mercoledì 20 febbraio 2019

Latte, la verità che gli allevamenti italiani non mostrano: feci, sofferenza e sfruttamento

Il latte che abbiamo in frigo è il frutto di un lungo percorso caratterizzato da sofferenza, dolore, feci e privazione.

Animal Equality ha pubblicato un reportage che ci accompagna dietro le quinte della maggior parte degli allevamenti di mucche da latte del Nord Italia e ci mostra quali siano le condizioni di ‘vita’ delle vacche e dei vitelli.

Il latte è considerato un alimento fondamentale per la crescita dei bambini, eppure l’essere umano è l’unico che, anche da adulto, si nutre del cibo che serve a far crescere i cuccioli, tra l’altro di un’altra specie. 

Ciò che non tutti sanno, spesso a causa delle immagini bucoliche e ingannevoli veicolate dagli spot pubblicitari, è quello che si nasconde davvero dietro ai cancelli della maggior parte degli allevamenti delle mucche da latte. Animal Equality, grazie alle immagini raccolte in alcuni allevamenti di mucche da latte del Nord Italia, ci accompagna in un viaggio di consapevolezza che ogni consumatore dovrebbe intraprendere per qualsiasi alimento. 

Ecco cosa si nasconde dietro all’industria del latte ...


La vita di una mucca da latte. Nell’immaginario comune la mucca da latte vive felice sui prati e viene munta a mano, mentre il vitello, il figlio, passeggia felice accanto a lei. Purtroppo però nella maggior parte dei casi, il latte che abbiamo in frigo ha un passato molto diverso, fatto di sofferenza, di privazioni e sporcizia.

Una mucca da latte generalmente infatti vive la sua vita al chiuso, sul cemento, in strutture in cui gli unici rumori che sente sono robotici e non naturali create per poter mungere più latte possibile.

Lo sfruttamento è continuo, le mucche vengono ingravidate costantemente per poter produrre latte: stiamo parlando di 60 litri di latte al giorno, in circa 10 mesi, contro i 4 che produrrebbero normalmente se potessero vivere libere e senza sottostare alle regole del nostro mercato. 56 litri di latte in più, prelevati dalle mammelle con appositi macchinari.


Feci e sofferenze. A tutto questo dobbiamo aggiungere le sofferenze che queste condizioni comportano, non solo a livello psicologico, vista la totale privazione di una vita naturale che impedisce movimenti e relazioni sociali, fondamentali per il benessere di questi animali, ma anche a livello fisico:

- Infiammazioni delle mammelle estremamente dolorose, le “mastiti”
- Zoppie date dallo sforzo per i parti
- Ferite a zoccoli e zampe per la mancanza di movimento


Il triste destino dei vitelli 

Alla sofferenza delle madri, dobbiamo aggiungere quella dei vitelli. I cuccioli appena nati vengono tolti alla madre, rinchiusi in box singoli dove vengon svezzati e ricevono un alimentazione artificiale somministrata da tettarelle per simulare le mammelle della madre.

I vitelli, messi a dura prova psicologicamente, visto il distacco prematuro dalla mamma, piangono disperatamente e la loro carne ‘bianca’ è data da una dieta quasi del tutto priva di ferro che ha lo scopo di mantenere il colore chiaro e il gusto leggero: il loro destino è il macello. A tutto questo vanno aggiunte pratiche legali e dolorose come l’applicazione della pasta caustica che previene la crescita delle corna.


Conoscere il passato del cibo che portiamo in tavola è fondamentale per essere consumatori consapevoli e per poter scegliere liberamente ciò di cui nutrirci.

Fonte: scienze.fanpage.it

Il video:

Il vero volto dell'industria del latte 

Attenzione, questo video non è la pubblicità del mulino bianco bensì la realtà, ci sono quindi delle immagini forti ...



12 commenti:

  1. La vera bestia è l*uomo e su questo credo siamo un po’ tutti d*accordo al di là delle proprie idee personali.Queste bestie umane per scopi di lucro puramente economici si permettono impunemente,anzi giustificati dalle Istituzioni di privare della libertà e della vita esseri viventi e pensanti come noi incuranti delle loro sofferenze.Se nonostante questo orrore qualcuno continua a chiamare tutto ciò Umanita,io personalmente mi dissocio e condanno fermamente questa barbarie assurda e allucinante.Emilio

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    1. Emilio ti correggo. Tutto ciò è vera e autentica umanità DOC.

      La quasi totalità delle persone sono sub umani, intendento di consapevolezza bassissima o assente. Empatia zero, sensi colpa zero, compassione zero, e ci dormono bene, tipico dei subumani.

      Per cui tutto ciò molto umano visto che la scienza ci definisce umani sapiens sapiens.
      E noi? Siamo inclassificabili, o dei folli perchè vedono la sofferenza altrui animali compresi, che di sicuro sono delle allucinazioni che necessitano cure.
      Gianni

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    2. Non fare il furbino scrivendo frasi ad effetto! Sappiamo che te ne freghi di tutti e pensi solo a te stesso!
      Comunque quando parli di subumani (continui ancora a dividere ed a considerarti tra i giusti) ti 6 praticamente autodescritto!

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    3. PENSIERO PRECONFEZIONATO (altrui) DI ATUNIS

      Chi giudica non è in grado di capire quello che giudica. Se non riesci a capire l'ovvietà è solo un problema tuo.
      Gianni

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    4. Rosso di sera bel tempo si spera... facciamo a chi usa piú luoghi comuni?!

      Penso (da quello che scrivi perché non ti conosco) che tu sia un pericolo per chi ti legge. Il tuo individualismo e i tuoi racconti con mostri vari sono pericolosi. Quindi ti giudico! E poi rido!
      Spero nella vita reale che tu non sia cosí...

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    5. hai ragione sono pericoloso.
      Ho imparato ad avere pensieri miei e non altrui.
      Gianni

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  2. Ciao ragazzi, un mio caro amico soleva ripetere che in un mondo di pazzi i sani son patologici.
    Siamo comunque più di quanto si possa pensare, ci nascondiamo di notte...siamo pessimisti... come è profondo il mare. Lucio Dalla.
    Buon prosieguo, ed un saluto a Catherine.

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    1. Ciao cara!
      A dire il vero non riesco a classificarmi da nessuna parte, né dalla parte dei giusti, né da quella degli sbagliati, né tra i sani né tra i pazzi, non è indecisione la mia, è solo che sto bene così (per ora), sorvolo il mondo senza far rumore, tranquillamente, godendomi la brezza o sopportando le tempeste, ma con lo sguardo attento del rapace. E quando torno a terra divento una gallina in mezzo alle altre, e mi diverto un mondo, poi tornando al nido, do anche uno sguardo a me stessa. ;)
      Io amo il sole quanto la notte, e purtroppo sono quasi sempre ottimista, sarà perché non sono ancora arrivata alla vera saggezza, e dubito che ci arriverò prima di finire il mio tempo. Ancora oggi continuo a pensare che il percorso conti almeno quanto la meta da raggiungere, soprattutto perché la meta non si vede finché non si va avanti! ^_^

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  3. Com’è profondo il mare dell*ipocrisia e dell*indifferenza di una parte di pseudoumani verso chi come noi chiede soltanto una cosa,di vivere e di essere lasciato in pace.Concordo pienamente con tutto quello che dici,Diavoletta,un saluto.Emilio

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  4. Ciao Emilio, ricambio il saluto e rispondo alla nostra gratida ospite:
    nemmeno io so se son tra i savi o i non savi, e non mi pongo il problema, vivo così e vago come se appertenessi a nessun luogo e concordo con te, godiamoci il viaggio e la meta chissà se mai la vedremo.
    Buon prosieguo...

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  5. Io sono nessuno e sono contento di essere nessuno.
    che liberazione quando l'ho capito
    Gianni

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