sabato 4 gennaio 2020

Un mistero per l’astronomia: sono scomparse 100 stelle. Che fine hanno fatto?

Un confronto tra vecchi e nuovi cataloghi stellari mostra che alcuni oggetti celesti sembrano essere scomparsi.

Di Massimo Zito

Un gruppo di ricerca internazionale guidato da Beatriz Villarroel dell’Istituto nordico di fisica teorica in Svezia e dell’Istituto di astrofisica delle Isole Canarie riporta qualcosa di strano nell’attuale numero di The Astronomical Journal.

Un confronto tra mappe stellari redatte negli anni ’50 con i recenti sondaggi ha evidenziato che non è più possibile individuare 100 stelle precedentemente catalogate.

Il progetto del gruppo, chiamato Vanishing and Appearing Sources as a Century of Observations (VASCO) ha messo a confronto stelle mappate elencate nell’US Naval Observatory Catalog (USNO) B 1.0, risalenti agli anni ’50, con quelle di un altro, più recente, catalogo celeste, il Pan-STARRS Data Release (DR1) ...

Sono stati trovati nel vecchio catalogo (che elenca 600 milioni di stelle) un totale di 150.000 oggetti che non avevano una controparte facilmente identificabile nel nuovo sondaggio stellare, anche se il rilascio dei dati Pan-STARRS include stelle che sono cinque volte meno luminose delle fonti di luce più deboli incluse nell’USNO.

Di queste 150.000 anomalie, gli autori hanno ispezionato visivamente 24.000 candidati e hanno scoperto che 100 di queste fonti luminose puntiformi compaiono solo nel vecchio catalogo stellare.

E da allora, a quanto pare, sono svanite.

Certamente, la spiegazione più prudente per le stelle mancanti è che si tratta di fenomeni naturali come, ad esempio, pianeti nani estremamente brillanti, supernova fallite o stelle che potrebbero essere collassate direttamente in un buco nero.

Ma queste anomalie sembrano davvero troppe per spiegare tutte le stelle scomparse come fenomeni naturali noti. Nel loro articolo, gli stessi autori discutono della possibilità che si siano verificati fenomeni sconosciuti o che le “stelle” scomparse possano essere reliquie di civiltà tecnologicamente avanzate, in particolare i progetti teorici di mega-ingegneria noti come sfere di Dyson.

Forse, la scomparsa di tutti questi oggetti luminosi è il segno dell’esistenza di una civiltà avanzata, ma probabilmente non sono sfere di Dyson.

Innanzitutto, sarebbe difficile spiegare perché e come un progetto di costruzione così gigantesco, che ha oscurato completamente la luce della stella ospite, possa essere realizzato nel breve periodo di meno di un secolo.

Ma soprattutto, Brooks Harrop e Dirk Schulze-Makuch hanno dimostrato quasi 10 anni fa che le sfere di Dyson “tradizionali” non sono stabili dal punto di vista della gravità. Anche se fosse possibile costruirne una vicino ad una stella come il nostro Sole, richiederebbe più massa totale di quella disponibile in tutti i pianeti, le lune e gli asteroidi del nostro Sistema Solare.

Quindi, che fine hanno fatto le stelle mancanti?

Alcune potrebbero essere spiegate come stelle una volta più brillanti la cui luminosità è scesa al di sotto del limite di rilevamento o stelle che sono collassate direttamente in un buco nero.

Una grande parte, tuttavia, potrebbe rappresentare nuove fasi del ciclo di vita di alcune stelle o nuovi fenomeni stellari che non sono stati ancora visti.

Solo per questo, sarebbe necessario indagare più approfonditamente il fenomeno.

Un’altra domanda interessante: dove sono le stelle mancanti? Sono nella stessa posizione e non emettono più luce o, forse, si sono trasferite in un’altra posizione?


 😄 ... E se qualcuno pensa che le stelle non si possono spostare, guardi questo video:

Un fisico ha immaginato una gigantesca struttura spaziale dotata di un sistema di propulsione capace di trasportare un intero sistema solare in un’alto quartiere della galassia, semmai ce ne fosse la necessità.

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