venerdì 25 marzo 2022

Atlantropa: il progetto Tedesco per prosciugare il Mediterraneo

 
Lo scrittore statunitense Philip K. Dick, nel suo romanzo La svastica sul sole (noto anche con il titolo L’uomo nell’alto castello), pubblicato nel 1962, cita il progetto chiamato Atlantropa, fantascientifico sogno dell’architetto tedesco Herman Sörgel, rimasto, per fortuna, lettera morta.

Dick immagina un Mar Mediterraneo prosciugato dai tedeschi, usciti vincitori, insieme ai giapponesi, dalla Seconda Guerra Mondiale. 

Quello era esattamente il progetto di Sörgel: costruire una serie di gigantesche dighe sullo stretto di Gibilterra per chiudere un tratto lungo 30 chilometri

Diverse centrali idroelettriche avrebbero prodotto una quantità di energia elettrica sufficiente al fabbisogno dell’intera Europa, mentre il Mar Mediterraneo, soggetto a evaporazione, avrebbe scoperto qualcosa come 600.000 chilometri quadrati di terra coltivabile, per garantire spazio vitale agli abitanti del nuovo continente euro-africano, chiamato Atlantropa o Panropa ...


Il video-racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine

Mappa generale del progetto complessivo con una rappresentazione schematica: Gibilterra con la diga e la centrale elettrica, nuovi territori, irrigazione del Sahara, tunnel per la ferrovia Londra – Dakar, ponte per la ferrovia Berlino – Città del Capo, 1932.
(
Immagine per gentile concessione di Deutsches Museum)

Oggi, quell’improbabile progetto sembra degno solo di comparire in un romanzo di fantascienza, ma quando viene concepito, nel 1927, entusiasma molti scienziati, filosofi, ingegneri e anche qualche governo.

La diga a Gibilterra


Del resto, quel grandioso progetto è figlio dei suoi anni, quando tutti erano convinti delle grandi opportunità offerte dal progresso scientifico, come ben dimostravano opere come il canale di Suez, o quello tra il Mar Bianco e il Mar Baltico. 
Le promesse della scienza, i radicali cambiamenti che può produrre, sembrano la soluzione pacifica alla grave crisi che investe un po’ tutto il mondo, sia a livello economico sia politico e sociale. 
Quelli sono gli anni difficili che seguono la fine della prima guerra mondiale, anni instabili, nei quali le moderne nazioni industrializzate temono l’esaurimento della fonte energetica principale, il carbone, combustibile peraltro causa di gravi problemi d’inquinamento.

Disegno esplicativo della diga di Gibilterra – 1932


Sörgel è convinto che solo fonti energetiche alternative ai combustibili fossili possano impedire gravi crisi economiche, che inevitabilmente portano a conflitti sociali interni e tra nazioni. 
Il suo è un progetto pan-europeo, che avrebbe dovuto cambiare l’assetto socio-politico del vecchio continente, con la creazione di un nuovo super-continente.

Un balzo tecnologico che avrebbe fornito non solo nuove terre abitabili e coltivabili, un’inesauribile energia elettrica pulita e rinnovabile garantita da numerose dighe, ma anche la creazione di un’Europa unita, socialmente e culturalmente più progredita grazie ai cambiamenti tecnologici.

Una rappresentazione degli effetti del progetto Atlantropa


Sörgel ha un lampo di genio nel 1927, quando legge che il livello del Mediterraneo viene mantenuto costante dal flusso d’acqua proveniente dall’oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra. 
Perché allora non costruire un gigantesco sbarramento tra Africa e Spagna, e due più piccoli nello stretto dei Dardanelli e alla foce del Nilo, per isolare il bacino del Mediterraneo? In questo modo, il livello dell’acqua sarebbe sceso per evaporazione, lasciando scoperti ampi tratti di terra. Grandi centrali idroelettriche sulle dighe avrebbero garantito un’enorme quantità di energia.

Il Progetto Atlantropa


Atlantropa è quindi un progetto trans-nazionale, “una nuova forma di vita per l’Europa”, grazie al quale la cooperazione tra i diversi stati avrebbe allontanato la possibilità di una nuova guerra. Senza contare che u n nuovo super-continente avrebbe riequilibrato la situazione mondiale: Asia, America e Atlantropa sarebbero stati continenti alla pari, mentre l’Europa da sola non avrebbe avuto sufficienti risorse energetiche.

Nella visione di Sörgel la carenza di energia porta a un impoverimento culturale:

“Se l’Europa non vuole essere superata da altri continenti, deve sviluppare la sua unica grande fonte di energia, vale a dire il Mediterraneo – in modo tempestivo” per non correre il rischio che svanisca  “anche il centro culturale dell’Europa. L’Europa diventerebbe desolata”.

L’utopia di Atlantropa per contrastare la distopia del futuro. Per combattere il prevedibile decadimento generalizzato del Vecchio Continente occorre allargarne i confini: è il concetto del Lebensraum, divenuto poi fondamentale nell’ideologia nazista.

In quest’ottica, Sörgel allarga ulteriormente i suoi orizzonti e studia un modo per cambiare drasticamente il clima dell’Africa. Una diga sul fiume Congo e la formazione di grandi laghi in Africa centrale avrebbe reso fertile il Sahara: la totale fiducia nella tecnologia come antidoto all’incapacità dei governi a trovare soluzioni per i problemi europei. Il futuristico progetto pan-europeo non si libera però dell’ideologia imperialista allora dominante: il destino delle popolazioni del Congo non riguarda Sörgel, o meglio, l’architetto fa la considerazione che senza quell’opera “(…) i negri aumenterebbero di numero, fino a quando non avranno mangiato tutto ciò che la terra può produrre (…)”.

Un grattacielo domina la diga di Gibilterra

Immagine di pubblico dominio

Quello che oggi lascia stupiti, è il fatto che all’epoca nessuno avanzò dubbi sulla fattibilità tecnica del progetto, quanto piuttosto sulle possibili conseguenze ambientali e climatiche, e ancor più sulla difficoltà politica della sua attuazione: la cooperazione tra gli stati europei, quella sì, era un’utopia. Molti però erano convinti che, prima o poi, Atlantropa sarebbe nata. Lo scrittore Eugen Diesel affermò: “Non c’è dubbio che prima o poi l’umanità lancerà e realizzerà progetti come Atlantropa. Atlantropa non è quindi utopico, ma risponde a un inesorabile corso di sviluppo.”

Nel 1933, quando Hitler sale al potere in Germania, quel progetto transnazionale non è certo nelle sue corde. Sörgel si adegua e cerca l’approvazione del fuhrer e di Mussolini (che aveva mostrato “grande interesse” per il progetto), invitandoli a considerare i rispettivi paesi, la Grande Germania e l’Impero italiano, come “l’utero di Atlantropa”.

La Germania però è più interessata a espandersi verso oriente anziché verso sud. La visione di Sörgel (pacifismo e cooperazione europea) non può trovare consenso tra i nazisti, tanto che nel 1942 il Ministero della Propaganda proibisce la diffusione dei suoi scritti.

Herman Sörgel nel 1950

Immagine per gentile concessione di Deutsches Museum

Sörgel però è paziente e alla fine della guerra torna alla carica, tanto che del suo progetto si continua a parlare ancora per anni, magari riveduto e corretto in termini leggermente meno razzisti quanto più attenti ai presunti vantaggi del cambiamento climatico nel Sahara.

Il sogno di Atlantropa però finisce, forse più che per gli insormontabili problemi tecnici e per le disastrose conseguenze ambientali, perché rispecchia quella cieca fiducia nella tecnologia – tipica del periodo tra le due guerre – considerata la forza in grado risolvere conflitti socio-politici e culturali, in un contesto imperialista, razzista e soggetto a governi autoritari.

L’architetto tedesco continua a credere nel suo sogno per tutta la vita: scrive libri, pubblica articoli su riviste e organizza conferenze, finché, la sera del 4 dicembre 1952, un’automobile lo investe mentre si sta recando, in bicicletta, all’Università di Monaco, proprio per tenere una conferenza.

L’idea del super-continente praticamente muore con lui, anche se l’Istituto Atlantropa chiuderà le sue porte solo nel 1958: “un progetto superato” saranno le parole che mettono fine all’utopia di Herman Sörgel.



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