domenica 4 settembre 2022

ENI fa pagare 8 o 10 volte il gas alle aziende, ma lei quanto lo paga?

 
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi 

Qui si vede che l’ENI fa pagare ora a questa azienda 978 mila euro invece dei 120 mila dell’anno scorso. 
Questi 850 mila euro in più chi li incassa? 

Questo aumento di quasi otto volte del gas non lo incassa la Gazprom o la società algerina che per ora il gas lo fanno pagare circa come prima. 

Esiste, è vero, ora una quota del gas, quello liquefatto per nave e poi rigassificato, che proviene dal famoso mercato in Olanda di cui ora parlano sempre i giornali, il “TTF”, che è aumentata di 10 o 12 volte. 

Questa quota del gas consumato che arriva per nave è però solo un 5% circa del totale del gas che arriva in Italia, per cui quando si guarda la bolletta di ENI alle aziende il suo costo non giustifica certamente un aumento di 8 volte ... 


Il costo effettivo medio del gas che ENI rivende ad esempio ad un’azienda come quella citata sopra comprandolo da Algeria e Gazprom e poi anche dal “TTF” non è di dominio pubblico.  

Abbiamo sentito in ambienti industriali che è un numero che ENI ha detto solo a Draghi. 
Si può però ipotizzare che il costo non sia molto più alto dell’anno scorso, perché il 90 o 95% del gas arriva per gasdotto dall’Algeria e Russia come prima e sono prezzi che non variano sul mercato (in genere sono indicizzati al petrolio, il quale però ora è tornato ai livelli di prima della guerra, intorno a 85-90$ al barile). 

Noi non vediamo i contratti che ENI ha con Gazprom o on l’Algeria, ma ad esempio nel caso dei russi tutto il mondo fa i calcoli di quanto incassino e non risulta che sia 10 volte e neanche 3 volte più degli anni scorsi. 
La bolletta invece che ENI fa ora pagare a molte aziende è di sette, otto e sappiamo di casi anche di dieci volte tanto quello che costava l’anno scorso.

L’unico prezzo che è variato di oltre 10 volte è quello del gas liquefatto per nave del “TTF”, ma come abbiamo mostrato nel precedente articolo non dovrebbe essere molto più del 5% del totale. 
Noi lo abbiamo calcolato usando i MegaWatt per contratto scambiati su questo mercato “TTF” dove arriva appunto il gas liquefatto e li abbiamo confrontati con il consumo annuo europeo. 
Abbiamo finora ricevuto una critica da Gianfranco Polillo su StartMagazine, a cui abbiamo risposto in dettaglio e poi non abbiamo però sentito altre obiezioni, anche un giornale che si occupa di finanza e affari,  a cui abbiamo chiesto di intervenire per mostrare dove sbagliamo ha preferito glissare sull’argomento. 

Abbiamo allora provato usando Twitter a porre la questione di quanto paghi veramente il gas l’ENI ad esperti vari di mercato dell’energia che scrivono sui giornali e abbiamo ricevuto risposte del tipo “ah… un complotto” “è la spectre” “spekulazione!”, intendendo che saremmo appunto complottisti che immaginano che si speculi sul gas e non sia invece una normale questione di domanda e offerta.

Il prezzo all’ingrosso del gas però è decuplicato e le scorte non sono in pericolo, non c’è scarsità, finora, perché nel 2022 di gas ne è arrivato più dell’anno scorso come si può vedere nel grafico seguente:


Il gas di Gazprom, ad esempio, continua ad arrivare (come si vede dal grafico che mostra lo stoccaggio in Europa). 

Il suo prezzo non è certamente aumentato di 8 volte come quello della bolletta che ENI presenta all’azienda di cui sopra. Se così fosse e in tutta Europa, gli incassi della Russia in euro sarebbero aumentati dell’800% e la Russia sarebbe ora più ricca del Kuwait.

Il gas che arriva per gasdotto, come quello algerino o russo, ha contratti pluriennali che si basano in sostanza sui costi di produzione del gas estratto in modo tradizionale e spedito per gasdotto nel mondo e questi costi non sono mai variati molto negli ultimi 20 anni (sono spesso indicizzati al prezzo del petrolio, il quale aumenta a volte dell’80%, ma non del 1,000%). 
In ogni caso, il gas per gasdotto come quello russo o algerino da sempre costa 10 volte meno di quello estratto con il “fracking” in America, poi liquefatto, trasportato per nave e poi rigassificato. Tanto è vero che questo secondo mercato del gas è una novità recente, fino a dieci anni fa era quasi inesistente perché appunto molto più costoso.

Quello che gli italiani dovrebbero capire è quindi che “il gas aumentato di 10 volte” di cui leggono sui giornali è solo liquefatto e poi rigassificato trattato al “TTF” che è una piccola quota. 
Il resto del gas non è aumentato nemmeno lontanamente come la bolletta di ENI. 

Adesso è vero che gli Stati europei si vogliono accaparrare il gas liquefatto per nave dagli USA nell’eventualità che taglino il gas russo per cui chi lo vende ne approfitta ed è esploso di prezzo. Ma dato che la capacità tecnica estrarlo per l’export (anche gli USA ne hanno bisogno), liquefarlo, spedirlo per container e poi rigassificarlo è limitata, resta una quota molto sotto il 10% del totale.

Il problema di cui gli esperti di energia di tutti giornali dovrebbero preoccuparsi e così i media e poi i politici è che artigiani e imprenditori italiani sono schiacciati improvvisamente da costi di gas energia aumentati non del 18 o l’80%, ma dell’800% (due zeri, non uno zero) come quello citato all’inizio. Questo spiega i casi di fabbriche di alluminio e acciaio o altri settori energivori come la ceramica che chiudono e mettono in cassa integrazione. E saimo solo all’inizio. 

Quindi la questione che noi stiamo provando da un paio di mesi, qui e altrove, a porre senza finora ottenere risposte è: se ENI fa pagare 8 o 10 volte il prezzo dell’anno scorso il gas ora alle aziende, quanto paga ENI il gas che rivende? 

Possiamo ovviamente sbagliare, ma noi abbiamo il sospetto di trovarci di fronte ad una gigantesca speculazione, con il silenzio compiacente di tutti (ma proprio tutti) i mezzi di informazione. Qualche leader politico, che ci auguriamo legga questo articolo, potrebbe almeno chiedere a Draghi di chiarire questo punto? 
Ripetiamo: quanto paga ENI il gas che rivende? 

Fonte: www.byoblu.com     


Salvatore Carollo (ex dirigente Eni), intervistato nel corso di una trasmissione televisiva (Non è l’arena), andata in onda ad aprile scorso, alla domanda del giornalista sul rapporto tra guerra in Ucraina e prezzo del gas rispondeva:

fondamentalmente nessun rapporto con la guerra perché non c’è stato un solo metro cubo di gas che è mancato. La stessa quantità allo stesso prezzo. 
L’unico luogo dove il prezzo è cambiato (attualmente si registra un aumento di più di 15 volte nda) è stato alla borsa di Amsterdam che però abbiamo deciso noi di usare come riferimento per la vendita di gas al consumatore italiano, una scelta politica che noi abbiamo fatto.

Chiede l’intervistatore se ENI, ENEL, EDISON, ecc. comprino a 100 per poi rivendere a 500. 
Carollo conferma che è quel che succede affermando che i numeri esatti andrebbero verificati aggiungendo che dovrebbe essere lo Stato italiano a chiedere trasparenza su questi numeri ma lo Stato non lo fa. 
Cingolani ha detto che non è riuscito ad avere questi numeri (prezzo di acquisto e di rivendita nda). Lo Stato dovrebbe dire: visto che è una mia scelta politica e sono io che decido il prezzo allora lo cambio, allora chiedo la trasparenza alle aziende che importano gas altrimenti gli tolgo la concessione.


Continua Carollo affermando che il Gas liquefatto statunitense è di proprietà delle compagnie private petrolifere americane. Esso costa più caro ed in più dobbiamo competere con gli altri paesi offrendo un prezzo più alto per aggiudicarcelo. È questa la realtà del mercato. E continua denunciando:

Abbiamo riserve di gas nazionale che non utilizziamo perché abbiamo dato priorità alle importazioni. I contratti take or pay (se non prendi paghi lo stesso) stabiliti con la Russia servivano a garantire al produttore il recupero degli investimenti necessari alla costruzione del gasdotto. Se si volesse interrompere prima della scadenza la fornitura devi pagare lo stesso. 
Alla fine il risultato sarebbe che noi prendiamo gas alternativo (leggi gas liquefatto nda) pagandolo molto di più e in più dovremmo pagare quell’altro quindi tornando alla bolletta questo sarebbe uno scenario comunque disastroso per l’economia del Paese.

Fonte e articolo completo: liberopensare.com


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