di Stefania Consenti
Chissà quanti conoscono la vera storia dell’Amuchina, nome commerciale dell’ipoclorito di sodio che tanto abbiamo cercato nei primi giorni di lockdown.
Il liquido disinfettante fu "creato", per caso, da Oronzio De Nora, pugliese di Altamura, nato il l 19 marzo 1899, laureato al Politecnico di Milano in Ingegeneria industriale, il primo ad ottenere il brevetto per la progettazione delle celle elettrolitiche, ancora oggi indispensabili nell’industria chimica.
E proprio quella prima cella elettrolitica è esposta al Museo della Scienza e tecnologia. "Una mattina del 1923 – racconta Francesca Olivini, curatrice dell’Area Materiali del Museo – mentre Oronzio lavora, si ferisce a una mano. Non avendo nulla per medicarsi, immerge il dito per alcuni secondi nella soluzione di acqua e sale presente nella cella elettrolitica. Poi si asciuga, si copre con un fazzoletto e riprende a lavorare.
Dopo un paio di ore la ferita è rimarginata. Con grande sorpresa, Oronzio De Nora si convince che il liquido funzioni come prodigioso disinfettante e cicatrizzante" ...
Francesca Olivini, curatrice delle Collezioni Area Materiali
Qui entra in azione il padre, al quale racconta l’accaduto e spedisce, nella cappelliera del vagone di prima classe del treno Milano-Bari, un campione di prodotto. Recuperato il pacchetto e tornato nella sua casa di Altamura, Michele De Nora prova subito la scoperta del figlio facendo gargarismi che danno un benefico risultato.
Chiaramente la soluzione in base agli usi, dal lavare la frutta o disinfettare l’acqua, va diluita in in concentrazioni diverse. "Prima di ottenere il brevetto medico per la vendita in farmacia – svela la curatrice che ha raccontato questa bella storia in una delle prime puntate del format #storieaportechiuse del Museo – Oronzio pensa a un possibile nome e scrive una descrizione scientifica della sua scoperta definendola “ossicloruro elettrolitico”.
Sarà suo padre a inventare un suggestivo nome commerciale giocando con l’alfa privativa davanti al termine greco muche, che significa “ferita”".
Nasce così l’Amuchina, un prodotto destinato a diffondersi rapidamente in tutto il mondo e diventare popolare in ogni casa.
"In un solo anno di specializzazione elettrochimica", prosegue la curatrice "De Nora ottiene due brevetti e si fa conoscere come scienziato e imprenditore. Ma deve fare i conti con i pochi fondi e alla fine decide di cedere i diritti sull’Amuchina per concentrarsi sullo sviluppo delle celle industriali per gli impianti cloro-soda".
E la De Nora oggi è un’azienda chimica che costruisce impianti elettrolitici tra i più grandi al mondo, e ha voluto donare al Museo la prima cella che è servita per creare un disinfettante ora di uso comune.
La storia dell’Amuchina ha fatto registrare 31.167 impression su FB e 3.776 su Instagram. Il format #storieaportechiuse ha pubblicato finora 114 contenuti originali, superando i 3 milioni di visualizzazioni in due mesi, ossia da quando è stato lanciato a fine febbraio.
Fonte: www.ilgiorno.it
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