venerdì 10 marzo 2023

Sorprendenti scoperte archeologiche le cui origini sono ancora incerte

 
Alcune delle scoperte più inspiegabili e più impegnative della storia mai fatte sulla Terra.

Sacsayhuamán - Perù

La fortezza di Sacsayhuamán o Sacsaihuaman è un sito archeologico Inca nella regione di Cusco, in Perù.

Sacsayhuamán è senza dubbio uno dei più incredibili siti antichi mai scoperti sul pianeta. Perché? 
Non solo per la storia di questa antica città, ma per le pietre supermassicce utilizzate nella sua costruzione.

Il complesso cerimoniale è noto per la sua impeccabile muratura, talmente precisa che gli ingegneri oggi non hanno idea di come sia stata realizzata ...




Alcune delle pietre di Sacsayhuamán sono così perfettamente adattate che nemmeno un foglio di carta può passarci in mezzo.

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La Porta del Sole ( Puerta del Sol) - Bolivia

Costruita più di millecinquecento anni fa dall'antica civiltà sudamericana di Tiwanaku, la Porta del Sole è un arco megalitico di pietra che ha lasciato interdetto ogni studioso che gli abbia messo gli occhi o le mani addosso, fin dalla sua scoperta avvenuta alla metà del diciannovesimo secolo. 


Il reperto archeologico è situato dalle parti del lago Titicaca, nei pressi di La Paz, in Bolivia. 


Nonostante si sappia molto sulle antiche civiltà sudamericane, i ricercatori non sono ancora in grado di capire il significato di alcuni dei disegni che sono incisi nei monumenti della città antica.

Alcuni esperti ritengono che queste raffigurazioni abbiano un grande valore astrologico e astronomico, mentre altri autori ritengono che si tratti di una porta verso un altro mondo.

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Le Grotte di Longyou - Cina

Nel giugno 1992, degli agricoltori di Longyou che scoprirono le grotte per caso quando prosciugarono l'acqua di cinque piccoli stagni nel loro villaggio.
Le donne usavano lavare i panni nel “grande stagno”, una pozza d’acqua sulla quale aleggiava un mistero. Guai, si diceva, a chi fosse caduto là dentro. Era un pozzo senza fondo che trascinava nel cuore della Terra.
Quando il contadino Wu Anai propose di prosciugare lo stagno con una pompa, non lo fece perché credeva alla superstizione, ma solo perché sperava di bonificare il terreno così ricavato e ampliare il proprio campo.

Lo svuotamento richiese diversi giorni perché quello stagno non era un lago ma la bocca di accesso a una grotta, completamente allagata. Una volta scoperto il fatto, intervenne il Governo e portò a termine lo svuotamento fino a far riemergere non una ma ben 24 grotte sotterranee.

Di questo incredibile insieme di grotte si parla poco.


Si ritiene abbiano almeno 2000 anni e sono una delle più grandi strutture mai scavate dall’uomo. 

Considerando la loro origine artificiale, la superficie media di ogni grotta è di oltre mille metri quadrati, con altezze fino a 30 metri, e la superficie totale coperta è di 30.000 metri quadrati.


I ricercatori sono rimasti sconcertati dalle dimensioni e dalla precisione delle grotte.

Esaminate da archeologi, ingegneri, architetti e geologi di tutto il mondo, nessuno è riuscito a sapere come furono costruite, per conto di chi e perché.
Ci si domanda, naturalmente, a cosa servivano queste grotte tanto perfette?

Si pensa che inizialmente fossero utilizzate come cave di materiale attive fino al periodo degli Han occidentali. L'iconografia e le decorazioni sarebbero invece più recenti.
 
Fanno pensare a luoghi di culto, ma la contraddizione è che quel genere di decorazioni – identiche! – sono state trovate in altri siti archeologici cinesi, ma molto più antichi (800 avanti Cristo).
Se le grotte risalgono al 200 avanti Cristo perché sono state decorate con motivi tanto più antichi? 


Come è possibile restare per secoli sott’acqua senza subire alcun segno di erosione? Come è possibile realizzare camere alte 30 metri con mezzi e attrezzi di oltre mille anni fa? Come hanno fatto per portare in superficie i detriti (migliaia e migliaia di metri cubi di roccia)?
Chi le ha costruite?

Queste e molte altre domande pongono le grotte cinesi di Longyou.

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La città sottomarina di Yonaguni – Giappone

Definita come Atlantide giapponese, alcuni ricercatori sostengono che il complesso di Yonaguni sia un antico monumento lasciato da un’antica civiltà che esisteva sulla Terra prima dell’ultima era glaciale. 

Questi presunti resti antichi sono stati scoperti accidentalmente dall’istruttore subacqueo Khachiro Arataki.


Alcuni archeologi subacquei, così come molti altri, si riferiscono a questo antico complesso come ad una delle più importanti scoperte subacquee degli ultimi anni.


La scoperta del complesso Yonaguni ha messo in discussione diverse teorie scientifiche. Si ritiene che la roccia incredibilmente scolpita sia affondata più di 12.000 anni fa, molto prima che gli antichi Egiziani costruissero le Piramidi.

L’archeologia e la scienza mainstream sostengono che non esistevano civiltà avanzate sulla Terra prima dell’ultima era glaciale e che l’umanità antica non era in grado di scolpire una struttura così complessa.

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Mohenjo-Daro - Pakistan

La città fu scoperta nel 1922 dall’archeologo indiano Rakhal Dâs Banerjî sulle rive del fiume Indo.
Scavi in grande scala sono stati avviati, portati avanti da Madho Sarup Vats e Kashinath Narayan Dikshit sotto la direzione di John Hubert Marshall.
Ernest MacKay ha effettuato altri scavi dal 1927 al 1931. Mortimer Wheeler portò a termine questi lavori nel 1950 con scavi di minore portata.


Dai ritrovamenti è stato possibile intuire un grado di civiltà piuttosto avanzato. La città, infatti, era dotata di servizi igienici in ogni casa, parliamo di gabinetti e relativi sciacquoni, distribuzione di acqua potabile e strade pavimentate.

Praticamente ci troviamo dinnanzi agli ideatori degli attuali wc, rubinetti, docce, scaldabagni e tubature.
Inoltre i reperti indicano anche l’uso della scrittura, uno dei sistemi più antichi nato in modo indipendente da una fusione di simboli e forme, non ancora decifrato e terribilmente simile a quella rinvenuta sull’Isola di Pasqua. 



Alcuni ricercatori hanno postulato la teoria che questa città sia stata distrutta dagli "dei", con “armi nucleari avanzate”.

La distruzione di questa un tempo grande città e il destino dei suoi abitanti rimangono un mistero per gli studiosi. 

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La città sotterranea di Derinkuyu - Turchia

In Cappadocia sono state scoperte quasi 200 città sotterranee, tutte con oltre due livelli e site tra le città di Nevsehir e Kayseri.

Le maggiori città trogloditiche scoperte ad oggi e meglio conservate sono quelle di Kaymakli e Derinkuyu che è la più profonda (dodici piani di cui otto accessibili). 


Gli abitanti potevano comunicare attraverso tubi che servivano anche da condutture per la luce e l'aria.

Le "strade" sono dei veri e propri cunicoli, c'erano depositi per il grano, celle, stanze d'abitazione, cappelle, loculi per sepolture, che si affacciano su un labirinto di scale e stretti corridoi in pendenza.
Vi immaginate questa specie di grande alveare umano scavato nelle viscere della terra fino a otto livelli di profondità più di mille o duemila anni fa?



Molti misteri inghiottono questa città sotterranea.

Mentre alcuni ricercatori indicano che è stata creata per proteggere i suoi abitanti dai cambiamenti climatici, dalle temperature estreme o addirittura dalla guerra, altri credono che il suo scopo sia molto più misterioso.

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Sfere di pietra giganti - Costa Rica

Uno dei più strani misteri dell’archeologia riguarda le misteriose sfere di pietra ritrovate in vari luoghi del pianeta. Sfere simili si trovano in Europa in Bosnia ed Erzegovina, vicino a Visoko. 

Uno di questi luoghi, per importanza numerica delle sfere è, appunto, il Costa Rica, e più precisamente l’area del delta del Diquís e nell’isola del Caño.


A partire dal 1930, sono state ritrovate oltre 300 misteriose petrosfere, ossia delle sfere in pietra, chiamate “Las Bolas” di dimensioni e diametro variabile da pochi centimetri a oltre due metri. Alcune pesano fino a 15 tonnellate. 

La maggior parte sono scolpite dal gabbro, l'equivalente a grana grossa del basalto. Ce ne sono una dozzina di calcare ricco di conchiglie e un'altra dozzina di arenaria.


L'ipotesi prevalente sulla loro creazione è che siano state create martellando massi naturali con altre rocce, quindi lucidandole con la sabbia. Secondo gli studiosi è stata usata una pratica che consisteva nel riscaldare e poi raffreddare il granito, in modo da renderlo più malleabile.
Non esistono comunque riscontri sul metodo di costruzione o lavorazione delle sfere, anche se il procedimento descritto è simile a quello utilizzato dalle civiltà precolombiane per costruire asce e statue di pietra. Non sono mai state ritrovate sfere incomplete.

Le leggende sudamericane raccontano che al loro interno si nascondono tesori inimmaginabili. Questo ha portato alla distruzione di molte di queste sfere. Molte sono state distrutte ma nessuno ha mai trovato nulla all'interno.
E nessuno può spiegare il motivo per cui siano state fatte queste sfere di pietra giganti.

Universalmente associate all’ormai estinta cultura Diquís, questi bizzarri reperti sono abbastanza noti nel mondo accademico proprio perché non si conosce quale fosse la loro funzionalità.

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Solchi nel paesaggio della Valle Frigia - Turchia

Stando alle descrizioni accademiche tradizionali, questi solchi (anche chiamati Cart ruts) tagliano a metà il paesaggio della Valle frigia e risalgono a periodi storici differenti.

Si pensa che le strade più antiche siano state costruite durante l’impero degli Ittiti (1600 – 1178 a.C. circa); in seguito i Frigi avrebbero inciso profondamente i sentieri nel terreno morbido, seguiti dai Greci e dagli eserciti di Alessandro Magno.
Alla fine, secondo il Culture Routes in Turkey, queste profonde fenditure nel terreno sono poi diventate parte del sistema stradale romano.


Secondo il geologo russo Alexander Koltypin, gli antichi e misteriosi solchi sono stati lasciati da una civiltà intelligente, tra i dodici e i quattordici milioni di anni fa.
Sarebbero state lasciate da “veicoli” che appartenevano a una “civiltà antica e sconosciuta” che in passato ha abitato il nostro pianeta.


Ma quale tipo di veicolo potrebbe aver lasciato quelle tracce?

Il ricercatore ha fatto anche notare che la distanza tra ogni coppia di tracce si mantiene costante e che la misurazione combacia con quella delle ruote dei veicoli moderni. Tuttavia, i solchi sono troppi profondi per i veicoli odierni; quelli più profondi misurano un metro e sulle loro pareti sono presenti graffi orizzontali, probabilmente lasciati dagli assali che spuntavano dalle ruote.


Secondo lo scienziato dei grandi e pesanti veicoli preistorici avrebbero provocato delle profonde fenditure nel terreno morbido e umido, che in seguito si sono solidificate.
«Casi simili sono noti ai geologi, come per esempio le impronte dei dinosauri, che sono state ‘preservate naturalmente’ in maniera simile», ha precisato Koltypin.

Koltypin è comunque consapevole che le sue teorie non troveranno facile appoggio nel mondo accademico, poiché «potrebbero fare cadere le teorie classiche».

Eppure esistono sentieri molto simili in altre località del mondo, in particolare nell’arcipelago maltese, o anche in Sardegna che continuano a sconcertare i ricercatori. Per esempio alcuni degli strani segni di Misrah Ghar il-Kbr si spingono deliberatamente oltre i dirupi oppure continuano al di fuori del terreno e si dirigono nell’oceano.

La datazione è scientificamente molto difficile se non impossibile, per cui viene modulata dai differenti studiosi sulla base delle loro teorie. Le indicazioni “indirette” suggeriscono una datazione molto antica, in periodo preistorico, anche per la frequente coesistenza di cart-ruts e siti preistorici.
La teoria dominante ed “ufficiale” dall’inizio della loro scoperta fino ad oggi è quella che interpreta i solchi come prodotto del passaggio continuativo, per secoli, di mezzi di trasporto

Chi abbia lasciato queste tracce e per quale motivo rimane ancora un mistero.

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Reattori nucleari naturali di 2 miliardi di anni - Gabon

Nel 1972, i ricercatori hanno confermato la scoperta di una serie di reattori nucleari naturali in Gabon.

Da allora, gli scienziati si sono scervellati cercando di capire come sia possibile che questi reattori nucleari si siano sviluppati in Gabon due miliardi di anni fa, e non siano nati in nessun altro luogo del pianeta.
Sembra essere stato creato grazie a una serie unica di circostanze che è improbabile che possano essere replicate in qualsiasi altra parte della Terra.

La Terra ha creato un reattore nucleare, molto prima che esistessero gli esseri umani.


Ma in questo caso il mistero sembra essere stato risolto e abbiamo delle spiegazioni più probanti. 

Per creare un reattore nucleare, 1,7 miliardi di anni fa, due fattori si sono uniti. Il primo è che, al di sopra dello strato roccioso di granito, le acque sotterranee scorrono liberamente, ed è solo una questione di geologia e di tempo prima che l’acqua scorra nelle regioni ricche di uranio. Circonda gli atomi di uranio con molecole d’acqua, e questo è un buon inizio.

Ma per far funzionare bene il reattore, in modo autosufficiente, serve un componente in più:  che gli atomi di uranio si dissolvano nell’acqua.
Affinché l’uranio sia solubile in acqua, deve essere presente ossigeno.
Fortunatamente, i batteri aerobici che consumano ossigeno si sono evoluti all’indomani della prima estinzione di massa nella storia registrata della Terra: il grande evento di ossidazione. Con l’ossigeno nelle acque sotterranee, l’uranio disciolto sarebbe possibile ogni volta che l’acqua inonda le vene minerali e potrebbe persino aver creato materiale particolarmente ricco di uranio.

Secondo gli scienziati, questo misterioso reattore nucleare “naturale” aveva la capacità di produrre modesta energia. Gli scienziati stimano che i reattori di Oklo avrebbero avuto campioni con circa il 3,6% di uranio-235 – che è vicino alla soglia di arricchimento dei moderni reattori nucleari.

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