Sempre più turisti fanno recapitare al Parco Archeologico di Pompei i reperti rubati mentre visitavano le rovine.
Il motivo? La maledizione di Pompei.
di Ileana Dugato
Cos’è la maledizione di Pompei
Per i più scaramantici è l’ennesima dimostrazione che ci sono forze più grandi di noi ad agire. Chi non crede alla fortuna e alla sua controparte, invece, potrà farci su una bella risata. Sta di fatto che al Parco Archeologico di Pompei sono sempre di più i biglietti inviati da turisti di tutto il mondo che rispediscono in allegato i reperti rubati ai resti della città distrutta dall’eruzione del Vesuvio.
Ma andiamo con ordine. Sophie Hay, archeologa, e Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco di Pompei, hanno condiviso su X una serie di biglietti che sono stati recapitati agli uffici del Parco Archeologico. Tutti i biglietti accompagnavano dei reperti che spesso e volentieri i turisti prelevano come ricordo della visita a Pompei ...
Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse per il motivo che spinge questi turisti a restituire i reperti. La motivazione è nota come la “maledizione di Pompei”, e il nome è proprio quello che si è portati a immaginare. Una leggenda metropolitana, infatti, vuole che prelevare qualsiasi oggetto – anche una semplice pietra – dal Parco Archeologico di Pompei comporti l’attirare su di sé l’ira degli dei.
Tradotto: rubare reperti da Pompei porta sfortuna.
E si tratta di una vera e propria maledizione. La maggior parte dei turisti che hanno restituito i reperti, infatti, ha raccontato di aver sviluppato varie malattie e patologie dopo essere tornati a casa con la refurtiva. Anche a distanza di più di un anno. Credenza o no, devono aver pensato, meglio non sfidare troppo la sorte.
I biglietti dei turisti che hanno restituito i reperti di Pompei
I biglietti dei turisti non sono certo una novità: tempo fa, l’ex direttore del parco di Pompei Massimo Osanna aveva dichiarato al Messaggero che da anni l’ufficio del Parco Archeologico riceve pacchetti contenenti centinaia di reperti. Ma solo recentemente il contenuto dei biglietti è stato condiviso.
Tra i messaggi che hanno suscitato più impressione, c’è quello di una donna – condiviso dall’attuale direttore Zuchtriegel – che racconta di essersi accorta di avere un cancro al seno dopo essersi portata a casa un reperto di Pompei:
Non sapevo della maledizione. Non sapevo che non avrei dovuto prendere delle pietre. Nel giro di un anno mi sono accorta del cancro. Sono giovane e in salute e i medici dicono che è solo ‘sfortuna’. Per favore accetti le mie scuse e questi pezzi. Mi dispiace
Probabilmente, molti pensano, i turisti sono convinti che restituendo i reperti rubati la sfortuna possa guardare altrove, nella speranza di “guarire” dalla maledizione di Pompei.
La “maledizioni di Pompei” rimane una leggenda, anche se i tanti turisti che hanno sperimentato un po’ di sfortuna dopo aver preso un reperto dal Parco Archeologico fanno pensare il contrario. Pompei, tuttavia, non è l’unico sito con questo problema.
Una simile maledizione incombe anche sulle rocce dei vulcani delle Hawaii. I vulcani in questione fanno parte di un sito naturale controllato dai Ranger che è possibile visitare e da cui, la legge nazionale prevede, è vietato prelevare qualsiasi tipo di roccia, anche piccola.
Tuttavia, sembra che in questo caso siano stati proprio i Ranger a inventare la maledizione, così da scoraggiare i turisti dal portare con sé qualche “souvenir” vulcanico. Non sappiamo se la stessa cosa valga anche per Pompei ma, intanto, i reperti rubati stanno poco a poco tornando al loro posto.
Fonte: www.deejay.it
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