il contratto per subire la procedura alla loro morte.

Tra gli italiani che hanno avuto accesso alla tecnica di cui si conosce la storia ci sono Aldo Fusciardi, probabilmente il primo nel nostro paese, morto nel 2012.
L'ultima persona crioconservata in Russia è Cecilia Iubei, una donna di Viterbo morta ai primi di febbraio del 2016.
La persona più giovane che ha avuto accesso alla tecnica è Matheryn Naovaratpong, malata di tumore al cervello, che i genitori hanno fatto ibernare a due anni. 

In tutti i casi si tratta di un 'atto di fiducia', perché le tecniche attuali, ammettono le stesse compagnie, non permettono di 'scongelare' i corpi senza danneggiarli irreparabilmente. Nelle previsioni più ottimistiche questo sarà possibile in 50 anni, secondo altri non prima di 2-300 anni.
Nel contratto le aziende si impegnano comunque a conservare i corpi finché sarà possibile, ad un prezzo che varia dai 18mila dollari dei russi di KrioRus ai 200mila richiesti da Alcor.
Fonte: www.ansa.it


Ad oggi le persone criopreservate sono 377, tra cui 15 italiani.

In tutto il mondo sono tre le aziende, due americane e una russa, che offrono il servizio di crioconservazione del corpo dopo la morte. I costi variano dai 100mila dollari in Usa ai 40mila in Russia e non esiste una legge che vieti l’ibernazione.

Si può ricorrere all’ipotermia terapeutica in caso di:
- Trauma cranico
- Asfissia perinatale
- Post arresto cardiaco

con un target termico che può essere:
- Lieve- temperatura tra i 32 e i 35°c
- Moderato – temperatura tra i 28 ed i 32°c
- Severa- temperatura inferiore ai 28°c.
Fonte: infermieristicamente.it

Alcune celebrità che vogliono essere congelate criogenicamente



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