domenica 10 dicembre 2023

La Nevrosi del Salvatore

 
di Tiziano Cerulli

Nella serie “Jupiter's Legacy” i supereroi, che rappresentano gli Dei dell'Olimpo, sono persone con famiglie disfunzionali e nevrosi personali come tutti gli esseri umani. Il rigido e ormai stanco leader dell'Unione Utopian e sua moglie, Lady Liberty si scontrano quotidianamente con i figli – la ribelle Chloe e il fedele Brandon.

Utopian inizia una percorso analitico e, durante uno dei suoi monologhi da supereroe che ha vissuto all'indomani della Grande depressione del '29 fino ai giorni nostri, si lamenta frustrato di come il mondo non sia mai stato così crudele.

Lo psicoanalista lo interrompe rispondendogli: “il mondo è sempre stato caos e merda, mio caro… le sue idee le hanno dato speranza, “se faccio il bravo non succederà mai niente a me e alle persone a cui voglio bene”. E' un costrutto mentale che ha elaborato tanto tempo fa per difendersi dalla realtà ma la realtà comunque trionfa alla fine, per quanto ci scagliamo contro di essa.”

Utopian risponde frustrato: “Cosa vuol dire, che non c'è differenza tra giusto e sbagliato e la moralità è una specie di esercizio intellettuale?” 

E l'analista controbatte immediatamente: “No! io alludo al fatto che lei esiste in un mondo di sua creazione. Un mondo di bianco o nero, bene e male, e questo lo ha protetto ma non lascia spazio al mondo per come è veramente e per come la maggior parte della gente ci vive“ ...

 

Il “mondo” per come lo percepiamo è, in parte, una nostra creazione mentale. 

La psicologia ha dimostrato scientificamente che la percezione è un processo soggettivo. In particolare l'approccio cognitivo e costruttivista ci spiega che non percepiamo quasi mai una realtà oggettiva ma filtrata dalle nostre aspettative, dalle credenze e dalle teorie mentali che abbiamo sul mondo.

Nelle filosofie orientali, come l'immagine del Tao Cinese, Yin e Yang sono rappresentati come due aspetti della stessa dimensione: nello spicchio nero c'è un puntino di bianco e nello spicchio bianco c'è un puntino di nero. 
È importante evidenziare che nella filosofia Taoista Yin e Yang non hanno alcun significato morale, come buono o cattivo, e sono considerati elementi di differenziazione complementari.

Per quanto sia un desiderio comprensibile voler vivere in una società migliore l'atteggiamento di voler salvare il mondo che si esplicita con frasi come “gli altri devono svegliarsi“, “le persone sono lobotomizzate“, “il mondo è governato dai cattivi e noi buoni lo salveremo” presuppongono un atteggiamento di ingenuità che ignora la complessità del reale e nasconde fondamentalmente l'emozione della paura. La paura che altri possono avere il controllo totale della nostra vita.

La nevrosi del Salvatore, nonostante non esista come costrutto psicologico o psicopatologico, ci aiuta a identificare quella parte della psiche che gli psicologi Hal e Sidra Stone chiamano l'attivista. Questa è una delle voci più facile da udire nella nostra psiche, una sub-personalità, un archetipo, che in una mano tiene una frusta e dall'altra la lista dei compiti da portare a termine.

E' una parte rigida, severa, intollerante che può spronarci e spingerci all'azione ma che si è trasformata, oggi, nell'immagine del cavaliere dall'armatura brillante della Nuova Era che combatte contro i Poteri forti. I “dovresti” che l'attivista impone a se stesso vengono proiettati sugli altri: “dovresti mangiare vegano“, “dovresti combattere le ingiustizie“, “Non dovresti guardare la TV“, ecc.

Dietro questo atteggiamento si nasconde in realtà tanta insicurezza e frustrazione mascherata da arroganza e controllo. Questo tipo di pregiudizi e atteggiamenti sono caratteristici di quel fenomeno psicologico che viene definito bypass spirituale, e si ritrova soprattutto in quelle persone e gruppi che non accettano il fatto di avere una parte “oscura” della loro personalità che li porta a distorcere la percezione della realtà senza tenere conto del fatto che il mondo e la psiche sono complesse.

Se è vero, come ci insegna la psicologia archetipica, che l'anima si esprime attraverso i sintomi e la malattia ogni disagio o disturbo psicologico è un segnale che richiede la nostra attenzione e ci spinge a mettere in discussione la modalità, ormai disfunzionali, in cui siamo abituati a interpretare la realtà e leggerla attraverso le nostre lenti. Lo psicologo T. Dethlefsen e il medico R. Dahlke sostengono che tutte le tensioni dell'uomo e la malattia servono in realtà all'unico scopo di imparare a diventare più consapevoli e non a modificare le cose poiché non c'è niente da modificare all'infuori della propria visione. 
Che è l'unica su cui abbiamo veramente controllo.

Il Buddha la definisce “Retta visione“. 

Retta visione significa consapevolezza della vita, nell'intimo universale fino all'impercettibile, nelle sue accezioni varie come la forma vitale umana o quella animale e minerale e alle altre più longeve. Assumersi la consapevolezza dell'impermanenza del tutto porta ad avere l'intenzione giusta e a vedere le cose per come realmente sono.


Non possiamo aspettarci dagli altri che facciano ciò che desideriamo noi perché dal loro punto di vista le loro pretese sono legittime e dietro la storia di ogni individuo ci sono fattori psicologici come il carattere, i condizionamenti familiari e sociali, i valori e le credenze personali e fattori spirituali, non dimostrabili e verificabili, come il karma personale e collettivo.

Pretendere che gli altri abbiano la nostra consapevolezza e che facciano le nostre scelte è un atto egoistico e immaturo perché, per usare una metafora, sarebbe come pretendere che un bambino alla scuole elementari abbia le stesse competenze emotive e cognitive di un adulto che ha preso un dottorato di ricerca.

Per conseguire un “dottorato” in risveglio bisogna apprendere e sperimentare mettendo in discussione ogni costrutto psicologico che abbiamo appreso in passato e questo comporta tempo ed energia che la maggior parte delle persone non hanno ma soprattutto si fonda sulla caduta delle illusioni che proiettiamo nel mondo e su come quel mondo dovrebbe essere.

Lo psicoanalista e saggista James Hillman chiamava la psicoanalisi un processo di ritiro delle proiezioni e il Maestro indiano Aurobindo lo chiamava il riassorbimento del reale. La caduta delle illusioni si realizza quando si prende contatto con la realtà e si comprende cosa si sta proiettando su di essa. Percepire la realtà significa accettarla per come è senza volerla cambiare. Non è un atto passivo come può sembrare… non significa smettere di lottare per rendere il mondo un posto migliore ma significa smettere di pretendere che gli eventi e le persone si adattino al nostro personale punto di vista sulla realtà e si comportino come noi desideriamo.

E più facile e comodo credere che non esista nessun disastro ambientale e dare al colpa ai governi che smettere, per esempio, di consumare plastica o mangiare carne da allevamento intensivo. E' meno doloroso illudersi che i governi si preoccupino realmente della nostra salute e del nostro benessere che prendersi la responsabilità della prevenzione delle malattie attraverso un alimentazione sana e attività sportiva. E più facile credere che siano gli altri a sbagliare che osservare il nostro comportamento e modificare le nostre scelte quotidiane.

Potete forse biasimare gli altri se vi accorgete che hanno le vostre stesse paure, le stesse ombre, e lottano contro di esse?


L'Ombra ci fa paura perché è composta di tutte quelle parti della realtà che abbiamo allontanato da noi e proiettiamo sugli altri, amici, parenti, colleghi, personaggi famosi e politici e che crediamo dovrebbero essere cambiati o eliminati per rendere il mondo un posto migliore.

Come scrive C.G Jung

“L'incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito.”

L'Ombra non può essere eliminata può essere solamente portata alla coscienza o, al contrario, si manifesta nella psiche, nel corpo o nelle nostre relazioni con gli altri attraverso i sintomi quando viene rifiutata. Portare alla coscienza la nostra ombra, significa mettere in discussione l'immagine che abbiamo di noi stessi e del mondo, che può avvenire attraverso una guida amorevole ma allo stesso tempo disciplinata, come un terapeuta o un maestro, con cui confrontarsi.

Gli altri sono come devono essere e noi non possiamo “salvarli” esattamente come noi siamo come siamo e non possiamo essere “salvati” dagli altri. Piuttosto possiamo dare l'esempio per primi perché ciò che rende migliore il mondo non sono i giudizi e le opinioni ma sono i comportamenti individuali.

Abbiamo una grande possibilità e responsabilità, in questo momento storico, se mettiamo in atto un nuovo metodo di pensiero, un risveglio della coscienza individuale. Smettiamo di dare dei ciechi agli altri se non togliamo per primi la benda che ci fa vedere il mondo come un posto orribile che dobbiamo salvare.

Possiamo comunque continuare a lamentarci e arrabbiarci, come fa Utopian, che a causa del suo brutto carattere viene allontanato dai figli che hanno assorbito le conseguenze della sua nevrosi da “Supereroe” ma se non riusciamo a cambiare noi stessi sarà difficile poter cambiare il mondo.

Dobbiamo partire da noi e dalle nostre azioni quotidiane.


Altra lettura consigliata: 
- L'Ombra 
"L’uomo si dedica soprattutto a ciò che non vuole. Nel far questo si avvicina tanto al principio rifiutato che finisce per viverlo".

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