sabato 23 dicembre 2017

Denaro elettronico

Oggi si sta verificando un'esplosione delle monete virtuali. Difficile prevederne le conseguenze. Rispolveriamo un interessante articolo del 2012 ..

Salvatore Brizzi

Negli anni ’90 quando acquistavi qualcosa in un negozio e al momento di pagare tiravi fuori la tua carta elettronica, spesso, la maggior parte delle volte, la commessa ti diceva: “Mi spiace, accettiamo solo pagamenti in contante.”
Ve lo ricordate?

Gli esercizi che accettavano pagamenti con bancomat e carte di credito lo comunicavano sulla vetrina del negozio.

Oggi ci capita l’esatto contrario.

Al di là del fatto che per legge non puoi più effettuare transazioni in contante che superino i 1000 euro, anche quando acquisti un cellulare da 200 euro, la commessa è probabile che ti risponda: “Per cifre così grandi non accettiamo più contante. Non avrebbe una card?”

La soglia dei pagamenti cash (=contante) è scesa negli ultimi anni da 12.500 euro a 5.000 euro (maggio 2010), successivamente a 2.500 euro (agosto 2011), e adesso, grazie al governo tecnico di Monti è possibile pagare in contante solo cifre al di sotto dei 1000 euro (dicembre 2011).


I motivi principali per cui si vuole far passare i consumatori dal denaro contante a quello elettronico sono due:

1) La gestione (conio, stampa, trasporto, distribuzione) del denaro cartaceo/metallico costa, in Europa, decine di miliardi di euro. Per cui eliminando il denaro cartaceo/metallico le banche (perché, sappiatelo, il denaro viene emesso dalla Banca Centrale Europa e non degli Stati) abbattono ogni costo legato alla produzione. In questo modo si porta a conclusione il processo di sottrazione del valore intrinseco alla moneta che è iniziato tanto tempo fa: anticamente infatti le monete erano d’oro o d’argento, poi di metalli e leghe sempre meno nobili, poi di carta… e infine non resterà nulla… una cifra su un computer.

Quando possiedi una moneta d’oro o d’argento tu possiedi qualcosa che ha un valore intrinseco riconosciuto internazionalmente (che può variare, è vero, ma che non può mai scendere sotto una certa soglia, a meno che qualcuno non inizi a importare oro a basso costo da un altro pianeta!), ma quando possiedi un pezzo di carta, questo ha un valore intrinseco di massimo 30 centesimi! Il valore nominale – quello stampato sulla banconota – può anche essere di, poniamo, 50 euro, ma quanti beni tu puoi acquistare con quella banconota da 50 euro dipende dal livello dell’inflazione, perché l’oggetto in sé vale poco o niente.

Ci sono stati periodi nella storia dove con una banconota corrispondente al valore nominale di 50 euro potevi comprarti solo un pezzo di pane. Ed è quantomai probabile che ci stiamo di nuovo avvicinando a una simile epoca di iper-inflazione. Il che equivale a dire che con le nostre banconote potremo tergerci il deretano. Uguale discorso per le cifre elettroniche che compaiono sul nostro conto in banca. Quelle non valgono nemmeno i 30 centesimi della carta.

A ben guardare anche l’oro – come ogni bene sulla Terra – non può avere di per sé un valore intrinseco fisso, perché anche in questo caso parliamo di un valore che gli viene attribuito dal mercato. 

Ciò che agisce a favore dell’oro è in primo luogo il fatto che può essere definito una “risorsa scarsa”, ossia sul pianeta non ce n’è molto, e in secondo luogo la sua estrema stabilità storica: a parte qualche periodo di calo sono 2000 anni che il suo valore sale. Però nel periodo fra la fine degli anni ’90 e il 2001 l’oro è sceso fino a un minimo storico di 250 dollari; lo stesso minimo è stato toccato all’inizio degli anni ’80 e poi di nuovo a metà di quegli stessi anni (http://www.kitco.com/scripts/hist_charts/yearly_graphs.plx), anche se poi si è sempre ripreso e chi ha resistito nei periodi “bui” e non ha venduto il suo oro, adesso sono almeno 10 anni che continua a guadagnare. 
Attualmente non è ancora il momento di vendere, in quanto il suo valore presumibilmente aumenterà (con alti e bassi) fino a quando la moneta continuerà a perdere il suo potere d’acquisto, come sta facendo in questo periodo.

Ma c’è un bene d’investimento che ha un valore intrinseco?

In realtà sì. Ogni oggetto utile è un investimento che possiede un valore intrinseco. Una sedia, un coltello, una casa o un terreno coltivabile possiedono valore intrinseco in quanto svolgono una funzione che le banconote e le monete, siano esse d’oro o di rame, non posseggono. Al di là del fatto che una casa sul mercato può valere anche decine di migliaia di euro in più o in meno a seconda del periodo storico, essa possiede valore di per se stessa in quanto è un tetto sotto cui ripararsi, lo stesso dicasi per un terreno coltivabile. Anche se il mio terreno viene enormemente svalutato a causa delle condizioni di mercato (per es., tutti vendono e nessuno vuole comprare) esso continua a valere in quanto io posso sempre coltivarci pomodori e patate utili per sfamarmi. Con i lingotti d’oro – se dovesse crollare il loro valore – non posso fare altrettanto, perché sono oggetti di per sé totalmente inutili.

Il consiglio che si poteva dare ancora fino a un anno fa era di comprare metalli preziosi e utilizzare i soldi guadagnati per acquistare beni di utilità pratica. Oggi è impossibile prevedere cosa faranno l’inflazione, e quindi l’oro, anche solo fra una settimana, a causa dell’instabilità socio-politica-geologica del pianeta. In tal caso ci si deve affidare alla propria intuizione e avere Fede che ci capiterà sempre e solo ciò che è meglio per noi. Questo è l’atteggiamento dell’»uomo verticale« di fronte alla crisi.

2) Il secondo motivo per cui si vogliono far slittare i consumatori dal denaro contante a quello elettronico è che in tal modo il consumatore smette di essere anonimo, come invece succedeva in passato. In altre parole, prima nessuno sapeva cosa avevo comprato, né quando, né dove. Con una card elettronica possono invece registrare i miei acquisti, capire i miei gusti, le mie abitudini e persino i miei spostamenti sul territorio.

L’estensione della moneta elettronica al 100% della popolazione significherà controllo totale della situazione economica del cittadino. Fine della privacy finanziaria.

Se fai o dici qualcosa di scomodo per l’oligarchia (dell’oligarchia tratto nel mio libro), qualcuno davanti a una tastiera potrà con un click bloccare il tuo conto e quindi il tuo potere d’acquisto e di sopravvivenza. Se ti bloccano il conto oggi, puoi cavartela con il contante, ma se non c’è più contante in circolazione, nel momento in cui non hai più la card elettronica, o ne hai una bloccata, sei tagliato fuori da qualunque transazione. Non mangi, non puoi fare benzina, non puoi attraversare i caselli autostradali.

E se a causa della crisi t’imponessero per legge di prelevare dal tuo conto in banca solo una certa quantità di denaro settimanalmente (come hanno fatto in Argentina per evitare la corsa al ritiro dei propri risparmi)? Allora ti accorgeresti che quei soldi non sono mai stati tuoi e che finché accetti le regole del Sistema tu non puoi decidere della tua vita!

Anni fa si vociferava della possibilità che venissero addirittura installati dei microchip sottopelle alla popolazione, ma a mio parere per ottenere un controllo globale è già sufficiente una life card di questo tipo, attraverso la quale si effettuano tutte le transazioni economiche e ti vengono già sottratte le tasse in maniera automatica in base ai tuoi guadagni!

(Ma allora come farò con le prostitute? Dove gliela faccio passare la card?)

Tutto ciò che può fare il cittadino – se è un »uomo verticale« e non un burattino – è riprendersi in mano la propria vita e tornare a essere un individuo autonomo, anziché un codice a barre. Ma dobbiamo farlo adesso, perché nei prossimi mesi potremmo essere tutti chiamati a compiere questa scelta: la comodità di una life card che ti assicura il tuo stipendio da schiavo con tutti i vantaggi che derivano dall’appartenere alla società del produci/consuma/crepa, oppure la vita in una comunità – o una rete di comunità – di campagna, oltre i confini della società, dove la vita sarà più dura perché verranno a mancare alcune delle comodità di cui può usufruire il “servo occidentalizzato”, ma si produce ciò che si consuma e ci si sente più liberi.

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