Seppur priva di fondamenti accettati dalla comunità scientifica, questa teoria è davvero interessante e si basa sulla possibilità geofisica che la Terra si stia espandendo, aumentando nel corso dei milioni di anni il suo raggio.
Questo comporterebbe una frattura dei continenti da quello primordiale.
Seppur assurda, molti indizi sembrano combaciare perfettamente e la possibilità che i pianeti aumentino di dimensioni sembra confermata anche da recenti scoperte di pianeti extrasolari in espansione in orbita alla loro stella [leggi qui l’articolo].
I primi teorici che supportarono questa teoria furono Ivan Osipovich Yarkovsky, nel 1888, e lo scienziato italiano Roberto Mantovan nel 1889 e poi nel 1909.
Egli supponeva che un solo e unico continente avrebbe coperto la superficie di una Terra più piccola e che poi in seguito all’attività vulcanica continente si scisse in numerosi pezzi che si allontanarono, lasciando che gli oceani riempissero queste spaccature.
Alfred Wegener vide delle similitudini con la sua teoria, introducendo il nome di Pangea per il continente unico, ma piuttosto che adottare l’ipotesi dell’espansione terrestre, egli propose l’ipotesi che il raggio della Terra restasse costante, e introdusse la celebre deriva dei continenti. Anche Ott Christoph Hilgenberg pubblicò diversi studi e ricerche sullo stesso tema ...
Intorno al 1938, il fisico Paul Dirac (1902–1984) suggerì che la costante gravitazionale terrestre fosse diminuita dopo miliardi d’anni d’esistenza.
Ciò condusse il fisico tedesco Pascual Jordan a modificare la relatività generale e a proporre nel 1964 che tutti i pianeti crescano lentamente.
Jordan credeva che la Terra avrebbe potuto aver raddoppiato il suo raggio negli ultimi cento milioni di anni.
Questo potrebbe così spiegare la dimensione massiccia dei dinosauri, così come le dimensioni di oltre un metro di certe libellule fossili, per il fatto che questi avrebbero beneficiato di una gravità minore nel passato.
Tuttavia è stato recentemente dimostrato che gli animali di grandi dimensioni (come i dinosauri) non hanno la stessa densità degli animali di taglia ridotta; si può dunque postulare l’esistenza di una sorta di “giganti” per effetto di un deficit della gravità.
Konstantin Meyl ha proposto, nel 2004, che l’assorbimento dei neutrini, da parte della Terra, avrebbe potuto provocare una espansione del globo.
A partire da questa ipotesi, Meyl predisse che l’eclissi di Sole accrescevano la probabilità di sismi, nelle zone in ombra.
Claude Deviau assunse ugualmente l’ipotesi che i monopoli magnetici teorizzati da Georges Lochak (ex direttore della Fondazione Louis de Broglie) sotto forma di neutrini magneticamente eccitati, provenienti dal sole e convergenti verso i poli, avrebbero dovuto produrre al meno dell’idrogeno all’interno della crosta terrestre e nel mantello. L’ipotesi si riallaccia a quella di K. Meyl e ha il merito di spiegare come viene creata nuova materia.
Un’altra spiegazione del fenomeno è stata postulata dal geologo russo Vladimir Larin. L’ipotesi è che il nucleo terrestre sia costituito da idruri metallici. Secondo questa teoria i metalli contenenti idrogeno possono avere una densità più importante. Di conseguenza, la liberazione dell’idrogeno sotto l’effetto della temperatura e della pressione provoca la diminuzione della densità del metallo e dunque l’aumento del volume. Inoltre, l’apparizione dell’acqua sulla superficie della Terra è spiegata in questo caso dall’idrogeno che sfugge dal nucleo terrestre. Molto interessante.
La maggior parte delle polemiche riguardanti le teorie dell’espansione e della tettonica delle placche sono incentrate attorno alla validazione del modello della subduzione.
La subduzione è il processo mediante il quale (nella teoria della tettonica a zolle), il materiale della crosta terrestre scompare nel mantello, permettendo al pianeta di mantenere la sua dimensione.
Possibilità di attivare i sottotitoli automatici
I sostenitori del modello della Terra in espansione argomentano con la mancanza di prove sull’esistenza della subduzione, in particolare a causa del fatto che le faglie oceaniche nel fondo degli oceani sono molto più larghe delle zone di subduzione conosciute.
D’altra parte, il fondo dell’oceano ha una superficie regolare, che non spiega il modello della subduzione la quale implicherebbe un ingorgo della crosta oceanica.
Al contrario le eclogiti sono una prova possibile della subduzione.
L’altro aspetto della controversia è che questa ipotesi tocchi i paradigmi fisici profondamente radicati.
Le teorie fisiche moderne, come la relatività, suppongono che lo spazio esterno sia vuoto (non c’è etere) e che la Terra resti un punto molto isolato nello spazio, rotolando lungo la curvatura dello spazio-tempo causata dal Sole.
Inoltre, la teoria dell’espansione contraddice i principi della meccanica celeste, poiché se la terra fosse in crescita la sua orbita sarebbe progressivamente alterata fino al punto di precipitare sul Sole, visto che la forza centrifuga non sarebbe più sufficiente a compensare la forza di gravità.
A cura di Arthur McPaul
Un interessante reportage sull’argomento proposto da Voyager in questa puntata del 3/05/2010:
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