sabato 25 novembre 2017

Teoria di Darwin, «più facile credere ai miracoli»

Epoch Times intervista Enzo Pennetta sul darwinismo: quali sono i luoghi comuni sulla teoria e quali veri punti deboli.

Oggigiorno la teoria dell’evoluzione di Darwin viene generalmente considerata indiscutibile: a scuola, tutti apprendono la nozione secondo cui l’uomo deriva dalla scimmia e che tutte le specie viventi abbiano subito, nel corso delle ere geologiche, una radicale trasformazione.

Eppure, non pochi accademici e scienziati dissentono fermamente da questa teoria e propongono modelli alternativi che spesso includono l’esistenza di una Mente superiore, un Creatore.

Epoch Times ha intervistato Enzo Pennetta, docente di Scienze naturali alle scuole superiori e responsabile di un sito indipendente di attualità sociale e scientifica. Nel 2011 Pennetta ha scritto un libro sul darwinismo, mettendo in luce come nel 1800 gli scienziati più influenti dell’impero britannico si siano serviti della teoria di Darwin per legittimare il proprio potere...


Dottor Pennetta, il concetto di evoluzione delle specie viene generalmente associato alla teoria di Darwin. Ma questa teoria fa un distinguo, parlando di microevoluzione e macroevoluzione. In che cosa consistono e quali sono le differenze?

In realtà la questione su questi punti non è molto chiara. Uno degli aspetti del darwinismo è che nella teoria si trovano posizioni spesso differenti se non proprio alternative; in questo modo qualsiasi affermazione non viene vista come opposizione ma diventa riconducibile all’interno della teoria stessa.

La microevoluzione si può comunque definire come quei cambiamenti che restando limitati non portano a una nuova specie; la macroevoluzione invece riguarda quei cambiamenti sostanziali che portano a nuove specie che, non solo non si incrociano più con le precedenti, ma presentano caratteri nuovi. Il fatto è che tra i neodarwinisti troviamo chi sostiene che la microevoluzione protratta nel tempo porta a macroevoluzione e chi invece sostiene che si tratta di dinamiche differenti.

In natura la microevoluzione è stata osservata in modo inequivocabile?

Certamente, esistono prove continue. Ad esempio l’anemia mediterranea e il noto esperimento di Lenski.

E per quanto riguarda la macroevoluzione?

Nessun caso di macroevoluzione è stato osservato. Ma attenzione perché approfondendo quanto detto prima, spesso si fa passare qualsiasi speciazione per macroevoluzione. Mi spiego meglio: per speciazione si intende la nascita di nuove specie, ma questo comprende anche i casi in cui all’interno di una stessa specie nasca l’impossibilità di incrociarsi e quindi di avere prole feconda; in questo caso si ha una diversa specie ma non macroevoluzione. Per la macroevoluzione devono comparire caratteri nuovi e non semplici modifiche dei precedenti.

La selezione naturale di cui parla Darwin determina secondo lei l’evoluzione?

Assolutamente no. Come dice la parola la ‘selezione’ toglie, quindi semmai riduce le specie presenti e diminuisce le varietà.

Ci sono delle evidenze scientifiche indiscutibili che provano che la validità della teoria di Darwin?

Già, ma cosa dice la teoria di Darwin? Ridotto all’osso il neodarwinismo afferma che i nuovi caratteri, e quindi l’evoluzione, sono dovuti al caso che provoca mutazioni, e alla selezione. Come detto prima abbiamo solo evidenze di microevoluzione avvenuta così, ma nessuna di macroevoluzione.

Al giorno d’oggi, la teoria dell’evoluzione di Darwin come viene considerata dai vari studiosi, accademici e scienziati?

Un dogma indiscutibile. Ma spesso questo è dovuto al fatto che si è lasciato credere che evoluzione (intesa come cambiamento di specie nel tempo) e teoria darwiniana (che è solo una spiegazione possibile dell’evoluzione) siano la stessa cosa.

La teoria dell’evoluzione postula l’esistenza di un brodo primordiale. Esistono delle lacune in questa teoria?

Sì, secondo la teoria dal brodo primordiale la vita avrebbe una probabilità di nascere pari a uno fratto 10^40.000. Questo significa che è più facile credere ai miracoli che a questa possibilità. Ecco, possiamo dire che si tratta di una forma moderna e materialista di fede nei miracoli.

Darwin ha detto che la sua teoria per reggere deve prevedere l’esistenza di forme fossili intermedie. Sono stati scoperti questi particolari tipi reperti?

I darwinisti dicono di sì, ma di fatto non esiste una serie continua di fossili di nessuna evoluzione. E, difatti, negli anni 70 nacque la teoria degli equilibri punteggiati che afferma proprio l’esistenza di cambiamenti veloci nella nascita di nuove specie.

Cosa ne pensa dell’Archeopterix che da alcuni viene considerato come esempio migliore di forma di congiunzione tra rettili e uccelli?

Vede, il punto è che non è importante se l’Archeopterix sia o no una forma di congiunzione, la domanda è un’altra: basta il meccanismo di caso e selezione a spiegare un passaggio da rettile ad Archeopterix?
Quale sarebbe il vantaggio evolutivo per cui la selezione naturale dovrebbe favorire la forma intermedia di un rettile i cui arti anteriori non sono buoni né a camminare né a volare?

È lecito pensare che non siano state trovate forme intermedie a causa della scarsità di fossili ritrovati?

No. Come diceva S. J. Gould, l’autore della teoria degli equilibri punteggiati, la scarsità di fossili potrebbe giustificare la mancanza di forme intermedie, ma il fatto è che i fossili disponibili testimoniano tutti che le specie restano immutate per milioni di anni. Le specie poi scompaiono bruscamente, così come bruscamente ne compaiono di nuove. Come vede, la mancanza di reperti fossili, argomento sostenuto dallo stesso Darwin, potrebbe forse ancora giustificare la mancanza di anelli intermedi ma i fossili che abbiamo, testimoniano che le specie non cambiano per tutto il corso della loro esistenza.

Ritiene che gli organi vestigiali possano essere considerati come prova dell’evoluzione?

No perché siamo noi ad averli chiamati vestigiali. Si tratta in realtà di organi con funzioni precise come il coccige sul quale si innestano alcuni muscoli, o l’appendice che proprio da uno studio del gennaio 2017 scopriamo essere un organo importante per l’immunità.

Gli embrioni di Haeckael mostrano tra loro una straordinaria somiglianza. È possibile che questa possa essere interpretata come un’evoluzione delle specie?

No, Haeckel fece una vera e propria truffa. La somiglianza era dovuta al fatto che egli usò lo stesso embrione per descrivere le diverse specie. Sappiamo oggi che nelle primissime fasi dello sviluppo embrionale le specie differiscono di molto, poi si avvicinano morfologicamente, per poi divergere nuovamente. A parte il falso di Haeckel, si potrebbe ipotizzare un comune sviluppo iniziale solo ignorando volontariamente lo sviluppo embrionale dall’inizio.

Per quanto riguarda l’uomo, si è sempre detto che il famoso scheletro di Lucy potrebbe essere considerato un anello di congiunzione. Cosa ne pensa?

Nessuno pensa più che Lucy sia un antenato dell’Uomo. Ripeto che in realtà non sarebbe neanche importante se lo fosse o meno, questi sono problemi in realtà secondari, la vera domanda è ancora una volta: i meccanismi darwiniani possono spiegare soddisfacentemente il passaggio dall’australopiteco all’Uomo? Già Wallace, coautore della teoria assieme a Darwin, dieci anni dopo la pubblicazione diceva di no. E infatti nessuno l’ha più nominato.

Esistono al giorno d’oggi secondo lei, indiscutibili esempi di anelli di congiunzione tra l’uomo e la scimmia?

No. Ricordiamo innanzitutto che non si parla in realtà di discendenza dalla scimmia ma da un antenato comune, ma riguardo gli anelli intermedi dobbiamo dire che non ce ne sono. Se discendenza c’è stata, il passaggio sarebbe stato non graduale ma un salto netto.

Diversi scienziati ritengono che gli anelli di congiunzione siano rari e controversi. Qual è il suo pensiero?

Hanno ragione.

È stato inoltre osservato che nella stratigrafia fossile le specie spariscono e poi ricompaiono. Come si può spiegare questo fatto?

La scomparsa e la ricomparsa si possono facilmente spiegare con la mancata formazione di fossili in certo periodo. Ricordo che la fossilizzazione è un evento raro (cosa su cui Darwin aveva ragione) e che le condizioni per cui avvenga non è detto che si verifichino sempre.

Nel 2005 un team di scienziati ha affermato che nelle ere geologiche passate la disintegrazione radioattiva fosse più veloce, il che comporterebbe una sensibile diminuzione dell’età della Terra. Esiste quindi anche un problema di datazione dei fossili?

A prescindere dal caso citato, la datazione dei fossili è un argomento che ritengo dovrebbe essere sottoposto a riesame. Ma anche accettando come definitivi i dati attuali, i conti del darwinismo non tornano. E di molto.

Quale può essere secondo lei la probabilità che un essere vivente si sia formato grazie a dei processi casuali?

È stata calcolata (da un fisico non credente) in una probabilità di 1/10^40.000, qualsiasi persona sensata tradurrebbe questo in ‘zero’.

Esistono secondo lei delle prove secondo cui gli esseri viventi si possono essere formati solo grazie alla mente di un Creatore?

Prove scientifiche non possono essercene ed è normale che sia così. La scienza si occupa di capire i meccanismi, non se essi siano nati per delle leggi di natura o dalle mani di un ‘orlogiaio’.

Infine, la teoria dell’evoluzione e quella della creazione hanno dei punti in comune?

No, non hanno punti in comune e non devono averne nel senso che, come ho detto, si occupano di cose diverse. La scienza, ripeto, si occupa di capire come funzionano le cose (l’evoluzione); la filosofia si occupa di capire se le cose hanno un fine, se sono state volute da qualcuno oppure se non esiste nessun fine (creazione o materialismo).

Fonte: www.enzopennetta.it

"Dalle teorie sulla popolazione di Thomas Robert Malthus alla lotta per la sopravvivenza dell'evoluzionismo darwiniano. Dall'eugenetica al Brave New World di Aldous Huxley. Dalla Royal e la Fabian Society fino al ruolo delle ong nelle "rivoluzioni colorate". Dietro questa meta-narrazione prometeica che ha fatto di tecnica e libertà un unico concetto, sì manifesta la creazione di un grande dispositivo di dominio e di controllo sociale. 

Quello che porta il nome di Charles Darwin è il modello antropologico perfetto per il neoliberismo, che infatti lo innalzerà a verità inoppugnabile attraverso i secoli, nonostante i dubbi degli stessi autori. Questa è la storia di come Darwin fu preso e buttato in campo, nel bel mezzo di una partita non sua. E di come e perché ci hanno insegnato a venerare la competizione come unico paradigma di interpretazione della vita, mettendo in ombra la vera regola di ingaggio biologica, la strategia vincente che ogni creatura vivente mette in atto come sua prima scelta naturale: la collaborazione... "



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