domenica 20 giugno 2021

«Impossibile che gli UFO del Pentagono siano russi o cinesi»


Gli oggetti volanti non identificati avvistati dai piloti della Marina americana sono prototipi super-tecnologici prodotti da Nazioni avversarie degli Stati Uniti. Sarebbe questa la strada scelta dall’Intelligence USA per giustificare quegli intrusi finora rimasti senza spiegazioni. 

Un’ipotesi che soddisfa gli scettici– già costretti all’angolo, visto che hanno sostenuto per decenni che gli UFO erano solo fantasie- ma anche una buona fetta dei vertici dei Servizi Segreti, delle Forze Armate e del Governo americano. Eppure, per molti commentatori competenti in materia, è un’idea del tutto priva di fondamento.

A prospettare che il report della UAP Task Force, atteso al Congresso per la fine di giugno, sia orientato a puntare il dito su Russia e Cina come potenziali responsabili di quegli avvistamenti eccezionali, è stato il New York Times che ha citato, per sostenere la tesi, fonti anonime vicine ai redattori del documento. 
A smontare questa possibilità ci ha pensato però la rivista Vice, con un articolo pubblicato online. “Qualsiasi cosa siano gli UFO, non sono assolutamente armi ipersoniche”, è il titolo molto esplicito. 
E per un motivo assai semplice: quel tipo di armamenti sperimentali sui quali Trump ha profuso miliardi di dollari e per i quali Biden progetta di elargirne ancora di più, non hanno nessuna caratteristica in comune con i velivoli descritti dai militari americani e ripresi dalle loro telecamere ...


Innanzi tutto, al momento l’espressione “armamenti ipersonici” non sarebbe altro che un termine di marketing per descrivere una serie di varie tecnologie non ancora completate che includono velivoli del tipo “boost-glide” (portati in quota da un razzo che poi si stacca) e  missili da crociera che volano a Mach 5: si differenzierebbero dai missili balistici- molto più veloci, anche 20 volte la velocità del suono- per il fatto che possono muoversi a latitudini relativamente basse. 

«Se li paragoniamo con essi, le armi ipersoniche sono lente», spiega Cameron Tracy, esperto del settore e componente dell’Union of Concerned Scientists (associazione no profit del MIT di Boston).
«L’utilità di queste nuove tecnologie è che volando più vicine alla superficie terrestre, teoricamente sfuggirebbero ai sistemi di difesa costruiti per intercettare i missili in movimento nell’atmosfera esterna».


Ma il punto saliente della discussione è che questi velivoli di ultimissima generazione - che gli Stati Uniti ancora non hanno - non si comportano come gli UFO del Pentagono

Pensiamo al famoso Tic-Tac del 2004, un oggetto oblungo senza ali, motori né fumi di scarico emerso dall’Oceano Pacifico che poi all’improvviso è schizzato via verso l’alto sparendo alla vista in un secondo. 

Ecco, assicura Tracy, gli armamenti ipersonici non possono farlo. Già volare nell’aria a certe velocità costituisce una sfida complessa: il surriscaldamento delle molecole che compongono l’atmosfera terrestre possono seriamente danneggiare il velivolo che l’attraversa. 
Ma muoversi nello stesso modo anche nell’acqua, decisamente più densa dell’aria? 
Per l’esperto intervistato da Vice, la questione “è essenzialmente impossibile”.

E che dire allora delle manovre assurde testimoniate da alcuni piloti che si sono trovati a tu per tu con questi intrusi? Hanno raccontato di svolte a 90° effettuate all’istante da oggetti che andavano a velocità pazzesche. 
Anche in questo caso, la risposta di Cameron Tracy è tranchant: «Se si procede a una velocità di almeno 10 volte quella del suono, in una situazione realistica servirebbe un angolo di rotazione di centinaia di chilometri, oppure migliaia o più se la velocità fosse maggiore. Queste svolte istantanee a 90 gradi sono qualcosa di impossibile». 

A rendere ancora meno sensata l’ipotesi di una tecnologia straniera, prosegue l’articolo, è il fatto che la Russia spende meno di un terzo e la Cina addirittura meno di un dodicesimo di quello che gli Stati Uniti stanziano ogni anno come budget per la Difesa.

L’eventualità ventilata dalle “gole profonde” ascoltate dal New York Times avrebbe un doppio scopo: da un lato, sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla incapacità dell’Intelligence di comprendere la reale natura del problema, ma dall’altro anche incentivare nuovi stanziamenti per potenziare la ricerca nell’ambito degli armamenti ipersonici. 
Sembra che Biden stia per chiedere la bellezza di 3 miliardi e 800 milioni di dollari per il progetto. 

Quindi, attribuire la paternità degli UFO agli avversari russi o cinesi appare molto conveniente, ma resta non di meno assai poco credibile. 

Mentre Cameron Tracy non si avventura nella possibile spiegazione del fenomeno («Ce ne possono essere tante da immaginare molto più realistiche di una nuova classe di armi ipersoniche», il suo commento), si sbilancia e molto l’autore dell’articolo che afferma: «Se l’idea che questi velivoli siano pilotati da alieni grigi che trattano l’Umanità come bestiame sembra magia, è comunque più realistica che considerarli varianti rivoluzionarie, capaci di superare le leggi della fisica, di un sistema d’armamenti noto».

Insomma, no. L’ipotesi meno sconvolgente non regge. Lo ribadisce in tutte le interviste che rilascia in questi giorni- pressoché quotidiane- anche Lue Elizondo

Parlando al Washington Examiner, ha ripreso un concetto già espresso altre volte- ma evidentemente repetita iuvant…- ovvero che il Governo degli Stati Uniti ha preso in esame in passato (e lo starebbe facendo ancora adesso) la possibilità che i più sorprendenti tra i velivoli non identificati siano di provenienza non umana

L’ex uomo del Pentagono, già a capo del programma AATIP a lungo rimasto segreto, creato proprio per indagare su questi fenomeni, fa riferimento agli oggetti ripresi e osservati dai più sofisticati sistemi di difesa, analizzati dagli esperti dell’Intelligence e per i quali non è stata possibile trovare alcuna spiegazione convenzionale o rassicurante.

Secondo Elizondo, è credibile ipotizzare che questi misteriosi velivoli dalle prestazioni senza precedenti possano essere extraterrestri, extra-dimensionali oppure il prodotto di un’altra civiltà che vive sul nostro pianeta ma di cui nessuno conosce l’esistenza. 

E aggiunge che  l’eventualità che siano invece stati costruiti dalla Russia, dalla Cina o magari da Israele o anche da Elon Musk è infinitesimale. Praticamente, non pervenuta. 

Opinione condivisa da un deputato, il Senatore Martin Heinrich, membro della Commissione Intelligence che attende a breve il famoso documento sugli UAP, che ha già bollato come improbabile l’origine cinese e russa. E sembra un pensiero sempre più diffuso tra i membri del Congresso.

Ma di sicuro, per il suo passato e per le sue conoscenze attuali, Lue Elizondo ha un peso specifico notevole e quelle sue parole, per quanto sconcertanti,  non possono essere rimosse con un colpo di spugna. 
In virtù degli obblighi di riservatezza che ancora lo vincolano per il ruolo svolto all’interno dei Servizi Segreti, l’ex capo dell’AATIP sfugge alle domande più stringenti e non dà mai spiegazioni dettagliate sull’argomento, ma l’affermazione pubblicata dal Washington Examiner è piuttosto netta: non è vero, come riporta il New York Times, che il Governo non possa dimostrare l’origine non terrestre degli UFO, al contrario avrebbe le prove che quelle sono “macchine non costruite dagli esseri umani”. 
Chi ha ragione?

Nel complesso puzzle che si sta formando sotto ai nostri occhi e di cui, presto, dovremmo incominciare a riconoscere il disegno, spunta un altro personaggio. 
Non è un politico, né un militare o un agente segreto, ma un intellettuale, forse quello più in vista oggi nel mondo della cultura USA. Si chiama Sam Harris ed è un neuroscienziato, un filosofo e uno scrittore finito nella top ten dei libri più venduti in America. Da qualche anno tiene un podcast nel quale discute dei più svariati argomenti e spesso è ospite di chiacchierate online condotte da altri ricercatori. Nelle ultime settimane, in almeno tre circostanze, ha fatto riferimento al tema UFO lasciando intendere di essere stato contattato da individui all’interno del governo o comunque molto vicini ad ambienti governativi che gli hanno chiesto aiuto.

In sostanza, i suoi interlocutori lo avrebbero invitato ad incominciare a mettere la testa sul problema. «Il governo ha molto di più sugli UFO rispetto a  quello che ha fatto sapere finora…Non sarà comoda la posizione di uno scettico super rigoroso che da 75 anni a questa parte dice che non esiste niente», ha affermato in un podcast. 

Ancora: «Ci sono troppe informazioni perché sia una bufala, troppe immagini radar, troppi dati satellitari, c’è troppa roba e non c’è modo che si tratti di tecnologia russa o cinese o di qualcun altro». 

In un altro colloquio con l’attore Ricky Gervais, Harris è tornato così sull’argomento: «Quel che mi hanno promesso è una rivelazione che francamente, sia che la si voglia considerare la cosa più allarmante o quella più interessante al mondo, non darà agli scettici nessun conforto. Siamo di fronte alla prospettiva di dover chiedere scusa alla gente di cui abbiamo riso negli ultimi 50 anni», riferendosi ovviamente a chi ha sempre creduto all’esistenza degli UFO.

Infine, chiacchierando con Neil deGrasse Tyson, considerato uno degli astrofisici più autorevoli al mondo, in un podcast intitolato “Siamo soli nell’universo?”, il neuroscienziato ha rilanciato: «Sono stato contattato da qualcuno… che più o meno mi ha detto: “Ascolta, le cose stanno così: tu sarai nella posizione di conoscere tutto quello che sanno i nostri esperti e ci sarà questa dichiarazione generica che siamo in presenza di tecnologia aliena ma non sappiamo chi l’abbia fatta. 
Quindi prepara il tuo cervello e inizia a pensare come fare”». 

Insomma, dai piani molto alti, anche se non ben specificati, è arrivata una richiesta di aiuto all’intellettuale più apprezzato e seguito del Paese perché si prepari alla notizia per preparare, poi, a sua volta il pubblico. 
Una notizia che lascerà gli oltranzisti in una posizione molto scomoda e che li costringerà addirittura a delle scuse pubbliche. Ancora una volta: sarà vero?

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