mercoledì 30 settembre 2020

La verità come l’incantesimo più potente.

di Paolo Franceschetti

Uno dei passi che mi ha più colpito di “Autobiografia di uno yogi” di Paramahansa Yogananda è un punto in cui egli dice che, se una persona dicesse sempre la verità, acquisirebbe il potere di esaudire tutti i suoi desideri. 

Quasi come a dire che il più potente incantesimo che una persona può fare nella sua vita è dire la verità.

Questo concetto torna in modo simile in un libro di Naomi Novik, che in italiano si intitola “Cuore Oscuro”.

L’incantesimo più potente, dice il libro, è la verità.
Perché la verità purifica, costringe a guardare dentro se stessi, e quindi in definitiva rafforza.

La storia di questo libro merita di essere raccontata.

Un giorno conobbi una strega francese, che chiamerò Rahel ...


Mi chiese una consulenza perché aveva un fenomeno che non riusciva a capire: ogni anno, il giorno del suo compleanno, si materializzava in casa sua una rosa rossa; la prima si materializzò il giorno della sua nascita, le successive si materializzavano sempre, ovunque andasse, anche all’estero, ad ogni compleanno.

La incontrai a metà settembre, pochi giorni prima del suo compleanno. Mi accorsi che aveva un vero e proprio demone che ogni tanto prendeva il sopravvento su di lei e si scatenava contro le persone che aveva davanti, fossero dei superiori sul lavoro, o fossero persone conosciute per caso: questo demone diceva sempre la verità, scavando nei meandri dell’inconscio del malcapitato che lei aveva davanti.

In particolare, questo demone ha la capacità di dire agli altri le frasi che fanno venire a galla ferite dell’infanzia, proprio quelle frasi che una persona non vorrebbe mai sentirsi dire. Più di una persona, sconvolta, le ha detto negli anni: “Ma come facevi a sapere che i miei genitori mi dicevano queste cose?”. Ovviamente queste frasi erano proprio le frasi che la persona aveva giurato a se stessa di non ascoltare mai più.

Inoltre vomitava addosso un vero e proprio inferno di parole, che scavavano nei meandri più profondi dell’inconscio. “Ma ti accorgi che hai fallito in tutto ciò che hai fatto nella vita?”, “Servo di un massone fallito, e leccaculo”, mi disse una volta alludendo al mio rapporto con Carpeoro, con una frase che mi fa ridere ogni volta che la ricordo.
Per non parlare di quello che diceva del mio rapporto con Stefania, con i miei amici, o con i miei parenti, o con Fabio Frabetti.

Io ho sempre utilizzato questi suoi attacchi per scavare dentro di me e dentro il mio inconscio, e ho utilizzato il rapporto con lei per rafforzarmi.

Un giorno questo demone mi disse: “Posso darti tutto quello che vuoi; dimmi cosa desideri e lo avrai”.

Risposi: “Non voglio nulla, perché l’unica cosa che desidero è la felicità interiore, e non me la può dare un incantesimo; voglio solo frequentarti perché è un onore per me; e in fondo, frequentarti mi rende felice anche se non è semplice”.

La sua risposta fu: “Un onore? Pensi di farmi un complimento dicendomi queste cose? Sei un leccaculo. Io non ho bisogno di leccaculi”.
Le risposi dicendole che era vero quello che avevo detto, e che se lei aveva complessi di inferiorità, era un problema suo. “Cosa è vero? – infierì – Che sei un leccaculo?”.
Risposi con un “inculati” molto poco rispettoso di questa entità, che però, a volte, ha il potere di far saltare i nervi.

E’ stato, ed è tuttora, il rapporto più affascinante, bello e istruttivo della mia vita, quello che mi ha costretto a guardarmi più a fondo, e quello che mi ha dato di più non solo in termini spirituali, ma anche, paradossalmente, materiali.

Infatti accanto a lei si materializzano spesso i desideri delle persone senza bisogno di riti, e accanto a lei ho materializzato i miei desideri più belli (io ho sempre sognato di fare l’astrologo, e lo faccio; ho sempre sognato di occuparmi di tarocchi, e lo faccio; e molte altre cose che desideravo si sono avverate oltre ogni mia immaginazione).
Il paradosso insomma è che ho rifiutato un rito per ottenere ciò che volevo, ma ho ottenuto lo stesso ciò che desideravo a livello materiale.

Quanto a lei, che materialmente ha tutto quello che desidera (uomini, potere, soldi) le manca (anzi, le mancava) l’unica cosa che un rito non può dare: la felicità.
Perché, non conoscendo se stessa, vagava per la vita come una sorta di vascello in balia della tempesta, senza altre mete se non guarire le persone (quella era una sua meta chiara fin dall’inizio).

Mesi fa, il suo compagno, che quando la conobbe non credeva nella magia ed era molto materialista, le disse: “Stando con te, si avverano molte cose. Comincio a credere che sei magica”.

Pochi giorni dopo il nostro primo incontro, a metà settembre, al posto della solita rosa si materializzò nella sua cassetta della posta un libro dal titolo “Deracinée”, di Naomi Novik (in italiano, “Cuore oscuro”, edito da Mondadori).
Il libro è un romanzo fantasy che narra di un mago e di una strega, e ruota attorno magie e incantesimi.

L’incantesimo più potente è la verità, dice il libro.

Il libro in edizione italiana uscì a settembre 2017, ossia il mese in cui ci siamo conosciuti. Chi ce l’ha fatto finire nella sua cassetta delle lettere è impossibile saperlo; il motivo è invece facilmente intuibile.

Solo però dopo anni di riflessioni, meditazioni, litigi anche violenti ma sempre affascinanti con Rahel, comincio – proprio in questi giorni – a comprenderne in parte il significato, collegandolo alle parole di Yogananda e ad altre esperienze che mi sono capitate.
E questo libro – oltre ovviamente all’esperienza con Rahel – è stato quello che mi ha illuminato sul concetto di verità e sul suo ruolo nella nostra vita.

La verità è quella che guarisce

Pensiamo alla Metamedicina di Claudia Rainville, alla Terapia verbale di Gabriella Mereu, alla Nuova medicina germanica di Hamer, o alla Psicomagia di Jodorowsky, o alla Psicostregoneria di Rosangela Catalano: tutte forme di guarigione caratterizzate dal portare alla luce la verità sulla malattia o sul problema psicologico dell’individuo. Prendere consapevolezza del proprio problema, guarisce.

Ho assistito spesso a guarigioni miracolose; per me è stato come assistere a un miracolo, vivendolo in prima persona e capendone i meccanismi: “Non sono io a guarire, ma il padre in me – mi disse tempo fa un guaritore – Io mi limito solo a vedere se la persona ha la potenzialità di guarire, e se vuole guarire. Io non faccio nulla, è la persona che fa tutto”.

Una volta assistetti, con questo guaritore, ad una scena surreale. Arrivò un malato di tumore al pancreas, il più letale. Gli avevano dato solo pochi mesi di vita. “Sono qui non perché voglio guarire, ma per sapere il problema psicologico che mi ha portato a questa patologia”. “Bene – rispose il guaritore – io posso farti sapere qual è la causa. Ma poi, capita la causa, potresti guarire”.
La persona se ne andò, e disse: “Allora no, devo pensarci, non sono pronto”; e non tornò mai più.


Il concetto di verità è anche associato a quello dei riti magici di altro tipo: nessun rito, nero o bianco che sia, attecchisce, se la persona contro cui è diretto non è pronta a riceverne gli effetti.

Puoi fare un rito per rendere ricca una persona, ma se quella non vuole davvero la ricchezza, la perderà in poco tempo.

Puoi guarire una persona, ma se quella non risolve il problema alla base, si ammalerà di qualcos’altro.

Puoi fare un rito per uccidere una persona, ma quella morirà solo se è il suo momento. Questa verità l’ho appresa da Ciro Discepolo, che un giorno mi disse: “Non credo alla magia; se una persona muore è perché nel suo tema natale era iscritta la morte, non perché le hanno fatto una fattura”. Ho controllato i temi natali di molte persone morte e mi sono convinto che è così.

Io ho sempre insistito con Rahel affinché con questa entità ci dialogasse, anziché subirla passivamente e farla scatenare senza preavviso nel bel mezzo dei momenti più impensati, facendo scappare a gambe levate l’interlocutore nel 90 per cento dei casi.
Per non parlare dei casi – per fortuna rari – in cui l’entità compare a chi le sta accanto, provocando spesso un notevole shock.

Da qualche tempo, anche grazie a me, ad alcuni amici e amiche, e soprattutto a Silvia Pepe, una maga inglese molto esperta di entità (avendone lei a sua volta una più o meno dello stesso tipo), Rahel ha instaurato un dialogo con questa entità; le appare, ci parla, e questa entità la guida, rendendo più fluida la sua vita, e meno problematico il rapporto per chi sta accanto a lei, compagno in primis. In altre parole, accettando la verità su se stessa ha migliorato la sua vita.

La verità, insomma, come chiave per la guarigione della propria vita.


E la verità guarirebbe molti mali nel mondo.

La verità sulle stragi di ieri farebbe scoprire i colpevoli di oggi.

La verità sulla politica e sulla società raccontata dai giornali farebbe capire a tutti quali sono i problemi più importanti del mondo in cui viviamo, e si accelererebbe la strada per trovare soluzioni.

In “Conversazioni con Dio”, Neale Donald Walsch scrive che per avere un sistema fiscale più equo, sarebbe sufficiente che le dichiarazioni fiscali di chiunque fossero pubbliche e trasparenti.

La verità sui dati del Covid, ad esempio, farebbe capire la realtà a tutti; in India muoiono dai 2000 ai 3000 minori sotto i 5 anni, di malnutrizione, al giorno (sì, avete letto bene… al giorno). Ma quello non è un problema. Si tratta di un milione di minori l’anno; mentre i morti per Covid in tutto il mondo sono circa 350.000. Per non parlare delle centinaia di migliaia di casi di tumore ogni anno. La verità è che alla politica non interessano le questioni di salute, ma questa storia del Covid serve unicamente a fini di controllo sociale delle masse.

Se ci fosse trasparenza nelle famiglie, se non esistesse il segreto della camera di consiglio nei procedimenti minorili, se tutti vivessimo sotto una campana di vetro, in definitiva, non ci sarebbero gli abusi sui minori e il fenomeno dei minori scomparsi.

Se nei rapporti (tra partner, amici, parenti) si dicesse sempre la verità (e si riuscisse ad ascoltarla), tutto diventerebbe più stimolante, evolutivo e creativo.

I santi e i mistici di tutti i tempi e di tutte le religioni, in fondo, hanno fatto una cosa molto semplice: hanno detto la verità, e spesso sono stati messi a morte per questo. Il concetto ricorre già nel Vangelo di Giovanni (8:32): “Conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”.

La verità sarebbe l’incantesimo più potente per guarire i mali della società, oltre a quelli dell’individuo.

Il problema è che la verità non la vuole sentire quasi nessuno.

P.S.
In un suo post del 2018 Carlo Brevi, alias Santaruina, scriveva:

Ci sono, si diceva, due tipi di demoni: quelli che mentono sempre, e quelli che dicono solo la verità.
I primi tentano di abbattere la volontà dell’uomo con la menzogna e con l’inganno, facendo apparire più cupa e più oscura la realtà del mondo.
I secondi, invece, si limitano a dire la verità, mostrando senza pudore tutto quello che si vorrebbe non vedere, nel mondo, e soprattutto in noi stessi.

Ed appare chiaro, è evidente, che sono i secondi quelli che più sanno fare male.
Ma possono anche divenire dei preziosi alleati.

Tutto dipende da come si affrontano le loro rivelazioni.

C’è da domandarsi se sia davvero un demone, un’entità che dice sempre la verità e che fa avverare i desideri. Per me, tutta la questione dei demoni e degli angeli deve essere rivista, dato che alcuni angeli hanno prodotto anche guerre e morti; come l’arcangelo Michele, ad esempio, che guidò Giovanna d’Arco nella guerra contro gli Inglesi, o Costantino, che vinse grazie a questa entità la sua battaglia contro Massenzio (ma a quale prezzo, chi conosce la storia lo sa).

E per me l’entità di Rahel è sempre stata un angelo, perché, per dirla con Igor Sibaldi, il vero angelo non ti risolve problemi, ma te li porta, affinché tu possa risolverli.

Ma della differenza tra angeli e demoni, ne parleremo in futuro.

 Fonte: petalidiloto.com

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