domenica 15 agosto 2021

L’uomo che spegneva il fuoco con i suoni


Storia ed esperimenti di Charles Kellogg, ambientalista americano che nella prima metà del Novecento fece cose incredibili con le corde vocali.

Il 19 agosto 1926 l’azienda statunitense General Electric allestì un suo studio in una stazione radiofonica a Oakland, in California, per un esperimento singolare suggerito da un ambientalista, cantante e artista di varietà californiano chiamato Charles Kellogg. Affascinato dagli studi di due illustri fisici dell’Ottocento sulle onde sonore e sull’acustica – l’irlandese John Tyndall e il tedesco Hermann von Helmholtz – Kellogg sosteneva di aver sviluppato una tecnica per spegnere una piccola fiamma utilizzando le onde sonore.

Entrò e si sedette nello studio a Oakland, mentre un suo collaboratore rimase a oltre 60 chilometri di distanza, a San Jose, con un ricevitore radio piazzato davanti a una fiamma alimentata a gas. 
Al segnale di Kellogg, il collaboratore aprì la valvola al massimo, generando una fiamma alta circa 60 centimetri. Kellogg cominciò a sfregare un archetto come quello dei violini, ma più grande, su un grosso diapason in alluminio, producendo un rumore grave simile a quello di un disturbo radio. La fiamma a San Jose cominciò a muoversi e ad abbassarsi, poi si spense del tutto ...


Quella di spegnere una fiamma tramite il suono non era la sola né forse la più incredibile delle abilità di Charles Kellogg, all’epoca noto per la straordinaria capacità di imitare il verso di vari uccelli e insetti, e per utilizzare quelle vocalizzazioni come strumenti musicali. 

Era in parte un talento naturale e in parte una tecnica che aveva imparato da bambino e che, a differenza di quella impiegata all’epoca da tanti altri artisti in grado di imitare il canto degli uccelli, non prevedeva semplici fischiettii bensì la produzione di vocalizzazioni complesse e molto articolate attraverso la vibrazione delle corde vocali. All’epoca dell’esperimento con il fuoco – uno tra i tanti simili da lui condotti, utilizzando a volte anche la voce come “estintore” – Kellogg aveva peraltro già registrato diversi dischi con la casa discografica Victor.

Esperimenti più recenti, sfruttando in parte lo stesso principio alla base degli esperimenti di Kellogg, hanno ripreso l’idea di spegnere tramite onde sonore, a determinate condizioni, una piccola fiamma alimentata da un carburante. 
La generazione di un campo acustico a basse frequenze per questo scopo si basa sul principio secondo il quale le onde sonore esercitano una pressione e si propagano meccanicamente nel mezzo in cui viaggiano. 
La separazione tra il materiale in fiamme e l’ossigeno che lo circonda, favorita dal particolare campo acustico, lascia il fuoco a corto di ossigeno, portando allo spegnimento della fiamma. Uno dei limiti principali di questo approccio è che il campo acustico, non intervenendo sul calore, non impedisce che la combustione riprenda dopo la disattivazione del suono.

Della storia di Kellogg, una figura affascinante ma molto marginale nella storia della musica, ha scritto recentemente Ted Gioia, autorevole critico di jazz americano ed esperto di industria discografica, che ha raccontato di essersi appassionato a lui anni fa dopo aver scoperto casualmente della sua esistenza in una nota del libro Autobiografia di uno yogi, del guru Paramahansa Yogananda.

Alcune delle informazioni successivamente recuperate da Gioia provengono da una copia rara di un libro scritto dallo stesso Kellogg nel 1930, intitolato The Nature Singer, in cui l’autore descriveva alcuni degli effetti secondari delle sue abilità, tra cui la capacità di attirare gli orsi attraverso le sue canzoni. E non venivano per attaccarlo, scriveva, allegando la stampa di una fotografia degli orsi seduti intorno a lui ad ascoltarlo cantare.

Kellogg era nato il 2 ottobre 1868, quarto di cinque figli in una famiglia residente in un insediamento montano della Sierra Nevada, nella contea di Plumas, nord della California, a 160 chilometri dalla ferrovia più vicina. Il padre di Kellogg gestiva un negozio di provviste che vendeva ai numerosi cercatori d’oro della zona. La madre era morta quando Kellogg aveva tre anni, e a crescerlo furono principalmente un domestico cinese e una nativa americana che – come scrisse lui stesso – gli insegnarono «a non avere paura di nessun animale» e a coltivare «l’abitudine di badare ai fatti miei, lasciando in pace gli altri: uccelli, orsi, serpenti, indiani e altri umani».

Fin dai suoi primi anni di vita, Kellogg era cresciuto a stretto contatto con gli animali («uccelli, grizzly, cervi, lupi, volpi, puzzole, tassi, puma, gatti selvatici e serpenti»). Si accorse abbastanza presto di riuscire a imitare, mantenendo la bocca chiusa ed espirando attraverso il naso, quasi tutti i versi di uccelli che aveva imparato a riconoscere fin dall’infanzia. Successivi esami sulle capacità canore di Kellogg, alcuni dei quali condotti dallo scienziato Richard Zeckwer, allievo di Hermann von Helmholtz, stabilirono che fosse in qualche modo in grado di riprodurre anche suoni in un intervallo di frequenze impercettibili per l’orecchio umano, scrive Gioia.

Compiuti sette anni, Kellogg si trasferì insieme ad alcuni parenti di sua madre a Syracuse, nello stato di New York, dove imparò a lavorare il legno e costruire mobili, e cantò nel coro della città. Dopo aver frequentato la Syracuse University, Kellogg cominciò a lavorare negli spettacoli di vaudeville, varietà molto diffusi negli Stati Uniti a cavallo tra ‘800 e ‘900, e a farsi largamente apprezzare per le sue capacità di imitazione del canto degli uccelli, grazie alle quali anni dopo arrivò a firmare i suoi primi contratti discografici.


Non è escluso che gli spettacoli teatrali di Kellogg siano apparsi almeno inizialmente come una novità piuttosto stravagante, agli occhi e alle orecchie del pubblico cittadino, e che la sua reputazione fosse più vicina a quella dei fenomeni da baraccone che non a quella degli artisti e dei musicisti. «Sospetto che sia stato spesso deriso e ridicolizzato», scrive Gioia, sebbene tra gli amici intimi di Kellogg ci fossero naturalisti e scrittori di libri di successo come lo statunitense John Burroughs e lo statunitense di origini scozzesi John Muir (una delle persone a cui si deve peraltro l’istituzione del parco dello Yosemite a fine Ottocento).

 

Ad accrescere l’eccentricità di Kellogg, prosegue Gioia, contribuì di certo anche il mezzo che utilizzava per spostarsi durante le sue tournée. Guidava una specie di enorme camper ricavato utilizzando il tronco di una sequoia come carrozzeria, pesante 7 tonnellate, e attaccato al telaio di un Jeffery Quad del 1917, il famoso autocarro americano prodotto dalla Nash Motors. Kellogg descriveva quel mezzo come «il più grande pezzo di sequoia intagliata al mondo». 
L’interno comprendeva un angolo cottura, un bagno, un tavolo da pranzo, una stanza per gli ospiti, una libreria e numerosi armadietti. Oggi è esposto al parco statale Humboldt Redwoods, in California.


L’altra ragione per cui Kellogg divenne presto famoso furono gli esperimenti con il fuoco e le onde sonore. 
Dopo aver scoperto di essere in grado di spegnere una fiamma debole con il solo suono della voce, si concentrò sulla possibilità di utilizzare il diapason e altri strumenti come strumenti antincendio. 
Delle capacità di spegnere con le sue vocalizzazioni una fiamma controllata da un bruciatore a gas diede numerose dimostrazioni pubbliche fin dall’inizio degli anni Dieci, una delle quali anche davanti a un divertito gruppo di vigili del fuoco dello stato di New York.


A un certo punto, le dimostrazioni di Kellogg attirarono le attenzioni degli scienziati della General Electric, che lo invitarono a riprodurre i suoi esperimenti in ambienti più controllati e provando a utilizzare la trasmissione via radio. 
Dopo il successo nell’esperimento tra Oakland e San Jose, un gruppo di scienziati dell’Università della California, Berkeley, chiese che un altro esperimento venisse stavolta trasmesso pubblicamente in diretta sulla stazione californiana KGO.

Il 6 settembre 1926, Kellogg si accomodò nello studio radiofonico, mentre i ricercatori si trovavano riuniti nella grande sala del Dipartimento di Fisica, a 16 chilometri di distanza dallo studio della KGO. Producendo gli stessi suoni dell’esperimento precedente, Kellogg riuscì prima a far oscillare e poi a spegnere la fiamma alimentata dal bruciatore manovrato davanti alla radio dagli scienziati a Berkeley. «Fu uno degli eventi più straordinari nella storia della radio», scrive Gioia.

Nelle settimane successive la stazione radiofonica ricevette centinaia di lettere. Si scoprì che molti ascoltatori avevano riprodotto una loro versione domestica dell’esperimento, accendendo chi una candela, chi un fiammifero, e scrivevano per confermare anche da parte loro i risultati ottenuti dagli scienziati. Altri suoni prodotti da Kellogg imitando i versi di vari uccelli e insetti, durante quella stessa sessione, avevano prodotto effetti sorprendenti. Gli ascoltatori scrissero che alcuni insetti si erano avvicinati alla radio. Un altro scrisse che il suo canarino aveva cominciato a emettere uno dei suoni prodotti da Kellogg. Un altro ancora che i gatti si erano avvicinati alla radio, attratti dal verso degli uccelli.

«Era nato con la gola di un uccello; ossia con una siringe, o le cartilagini semianulari di un uccello canterino, oltre alla normale laringe», scrisse il New York Times nel necrologio di Kellog, il 5 settembre 1949.

Alcune ricerche svolte in tempi molto più recenti hanno in parte avvalorato i racconti sugli esperimenti di Kellogg, per lungo tempo trattati con molto scetticismo, scrive Gioia. Nel 2012, un gruppo della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), l’agenzia degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare, sviluppò una specie di “cannone” a onde sonore in grado di estinguere una fiamma indirizzando verso di essa un suono a una specifica bassa frequenza. Aumentando la velocità dell’aria, quel suono causava «una maggiore evaporazione del carburante», scrisse la DARPA in un comunicato, «e poiché la stessa quantità di calore viene distribuita su un’area più ampia, la combustione viene interrotta».

Un sistema simile fu in seguito progettato nella forma di un “estintore sonoro” da Seth Robertson e Viet Tran, due ricercatori americani della George Mason University, in Virginia.


Gioia descrive infine il suo aneddoto preferito tratto dal libro The Nature Singer, riguardo alle «sensibilità musicali» di Kellogg. Durante una visita a New York camminava per Manhattan insieme a un amico, quando si fermò all’incrocio tra Broadway e la 34esima. «Ascolta! Sento un grillo», disse al suo amico, che rispose: «impossibile, con tutto questo baccano». Tra automobili, passanti, venditori di giornali e altre innumerevoli fonti di rumore nel trambusto di New York, scrive Gioia, sarebbe stato effettivamente molto difficile individuarne il verso.

Kellogg si guardò intorno, attraversò la strada seguito dal suo amico e, una volta dall’altra parte, gli indicò un minuscolo grillo su un davanzale. «Che udito stupefacente che hai», commentò l’amico, e Kellogg, invece di rispondere, mise una mano in tasca, tirò fuori una moneta e la lasciò cadere sul marciapiede. 
Quel suono metallico destò l’attenzione di molti passanti, alcuni dei quali si guardarono intorno pensando di aver perso loro la moneta. «Le persone ascoltano quello che è più importante per loro, spiegò in seguito: per i newyorkesi è il suono dei soldi, per Charles Kellogg era il frinire di un grillo», scrive Gioia.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.