martedì 7 settembre 2021

Bibbia, UAP e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino

 
Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato

Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. 

O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civiltà evolutissime. 
Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. 

Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. 

Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza ...

Loeb: Il primo oggetto estraneo al nostro sistema solare è stato scoperto nel 2017 da un telescopio alle Hawaii. E’ stato battezzato Oumuamua, che in hawaiano significa “esploratore”. Era solido, sembrava roccia proveniente da un’altra stella, ma mostrava una Avi Loeb, grande astrofisico di Harvard Propulsione (allontanandosi dal sole) che non ti aspetteresti, da un asteroide. 

Quindi non lo era, e non era nemmeno una cometa. 
La comunità scientifica è ancora molto riluttante a parlare di vita intelligente extraterrestre. Ed è un vero peccato, perché l’opinione pubblica è molto interessata e sosterrebbe la ricerca scientifica. 

Multiverso, dimensioni parallele o Teoria delle Stringhe? 
Sono tutte ipotesi puramente speculative, quelle su cui oggi ci si sta misurando. Il mainstream scientifico non è solo conservatore: snobba le prove scientifiche, e comunque non le cerca. 
Ma noi non siamo “i ragazzi più intelligenti del quartiere”. Da qui l’idea del mio ultimo impegno, The Galileo Project: se oggi Galileo fosse vivo, sarebbe bannato dai social. Ai suoi tempi, i filosofi si rifiutavano di guardare nel suo telescopio. Pensavo avessimo imparato la lezione, e invece: sulla base di argomentazioni solo filosofiche, si tende a escludere che Oumuamua possa essere un relitto tecnologico. Al che mi dico: non abbiamo imparato proprio niente.

Biglino: Come considero il report sugli Uap presentato dal Pentagono? Rappresenta un vero punto di svolta, che separa due epoche: è finito il periodo delle domande alle quali venivano date delle risposte troppo facili e, molto spesso, anche ironiche. 

Le domande precedenti erano: esistono o non esistono, gli Ufo? 
Sono solo fantasie, invenzioni? 
Adesso, per fortuna, le domande inevitabili sono: dato per certo il fatto che esistono, che cosa sono? Da dove vengono? Chi li ha ideati e poi costruiti? 
Il riconoscimento di questi UAP è veramente un fatto storico. 

E Biglino per quanto riguarda il mio lavoro, ha una valenza straordinaria: perché queste nuove domande non sono riferibili soltanto al presente, come ben evidenzia il professor Loeb, ma sono proiettabili anche nel passato, visto che i popoli di tutta la Terra ci hanno parlato di certi fenomeni.

Loeb: Il Progetto Galileo potrebbe aiutarci a trovare risposte alle domande che pone Mauro Biglino? Certo. 
Dopo che è uscito il report sugli UFO, il capo della Nasa – Bill Nelson – ha detto che gli scienziati dovrebbero impegnarsi. E questo mi ha colpito. 
Ho avvicinato persone sotto di lui e ho detto loro: sarei felice di rendermi utile. Ma non mi hanno risposto. Una settimana dopo, il Dipartimento di Harvard mi ha annunciato di aver messo a mia disposizione un nuovo fondo di ricerca. 

Nel mondo accademico, questo non accade mai. E quindi ho domandato: da dove vengono, questi soldi? Da un donatore, mi ha risposto il direttore del Dipartimento. E io: bene, allora vorrei ringraziarlo, questo donatore. E’ legittimo che un ricercatore come me voglia conoscere l’identità del soggetto che gli finanzia la ricerca. 
Risultato: ci hanno messo un giorno, per rispondermi. Poi un’altra persona, un multimilionario, si è presentato a casa mia con tante domande sul mio libro; era molto emozionato e voleva anche lui contribuire. Così, in due settimane ho ricevuto 1,75 milioni di dollari. E mi son detto: ok, ora sono indipendente, e posso procedere.

Non è una questione filosofica: si tratta solo di ottenere immagini ad altissima risoluzione (megapixel) di questi oggetti. Così ho scritto un articolo su “Scientific American”, dicendo: se prendi un telescopio di un metro e guardi un oggetto che ha all’incirca le dimensioni di una persona alla distanza di un chilometro, riuscirai a cogliere dettagli minuscoli. Se è un oggetto, persino la targa: “Fatto sul Pianeta X”. Quindi occorre avere l’immagine in megapixel, anziché usare telefonini con telecamere sempre sfocate. 


Un buon telescopio valle mille smartphone. Così ho messo insieme un team di scienziati, per lo più astronomi: 50 persone. Acquisteremo telescopi e fotocamere, e i dati confluiranno in un sistema informatico. Analizzeremo le immagini, selezionando e seguendo gli oggetti di interesse. 
Il secondo obiettivo del Progetto Oumuamua, ricostruzione digitale Galilelo è quello di osservare oggetti interstellari come Oumuamua, localizzarli prima che si avvicinino alla Terra e inviare verso di loro una navicella spaziale dotata di telecamera, per girare immagini ravvicinate.

Biglino: In effetti, il Progetto Galileo del professor Loeb immagino (e spero) che abbia successo: raggiungendo certi risultati, infatti, immagino si possa fare luce anche sul nostro passato. E per me questo è fondamentale, perché i popoli di tutti i continenti della Terra ci hanno lasciato documentazioni scritte, o anche immagini, riferibili ai cosiddetti UAP. 

E oggi siamo in un periodo in cui diventa lecito, anzi doveroso, porsi queste domande: perché è difficile pensare che, su tutto il pianeta Terra, tutti abbiano inventato – nel passato – le stesse cose. 
Al di là degli studiosi che si occupano di questo aspetto relativo al passato, mi ha fatto molto piacere ascoltare un appartenente al Congresso americano, un repubblicano, dire che la Bibbia è strapiena, di questi UAP. E se noi leggiamo la Bibbia con mente aperta, non possiamo fare a meno di riconoscere che questo è assolutamente vero. 
Dopodiché, chi non ama queste cose ha il dovere di dare una dimostrazione diversa. Quindi, la visione telescopica del passato è estremamente affascinante. 
D’altra parte, Avi Loeb si ci insegna che – guardando lontano, nello spazio – in realtà noi siamo guardando nel passato.

Loeb: Certo, è così. E devo aggiungere che stiamo guardando anche nel nostro futuro: perché, se una civiltà ci ha preceduto… La maggior parte delle stelle si è formata miliardi di anni prima del Sole, quindi immaginate da qualche parte anche una sola civiltà tecnologicamente più avanzata di noi: avrebbe potuto sviluppare sistemi di intelligenza artificiale, come ora abbiamo fatto noi. Già abbiamo automobili a guida autonoma: immaginate dove arriveremo tra dieci o tra cento anni, magari inviando poi questi sistemi nello spazio. Sono come bambini che educhi in giovane età, attraverso il “machine learning”, dando loro i principi su come approcciarsi al mondo. E puoi inviarli nello spazio: non c’è bisogno di alcuna guida da parte del mittente, perché ci vuole molto tempo – anche per la luce – per compiere viaggi interstellari.

Queste sonde, dotate di intelligenza artificiale e magari di stampanti 3d che consentono loro di auto-replicarsi, potrebbero essere partite un miliardo di anni fa, e nel frattempo potrebbero aver visitato tutti i pianeti abitabili della Via Lattea. 
Non dobbiamo presumere nulla, a priori. Se dovessimo incontrare questi sistemi tecnologici, potrebbero rappresentare quello che potremmo realizzare noi nel nostro stesso futuro. 
Ma, come ha detto Mauro Biglino, potrebbero già essere arrivati qui, nel nostro passato. Però ci vorrà molto tempo, adesso, per sviluppare questa tecnologia. E’ un’esperienza di apprendimento: potremmo aver bisogno di nostra intelligenza artificiale per comprendere i loro sistemi di intelligenza artificiale: proprio come quando chiediamo ai bambini di aiutarci a capire Internet, perché in questo sono più bravi di noi. Sarebbe un dialogo molto interessante.

La prima cosa da fare, comunque, è trovare questi oggetti. 
Alcuni degli avvistamenti potrebbero avere spiegazioni banali. Ma ne basta uno: anche se il 99% degli avvistamenti di cui si è parlato non risultasse reale, o fosse di origine naturale, questo diventa completamente irrilevante, se anche solo uno degli avvistamenti fosse effettivamente di origine extraterrestre. 
Per quanto riguarda il Progetto Galileo, è come in una partita di pesca: lanci l’amo, e non sai che pesce abboccherà. Io posso solo anticipare quali pesci vorrei che non abboccassero. Mi spiego: se vediamo un uccello o un aereo, non è interessante. Non lo è nemmeno se vediamo un drone, o qualcosa con su scritto “made in China” (quello, magari, interesserà a chi si occupa di sicurezza nazionale, ma non a me). 
Quindi: escludendo tutto questo, ed escludendo anche effetti luminosi atmosferici e presenze naturali come le meteore, tutto ciò che rimane è esattamente quello che mi interessa.

Biglino: Penso che, quando si parla al pubblico, si abbia il dovere di essere chiari e onesti: così, il pubblico ha la possibilità di scegliere se ascoltare ciò che dici, oppure no. 
Così, dal 2010 io ho dichiarato espressamente il mio metodo, che consiste in questo: assumere per vero ciò che è scritto nei testi antichi. Intendo ciò che è scritto letteralmente: perché i miei contratti con la casa editrice cattolica per la quale ho tradotto 19 libri dell’Antico Testamento (Edizioni San Paolo) prevedevano che io traducessi letteralmente l’ebraico masoretico. 
Pertanto, continuo a ripetere quello che ho sempre detto, al pubblico: io non so se è vero, ciò che hanno scritto, ma quello che hanno scritto è questo. E’ questo che mi interessa che le persone sappiano. 

Ed è per questo che cerco di “spogliare” la Bibbia da tutto ciò che le è stato messo sopra, per coprirla. Il mio metodo, poi, ovviamente consiste nello stare attento non soltanto al senso di ogni singola parola, ma all’intero contesto nel quale quella parola è inserita. 
E poi, si tratta di comparare ciò che c’è scritto nella Bibbia con quel che c’è scritto nei testi di altre importanti e antiche religioni. Ed è da lì che vengono fuori, veramente, le informazioni più interessanti (non le chiamo scoperte, perché non ho scoperto nulla).

Loeb: A proposito del metodo-Biglino: come sapete, in tribunale una testimonianza oculare può spedire in carcere qualcuno. Questo, nella giustizia, è accettabile. Nella scienza, invece, ciò che la gente dice è irrilevante. Non puoi scrivere un articolo scientifico, dicendo: me l’ha detto quella persona. Non sono prove sufficienti: devi raccogliere prove con degli strumenti. Quindi, per esempio, prendiamo la storia biblica di Abramo: udì la voce di Dio, che gli ordinava di sacrificare il suo unico figlio, Isacco. Se Abramo avesse avuto un cellulare con un’app vocale, avrebbe potuto registrare la voce di Dio. E questo sarebbe stato accettabile, come prova scientifica. Ma sfortunatamente Abramo non ce l’aveva, uno smartphone vocale! 
Quindi penso che gli scienziati si debbano impegnare davvero. In passato, hanno ridicolizzato questo tema. Io stesso, che sto cercando di cambiare le cose, vengo canzonato. Sul mio conto si dicono cose anche peggiori di quelle che Mauro ha sentito dire nei suoi confronti. Ma, davvero, non mi interessa: perché – come si dice nel basket – tengo gli occhi sulla palla, non sul pubblico.

E l’ho detto anche al mio team di ricerca: vi diranno ogni genere di cosa, ma voi infischiatevene, badate alle evidenze: la chiave sono le prove scientifiche. E’ quello che ci ha insegnato Galileo Galilei. 
Tra l’altro, ho ricevuto la Cattedra Galileiana della Normale di Pisa, dove sono stato relatore di alcune conferenze. Sono molto legato, a Galileo, perché ci ha lasciato questo importante insegnamento: farci guidare solo dalle prove scientifiche. Così dovrebbe essere anche la scienza moderna. 
Ora, la cosa strana è questa: perché gli scienziati hanno questo problema? 
Se praticano la scienza e si definiscono scienziati, ma non sono guidati dalle prove scientifiche: sono guidati dalla voglia di dimostrare di essere intelligenti. Questo lo si vede nella fisica teorica, che è impegnata nella Teoria delle Stringhe, dove non c’è nessun contatto con dati o esperimenti.

Dal canto loro, i miei colleghi astronomi rifiutano di affrontare qualunque cosa li porti fuori dalla loro “comfort zone”, quando si tratta di discutere di qualcosa che non hanno mai visto prima. 
Un collega, che si occupa delle rocce presenti nel sistema solare, dopo un seminario su Ouamuamua ad Harvard, mi disse: «E’ così strano, Ouamuamua, che vorrei che non esistesse!». Questa, per me, è esattamente la reazione opposta di quella che dovrebbe avere uno scienziato, e cioè: è una cosa emozionante, proviamo a scoprire perché Ouamuamua è diverso, così impareremo qualcosa di nuovo. 
E sono le prove a farti scoprire qualcosa di nuovo: è un punto così semplice, che non capisco perché venga respinto. Per di più, l’opinione pubblica ama questo argomento. E io penso: possiamo acquisire più fondi per la ricerca, più personale, più giovani. E gli scienziati mi attaccano su questo!

Nell’ultima settimana ho ricevuto due milioni di dollari. Ma non li ho presi dal Fondo Nazionale per la Ricerca, non li ho sottratti a nessun altro progetto scientifico. Li ho ricevuti da persone entusiaste di questa mia idea. E ho ricevuto migliaia di email, non appena abbiamo annunciato l’avvio del progetto: migliaia di email, in pochi giorni, da persone estremamente entusiaste del progetto, disposte a dedicarvi impegno, tempo e denaro. Ecco tutto. E’ vero, teologi e filosofi non accolsero le scoperte di Galileo, che finì in carcere. Noi però viviamo in un’altra epoca: se dallo spazio acquisissimo immagini ad altissima risoluzione di oggetti che non siano rocce, ma chiaramente manufatti tecnologici, non credo che nessuno le metterebbe in discussione. E’ vero, ci sono persone che sostengono di essere Napoleone: e ci sono posti precisi, per queste persone che non accettano prove evidenti.

Biglino: Rispetto al rapporto tra il mio lavoro e la comunità scientifica, posso dire questo: diversi studiosi della mia materia, di fatto, confermano le cose che io dico, in relazione alla Bibbia. Capisco bene il professor Loeb che, da scienziato, ovviamente deve vedere delle evidenze. 
Purtroppo, con i tempi storici (e soprattutto con i codici antichi) questo è più difficile. Riguardo a me, penso comunque al teologo Armin Kreiner, docente all’Università Cattolica di Monaco di Baviera: dice che, dal punto di vista della religione cattolica, non si può fare a meno di occuparsi degli alieni. Perché se noi accantoniamo gli alieni, dice Kreiner, dobbiamo accantonare anche tutto quello che diciamo su Dio. Penso all’incontro pubblico che ho avuto nel 2016 con quattro teologi, contemporaneamente, delle quattro principali religioni che fanno capo alla Bibbia (ebraismo, cattolicesimo, cristianesimo ortodosso e cristianesimo protestante valdese). Da quell’incontro a Milano, durato sei ore, sono emersi gli stessi concetti che io esprimo nei miei libri.

Penso anche ai tre ingegneri aerospaziali che ho coinvolto in uno dei miei libri (“La caduta degli dèi”), i quali hanno scritto decine di pagine proprio a partire dalla Bibbia. 
Penso poi alla teologa Ellen van Wolde, docente nei Paesi Bassi, la quale esclude che nella Bibbia ci sia la creazione. 
E penso al professor Mark Smith, del Princeton Theological Seminary, che ha fatto una ricostruzione della religione biblica nella quale mi riconosco totalmente. 
Penso alla paleogenetica e alla paleoantropologia, che ci stanno dando delle informazioni relative, ad esempio, ad alimenti (cereali, o animali) che oggi per noi sono normali, e la cui origine – loro stessi scrivono – non è facilmente spiegabile in termini di semplici mutazioni genetiche naturali. 

La comparsa di quegli alimenti è avvenuta proprio là, e proprio nei periodi in cui i testi antichi ci dicono che quei fenomeni sono accaduti. Ancora: penso al professor Barry Downing (foto), che è anche un religioso (un pastore presbiteriano), il quale dice che la religione mosaica è il frutto di un incontro con individui intelligenti, che viaggiavano su mezzi volanti. 
Mi rendo conto che continua a mancare la cosiddetta “pistola fumante”, di cui gli scienziati hanno bisogno; però non la si troverà mai, di sicuro, se non si apre una via di ricerca. E mi fermo qui.

Loeb: Devo dire che io affronto questo problema in modo perfettamente complementare, rispetto al lavoro di Mauro Biglino. Mi approccio a queste questioni come i bambini. 

Quando a un bambino racconti qual è la verità, lui dice: non voglio sentirla da te, la verità la scoprirò da solo. Così il ragazzo esce per il modo, fa mosse sbagliate, magari si fa del male; ma impara qualcosa di nuovo, che papà non sa. La scienza, per me, è il privilegio di poter mantenere viva la mia curiosità infantile. Mi spiego: ci sono stati tanti avvistamenti Ufo, in passato, ma  io non voglio considerare nessuna informazione classificata, di proprietà del governo, perché questo limiterebbe la mia libertà. Non voglio esaminare le testimonianze oculari di cinquant’anni fa.


Credetemi, ricevo un sacco di Sms da persone che dicono di aver visto gli Ufo. 

E non voglio nemmeno guardare i testi antichi. Semplicemente, voglio raccogliere nuove prove. La scienza si basa su risultati riproducibili: quindi, voglio usare strumenti all’avanguardia. Ora abbiamo telescopi e attrezzature molto migliori di prima, e raccogliamo prove che mostreranno – senza dubbio – che sta succedendo qualcosa di insolito. Ed è questo che mi spinge, come un bambino. “Harvard Gazette”, che è la Pravda dell’Università di Harvard, mi ha domandato: qual è la cosa che vorrei cambiare, dei miei colleghi o del mondo? E io ho risposto: vorrei che si comportassero di più come i bambini, così non dovrebbero fingere di sapere più di quanto in realtà conosciamo.

Biglino: Da ciò che ho ascoltato dal professore, quindi dalla voce ufficiale della scienza, mi piace concludere con le parole del suo libro “Extraterrestrial”: Avi Loeb ci chiede di «pensare in grande, e di accettare ciò che è – almeno apparentemente – inaccettabile». 
Ed è ciò che io cerco di fare da almeno dieci anni, cioè da quando svolgo questa attività pubblica: perché ritengo che questa sia la via attraverso la quale si possano trovare verità nuove.

Loeb: Un paio di mesi fa, la rivista ebrea ortodossa “Ami”, di New York, ha recensito il mio libro mettendolo in copertina, in prima pagina. E un mio collega, Stephan Greenblatt, che lavora su Shakespeare (uno studioso molto importante), dopo aver visto l’articolo mi ha inviato un’email: «Sembra che gli ortodossi – mi ha scritto – siano di mente più aperta, rispetto alle tue idee, che non i tuoi stessi colleghi».



 “Avi Loeb & Mauro Biglino in dialogo”, dal canale YouTube “Il vero Mauro Biglino”.

Il professor Avi Loeb è stato preside del Dipartimento di Astronomia di Harvard per 9 anni fino al 2020; è preside della Blackhole Initiative, sempre a Harvard, e della Starshot Initiative, che vuole inviare una Vela Solare su Proxima Centauri, la stella più vicina al nostro sistema solare. Nel 2012, “Time Magazine” l’ha selezionato come una delle 25 personalità più influenti nella ricerca spaziale. Ha scritto centinaia di articoli scientifici, 8 saggi e il bestseller “Extraterrestrial: the First Sign on Intelligente Life Beyond Earth“, che uscirà in italiano per Mondadori nel 2022. 
Dal canto suo, Mauro Biglino ha appena festeggiato gli oltre 10 milioni di visualizzazioni sul suo canale YouTube, aperto solo nella primavera 2020. Dopo una quindicina di saggi sulla traduzione testuale della Bibbia, è impegnato nella promozione del libro-intervista “La Bibbia Nuda”, scritto con Giorgio Cattaneo; la versione in lingua inglese, “The Naked Bible”, è appena stata presentata al pubblico anglosassone).

Fonte: www.libreidee.org

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