Oggi va di moda apparire ecologici (e nota bene che ho scritto apparire e non “essere“), e anche le aziende seguono questo trend, fermo restando che la maggioranza lo sfrutta per continuare a vendere impunemente dei prodotti inquinanti.
E anche noi consumatori più sensibili, abituati ad essere bombardati da tranquillizzanti messaggi sulle confezioni di quanto acquistiamo, spesso non abbiamo la consapevolezza, il tempo o la voglia di riflettere su quanto ci stanno comunicando le aziende.
Lo ripeto.
“Riciclato” o “riciclabile” sono due cose ben diverse!
Nel caso della plastica, la scritta “riciclabile” sulla confezione non significa assolutamente niente, è puro fumo negli occhi, puro Greenwashing.
La scritta “riciclabile” sulla confezione implica che un Produttore – fregandosene dell’ambiente, del picco del petrolio, dell’inquinamento – ha usato delle risorse di miniera e una quantità ingente di energia, per portare sul mercato un prodotto tossico composto da NUOVA plastica, un prodotto eterno, o quasi (uno slogan ambientalista diceva: “la plastica è come un diamante, per sempre!” Considera che una bottiglia di plastica ci mette ben 700 anni a biodegradarsi in Natura! 😯 )
Dato che la plastica è un prodotto che tecnicamente si può riciclare, ci scrive sopra “100% riciclabile“, come se fosse un vero valore aggiunto.
Ma non lo è!
Perché cavolo non lo ricicli tu, allora, bendito produttore? Perché non fai tu un prodotto in plastica 100% riciclata?
No… Come hai letto, il produttore se ne lava le mani, essere ecologici “dipende da te”, da me, da tutti noi consumatori.
Insomma, in questo periodo di frenesia regalistica, volevo chiarirlo una volta per tutte.
Non ci facciamo fregare: un prodotto riciclabile non si ricicla da solo!
C’è una grande differenza tra riciclato o riciclabile! Vediamo perché.
Un prodotto “riciclabile” necessita di ben 3 passaggi virtuosi affinché diventi riciclato:
Insomma un prodotto riciclabile è un rifiuto come tanti altri, finché non viene riciclato e rigenerato.
E’ ovvio quindi che è sempre meglio preferire alternative più virtuose…
Per inciso, la raccolta differenziata va sempre fatta e anche con particolare attenzione. E qui siamo tutti d’accordo…
Ma sapevi che in Italia, solo metà della plastica differenziata (pari al 70% del totale), viene avviata verso l’effettivo processo di riciclo, mentre l’altra metà – alla faccia della diossina – viene destinato a “recupero energetico”? 😯
Quindi 1/3 della plastica italiana differenziata viene bruciata nei termovalorizzatori di acciaierie e nei cementifici? (Però di bioedilizia decisamente parliamo un’altra volta…) Resta inteso che quasi un terzo della plastica “riciclabile” Italiana resta “rifiuto” perché nessuno la ricicla e magari finisce direttamente negli inceneritori. 🙁
Perché poi il riciclato costa di più del nuovo? (comunque ne vale la pena!)
Il perché poi la plastica riciclata – che viene ritirata gratis dalle nostre case, nel senso che a noi che l’abbiamo pagata nessuno la paga – debba costare di più della plastica nuova appena prodotta, resta un mistero su cui questa volta sorvoliamo.
E io – tutto sommato – sono ben disposta a pagare qualcosa in più per un prodotto fatto con materiali 100% riciclati, fintanto che il mercato del prodotto riciclato sia così sviluppato che ci sia una inversione di tendenza (e di prezzi)…
Ad ogni modo un produttore davvero interessato al benessere dell’ambiente dovrebbe sapere come contenere i costi usando plastica rigenerata e riciclata, smettendo di sprecare risorse, inquinare e produrre ulteriori rifiuti tossici.
Eppure quanti nuovi prodotti che si proclamano “utili ed ecologici”, sono prodotti in plastica non riciclata… 🙁
E quanti prodotti in plastica sono ancora oggi “non riciclabili“! 😯
Sarò strana io…
Ma in un mondo sommerso dall’immondizia, ci vuole così tanto a proibire a monte l’uso di plastica che non si possa riciclare e magari dare incentivi ai produttori che convertano la loro produzione da plastica nuova riciclabile a plastica 100% riciclata? :-/
Ovvio che poi, dulcis in fundo, un prodotto di plastica 100% riciclata dovrebbe essere anche sua volta riciclabile.
Cioè non un poliaccoppiato strano che debba necessariamente andare in discarica, ma un prodotto che possa essere rilavorato all’infinito (o quasi, ad ogni passaggio si degrada un po’), riciclato e riciclabile.
Chiedo troppo?
Non sono una tecnica, però mi sembra evidente che un oggetto in plastica anche se debitamente riciclato e riciclabile non è mai una panacea, perché la sua lavorazione è comunque dispendiosa e tossica.
Facciamo il punto della situazione sul riciclato o riciclabile…
La prima cosa da fare – quando siamo costretti a fare degli acquisti sul mercato (oggi non possiamo scendere nei dettagli di tutte le alternative possibili, ne parliamo ne IL BOTTO! e in DIVERSAMENTE RICCHI LIVE“) e sempre preferendo prodotti biologici, cruelty free, equo e solidali et similia, è nell’ordine:
- Scegliere prodotti (e confezioni) in materiali rinnovabili, compostabili e 100% riciclati;
- Se non esistono ancora tali prodotti sul mercato, scegliere prodotti (e confezioni) in materiali rinnovabili e compostabili
- In alternativa, scegliere prodotti (e confezioni) fatti in materiali 100% riciclati e – a fine vita – a loro volta riciclabili…
Solo come extrema ratio, dovendo scartare le altre possibilità, acquistare prodotti in materiali “riciclabili” e assicurarsi di riciclarli effettivamente. La cosa migliore è trovare loro una seconda vita in casa o nell’ambito del riciclo creativo, in alternativa conferirli negli appositi contenitori per la raccolta differenziata.
Questo sarebbe un mercato consapevole, formato da produttori etici e rispettosi delle risorse ambientali e di consumatori parsimoniosi ed attenti che davvero “votano” per un mondo migliore ogni volta che tirano fuori i soldi dal loro portafoglio.
E anche noi consumatori più sensibili, abituati ad essere bombardati da tranquillizzanti messaggi sulle confezioni di quanto acquistiamo, spesso non abbiamo la consapevolezza, il tempo o la voglia di riflettere su quanto ci stanno comunicando le aziende.
Ma che confusione queste “eco etichette“…
Alcune sono completamente inutili, tipo la scritta “Natural“, perché tecnicamente tutto è naturale, dato che viene dal Pianeta Terra. O le diciture “Eco friendly” o “Green“… Che caspita vogliono dire esattamente? 😕
Oggi però ho trovato una scritta che le batte tutte e che troneggiava su una bottiglia di acqua minerale da 5 litri:
“Questa confezione è 100% riciclabile, il resto dipende da te“ ...
Alcune sono completamente inutili, tipo la scritta “Natural“, perché tecnicamente tutto è naturale, dato che viene dal Pianeta Terra. O le diciture “Eco friendly” o “Green“… Che caspita vogliono dire esattamente? 😕
Oggi però ho trovato una scritta che le batte tutte e che troneggiava su una bottiglia di acqua minerale da 5 litri:
“Questa confezione è 100% riciclabile, il resto dipende da te“ ...
Lì per lì l’ho guardata e ho pensato: “beh, almeno sono attenti a queste cose..” 😕 Poi per fortuna subito dopo sono stata colta da un momento di presenza:
“ ... Quindi dipende da me…” (Da me? ??? Ma qué tonteria!)
“ ... Quindi dipende da me…” (Da me? ??? Ma qué tonteria!)
“Da me dipende solo il NON comprarla!”
Ma la materia prima che compone un prodotto dipende dall’azienda, non dal consumatore.
Certo il consumatore ha la sua bella responsabilità quando sceglie e compra un prodotto, ma è una responsabilità – potremmo dire – a valle, non a monte (e comunque adesso non possiamo aprire questo vaso di Pandora, per il momento fermiamoci qui e diamo per buono che il produttore ha la responsabilità della materia prima con cui crea il suo prodotto. 😉 )
E poi da quando in qua la plastica è un prodotto che strizza l’occhio all’ambiente? (Soprattutto il PET per alimenti – come in questo caso – che è anche contaminante: leggi “Acqua Sai cosa bevi“ con sconto per il depuratore che usiamo da anni.)
Ricordiamoci che la plastica è un prodotto inquinante di derivazione petrolchimica…
Allora come mai un sacco di prodotti a base di plastica vengono spacciati per ecologici?
Forse perché le aziende pensano che noi consumatori siano imbecilli? E allora vorrei puntualizzarlo, una volta per tutte: non siamo imbecilli! 👿
Innanzitutto la plastica non è MAI ecologica, e si dovrebbero sempre sempre sempre cercare alternative migliori (e anche più sane, come il vetro o il cartone, ad esempio nel caso dei prodotti alimentari).
E poi il concetto principale di questo articolo, che sì, lo so, sembrerebbe banale o lapalissiano, ma invece Dio solo sa quanto c’è bisogno di ripeterlo (perché forse non siamo imbecilli ma molto distratti sì) è…
Ma la materia prima che compone un prodotto dipende dall’azienda, non dal consumatore.
Certo il consumatore ha la sua bella responsabilità quando sceglie e compra un prodotto, ma è una responsabilità – potremmo dire – a valle, non a monte (e comunque adesso non possiamo aprire questo vaso di Pandora, per il momento fermiamoci qui e diamo per buono che il produttore ha la responsabilità della materia prima con cui crea il suo prodotto. 😉 )
E poi da quando in qua la plastica è un prodotto che strizza l’occhio all’ambiente? (Soprattutto il PET per alimenti – come in questo caso – che è anche contaminante: leggi “Acqua Sai cosa bevi“ con sconto per il depuratore che usiamo da anni.)
Ricordiamoci che la plastica è un prodotto inquinante di derivazione petrolchimica…
Allora come mai un sacco di prodotti a base di plastica vengono spacciati per ecologici?
Forse perché le aziende pensano che noi consumatori siano imbecilli? E allora vorrei puntualizzarlo, una volta per tutte: non siamo imbecilli! 👿
Innanzitutto la plastica non è MAI ecologica, e si dovrebbero sempre sempre sempre cercare alternative migliori (e anche più sane, come il vetro o il cartone, ad esempio nel caso dei prodotti alimentari).
E poi il concetto principale di questo articolo, che sì, lo so, sembrerebbe banale o lapalissiano, ma invece Dio solo sa quanto c’è bisogno di ripeterlo (perché forse non siamo imbecilli ma molto distratti sì) è…
Riciclato o riciclabile sono due cose ben diverse! 😯
Lo ripeto.
“Riciclato” o “riciclabile” sono due cose ben diverse!
Nel caso della plastica, la scritta “riciclabile” sulla confezione non significa assolutamente niente, è puro fumo negli occhi, puro Greenwashing.
La scritta “riciclabile” sulla confezione implica che un Produttore – fregandosene dell’ambiente, del picco del petrolio, dell’inquinamento – ha usato delle risorse di miniera e una quantità ingente di energia, per portare sul mercato un prodotto tossico composto da NUOVA plastica, un prodotto eterno, o quasi (uno slogan ambientalista diceva: “la plastica è come un diamante, per sempre!” Considera che una bottiglia di plastica ci mette ben 700 anni a biodegradarsi in Natura! 😯 )
Dato che la plastica è un prodotto che tecnicamente si può riciclare, ci scrive sopra “100% riciclabile“, come se fosse un vero valore aggiunto.
Ma non lo è!
Perché cavolo non lo ricicli tu, allora, bendito produttore? Perché non fai tu un prodotto in plastica 100% riciclata?
No… Come hai letto, il produttore se ne lava le mani, essere ecologici “dipende da te”, da me, da tutti noi consumatori.
Insomma, in questo periodo di frenesia regalistica, volevo chiarirlo una volta per tutte.
C’è una grande differenza tra riciclato o riciclabile! Vediamo perché.
Un prodotto “riciclabile” necessita di ben 3 passaggi virtuosi affinché diventi riciclato:
1 - che il consumatore saggio si ricordi di conferirlo, dopo l’uso, agli appositi contenitori della raccolta differenziata (e che non finisca nell’indifferenziato, nel mare, in spiaggia, in montagna, o a un angolo di una strada o in bocca a un gabbiano… Come invece tristemente e puntualmente accade, altrimenti non avremmo ben 3 continenti di immondizia – per lo più plastica – che galleggiano negli oceani e tanti animali in estinzione.)
2 - che l’azienda predisposta al ritiro dei materiali riciclabili sia seria e li ricicli davvero (e non li porti in discarica o nell’inceneritore come tante volte succede! 🙁 ), e che riesca a vendere queste matasse di materie riciclate a qualcuno…
3 - che un produttore virtuoso e davvero etico, invece di scegliere plastica nuova per fare i suoi prodotti, decida di scegliere plastica 100% riciclata.
Quindi c’era una volta un consumatore saggio, un’azienda seria, un produttore virtuoso… (Sembra l’inizio di una barzelletta! 😀 ) E sappiamo bene quanto sia difficile trovare frequentemente saggezza, serietà e virtù. Figuriamoci trovarle anche nella giusta consecutio temporum…
Quindi c’era una volta un consumatore saggio, un’azienda seria, un produttore virtuoso… (Sembra l’inizio di una barzelletta! 😀 ) E sappiamo bene quanto sia difficile trovare frequentemente saggezza, serietà e virtù. Figuriamoci trovarle anche nella giusta consecutio temporum…
Insomma un prodotto riciclabile è un rifiuto come tanti altri, finché non viene riciclato e rigenerato.
E’ ovvio quindi che è sempre meglio preferire alternative più virtuose…
Per inciso, la raccolta differenziata va sempre fatta e anche con particolare attenzione. E qui siamo tutti d’accordo…
Ma sapevi che in Italia, solo metà della plastica differenziata (pari al 70% del totale), viene avviata verso l’effettivo processo di riciclo, mentre l’altra metà – alla faccia della diossina – viene destinato a “recupero energetico”? 😯
Quindi 1/3 della plastica italiana differenziata viene bruciata nei termovalorizzatori di acciaierie e nei cementifici? (Però di bioedilizia decisamente parliamo un’altra volta…) Resta inteso che quasi un terzo della plastica “riciclabile” Italiana resta “rifiuto” perché nessuno la ricicla e magari finisce direttamente negli inceneritori. 🙁
Perché poi il riciclato costa di più del nuovo? (comunque ne vale la pena!)
Il perché poi la plastica riciclata – che viene ritirata gratis dalle nostre case, nel senso che a noi che l’abbiamo pagata nessuno la paga – debba costare di più della plastica nuova appena prodotta, resta un mistero su cui questa volta sorvoliamo.
E io – tutto sommato – sono ben disposta a pagare qualcosa in più per un prodotto fatto con materiali 100% riciclati, fintanto che il mercato del prodotto riciclato sia così sviluppato che ci sia una inversione di tendenza (e di prezzi)…
Ad ogni modo un produttore davvero interessato al benessere dell’ambiente dovrebbe sapere come contenere i costi usando plastica rigenerata e riciclata, smettendo di sprecare risorse, inquinare e produrre ulteriori rifiuti tossici.
Eppure quanti nuovi prodotti che si proclamano “utili ed ecologici”, sono prodotti in plastica non riciclata… 🙁
E quanti prodotti in plastica sono ancora oggi “non riciclabili“! 😯
Sarò strana io…
Ma in un mondo sommerso dall’immondizia, ci vuole così tanto a proibire a monte l’uso di plastica che non si possa riciclare e magari dare incentivi ai produttori che convertano la loro produzione da plastica nuova riciclabile a plastica 100% riciclata? :-/
Ovvio che poi, dulcis in fundo, un prodotto di plastica 100% riciclata dovrebbe essere anche sua volta riciclabile.
Cioè non un poliaccoppiato strano che debba necessariamente andare in discarica, ma un prodotto che possa essere rilavorato all’infinito (o quasi, ad ogni passaggio si degrada un po’), riciclato e riciclabile.
Chiedo troppo?
Non sono una tecnica, però mi sembra evidente che un oggetto in plastica anche se debitamente riciclato e riciclabile non è mai una panacea, perché la sua lavorazione è comunque dispendiosa e tossica.
La prima cosa da fare – quando siamo costretti a fare degli acquisti sul mercato (oggi non possiamo scendere nei dettagli di tutte le alternative possibili, ne parliamo ne IL BOTTO! e in DIVERSAMENTE RICCHI LIVE“) e sempre preferendo prodotti biologici, cruelty free, equo e solidali et similia, è nell’ordine:
- Scegliere prodotti (e confezioni) in materiali rinnovabili, compostabili e 100% riciclati;
- Se non esistono ancora tali prodotti sul mercato, scegliere prodotti (e confezioni) in materiali rinnovabili e compostabili
- In alternativa, scegliere prodotti (e confezioni) fatti in materiali 100% riciclati e – a fine vita – a loro volta riciclabili…
Solo come extrema ratio, dovendo scartare le altre possibilità, acquistare prodotti in materiali “riciclabili” e assicurarsi di riciclarli effettivamente. La cosa migliore è trovare loro una seconda vita in casa o nell’ambito del riciclo creativo, in alternativa conferirli negli appositi contenitori per la raccolta differenziata.
Questo sarebbe un mercato consapevole, formato da produttori etici e rispettosi delle risorse ambientali e di consumatori parsimoniosi ed attenti che davvero “votano” per un mondo migliore ogni volta che tirano fuori i soldi dal loro portafoglio.
Perché – non mi stancherò mai di ripeterlo – “comprare equivale a votare”.
E – dato l’andazzo – mi sembra sia l’unico caso in cui il nostro voto conti davvero qualcosa.
Pace & Amore e… Buon consumo critico!
E – dato l’andazzo – mi sembra sia l’unico caso in cui il nostro voto conti davvero qualcosa.
Pace & Amore e… Buon consumo critico!
P.S. La prima immagine che illustra questo articolo è “Plastic World“, una scultura di 2 metri di diametro – creata da Carole Purnelle e Nuno Maya con plastica che è ammarata dall’Oceano sulle spiagge del Portogallo.
Fonte: www.ifeelgood.it
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